In età medioevale l’architettura urbana è maggiormente
rappresentata dai castelli, costruzioni localizzate in
una parte alta o sulla sommità di un colle sovrastanti e
dominanti la comunità che da loro dipende, consentendo
pur tuttavia una sorta di dialogo con la predetta
comunità e controllati da un signore, vero punto focale
della Corte.
La Corte di Federico II di Svevia è quella di un sovrano
che mira a creare uno Stato centralizzato e che si
oppone energicamente ad ogni particolarismo feudale,
creando una serie di punti fortificati che gli
garantiscono il totale controllo e dominio sul
territorio. Vero strumento del suo regno, i castelli gli
permettevano di controllare militarmente il territorio,
di regolarne la vita e lo sviluppo e di governare in
esso genti ed economia.
Un antico progenitore della tipologia del castello
federiciano può essere considerato il castrum
romano massima espressione dell’architettura fortificata
anche nei secoli successivi nelle terre d’oriente e
d’occidente, cristiane e musulmane.
La documentazione storica permette di distinguere fra le
realizzazioni dell’architettura castrale federiciana due
gruppi: castelli costruiti ex novo tra i quali
distinguiamo Augusta, Catania e Siracusa e castelli
restaurati per ordine dell’imperatore ai quali
appartengono il castello di Milazzo e il castel vecchio
di Lentini.
I castelli svevi di Augusta e Catania, non diversamente
da quello di Siracusa, hanno subito in diversa misura
nel corso dei secoli completamenti, distruzioni e
successive parziali ricostruzioni nonché restauri tali
da alterarne notevolmente l’aspetto originario sia
all’esterno che all’interno.
Il castello di Augusta, costruito da Riccardo da Lentini
per Federico II di Svevia presenta oggi l'aspetto di
grande caserma, e conserva (inglobata in mezzo al
complesso di nuovi fabbricati) parte di una preesistente
torre del tempo normanno.
La pianta si presenta quadrata con torri angolari e
mediane e lo sviluppo volumetrico determinato da ali
edilizie simmetriche, parallele ed addossate alla cinta,
che si aprono su cortili centrali di vaste dimensioni.
Il quadrato di base, fino alla linea esterna
dell’intersezione angolare, ha lati di 62 m ed una
superficie in pianta di 3.844 m2 escluse le torri.
Le quattro torri hanno pianta rettangolare di
proporzioni impercettibilmente differenti. Sui lati est
ed ovest in posizione centrata, aggettano due torrette
rettangolari con lati lunghi di 10,20 m ca. A metà del
lato sud a protezione dell’ingresso fuoriesce una torre
pentagonale.
Subì gravi danni durante l’occupazione francese del
1675–77 e quindi per lo scoppio della polveriera
conseguente al terremoto del 1693. Agli interventi di
restauro si aggiunsero le modifiche che trasformarono il
complesso in casa detentiva, deturpando gravemente
l’aspetto originale del monumento.
Il castello originariamente presentava solo il piano
terra coperto da un vasto terrazzo sul quale vennero
disordinatamente alcune superfetazioni.
Secondo Agnello un piano superiore sarebbe stato
progettato e costruito, la sua demolizione sarebbe da
imputare alle modifiche di età spagnola quando il
castello stesso fu trasformato in una piazzaforte in
grado di resistere alle artiglierie.
La costruzione del Maniace inizia verosimilmente verso
il 1233 a memoria della ribellione del 1232, sedata nel
sangue, e della forza con la quale si poteva reprimerne
qualunque altra rivolta.
La funzione di Castello Maniace, infatti, era quella di
esser visto da lontano: primo baluardo della cinta
muraria, visibile ai naviganti "stranieri" coi quali
Siracusa entrava in contatto, visibile ai nemici che
intendevano attaccare la città, visibile in ogni punto
ai cittadini stessi. La prima considerazione critica
nasce dalla struttura geometrica della pianta ed in
particolare dalle combinazioni di quadrati e
circonferenze, adottati per la prima volta
dall'architettura sveva con precisione matematica.
La scelta delle figure geometriche non è certo casuale.
Il quadrato, rappresenta il numero 4 che nel Medioevo
era il numero della terra, della Chiesa rivelata
attraverso le 4 virtù teologiche; per gli Orientali 4
erano le sembianze della divinità; per i Greci i famosi
4 elementi primordiali facevano capo alla scuola
presocratica. Il cerchio è il simbolo della perfezione
che ha inizio e fine in sé, per gli Orientali è il sole
e la vita, mentre presso i Greci è il cosmo.
L’impianto planivolumetrico del Maniace riconduce ad un
primo esame ai castelli svevi di Augusta e Siracusa.
è una
mole a pianta perfettamente quadrata (lati 51 cm)
rinserrata agli spigoli da quattro torri cilindriche.
La pianta di Castello Maniace al di là dalle attinenze
architettoniche deve aver senza dubbio avuto alcuni
riferimenti iconologici: torre - cerchio – sole (Cristo)
– impero -Federico; pianta-quadrato-terra-impero.
Senza voler giungere alla polemica anticlericale Sole
(Cristo) = Federico II e non papa, si deve vedere, in
questa importante costruzione sveva, un’ulteriore
affermazione del potere temporale di Federico II su
quello spirituale e temporale assieme della Chiesa.
Il problema della pianta di Castello Maniace ha inoltre
indotto alcuni studiosi a ritenerlo uno dei rarissimi
esempi italiani di moschea fortificata, confortati dal
fatto che nel sotterraneo, cui si arriva attraverso una
scala nel lato nord ovest, sgorga una polla di acqua
dolce.
Questo luogo, denominato il "Bagno della Regina",
avrebbe potuto essere quello deputato alle abluzioni dei
fedeli musulmani.
Se pure è accettabile ritenere che Federico II avesse
voluto ricreare in questa terra di Sicilia (impregnata
ancora di vistose tracce della religione musulmana), la
suggestione delle moschee islamiche, dei loro giochi
d'acqua, della selva di colonne fiorite di rami di
crociere cordonate, è possibile che questa volontà
venisse manifestata con il particolare interesse di
riunire il mondo islamico a quello cristiano, proprio a
Castel Maniace, attraverso il duplice suggerimento della
selva di crociere della sala ipostila, che rammentava ad
un tempo una moschea e una sala capitolare cistercense.
è
ipotizzabile che tale suggestione avesse accarezzato la
mente dell’imperatore, durante la visita alle moschee
orientali, ma non è di certo accettabile l'ipotesi della
volontà imperiale di edificare una moschea musulmana a
Siracusa, sia per assenza di tracce documentali che di
una valida motivazione politica. Oltretutto a Castello
Maniace è possibile ritrovare in una mensola la chiara
simbologia dell'aquila staufica.
L’aquila è un simbolo latino-germanico dove si fondono
il potere sacerdotale, la saggezza giuridica e il valore
guerriero espresso nell'aggressività. E il potere
imperiale, è il più nobile.
Nel Castello si scorge ovunque il più alto simbolo
dell’autorità imperiale, cristiana, di Federico II, non
certo un qualsivoglia vessillo della religione islamica.
Un ulteriore problema è stato sollevato sul Castello in
quanto tale: la sua realizzazione prevedeva un uso
militare. Per la sua ubicazione, appare verosimile
attribuirgli anche una valenza militare, ma così come
era stato costruito appare inidoneo per fornire alloggio
ad una guarnigione.
L’interno del piano terreno, secondo la ricostruzione di
G. Agnello, presentava un grandioso salone unico o
piuttosto un doppio loggiato, privo di tramezzature
coperto da ventiquattro crociere costolonate a pianta
quadrata poggianti su sedici colonne ed altrettante
semicolonne e quarti di colonne addossati ai muri
perimetrali. Al centro del perfetto quadrato, sempre
secondo Agnello, sarebbe esistito un cortile interno
privo di copertura, una sorta di piccolo impluvium
dalle dimensioni uguali a quelle di una crociera.
Anche Castel Maniace ha subito nel corso dei secoli
distruzioni e trasformazioni tali da alterarne
profondamente l’aspetto, tanto all’esterno che
all’interno.
L’adattamento alle artiglierie rese necessaria la
costruzione di tutta una serie di opere avanzate. Il
castello subì certamente danni a causa dello scoppio
della polveriera avvenuto nel novembre del 1704.
Secondo Agnello a questo evento e al terremoto del 1693
sarebbe da imputare la scomparsa del piano superiore ed
il crollo di tre ordini di crociere su cinque al piano
terreno.