N. 67 - Luglio 2013
(XCVIII)
L’AMERICA DI SERGIO BONELLI
SE L’AVVENTURA DIVENTA REALTÀ
di Giovanni De Notaris
Il
26
settembre
del
2011
scompare
a
Monza
il
più
amato
editore
di
fumetti
della
storia
italiana:
Sergio
Bonelli.
Molti
sono
cresciuti,
vecchi
o
giovani,
con
i
fumetti
pubblicati
dalla
casa
editrice
che
porta
il
suo
nome,
permettendo
alle
sue
idee
e a
quelle
degli
altri
autori,
suoi
colleghi,
di
diventare,
per
tanti
lettori,
esperienze
di
vita
reali.
Bonelli
ha
ricevuto
premi
e
onorificenze
nella
sua
lunga
attività
di
editore/autore,
non
solo
in
Italia,
ma
anche
all’estero,
dove
i
suoi
fumetti
venivano,
e
vengono
tuttora,
pubblicati.
E
ancora
ultimamente,
inoltre,
Rai
5 ha
dedicato
alcune
puntate
della
trasmissione
Fumettology
ai
personaggi
della
sua
casa
editrice.
Ricordare
però
Sergio
Bonelli
con
la
sua
biografia
o
con
la
storia
della
sua
casa
editrice
è
superfluo;
a
tal
fine
vi è
già
il
dettagliato
sito
web
dell’editore.
Eppure
un
omaggio,
seppur
piccolo,
è
comunque
necessario.
Un
omaggio
fatto
raccontando
una
storia,
quella
di
quei
personaggi
che
vivevano,
o
vivono
tuttora,
le
loro
avventure
di
carta
attraverso
la
storia
degli
Stati
Uniti.
Ciò
è
difatti
possibile
grazie
al
cosiddetto
“metodo
Bonelli”,
e
cioè
una
fedele
contestualizzazione
storica
e
ambientale,
seppur
con
qualche
eccezione,
dei
personaggi,
che
quanto
più
possibile
devono
agire
in
luoghi
e
con
persone
reali.
Questo
spingeva,
e
spinge
tuttora,
gli
autori
e
disegnatori,
a
consultare
libri,
mappe,
o il
web.
Tale
è
difatti
la
precisione,
che
più
di
una
volta
è
capitato
che
alcuni
lettori
riconoscessero
i
luoghi
che
stavano
visitando
proprio
grazie
alle
indicazioni
dei
loro
fumetti
preferiti.
E
quindi
semplicemente
un
affresco,
non
certo
esaustivo,
dei
protagonisti
a
stelle
e
strisce
delle
pubblicazioni
della
casa
editrice
milanese.
Tanti
saranno
difatti
quei
personaggi
che
non
citeremo,
senza
però
voler
far
torto
né a
loro,
né
ai
loro
creatori.
Ma è
bene
specificare
che
seguiremo
l’ordine
cronologico
della
storia
reale,
e
non
quello
della
comparsa
in
edicola
dei
singoli
personaggi.
E
adesso,
senza
indugiare
oltre,
diamo
inizio
al
nostro
viaggio
con
il
Comandante
Mark.
Nel
1966
un
gruppo
di
autori/disegnatori,
Giovanni
Sinchetto,
Dario
Guzzon
e
Pietro
Sartoris,
propongono
alla
casa
editrice
questo
personaggio.
Il
fumetto
è
ambientato
durante
la
guerra
d’indipendenza
americana,
fine
Settecento
quindi,
e
racconta
le
avventure
del
comandante
Mark,
capo
di
un
forte
assegnato
ai
leggendari
e
temuti
Lupi
dell’Ontario,
che
combattono,
ovviamente,
contro
la
madrepatria
inglese.
Con
una
buona
dose
di
umorismo,
gli
autori
raccontano
le
battaglie
quotidiane
contro
le
giubbe
rosse,
affrontate
da
Mark
e i
suoi
amici,
tra
cui
l’indiano
Gufo
Triste,
a
voler
sottolineare
come
ci
fossero
anche
tribù
alleate
dei
giovani
patrioti.
Nell’ultimo
numero
della
serie,
nel
1990,
Mark
convola
finalmente
a
nozze
con
la
sua
storica
fidanzata,
la
bionda
Betty.
Matrimonio
che
commemora
anche
la
fine
della
guerra
d’indipendenza,
tanto
che
al
pranzo
di
nozze
parteciperà
anche
nientedimeno
che
“His
Excellency”,
il
generale
George
Washington.
Agli
inizi
dell’Ottocento
poi,
in
coincidenza
con
la
presidenza
di
Thomas
Jefferson,
cominciano
le
prime
esplorazioni
del
continente
americano,
in
particolare
con
la
spedizione
di
Meriwether
Lewis
e
William
Clark
che,
dal
1804,
apriranno
nuovi
spazi
per
i
cittadini
statunitensi,
che
giungeranno,
come
recitava
la
sigla
della
serie
TV
Star
Trek
“laddove
nessun
uomo
è
mai
giunto
prima.”
Ma
questa
nuova
fame
di
terra
da
colonizzare
catturò
anche
l’immaginario
europeo,
dando
il
via
a
fenomeni
di
emigrazione
verso
gli
Stati
Uniti.
Ed è
proprio
in
questo
contesto
che
prende
le
mosse
la
saga
della
Storia
del
West,
poderosa
opera
cronologica
creata
nel
1967
dallo
sceneggiatore/disegnatore
Gino
D’Antonio.
Un
vero
capolavoro
più
volte
ristampato
in
vari
formati,
che
con
la
consueta
precisione
storica
-
quasi
un’enciclopedia
a
fumetti
della
storia
del
West-,
racconta
gli
Stati
Uniti
visti
dagli
occhi
della
famiglia
MacDonald,
che
giunta
in
America
all’inizio
dell’Ottocento,
con
il
suo
patriarca
Brett,
emigrato
dall’Europa
appunto,
vede
attraversare
con
le
generazioni
della
sua
famiglia
tutto
l’Ottocento,
fino
alla
fine
dell’epopea
del
Far
West.
Compaiono
pure
personaggi
realmente
esistiti,
come
il
cercatore
di
piste
Kit
Carson,
o il
pistolero
“Wild
Bill”
Hickok.
Sempre
nella
prima
metà
dell’Ottocento
è
ambientato
poi
uno
dei
capolavori
del
fumetto
italiano,
creato
nel
1961
da
Bonelli
in
persona,
con
lo
pseudonimo
di
Guido
Nolitta:
Zagor,
lo
“spirito
con
la
scure.”
Il
fumetto
narra
le
avventure
di
Patrick
Wilding,
detto
“Za-Gor-Te-Nay”
-una
parola
immaginaria
che
nella
lingua
degli
indiani
Algonchini
significa
appunto
“spirito
con
la
scure”-,
e
del
suo
buffo
e
grasso
amico,
il
messicano
Cico
Felipe
Cayetano
Lopez
Martinez
y
Gonzales,
detto
semplicemente
Cico,
che
funge
da
spalla
comica;
Zagor
otterrà
subito
uno
strepitoso
successo,
che
ancora
oggi
riscuote
nelle
edicole.
Qui
Bonelli/Nolitta
racconta
la
sua
idea
di
avventura,
dove
si
fondono
realtà
storica
e
fantasia.
Zagor
viene
adottato
da
ragazzo
dal
vagabondo
Wandering
Fitzy,
in
seguito
all’omicidio
dei
suoi
genitori
da
parte
di
un
gruppo
di
indiani.
Una
volta
cresciuto,
il
giovane
Patrick
con
l’aiuto
di
un
gruppo
di
saltimbanchi,
i
Sullivan,
creerà
il
suo
alter
ego,
temuto
e
rispettato
da
tutti
gli
indiani
del
nord-America,
che
lo
riterranno
appunto
uno
spirito
immortale.
In
questa
serie
però,
come
si
accennava,
Bonelli
inserisce
molti
spunti
fantastici:
Zagor
stesso
risiede
nell’immaginaria
foresta
di
Darkwood,
seppur
interagendo
con
il
contesto
storico
degli
Stati
Uniti
dell’epoca.
Dai
postumi
della
guerra
civile
prende
le
mosse,
invece,
la
saga
di
Ken
Parker,
detto
dagli
indiani
“Lungo
Fucile”,
a
causa
del
Kentucky
rifle,
a
canna
lunga
e
colpo
singolo
–il
classico
fucile
usato
per
uccidere
i
bisonti-,
che
il
personaggio
porta
sempre
con
sé.
Nel
1977
lo
sceneggiatore
Giancarlo
Berardi
propone
alla
casa
editrice
questo
personaggio:
Kenneth
è un
trapper,
esploratore
e
guida,
che
suo
malgrado
si
trova
coinvolto
in
avventure
non
sempre
a
lieto
fine.
Ma è
anche
da
ricordare
come
il
personaggio
segni
una
novità
nella
tipologia
del
Far
West
bonelliano.
Berardi
difatti
affronta
anche
tematiche
scabrose,
come
la
prostituzione,
o
sociali,
come
le
prime
lotte
sindacali
nelle
fabbriche
di
fine
Ottocento
contro
i
magnati
dell’industria.
Tematiche
che
mai
erano
state
affrontate
prima
d’allora
con
tale
crudezza
in
una
serie
bonelliana.
Altra
novità
che
Ken
portò
alla
scuderia
Bonelli
fu
il
particolare
metodo
di
realizzazione
delle
evocative
copertine,
in
acquarello,
realizzate
da
Ivo
Milazzo.
Uno
stile
impressionista
anch’esso
mai
visto
fino
a
allora
sulle
testate
della
casa
editrice.
Una
piccola
curiosità
poi,
è la
divisione
della
serie
in
quelle
che
noi
oggi
chiameremmo
stagioni.
Difatti
a
una
prima
chiusura
nel
1984,
ne
seguirà
una
seconda,
chiusa
poi
anch’essa
nel
1998.
Ma
l’epopea
del
Far
West
prosegue
con
quello
che
diventerà
il
personaggio
cardine
del
fumetto
italiano:
l’inossidabile
Texas
Ranger
Tex
Willer.
La
saga,
creata
nel
1948
dal
padre
di
Sergio,
Gian
Luigi,
definito
“il
patriarca
del
fumetto
italiano”,
racconta
appunto
la
storia
di
Tex
Willer,
ex
fuorilegge
convertito
poi
alla
giustizia.
Le
sue
storie
sono
ambientate
nel
periodo
del
Far
West
al
suo
massimo
splendore,
e
cioè
tra
il
1870
e il
1890.
Personaggi
come
George
A.
Custer,
“Buffalo
Bill”
Cody,
“Wild
Bill”
Hickok,
Cavallo
Pazzo,
Geronimo,
compaiono
nelle
sue
avventure,
dove
Tex
è
aiutato
dai
suoi
pards:
il
vecchio
Ranger
Kit
Carson,
che
prende
il
nome
dal
famoso
cercatore
di
piste;
il
figlio
Kit,
Ranger
pure
lui;
e
l’amico
Tiger
Jack,
indiano
navajo.
Difatti
anche
Tex,
come
Zagor
e
Ken
Parker,
ha
come
punto
di
forza
della
sua
saga
la
modernità
-se
consideriamo
l’epoca
in
cui
il
personaggio
fu
creato-
rappresentata
dai
suoi
legami
con
i
nativi
americani.
Tex
ha
come
moglie
l’indiana
Lilyth,
poi
morta
in
seguito
a
un’epidemia
di
vaiolo,
causata
da
coperte
infette
che
l’esercito
americano
aveva
consegnato
alla
sua
tribù.
Nella
realtà
infatti
l’esercito
usava
davvero
questa
tecnica
per
sterminare
quanti
più
indiani
possibili,
oltre
all’uccisione
dei
bisonti,
tradizionale
fonte
di
sopravvivenza
per
i
nativi
americani.
E
tale
fu
la
voglia
di
calare
il
personaggio
in
un
contesto
innovativo,
che
Tex
stesso
diventerà
capo
della
tribù
dei
navajos;
cosa
che
però
nella
realtà
proprio
non
potrebbe
accadere.
Sempre
nello
stesso
periodo
storico
sono
ambientate
pure
le
avventure
di
Kit
Teller,
Il
Piccolo
Ranger,
creato
nel
1958
dallo
sceneggiatore
Andrea
Lavezzolo.
Ancora
l’amato
Far
West
protagonista
assoluto,
come
pure
il
corpo
dei
Texas
Rangers.
Il
fumetto
racconta
infatti
la
storia
del
giovane
Kit,
figlio
di
un
Ranger
che
lo
abbandona
e
decide
di
andare
a
vivere
con
gli
indiani,
in
seguito
alla
morte
della
moglie.
Il
giovane
viene
adottato
quindi
dai
Rangers,
quasi
a
mo’di
mascotte
-come
il
Lassie
del
telefilm
degli
anni
Cinquanta-,
che
lo
accudiscono
con
affetto.
A
differenza
di
Tex
però,
il
fumetto
appare
molto
più
leggero
nei
toni
e
negli
spunti
narrativi,
con
una
forte
vena
umoristica.
Nello
stesso
periodo
è
ambientato
pure
Magico
Vento,
creato
nel
1997,
che
segna
il
grande
ritorno
dell’epopea
del
Far
West
nella
Bonelli,
mancante
ormai
da
tempo;
con
qualche
anomalia
però.
Il
fumetto,
creato
dal
saggista
e
autore
televisivo
Gianfranco
Manfredi,
è in
realtà
un
western
un
po’anomalo.
Racconta
difatti
la
storia
dell’ex
soldato
bianco
Ned
Ellis
che,
negli
anni
Settanta,
decide
di
abbandonare
la
vita
civile
per
andare
a
vivere
con
i
Sioux,
diventando
uno
sciamano
e
prendendo
quindi
il
nome
di
Magico
Vento.
Proprio
per
il
ruolo
del
protagonista,
il
fumetto
appare
caratterizzato
da
una
forte
tinta
di
soprannaturale,
cosa
appunto
inedita
nella
storia
del
West
targato
Bonelli.
Magico
Vento
affronta
infatti
non
solo
nemici
in
carne
e
ossa,
ma
anche
demoni,
oltre
a
essere
soggetto
a
visioni.
La
cronistoria
delle
sue
avventure
viene
narrata
dall’amico
giornalista
Willy
Richards,
detto
Poe,
per
la
sua
somiglianza
col
grande
scrittore
horror.
Ma
sarà
solo
nel
1975
che
l’editore
farà
un
deciso
salto
in
avanti,
sia
per
tempi
storici
di
ambientazione,
che
per
tematiche,
con
la
creazione
di
Mister
No,
un
personaggio
non
western,
dove
si
ripropone
Bonelli/Nolitta
al
timone.
Jerry
Drake,
detto
Mister
No
per
il
suo
carattere
scontroso
e
ribelle,
è un
ex
pilota
di
caccia
statunitense
che,
inorridito
dagli
orrori
della
seconda
guerra
mondiale,
decide
di
lasciare
gli
States
e di
rifugiarsi
a
Manaus,
in
Brasile,
all’epoca
polo
industriale
in
ascesa,
dove
svolge
il
ruolo
di
guida
turistica
con
il
suo
Piper.
In
questa
serie
Bonelli
traspone
tutto
se
stesso,
a
cominciare
dal
suo
amore
per
il
sud-America
e la
sua
sfrenata
passione
per
i
viaggi,
che
porterà
Mister
No
quasi
ovunque
nel
mondo.
Il
personaggio
sarà
inoltre
il
primo
antieroe
della
storia
del
fumetto
italiano.
Un
personaggio
cioè
che,
suo
malgrado,
si
trova
coinvolto
in
faccende
perlopiù
rischiose
ed è
costretto
a
affrontarle
rischiando
la
sua
vita.
In
pratica:
Jerry
non
cerca
i
guai,
sono
loro
che
cercano
lui.
Sempre
negli
anni
Cinquanta
del
Novecento
è
ambientata
poi
una
serie
di
fantascienza,
non
certo
l’unica
dell’editore,
e
cioè
Brad
Barron.
Creato
nel
2005
da
Tito
Faraci,
Brad
è un
ex
soldato
che
vive
con
la
famiglia
a
New
York,
quando
un
giorno
il
pianeta
viene
invaso
dalla
razza
aliena
dei
Morb
e la
sua
famiglia
misteriosamente
scompare,
spingendolo
quindi
a
iniziarne
la
ricerca.
La
scelta
di
ambientare
la
saga
negli
anni
Cinquanta
volle
probabilmente
rispecchiare
l’idea
che
si
ha
della
fantascienza
nella
casa
editrice:
una
fantascienza
un
po’rétro,
anni
Trenta
e
Quaranta,
con
tematiche
vicine,
ad
esempio,
alla
Guerra
dei
mondi
di
Herbert
G.
Wells,
o a
Buck
Rogers,
tanto
per
intenderci.
Negli
anni
Settanta
è
invece
ambientata
la
saga
di
uno
dei
più
recenti
personaggi
prodotti
dalla
Bonelli:
Saguaro.
Quel
periodo
difatti
rappresentò
uno
spartiacque
nella
storia
a
stelle
e
strisce:
la
guerra
del
Vietnam,
e la
frattura
tra
il
popolo
e le
ambigue
politiche
del
governo
- a
cui
il
presidente
Richard
Nixon
tentò
di
porre
rimedio
-,
fungono
da
punto
di
partenza
per
questa
serie,
creata
nel
2012
da
Bruno
Enna.
È la
storia
di
Thorn
Kitcheyan,
detto
Saguaro
appunto,
un
indiano
navajo
che
nel
1972,
tornato
dal
Vietnam,
va a
Window
Rock,
in
Arizona,
sede
della
sua
riserva.
Sarà
poi
arruolato
dall’FBI
per
affrontare
proprio
le
problematiche
relative
alle
relazioni
tra
i
navajos
e il
governo
federale.
Nel
1982
vi
sarà
poi
un
altro
salto
in
avanti,
un
ulteriore
deciso
stacco
con
il
passato,
come
già
accaduto
con
Mister
No,
quando
Alfredo
Castelli
crea
il
“Detective
dell’Impossibile”:
Martin
Mystère.
Mystère
è un
professore
universitario
che
si
occupa
di
casi
inspiegabili,
e in
particolare
di
quella
che
viene
definita
“fantarcheologia.”
In
pratica:
che
fine
ha
fatto
Atlantide?
Marte
era
abitato?
Dov’è
nascosta
l’Arca
dell’Alleanza?
Gli
extraterrestri
hanno
costruito
le
piramidi?
La
capacità
di
Castelli
però
è
quella
-
e
questo
accade
per
la
prima
volta
nella
storia
della
casa
editrice
- di
calare
il
personaggio
nella
contemporaneità
storica
dell’epoca:
Martin
vive
difatti
nella
New
York
degli
anni
Ottanta.
Castelli
non
propone
affatto
un
fumetto
banale,
con
un
protagonista
alla
continua
ricerca
degli
alieni,
bensì
tenta
sempre
di
dare
una
spiegazione
quanto
più
plausibile
ai
fatti
indagati
da
Martin.
Lo
stile
di
Mystère
si
può
accostare
ad
esempio
ai
film
di
Indiana
Jones,
o ai
libri
del
giornalista
inglese
Graham
Hancock,
vera
autorità
nel
campo
dell’archeologia
misteriosa.
Martin
è
addirittura
accompagnato,
nelle
sue
indagini
in
giro
per
il
mondo,
da
un
assistente,
Java,
un
uomo
di
Neanderthal,
che
l’archeologo
ha
ritrovato
in
una
tribù
misteriosamente
conservatasi
in
vita
in
Mongolia.
Sempre
nella
New
York
degli
anni
Ottanta
agisce
Nick
Raider,
poliziotto
della
squadra
omicidi,
creato
nel
1988
da
Claudio
Nizzi,
anch’esso
una
novità
nel
panorama
fumettistico
italiano.
Difatti
all’epoca
mancava
in
edicola
un
poliziesco,
in
un
periodo
dove
la
televisione
invece
ne
pullulava,
vedi
ad
esempio
Miami
Vice
o
Hunter.
La
tragicità
di
alcuni
eventi
trattati
viene
bilanciata
da
una
vena
umoristica
rappresentata
dalla
spalla
di
Nick,
il
collega
di
colore
Marvin
Brown,
vera
e
propria
copia
di
carta
dell’Eddie
Murphy
del
film
Beverly
Hills
Cop.
Ed è
proprio
con
lo
sbirro
di
New
York
che
si
conclude
il
nostro
viaggio
nella
storia
dei
fumetti
Bonelli
a
stelle
e
strisce.
Un
modesto
ma
doveroso
omaggio
all’uomo
e
alla
casa
editrice,
che
da
oltre
cinquant’anni
permettono
con
le
loro
avventure
di
far
sognare
ai
lettori
luoghi
reali
o
immaginari,
che
forse
non
potrebbero
mai
vedere;
un
continuo
viaggio
nel
mondo
delle
nuvole
parlanti.
L’amore
per
il
viaggio
che
tanto
piaceva
a
Sergio
Bonelli,
e
che
ci
spinge
a
credere
che
il
suo
ultimo
approdo
sia
stata
proprio
la
florida
foresta
di
Darkwood.