N. 89 - Maggio 2015
(CXX)
Siracusa e Pantalica patrimonio dell’umanità
L’eccezionale testimonianza di una storia millenaria - PARTE I
di Federica Campanelli
«I
siti
e i
monumenti
che
costituiscono
l’insieme
Siracusa/Necropoli
di
Pantalica
costituiscono
una
raccolta
unica,
attraverso
le
epoche
e
nel
medesimo
spazio,
di
notevoli
testimonianze
delle
culture
mediterranee».
«Il
complesso
Siracusa/Necropoli
di
Pantalica
offre,
attraverso
la
sua
straordinaria
diversità
culturale,
un’eccezionale
testimonianza
dello
sviluppo
della
civiltà
nel
corso
di
oltre
tre
millenni».
«L’insieme
dei
monumenti
e
dei
siti
archeologici
situati
a
Siracusa
–
tra
il
centro
di
Ortigia
e le
vestigia
dislocate
in
tutta
l’area
urbana
– è
il
migliore
esempio
dell’eccezionale
creazione
architettonica
che
abbraccia
diversi
aspetti
culturali
(Greco,
Romano
e
Barocco)».
«L’antica
Siracusa
è
connessa
a
eventi,
idee
e
produzione
letteraria
di
universale
notevole
interesse».
Questi
i
criteri
adottati
nel
2005
dal
comitato
del
Patrimonio
Mondiale
dell’UNESCO
(United
Nations
Educational
Scientific
and
Cultural
Organization)
nel
promuovere
a
Patrimonio
dell’Umanità
la
città
di
Siracusa
e il
sito
archeologico
di
Pantalica,
nella
Sicilia
sud-orientale.
Allo
stato
attuale,
i
siti
siciliani
facenti
parte
del
patrimonio
materiale
UNESCO
sono
sei.
Oltre
a
Siracusa/Pantalica,
si
hanno:
l’Area
Archeologica
di
Agrigento
(1997);
la
Villa
Romana
del
Casale
a
Piazza
Armerina
(1997);
le
Isole
Eolie
(2000);
le
città
barocche
del
Val
di
Noto
(Noto,
Palazzolo
Acreide,
Modica,
Ragusa,
Scicli,
Catania,
Militello
Val
di
Catania,
Caltagirone)
(2002);
il
Monte
Etna
(2013).
Rispetto
alla
straordinaria
varietà
delle
testimonianze
storiche,
culturali
e
sociali
che
la
Sicilia
conserva
da
millenni,
l’elenco
risulta
alquanto
modesto.
Nel
2011
è
stata
finalmente
avanzata
la
proposta
di
inserimento
dei
siti
di
Segesta,
Selinunte
e
delle
Cave
di
Cusa,
nell’area
del
trapanese.
Nel
2014
è
stato
inoltre
candidato
il
sito
seriale
“Palermo
Arabo-Normanna
e le
Cattedrali
di
Cefalù
e
Monreale”,
per
via
della
sua
straordinaria
commistione
di
culture,
stili
e
tradizioni,
di
derivazione
bizantina,
islamica
e
normanna.
Pantalica
Situato
nella
Riserva
naturale
orientata
Pantalica,
Valle
dell’Anapo
e
Torrente
Cavagrande,
il
sito
racchiude
molteplici
testimonianze
della
civiltà
preellenica
dei
Siculi
che
praticarono
l’area
iblea.
Esso
sorge
su
un
altopiano
circoscritto
da
due
canyon
(o
cave)
generati
dallo
scorrere
del
fiume Anapo
a
Sud,
e
del
suo
affluente
Calcinara
a
Nord.
Le
acque
dell’Anapo
sono
tutt’ora
convogliate
nello
storico acquedotto
di
Galermi,
esempio
di
acquedotto
greco
realizzato
tramite
“calcinamento”
(che
consiste
nella
somministrazione
di
calore
affinché
la
roccia
calcare
raggiunga
una
consistenza
tale
da
facilitarne
il
taglio).
L’acquedotto
fu
costruito
dal
tiranno
Gelone
sfruttando
la
manovalanza
cartaginese
in
seguito
alla
vittoria
riportata
dai
siracusani
nella
Battaglia
di
Imera (480
a.C.)
contro
il
punico
Amilcare
I.
Complessivamente
il
sito
occupa
un’area
di
circa
200
ettari
e
conta
oltre
5000
sepolture
a “grotticella”,
scavate
nella
roccia
e
suddivise
in
cinque
nuclei:
-
Necropoli
Nord-Ovest
(XIII-XI
secolo
a.C.);
-
Necropoli
Nord
(XIII-XI
secolo
a.C.);
-
Necropoli
Nord-Est
detta La
Cavetta (IX-VIII
secolo
a.C.);
-
Necropoli
Sud
(IX-VIII
secolo
a.C.);
-
Necropoli
Sud-Ovest,
detta
di Filiporto o Porta
di
Pantalica (IX-VIII
secolo
a.C.).
Rimangono,
inoltre,
le
fondamenta
dell’imponente Anaktoron o
Palazzo
del
Principe
(XIII-XII
secolo
a.C.),
che
gli
storici
rimandano
per
stile
ai
palazzi
micenei.
La
generale
carenza
di
dati
storici
e
archeologici
relativi
al
periodo
greco
di
Pantalica
fece
pensare,
dapprima,
a un
“esodo”
dei
Siculi
in
risposta
alla
pressione
greca.
Verosimilmente
l’area
non
fu
mai
abbandonata
del
tutto,
ma
di
certo
assunse
un
ruolo
marginale
con
il
sorgere
e
l’affermarsi
delle
città
greche
di
Siracusa
(fondata
nel
734
a.C.
dalla
città-madre
Corinto)
e
Megara
Iblea
(oggi
Augusta,
fondata
dai
megaresi
nel
728
a.C.).
Il
sito
presenta
anche
testimonianze
di
insediamenti
d’epoca
bizantina.
Trattasi
di
tre
villaggi
rupestri
organizzati
ognuno
attorno
a un
piccolo
edificio
di
culto,
dove
rimangono
tracce
di
pittura
parietale:
- il
più
vasto
dei
tre
centri
bizantini
si
trova
a
Sud-Ovest,
con
riferimento
culturale
e
religioso
nell’oratorio
rupestre
di San
Micidiario;
- un
secondo
villaggio
privo
di
denominazione
specifica
sorge
a
Sud,
in
esso
è
presente
l’oratorio
di San
Nicolicchio;
- il
villaggio
La
Cavetta
(dal
nome
della
necropoli
sita
in
quel
versante)
è
posto
a
Nord-Est
e si
sviluppa
intorno
alla
chiesetta
nota
come Grotta
del Crocifisso.