N. 11 - Aprile 2006
ATTRAVERSO IL
SENTIERO BUDDHISTA
L'inizio del
sentiero: la Meditazione - Parte II
di Laura
Novak
La dottrina buddista è
completamente assente di dogmi. Il fulcro di tutto è
la Liberazione dello spirito da sudditanze
psicologiche provocate da beni materiali o da blocchi
mentali, dovuti, appunto, a dogmi o codici
comportamentali. Impone al credente, o in maniera
universale all’Uomo, di avere coraggio, di spingersi
oltre quelli che considera limiti, accettando
qualsiasi avvenimento con saggezza.
La libertà e
l’Illuminazione devono quindi diventare per l’uomo il
fine supremo.
Alla base della dottrina
buddhista si hanno Le Quattro Nobili Verità,
comprese da Buddha al momento del Risveglio:
- la
Sofferenza (Dunkha): la capacità cioè di capire
che la sofferenza fa parte della vita e che non è solo
provocato da mali fisici ma anche dall’impossibilità
di ottenere sempre quello che si desidera.
- Il
Desiderio (Samudaya): se la sofferenza è il non
poter raggiungere quello che si desidera, il desiderio
di ottenerlo è l’origine del dolore umano.
- La
Cessazione (Nirodha): per arrivare alla fine
del dolore, bisogna abbandonare il desiderio,
abbandonare l’attaccamento alle cose materiali o alle
persone.
- La
Via (Marga): è la strada da percorrere per
arrivare al Nirvana, cioè l’estinzione totale del
desiderio, ottenendo il piacere assoluto o supremo. Il
fine ultimo diventa l’ottenere la Pace Perfetta.
In chiave di Rinascita
queste quattro verità possono essere intese come la
Diagnosi di quello che ci fa soffrire, l’Eziologia,
come ricerca della causa del dolore che è appunto il
Desiderio, poi la Guarigione nel momento della
Cessazione e, infine, la Terapia, la cura da che è
l’Illuminazione.
Questo percorso da
intraprendere per arrivare al Nirvana è detto
Nobile Ottuplice Sentiero.
E’ una via di salvezza
per l’Uomo che comprende otto corsie, completamente
lontane da tutti gli altri metodi di salvezza
estremisti delle altre religioni.
Due sono di ordine
Intellettuale:
1) Retta Conoscenza,
ovvero il riconoscere tutte le quattro verità dettate
dal Buddha.
2) Retta Risoluzione,
la volontà risoluta, senza cedimenti, di allontanare
il desiderio.
Tre sono di natura
Morale:
3) Retta Parola,
cioè il coraggio di dire sempre e solo il Vero.
4) Retta Azione,
evitare con azioni di procurare danno ad altri o a se
stessi.
5) Retti Mezzi di
Sussistenza, ottenere i mezzi per condurre la
propria vita senza procurare offesa o pesare sulla
vita altrui.
Tre, infine, riguardano
la disciplina Mentale:
6) Retto Sforzo,
orientarsi con sforzo quotidiano verso stili di vita
salutari.
7) Retta
Consapevolezza, mantenere la mente libera da dubbi
o tentazioni verso il desiderio.
8) Retta
Concentrazione, la capacità di meditare per
arrivare all’estasi (Dhyana).
Quest’ultimo concetto,
ovvero il raggiungimento dell’Estasi, è da
intendersi come una stato di sopracoscienza
individuale che consente di arrivare al Nirvana anche
da vivi, nonostante continuino ad esserci, proprio
perché vivi, le sensazioni. E’ essenziale quindi
arrivare ad uno stato di non-pensiero, che permetterà
di arrivare alla pace dei sensi.
L’uomo continuerà però
ad essere prigioniero di un circolo
vita-morte-rinascita, e in quest’ultima tappa
sperimenterà un grado di sofferenza direttamente
proporzionale rispetto alle azioni scorrette compiute
in precedenza. Questo principio è identificato con il
termine Karma (azione).
Il Buddhismo, però,
subito dopo la morte del Maestro Buddha, subì,
diverse spaccature; alcune furono originate dalla
grandissima espansione della dottrina buddhista, non
solo in India, ma anche in Nepal, Tibet, Cina,
Giappone, trasformandosi e creando nuove correnti a
secondo della zona, altre, invece, da problemi
relativi al diverso approccio alla dottrina.
Citeremo prima di ogni
altro i due maggiori:
1) Buddhismo Hinayana
(conosciuto anche come Via Piccola) che
rappresenta la scuola del rigore secondo cui gli
individui erano il fulcro del Dharma. Ogni singola
realtà individuale, minuziosamente studiata, doveva
essere liberata con tutti quei fattori psico-fisici
individuali che consentivano la salvezza e il
raggiungimento del Nirvana, però solo singolarmente.
Quindi, secondo loro, non esiste una salvezza
universale, ma essa è riservata ad una piccola schiera
di eletti.
2) Buddhismo
Mahayana ( Via Grande o Grande Veicolo)
rappresentò per molto tempo la corrente unitaria più
seguita in India. In seguito si sciolse, ma correnti
minoritarie, comunque molto seguite, continuarono la
sua opera. In sostanza sosteneva l’esistenza di
un’unica Realtà, superiore alle Realtà individuali che
sono solo quelle tante piccole parti che compongo
l’Insieme. La salvezza era un problema che doveva
affrontare tutta la comunità. Era una questione
Universale per cui tutti i soggetti individuali devono
aiutarsi reciprocamente.
Un’esigenza
fondamentale, per loro, continua ad essere, ad oggi,
l’avere un Dio in persona, ovvero che il Buddha
deificato e quello storico siano un’unica persona. Per
spiegare questa unione tra i due hanno elaborato una
teoria circa i Tre Corpi di Buddha; il maestro
infatti, secondo loro, ha tre corpi: uno, umano,
con tutte le sue contraddizioni e tentazioni, del
principe Siddharta; un secondo, glorioso,
quello pieno di meriti e di pregio dovuto alle opere
in vita del Buddha; e l’ultimo, della Legge,
che è la sua autentica realtà dominante, quella
spirituale, illimitato, senza carne o ossa. Diventa
quindi l’Assoluto.
Altre furono poi le
trasformazioni e le scissioni del Buddismo, dipendenti
anche dalla mescolanza del Buddhismo con tecniche di
meditazione o discipline psico-fisiche orientali,
soprattutto Giapponesi e Cinesi.
3) Buddhismo
Theravada (o degli Anziani): è la scuola di
più antica fondazione, che si impone una lettura
letterale della parola del Buddha, contro,
soprattutto, le innovazioni dottrinali introdotte
dalla Scuola Mahayana. Fiorì soprattutto in India, ma
il suo massimo sviluppo lo ebbe nello Sri Lanka, in
Vietnam, Thailandia e Cambogia.
4) La
scuola del Buddhismo Cinese che è poi
all’origine del Buddhismo Coreano e Giapponese.
5) Il
Buddhismo tipicamente Giapponese,
chiamato Zen.
6) Il
Buddhismo Tibetano che è uno dei più conosciuto
soprattutto al mondo occidentale, per le sue
diramazioni anche in Europa. La sua scuola più famosa
è sicuramente quella del Karma Kagyu,
nella quale viene praticata la trasmissione diretta
della dottrina da maestro a discepolo, come lo fu da
Buddha alla sua cerchia di adepti, e che mira,
essenzialmente, al riconoscimento della mente
attraverso la meditazione.
Descrivere nella più
maniera esaustiva possibile, come meriterebbe,
l’intero universo buddhista sarebbe tentativo da parte
mia troppo ambizioso. Posso però evidenziare, come
tutti gli insegnamenti, fino ad ora analizzati,
rendano il Buddhismo una delle religioni più
affascinanti di sempre. Una filosofia esclusivamente
mentale che si pone come unico obiettivo la
trasmissione di una pace interiore individuale,
ottenuta con meditazione e grande forza di volontà, ad
una comunità allargata. Una condivisione totale del
benessere. Con la sua costante ricerca
dell’Equanimità, della compassione per i dolori altrui
e dell’amore per il prossimo, getta quelle basi
assolutamente indispensabili per un equilibrio
mondiale, che in questi anni va sempre più a mancare.
Ed è per questo che, secondo la mia opinione, è ora il
momento storico più adatto per la comprensione
assoluta del Buddhismo.
Citando, per concludere,
il Dalai Lama, il Buddismo vuole essere il più
possibile di beneficio per l’umanità, ma se questo non
fosse possibile, il suo scopo diventa in nessun modo
danneggiarla.
Riferimenti
bibliografici:
Delumeau
J., Il fatto Religioso, SEI, Torino, 1997
www.
repubblica.it
www.wikipedia.org
www.buddhismo.it (UBI - Unione Buddhista Italiana)
Delumeau
J., Il fatto Religioso, SEI, Torino, 1997
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