SIONISMO CRISTIANO
SULLE ORIGINI ESCATOLOGICHE D'UN
CONFLITTO /
PARTE II
di Enrico Targa
Nell’America
britannica e poi negli Stati Uniti
durante il XVIII secolo, Ezra Stiles,
presidente dell’Università di Yale,
era un sostenitore della
restaurazione ebraica e fece
amicizia con il rabbino Raphael
Chaim Yitzchak Karigal di Hebron nel
1773 durante la sua visita negli
Stati Uniti. Nel 1808, Asa Mc
Farland, un presbiteriano, espresse
l’opinione di molti secondo cui la
caduta dell’Impero Ottomano era
imminente e avrebbe portato alla
restaurazione ebraica. Un certo
David Austin di New Haven spese la
sua fortuna costruendo moli e
locande da cui gli ebrei potevano
imbarcarsi per la Terra Santa.
Nel 1825, Mordecai Manuel Noah, un
ebreo che voleva fondare un focolare
nazionale per gli ebrei a Grand
Island a New York, come stazione di
passaggio sulla strada per la Terra
Santa, ottenne un ampio sostegno
cristiano per il suo progetto. Allo
stesso modo, la teologia
restaurazionista (concetto che
indica un complesso di Chiese e
comunità religiose nate dal
desiderio di tornare alla religione
cristiana primitiva, manifestatosi
in varie forme negli Stati Uniti
d’America a partire dal XIX secolo)
fu tra le ispirazioni per la prima
attività missionaria americana in
Medio Oriente e per la mappatura
della Terra Santa (la maggior parte
dei restauratori britannici
dell’inizio del XIX secolo, come
Charles Simeon, erano
postmillenialisti).
Il postmillennialismo sostiene che
Gesù Cristo ha fondato il suo regno
sulla terra attraverso la sua
predicazione e la sua opera di
redenzione nel primo secolo e che
egli dota la sua Chiesa del Vangelo,
dà potere alla chiesa mediante lo
Spirito e affida alla Chiesa il
Grande Mandato (Matteo 28:19) per
disciplinare tutte le nazioni. Con
l’ascesa di James Frere, James
Haldane Stewart ed Edward Irving
negli anni Venti dell’Ottocento si
verificò un importante cambiamento
verso il premillenarismo, con
un’attenzione simile alla difesa
della restaurazione degli ebrei in
Israele.
Mentre la fine dell’Impero Ottomano
sembrava avvicinarsi, il sostegno al
restaurazionismo aumentò: allo
stesso tempo, la visita di John
Nelson Darby (1800-1882), il
fondatore di una variante del
premillenarismo chiamata
dispensazionalismo, negli Stati
Uniti catalizzò un nuovo movimento.
La teologia dispensazionalista crede
che vi siano due diversi popoli di
Dio: Israele e la Chiesa. I
dispensazionalisti credono che la
salvezza sia stata sempre mediante
la fede (in Dio, nell’Antico
Testamento; specificamente in Dio
Figlio, nel Nuovo Testamento)
inoltre affermano che la Chiesa non
abbia sostituito Israele, nel piano
di Dio, e che le promesse
veterotestamentarie fatte a Israele
non siano state trasferite alla
Chiesa. Essi, infine, credono che le
promesse che Dio fece a Israele
nell’Antico Testamento (riguardo
alla terra, ai molti discendenti e
alla benedizione) saranno infine
adempiute nel periodo di 1.000 anni
di cui si parla in Apocalisse 20 e
affermano che così come Dio stia
concentrando in questa epoca la Sua
attenzione sulla Chiesa, nel futuro
egli concentrerà di nuovo la sua
attenzione su Israele (Romani 9-11).
Ciò fu espresso alla Conferenza
Biblica del Niagara nel 1878, che
emanò un proclama in 14 punti
(basato su Luca 12:35–40, 17:26–30,
18:8 Atti 15:14–17, 2 Tessalonicesi
2:3–8, 2 Timoteo 3:1–5 e Tito
1:11–15), tra cui: «che il Signore
Gesù verrà in persona per introdurre
l’età millenaria, quando Israele
sarà restaurato nella propria terra
e la terra sarà piena della
conoscenza del Signore; e che questo
avvento personale e premillenario è
la speranza beata che ci viene
proposta nel Vangelo e che dovremmo
cercare costantemente».
Il dispensazionalismo è una corrente
teologica di origine anglosassone;
trae il suo nome dal termine inglese
dispensation che, nella versione
autorizzata della Bibbia di re
Giacomo, ricorre nel Nuovo
Testamento greco come traduzione del
termine οικονομια (da cui la parola
italiana “economia”), dal
significato di “amministrazione” (di
una casa o proprietà). L’apostolo
“amministra”, dispensa, l’annuncio
dell’Evangelo. Egli ha ricevuto da
Dio un incarico: “dispensare” la Sua
grazia.
La teologia dispensazionalista di
John Nelson Darby è spesso
considerata una tappa fondamentale
per i successivi sviluppi del
sionismo cristiano americano.
Sebbene il dispensazionalismo abbia
avuto una notevole influenza
attraverso la Scofield Reference
Bible, molti sionisti cristiani e le
organizzazioni cristiano-sioniste
come l’Ambasciata Cristiana
Internazionale di Gerusalemme non
aderiscono al dispensazionalismo, ma
isuoi proselitismi arrivando anche
all’interno della Casa Bianca. Nel
1818 il presidente John Adams
scrisse: «Auguro davvero che gli
ebrei in Giudea siano di nuovo una
nazione indipendente», credendo che
sarebbero diventati gradualmente
cristiani unitari.
Nel 1844, George Bush, professore di
ebraico alla New York University e
cugino di un antenato dei presidenti
Bush, pubblicò un libro intitolato
The Valley of Vision (Le ossa secche
d’Israele rinascono). In esso
denunciava “la schiavitù e
l’oppressione che li ha ridotti così
a lungo [gli ebrei] nella polvere” e
chiedeva di “elevare” gli ebrei “a
un rango di onorevole reputazione
tra le nazioni della terra”
consentendo il ripristino della
Ebrei in terra d’Israele dove la
maggior parte si sarebbe convertita
al Cristianesimo.
Ciò, secondo Bush, andrebbe a
vantaggio non solo degli ebrei, ma
di tutta l’umanità, formando un
“anello di comunicazione” tra
l’umanità e Dio. “Divamperà di
notorietà […] Farà lampeggiare una
splendida dimostrazione della verità
su tutte le tribù e su tutte le
lingue”.
Intanto la geografia politica della
Terra Santa subiva delle modifiche:
nel 1831 gli Ottomani furono
cacciati dalla Grande Siria
(compresa la Palestina) da un Egitto
espansionista, nella prima guerra
turco-egiziana. Sebbene la Gran
Bretagna costrinse Muhammad Ali a
ritirarsi in Egitto, il Levante
rimase per un breve periodo senza
governo. La continua debolezza
dell’Impero Ottomano indusse alcuni
in Occidente a considerare il
potenziale di uno Stato ebraico in
Terra Santa. Un certo numero di
figure tra cui Charles Henry
Churchill e Anthony Ashley-Cooper,
VII conte di Shaftesbury, residente
della Società londinese per la
promozione del Cristianesimo tra gli
ebrei, scrisse al Primo Ministro
Aberdeen sollecitando la
restaurazione ebraica come mezzo per
stabilizzare la regione.
Il restaurazionismo non messianico
della fine del XIX secolo fu in gran
parte guidato dalla preoccupazione
per il destino degli ebrei
dell’Impero russo, afflitto dalla
povertà e da pogrom mortali ispirati
dal governo. Era ampiamente
accettato che le nazioni occidentali
non desiderassero ricevere immigrati
ebrei quindi il restaurazionismo era
un modo per gli individui
caritatevoli di assistere gli ebrei
oppressi senza effettivamente
accettarli come vicini e
concittadini. In questo, il
restaurazionismo non era dissimile
dagli sforzi dell’American
Colonization Society per mandare i
neri in Liberia e dagli sforzi degli
abolizionisti britannici per creare
la Sierra Leone.
Esponenti del cristianesimo sionista
si ritrovano anche nella Chiesa di
Scozia: nel 1839 alcuni suoi
esponenti Andrew Bonar, Robert
Murray M’Cheyne, Alexander Black e
Alexander Keith partirono in
missione per riferire sulla
condizione degli ebrei in Palestina.
Viaggiarono attraverso la Francia,
la Grecia e l’Egitto, e dall’Egitto
via terra fino a Gaza. Sulla via del
ritorno visitarono la Siria,
l’Impero austriaco e alcuni
principati tedeschi. Cercarono le
comunità ebraiche e si informarono
sulla loro disponibilità ad
accettare Cristo e, separatamente,
sulla loro preparazione a tornare in
Israele come profetizzato nella
Bibbia.
Alexander Keith raccontò il viaggio
nel suo libro del 1844 La terra
d’Israele secondo l’alleanza con
Abramo, con Isacco e con Giacobbe.
Fu anche in quel libro che Keith usò
lo slogan che divenne popolare tra
gli altri restaurazionisti
cristiani, una terra senza popolo
per un popolo senza terra. Nel 1844
rivisitò la Palestina con suo
figlio, George Skene Keith
(1819-1910), che fu la prima persona
a fotografare la Terra Santa.
Sulla scia dell’indignazione
internazionale indignata dei pogrom
in Russia e Ucraina dal 24 al 25
novembre 1890 il magnate William E.
Blackstone organizzò la Conferenza
sul passato, presente e futuro
d’Israele presso la First Methodist
Episcopal Church di Chicago, alla
quale parteciparono i leaders di
molte comunità cristiane. Furono
approvate risoluzioni di vicinanza e
amicizia per gli ebrei oppressi che
vivevano in Russia, ma Blackstone
convinto che tali risoluzioni, anche
se approvate da uomini di spicco,
fossero insufficienti decise quindi
di andare oltre: sostenne fortemente
il reinsediamento del popolo ebraico
in Palestina.
Nel 1891 fece pressioni sul
presidente Benjamin Harrison per la
restaurazione degli ebrei, in una
petizione firmata da 413 eminenti
americani, che divenne nota come
Blackstone Memorial. I nomi
includevano il Presidente della
Corte Suprema degli Stati Uniti, il
Presidente della Camera dei
Rappresentanti, il Presidente della
Commissione per le Relazioni Estere
della Camera e molti altri membri
del Congresso, Rockefeller, Morgan e
famosi industriali. Si leggeva:
«Perché le potenze che in base al
trattato di Berlino, nel 1878,
diedero la Bulgaria ai bulgari e la
Serbia ai serbi non restituiranno
ora la Palestina agli ebrei? […]
Queste province, come così come la
Romania, il Montenegro e la Grecia,
furono strappati ai turchi e dati ai
loro proprietari naturali. La
Palestina non appartiene forse di
diritto agli ebrei?».
Tornando all’Inghilterra una figura
importante, anche se spesso
trascurata, nel sostegno britannico
alla restaurazione degli ebrei fu
William Hechler (1845-1931), un
sacerdote inglese di origine tedesca
che fu cappellano dell’ambasciata
britannica a Vienna e divenne amico
intimo di Theodor Herzl padre del
sionismo. Hechler fu determinante
nell’aiutare Herzl attraverso le sue
attività diplomatiche e può, in
questo senso, essere definito il
fondatore del moderno sionismo
cristiano. In occasione del
venticinquesimo anniversario della
morte di Herzl, i redattori del
volume commemorativo in lingua
inglese notarono che William Hechler
si sarebbe dimostrato “non solo il
primo, ma il più costante e
instancabile dei seguaci di Herzl”.
Il 2 novembre 1917, il Ministro
degli Interni britannico Arthur
Balfour inviò una lettera a Lord
Walter Rothschild, che passerà alla
storia come Dichiarazione Balfour,
dove affermava notoriamente che “il
governo di Sua Maestà vede con
favore l’istituzione in Palestina di
un focolare nazionale per il popolo
ebraico”. Come notato dallo storico
Philip Alexander nella sua opera Why
did Lord Balfour back the Balfour
Declaration? (2017): «Un ingrediente
cruciale nel sionismo di Balfour
potrebbe essere stato la sua fede
cristiana o, per dirla in modo un
po’ più sottile, la sua formazione
cristiana. Il sostenitore più
convincente di questa tesi è lo
storico canadese Donald Lewis nel
suo monografia del 2010, The Origins
of Christian Zionism, ma è stata
adottata anche da numerosi altri
studiosi».
La Federazione Pro-Palestina,
un’organizzazione cristiana
filo-sionista fondata nel 1930, ha
chiesto la promozione di “buona
volontà e stima tra ebrei e non
ebrei” e ha anche chiesto al governo
britannico di aderire ai termini del
suo mandato per la Palestina, che si
è impegnato a sostenere la creazione
di un focolare nazionale ebraico.
Nel mezzo della Seconda Guerra
Mondiale e della crescente
consapevolezza dell’Olocausto, i
sionisti ebrei americani
contribuirono a coordinare la
fondazione di due organizzazioni
sioniste non ebraiche, l’American
Palestine Committee e il Christian
Council on Palestine,
successivamente fusesi nell’American
Christian Palestine Committee (ACPC)
sostenuta dal predicatore battista
texano J. Frank Norris che più volte
sollecitò Truman a sostenere la
causa dei coloni ebrei contro gli
arabi.
L’ACPC, composta in gran parte da
protestanti, divenne la principale
lobby cristiana americana a sostegno
della creazione di uno stato ebraico
in Palestina. Dopo la fondazione
dello Stato d’Israele nel 1948, l’ACPC
continuò i suoi sforzi di lobbying
anche se ufficialmente si sciolse.
Ad esempio, coordinò l’opposizione
agli sforzi delle Nazioni Unite per
internazionalizzare la città di
Gerusalemme, che fu divisa tra
Israele e Transgiordania nella
guerra del 1948.
Nei decenni successivi alla
fondazione dello Stato israeliano, e
soprattutto dopo la Guerra dei Sei
Giorni del 1967, i più importanti
sostenitori cristiani americani
d’Israele provenivano dall’ala
evangelica del protestantesimo
americano: con il termine evangelico
a partire dal XVIII s’intende un
movimento di risveglio del
Cristianesimo protestante ecumenico,
al periodo del risveglio (revival)
nel Regno Unito e negli Stati Uniti
d’America. Lo stesso evangelismo
americano subì cambiamenti
significativi negli anni circostanti
la nascita di Israele, quando un
“nuovo” evangelismo guidato da
figure come il battista Billy Graham
(già padre spirituale di Dwight
Eisenhower) emerse dal
protestantesimo e giunse alla
ribalta culturale.Fu tra questi
nuovi evangelici che ebbe origine il
movimento contemporaneo più
comunemente associato al termine
“sionismo cristiano”.
Molti nuovi evangelici aderirono al
dispensazionalismo o almeno
aderirono a credenze che ne erano
ispirate; soprattutto, aderirono
alla concezione dispensazionalista
secondo cui gli ebrei rimanevano in
una speciale relazione di patto con
Dio. La cosa più importante per lo
sviluppo del sionismo cristiano come
movimento, tuttavia, fu il fatto che
i leader evangelici americani
iniziarono a costruire rapporti
sempre più stretti con gli ebrei
americani e israeliani e iniziarono
anche a costruire collegamenti
istituzionali con organizzazioni
ebraiche e con lo stesso governo
israeliano.
Fondamentale per la costruzione di
queste relazioni fu un gruppo
motivato di evangelici americani che
risiedevano in Israele, in
particolare il fondatore
dell’American Institute of Holy Land
Studies, G. Douglas Young.
Attraverso il suo istituto, Young
lavorò per convincere i cristiani
americani che era loro dovere
biblico sostenere il popolo ebraico
e lo Stato ebraico.
Tale attivismo, va notato, era per
molti versi distinto dalla
speculazione profetica sullo Stato
d’Israele esplosa dopo la Guerra dei
Sei Giorni del 1967 (anche se aveva
antecedenti teologici ed ermeneutici
in qualche modo comuni). Questo
attivismo include gli scritti
estremamente popolari dello
scrittore evangelico
dispensazionalista americano Hal
Lindsey, che ha cercò d’inserire
Israele in una narrazione
dispensazionalista della fine dei
tempi. In The Late Great Planet
Earth, ad esempio, Lindsey anticipò
che, secondo Ezechiele 39: 6–8, gli
ebrei avrebbero combattuto
un’invasione “russa” prima di
realizzare la loro liberazione
miracolosa e convertirsi al
cristianesimo (il richiamo alla
Guerra Fredda tra gli USA e l’URSS
era esplicito). Le loro vite
sarebbero risparmiate dal grande
fuoco che Dio metterà sulla Russia e
sui popoli delle “coste”. E, secondo
Zaccaria 13:8–9, un terzo degli
ebrei sopravvissuti convertiti sarà
risparmiato ma dovrà prima
convertirsi. Lindsay comunque fu
criticato per previsioni altamente
specifiche e fallite anche da coloro
che condividono la sua escatologia,
come John MacArthur.
Le speculazioni ai politici e
l’asservimento della religione a
finalità prettamente geopolitiche di
molti leaders protestanti fusero il
conservatorismo politico con il
sionismo cristiano sono Jerry
Falwell e Pat Robertson, figure di
spicco della destra cristiana negli
anni ‘80 e ‘90. Nel 1981, Falwell
disse: «Stare contro Israele
significa stare contro Dio. Crediamo
che la storia e le Scritture
dimostrino che Dio tratta con le
nazioni in relazione al modo in cui
queste trattano con Israele». Citano
parte della benedizione d’Isacco in
Genesi 27:29: «Quelli che ti
maledicono saranno maledetti, e
quelli che ti benedicono saranno
benedetti».
Come viene percepito il sionismo
cristiano in Israele? Il governo
israeliano verso la fine degli anni
Settanta diede ulteriore impulso al
sionismo cristiano, consentendo la
creazione dell’Ambasciata cristiana
internazionale a Gerusalemme nel
1980.
L’ambasciata ha raccolto fondi per
aiutare a finanziare l’immigrazione
ebraica in Israele dall’ex Unione
Sovietica e inoltre ha assistito i
gruppi sionisti nella creazione di
insediamenti ebraici in
Cisgiordania. Il Terzo Congresso
Cristiano-Sionista Internazionale,
tenutosi a Gerusalemme nel febbraio
1996, emanò un proclama che diceva:
«Dio Padre, Onnipotente, ha scelto
l’antica nazione e popolo d’Israele,
discendenti di Abramo, Isacco e
Giacobbe, per rivelare il Suo piano
di redenzione per il mondo.
Rimangono eletti da Dio e senza la
nazione ebraica i Suoi scopi di
redenzione per il mondo non saranno
completati […] Gesù di Nazaret è il
Messia e ha promesso di ritornare a
Gerusalemme, in Israele e nel mondo
[…] È riprovevole che generazioni di
ebrei siano state uccise e
perseguitate nel nome di nostro
Signore, e sfidiamo la Chiesa a
pentirsi di qualsiasi peccato
commesso od omesso contro di loro
[…]. Il moderno raduno del popolo
ebraico in Eretz Israel e la
rinascita della nazione d’Israele
sono l’adempimento delle profezie
bibliche, scritte sia nell’Antico
che nel Nuovo Testamento».
Posizioni, quelle dei sionisti
cristiani, che non possono essere
accettate dalle chiese cristiane
palestinesi (comprende i cristiani
palestinesi cattolici, ortodossi e
protestanti emigrati dalla Palestina
circa l’1% della popolazione di Gaza
e circa il 2% dei palestinesi in
Cisgiordania)che espressero la loro
posizione con La Dichiarazione di
Gerusalemme sul sionismo cristiano
in data 22 agosto 2006: la
Dichiarazione rifiuta il sionismo
cristiano, concludendo che si tratta
di un “falso insegnamento che
corrompe il messaggio biblico di
amore , giustizia e riconciliazione.
Per la maggior parte dei cristiani
la Città di Dio (Salmo 46:4,
Settanta ΜΕ: 5: “ἡ πόλις τοῦ Θεοῦ”,
romanizzato: “hē pólis toũ theoũ”,
lett. ‘la città di Dio’) non ha
nulla a che fare con l’immigrazione
ebraica in Israele e il conflitto
israelo-palestinese in corso,
invece, preannuncia il sacco di Roma
(410),inoltre l’insegnamento di
Sant’Agostino di Ippona che avversa
il millenarismo fu fatto proprio dal
Concilio di Efeso (431).
Questo è il motivo per cui né i
cristiani ortodossi orientali né i
cristiani cattolici tradizionali
consideravano il sionismo in alcuna
forma politica. Un esempio storico
fu l’incontro tra Theodor Herzl, il
fondatore ebreo laico del moderno
sionismo politico, con Papa Pio X
nel 1904, organizzato dal conte
austriaco Berthold Dominik Lippay,
per indagare sulla posizione della
Chiesa cattolica riguardo al
programma di Herzl. Papa Pio X
dichiarò: «Non possiamo impedire
agli ebrei di andare a Gerusalemme,
ma non potremmo mai autorizzarlo. Il
suolo di Gerusalemme, se non è
sempre stato sacro, è stato
santificato dalla vita di Gesù
Cristo. Come capo della Chiesa non
posso dirvi niente di diverso. Gli
ebrei non hanno riconosciuto nostro
Signore, quindi non possiamo
riconoscere il popolo ebraico».
Dopo che Herzl spiegò che il
ragionamento alla base del progetto
per la creazione di uno Stato
ebraico non era un’affermazione
religiosa, ma un interesse per un
territorio secolare per
l’indipendenza nazionale, Papa Pio X
rispose «Deve essere Gerusalemme?».
Pur rifiutando apertamente una base
teologica per il sionismo, una delle
principali preoccupazioni per la
Santa Sede era che i Luoghi Santi
associati a Gesù Cristo cadessero
sotto il governo di un tale stato.
Non è un caso che Lo Stato d’Israele
e la Santa Sede hanno stabilito
piene relazioni diplomatiche solo
nel 1993 e questo è stato un
riconoscimento della realtà politica
e civile, non una dichiarazione
teologica. Una più o meno marcata
opposizione al sionismo cristiano
viene pronunciata anche negli Stati
Uniti d’America: l’Assemblea
Generale del Consiglio Nazionale
delle Chiese nel novembre 2007 ha
approvato una risoluzione per
ulteriori studi in cui si afferma
che «la posizione teologica del
sionismo cristiano influisce
negativamente sulla giustizia e pace
in Medio Oriente, ritardando il
giorno in cui israeliani e
palestinesi potranno vivere entro
confini sicuri, nei rapporti con i
cristiani del Medio Oriente, nei
rapporti con gli ebrei, poiché gli
ebrei sono visti come semplici
pedine in uno schema escatologico,
nei rapporti con i musulmani, poiché
tratta i diritti dei musulmani come
subordinati ai diritti degli ebrei e
più in generale nel dialogo
interreligioso, poiché vede il mondo
in termini fortemente dicotomici».
La Chiesa Riformata in America nel
suo Sinodo Generale del 2004 ha
ritenuto che «l’ideologia del
sionismo cristiano e la forma
estrema di dispensazionalismo che ne
è alla base siano una distorsione
del messaggio biblico sottolineando
l’impedimento che rappresenta al
raggiungimento di una pace giusta in
Israele/Palestina». La Chiesa
mennonita ha pubblicato un articolo
che descriveva come illegale il
sequestro in corso di ulteriori
terre palestinesi da parte di
militanti israeliani, notando che in
alcune chiese sotto l’influenza del
sionismo cristiano le congregazioni
favoriscono gli insediamenti
israeliani illegali, inviando fondi
per rafforzare la difesa di queste
colonie armate.
Nel settembre 2007, le chiese negli
Stati Uniti che hanno criticato il
sionismo cristiano includono la
Chiesa Metodista Unita, la Chiesa
Presbiteriana (USA), e la Chiesa
Unita di Cristo. Nel Regno Unito, la
Chiesa di Scozia, nonostante la sua
storia restaurazionista, è stata
recentemente critica nei confronti
del sionismo in generale, e a sua
volta ha ricevuto forti critiche per
l’ingiustizia percepita del suo
rapporto, The Inheritance of
Abraham: A Report sulla Terra
Promessa, che ha portato alla sua
ripubblicazione in forma più breve.
Il 9 luglio 2012, il Sinodo generale
anglicano ha approvato una mozione
che afferma il sostegno al Programma
di accompagnamento ecumenico in
Palestina e Israele (EAPPI). Ciò è
stato criticato dal Consiglio dei
Deputati sostenendo che il Sinodo
“ha scelto di promuovere un
programma provocatorio e di parte”.
Il gruppo sostenuto è stato
contemporaneamente criticato per la
pubblicazione di un appello a sit-in
presso le ambasciate israeliane, per
l’hacking di siti web governativi
per promuovere il suo messaggio e
per il sostegno alla campagna di
boicottaggio, disinvestimento e
sanzioni contro Israele. Vorrei
concludere esaminando brevemente
l’influenza del cristianesimo
sionista nelle ultime elezioni
americane.
Il professore canadese di teologia
alla Concordia University André
Gagné sostiene che quando Donald
Trump è stato eletto nel 2015, negli
USA – una nazione che conta 323
milioni di abitanti – 62 milioni di
persone aderivano al movimento
sionista cristiano e il 61% ha
votato per lui. D’altra parte,
alcuni seguono l’approccio “dominionista”,
che mira a trasformare la società
influenzando o addirittura
controllando il governo. Traendo la
sua fonte da Genesi 1, 26-28 – un
passo che comanda all’uomo di
governare la terra –, questo
imperativo si traduce oggi negli
Stati Uniti nel “Progetto Blitz”
attraverso il quale i conservatori
cristiani cercano di far approvare
leggi corrispondenti alla loro
ideologia.
Delusi da Obama, Trump ora offre
loro l’opportunità di andare avanti
sulla via della profezia che
immaginano per Israele. La politica
filosionista dell’attuale presidente
Biden più che all’influenza
esercitata dalla destra neo con
vicina ai sionisti cristiani è
direttamente influenzata dalla lobby
ebraica che conta tra i più alti
rappresentanti presso la casa
Bianca: il marito del
vice-presidente Kamala Harris,
l’avvocato ebreo Douglas Emhoffche
più volte ha espresso vicinanza a
Israele, il Segretario di Stato
Antony Blinken e il segretario del
tesoro Janet Yellen.Con il saggio ho
voluto dimostrare in primis che Il
sionismo cristiano ha contribuito
decisamente alla nascita dello Stato
d’Israele e del movimento del
sionismo né più né meno di quanto
abbiano fatto gli ebrei stessi e in
secundis che l’evangelismo sionista
padre del sionismo moderno affonda
le sue radici in Europa secoli prima
della nascita delle lobbies
israeliane americane guidate da
ebrei (il loro peso nella decisioni
assunte nella Casa Bianca è stato
studiato da insigni politologi e
politici come il paleo conservatore
Pat Buchanan e lo storico Juan
Colenulla che hanno a che vedere con
le teorie del complotto ascrivibili
al pensiero di David Duke) che
indubbiamente, sostenute anche da
una buona frazione considerevole
degli evangelici, influenza,in senso
filo sionista, la politica americana
nei suoi rapporti con i paesi arabi
del Medio Oriente.
Riferimenti bibliografici:
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in Europa.Dal Seicento alla nascita
dello Stato d’Israele, Brossura,
Milano 2017.
Giuliana Iurlano, Sion in
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Shlomo Sand, L’invenzione del
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2011.
Paolo Naso, Sionisti con la croce,
in “Limes”, La battaglia per
Gerusalemme, 2010, n. 7.
Paolo Naso, Il papa complice
dell’Anticristo. Geopolitica dei
sionisti cristiani, in “Limes”,
Francesco e lo Stato della Chiesa,
2018, n. 6.
Alessandra Colla, “Deus vult”
Sette protestanti e imperialismo
statunitense, Eurasia, La
geopolitica delle religioni,
2014, n. 3.