N. 127 - Luglio 2018
(CLVIII)
Sir Francis Bacon
Vita,
pensiero
filosofico
e…
misteri
di
Giovanna
d’Arbitrio
In
rebus
quibuscumque
difficilioribus
non
expectandum,
ut
quis
simul,
et
serat,
et
metat,
sed
praeparatione
opus
est,
ut
per
gradus
maturescant.
In
tutte
le
cose,
e
specialmente
nelle
più
difficili,
non
ci
si
deve
aspettare
di
seminare
e
mietere
nel
medesimo
tempo,
ma è
necessaria
una
lenta
preparazione,
affinché
esse
maturino
gradatamente.
La
suddetta
affermazione
è
spesso
citata
per
descrivere
il
carattere
di
Francesco
Bacone,
filosofo,
politico,
giurista
e
saggista
inglese
vissuto
alla
corte
d’Inghilterra,
sotto
il
regno
di
Elisabetta
I
Tudor
e di
Giacomo
I
Stuart.
Esperto
in
giurisprudenza,
divenne
un
sostenitore
della
rivoluzione
scientifica
e
del
metodo
induttivo
fondato
sull’esperienza.
Nato
nel
1561
a
Londra,
da
sir
Nicholas
Bacon,
importante
politico,
e da
Lady
Anna
Cooke,
a 12
anni
entrò
al
Trinity
College
di
Cambridge,
ma
dopo
qualche
anno
si
trasferì
alla
Gray’s
Inn
di
Londra,
scuola
per
futuri
giureconsulti
e
avvocati.
Poi
si
recò
in
Francia
al
seguito
di
sir
Amias
Paulet,
nuovo
ambasciatore
alla
corte
di
Enrico
III,
da
lui
descritto
come
un
uomo
dedito
a
sregolati
piaceri
in
una
Francia
altrettanto
corrotta.
Nel
1579
ritornò
a
Londra
per
morte
del
padre
e
nel
1584
entrò
in
Parlamento.
In
seguito
il
Conte
di
Essex,
gli
fece
dono
di
una
proprietà
a
Twickenham,
ma
l’amicizia
con
lui
si
infranse
quando
egli
fu
accusato
di
aver
congiurato
contro
la
Regina
Elisabetta.
La
sua
carriera
politica
procedeva
con
successo:
diventò
Solicitor
General
nel
1607,
Attorney
General
nel
1613,
membro
del
Consiglio
Privato
della
Corona
nel
1616,
Lord
Guardasigilli
nel
1617,
Lord
Cancelliere
nel
1618,
infine
ammesso
tra
i
Pari
come
barone
di
Verulano
e
visconte
di
Sant’Albano.
Nel
1621,
incarcerato
per
accusa
di
peculato
e
graziato
dal
re,
fu
scarcerato
e si
ritirò
a
vita
privata
dedicandosi
esclusivamente
ai
suoi
studi
e
alla
stesura
delle
sue
opere.
Morì
nel
1626
a 65
anni
a
Highgate
per
una
polmonite.
Sir
Francis
Bacon,
filosofo
empirista,
con
i
suoi
studi
ha
creato
un
metodo
scientifico
di
conoscenza
in
cui
si
distinguono
due
parti:
quella
speculativa,
che
riguarda
la
ricerca
delle
cause
dei
fenomeni
naturali,
e
quella
pratica
che
si
occupa
degli
effetti.
Nel
Novum
Organum,
egli
elabora
il
cosiddetto
metodo
baconiano,
basato
sulla
pars
destruens
e la
pars
costruens.
Nella
pars
destruens
sono
esposti
gli
errori
e le
loro
cause
da
cui
dobbiamo
liberarci
per
la
ricerca
della
verità:
prima
causa
è
l’attaccamento
dell’uomo
alle
proprie
idee
che
allontana
dalla
realtà;
seconda
causa
è
l’insofferenza
per
il
dubbio;
terza
causa
è l’
attribuire
false
finalità
alla
conoscenza.
Dopo
aver
parlato
delle
cause
degli
errori,
Bacone
elenca
gli
errori
che
chiama
“idoli”
poiché
l’uomo
li
onora
al
posto
della
verità:
Idola
tribus,
gli
errori
della
tribù,
quelli
radicati
nella
specie
umana,
portata
ad
errare;
Idola
specus,
cioè
gli
errori
della
spelonca
platonica,
dovuti
alla
soggettività
dell’uomo,
alla
sua
particolare
individualità;
Idola
fori,
gli
errori
della
piazza,
delle
reciproche
relazioni
del
genere
umano;
Idola
theatri,
gli
errori
della
finzione
scenica,
“favole
recitate
e
rappresentate
sulla
scena”,
come
la
filosofia
aristotelica,
un
mondo
fittizio
non
corrispondente
alla
realtà.
La
pars
construens
è
basata
sull’uso
delle
“tavole”,
in
cui
si
mettono
per
iscritto
i
dati
dei
fenomeni
osservati
e la
loro
relazione
con
determinati
fattori:
la
tavola
della
presenza
(tabula
praesentiae),
la
tavola
dell’assenza
(tabula
absentiae
in
proximitate)
e la
tavola
dei
gradi
(tabula
graduum).
Nella
tavola
della
presenza
sono
raccolti
tutti
i
casi
positivi
in
cui
il
fenomeno
si
verifica,
in
quella
dell’assenza
i
dati
in
cui
non
si
verifica
ed
infine
quella
dei
gradi
che
registra
i
gradi
in
cui
il
fenomeno
aumenta
e
diminuisce.
Dopo
aver
effettuato
l’analisi
e la
comparazione
dei
dati
segnati
nelle
tre
tavole
si
procede
per
esclusione
e
per
scelta,
fino
ad
arrivare
all’experimentum
crucis
(esperimento
della
croce),
cioè
ai
bivi
decisionali
quando
ci
troviamo
di
fronte
a
due
ipotesi
ugualmente
fondate:
l’esperimento
cruciale
ci
toglie
dall’incertezza,
perché
dimostra
vera
una
delle
due
ipotesi,
e
falsa
l’altra.
«La
conoscenza
–
dice
Bacone
–
non
è né
serva,
né
cortigiana
ma
sposa.
Lo
scienziato
non
si
deve
vendere
come
la
cortigiana,
né
asservirsi
al
potere
di
qualcuno,
ma
accudire
con
amore
la
sola
scienza.
E
allora
la
scienza
non
sarà
più
né
una
cortigiana,
strumento
di
voluttà,
né
una
serva,
strumento
di
guadagno,
ma
una
sposa
legittima,
rispettata
e
rispettabile,
feconda
di
nobile
prole,
di
vantaggi
reali
e di
oneste
delizie».
Malgrado
la
costante
ricerca
di
conoscenza
e
verità,
misteri
e
manipolazioni
storiche
circondano
il
grande
filosofo
intrecciandosi
con
la
vita
di
Elizabeth
I e
William
Shakespeare,
l’immortale
drammaturgo.
A
tal
proposito,
nel
2000
è
apparso
un
libro,
The
Shakespeare
Code
di
Virginia
M.
Fellows,
pubblicato
di
nuovo
nel
2006
in
una
più
accurata
edizione
(Editor,
Reverse
Spins).
La
prima
indagine
storica
risale
alla
fine
del
XIX
secolo,
quando
il
Dr.
Orville
Owen
fece
una
sconvolgente
scoperta
con
l’aiuto
di
un’insegnante
e
sua
collaboratrice,
Elizabeth
Wells
Gallup.
Essi,
infatti,
riuscirono
a
costruire
una
macchina
the
cipher
Wheel,
una
sorta
di
decodificatore
di
messaggi
criptati,
seguendo
le
istruzioni
contenute
in
un
libro
di
Francis
Bacon,
pubblicato
nel
1623.
Poiché
stranamente
nello
stesso
anno
era
apparso
il
First
Folio
delle
opere
di
Shakespeare,
i
due
ricercatori
le
sottoposero
al
vaglio
della
“Wheel”
e
scoprirono
in
esse
incredibili
segreti
di
Stato,
riguardanti
non
solo
la
regina
Elisabetta,
ma
anche
Bacon
e lo
stesso
poeta.
La
storia
celata
riguardava
il
matrimonio
segreto
di
Elisabetta
con
sir
Robert
Dudley,
Earl
of
Leicester,
dal
quale
ebbe
due
figli,
Francis
e
Robert:
il
primo
venne
affidato
al
Gran
Cancelliere,
Nicholas
Bacon
e
sua
moglie
Ann,
e il
secondo
alla
nobile
famiglia
degli
Essex.
A
quanto
pare,
Francis
Bacon
scoprì
la
verità
sulla
sua
nascita
verso
il
1575,
ma
la
regina,
infuriata,
gli
ordinò
di
tacere
e fu
spedito
in
Francia
per
allontanarlo
dalla
corte
inglese.
Comunque,
come
abbiamo
già
visto,
ebbe
modo
di
diventare
una
persona
di
prestigio
sia
sotto
il
regno
di
Elizabeth
che
del
suo
successore
James
I,
figlio
di
Mary
Stuart.
A
quel
tempo
William
Shakespeare,
già
un
attore
famoso,
protetto
dal
conte
di
Southampton,
entrò
nella
Compagnia
dei
Chamberlain’s
Men
che
organizzava
spettacoli
per
la
Corte.
Probabilmente
fu
così
che
tra
William
e
Francis
Bacon
nacque
un
patto
per
permettere
a
lui,
il
vero
autore
delle
opere
teatrali,
di
poter
far
liberamente
rappresentare
i
suoi
drammi
sotto
il
nome
del
famoso
attore,
portando
in
tal
modo
a un
vasto
pubblico
idee
e
conoscenze
senza
il
pericolo
di
incorrere
in
censure
e
divieti
per
la
sua
impegnativa
posizione
nella
società
dell’epoca.
E
poiché
molti
affermano
che
Francis
fosse
anche
un
Rosacroce
in
possesso
di
molte
conoscenze
occulte
e di
linguaggi
in
codice,
lui
stesso
riuscì
a
nascondere
nelle
opere
teatrali
la
verità
sulla
sua
nascita
e la
sua
vita.
Il
libro
è
interessante
e
sembra
avvalorare
la
tesi
dei
cosiddetti
Baconians,
illustri
studiosi
e
bibliofili
che
considerano
il
filosofo
come
il
vero
autore
delle
opere
attribuite
a
Shakespeare.