N. 57 - Settembre 2012
(LXXXVIII)
UNA GUERRA "DIVERSA"
RIFLESSIONI SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
di Mira Susic
Il
XX
secolo
è
stato
sconvolto
da
due
conflitti
che
non
solo
hanno
modificato
il
corso
della
storia,
ma
hanno
costituito
anche
una
novità
assoluta
nel
modo
di
combattere.
Possiamo
peraltro
riscontrare
in
entrambi
i
conflitti
non
solo
delle
distinte
specificità,
ma
anche
ma
anche
delle
similitudini.
o
caratteristiche
comuni.
In
altri
termini,
il
concetto
di
guerra
è
cambiato
nel
cosiddetto
secolo
breve.
Ma
quali
sono
quegli
aspetti
comuni
che
caratterizzarono
entrambi
i
conflitti
mondiali?
-
moderna
tecnica
di
combattimento;
-
uso
di
nuove
armi
appositamente
costruite;
-
guerra
totale;
-
guerra
globale
e
non
parcellizzata;
-
mobilitazione
capillare
di
tutto
l’apparato
produttivo
del
paese
(industriale
e
agricolo)
ovvero
un
economia
di
guerra;
-
costi
elevati
del
conflitto
in
termini
di
risorse
finanziare;
-
numero
elevato
di
vittime
civili
e di
caduti
tra
le
file
dei
combattenti;
-
obiettivo
di
distruggere
l’apparato
produttivo
del
nemico;
-
rendere
impossibili
i
rifornimenti
del
nemico;
-
allargamento
degli
obiettivi
militari
a
quelli
civili;
-
influire
sulla
tenuta
psicologica
della
popolazione
civile
e
dei
combattenti;
-
estendere
i
combattimenti
dalla
terra
ferma
sul
mare
e
nei
cieli;
-
coordinamento
delle
tre
forze
amate
nelle
operazioni
militari:
esercito,
marina,
aviazione;
-
un
esercito
di
massa
(mobilitazione
generale
di
tutti
gli
uomini
idonei
al
combattimento);
-
unificazione
delle
strutture
di
comando
delle
alleanze
militari
in
operazioni
belliche
comuni
a
breve
e
lungo
termine;
-
strategia
comune
bellica
e
politica
delle
alleanze
contrapposte;
-
l’obiettivo
di
cambiare
o di
mantenere
l’equilibrio
internazionale
tra
gli
stati
in
vigore
prima
dello
scoppio
del
conflitto;
-
largo
uso
della
propaganda;
Nella
seconda
guerra
mondiale
però
possiamo
riscontrare
delle
caratteristiche
del
tutto
specifiche:
-
conflitto
ideologico;
-
conflitto
su
base
razziale;
-
conflitto
di
sterminio
pianificato;
-
imposizione
di
un
sistema
sociopolitico
ed
economico
nei
territori
occupati
dalle
proprie
truppe;
-
attuazione
di
una
pulizia
etnica;
-
crimini
di
guerra
nelle
zone
occupate;
-
bonifica
del
territorio
(per
annientare
i
movimenti
partigiani
e di
resistenza
sorti
nei
paesi
occupati);
-
guerra
di
liberazione
e
guerra
civile
nei
territori
occupati;
-
imposizione
della
resa
incondizionata
del
nemico
sconfitto
senza
possibilità
di
alcuna
trattativa;
-
impiego
coordinato
delle
forze
navali,
terrestri
ed
aree;
- cambiamento
radicale
dei
equilibri
internazionali
in
vigore
fino
ad
allora
con
la
spartizione
concordata
delle
sfere
d’influenza;
Le
ragioni
dello
scontro
furono
molteplici
ma
il
punto
di
partenza
era
uno
solo:
l’annullamento
della
pace
di
Versailles
del
suo
sistema
della
sicurezza
collettiva.
L’odiato
sistema
di
Versailles
fu
soltanto
il
trampolino
di
lancio
per
una
guerra
di
conquista
scatenata
dal
nazifascismo
che
aveva
come
obiettivo
il
dominio
non
solo
in
Europa
ma
anche
in
tutto
l’emisfero
occidentale.
Il
nuovo
ordine
mondiale
programmato
dallo
schieramento
nazi-fascista
non
avrebbe
solo
sradicato
il
sistema
coloniale
francese
e
britannico,
avuto
come
obiettivo
principale
la
creazione
di
uno
spazio
vitale
a
est
e
trasformato
l’intero
continente
europeo
dalle
coste
atlantiche
fino
agli
Urali
in
una
fortezza
dominata
e
sfruttata
dal
Terzo
Reich
millenario,
ma
anche
avrebbe
dovuto
allargarsi
al
continente
americano
ottenendone
il
completo
controllo
per
lo
sfruttamento
delle
sue
illimitate
risorse.
“Anche
se
non
lo
desidera
e
non
lo
comprende,
Hitler
sta
scuotendo
il
sistema
capitalistico.”
si
espresse
Stalin
a
pochi
giorni
dal
inizio
del
conflitto.
Stalin
non
si
era
sbagliato.
Si
trattava
davvero
di
uno
scontro
tra
due
visioni
del
capitalismo,
quello
autoritario,
dittatoriale
dirigista
su
basi
razziali
che
si
contrapponeva
con
violenza
inaudita
alla
visione
opposta,
quella
nata
nel
mondo
anglosassone
e
con
la
rivoluzione
francese,
e
cioè
il
libero
mercato
fondato
sull’
iniziativa
del
singolo,
i
diritti
civili
e il
pluralismo
politico.
A
questo
scontro
fratricida
capitalista
si
aggiunse
un
alto
elemento:
lo
scontro
voluto
e
portato
avanti
dal
nazi-fascismo
con
spietata
determinazione
contro
l’unico
stato
socialista
dell’epoca
l’Unione
Sovietica.
Possiamo
dunque
parlare
tranquillamente
di
due
distinti
scontri
in
quel
conflitto:
-
ideologico
politico
e
economico
tra
stati
capitalisti;
-
ideologico
politico
e
economico
tra
all’epoca
la
parte
più
aggressiva
degli
stati
capitalisti
(
dittature
nazista
e
fascista)
contro
l’unico
stato
socialista;
La
posta
in
gioco
in
quel
conflitto
era
una
sola:
il
predominio
assoluto
nell’emisfero
occidentale
con
una
radicale
trasformazione
dei
principi
guida
della
cultura
occidentale
e
della
società.
Di
conseguenza
veniva
lanciata
un
sfida
ben
precisa
ai
valori
e ai
principi
capisaldi
della
civiltà
occidentale
sviluppatisi
lungo
il
corso
della
storia.
In
altri
termini
un
nuovo
tipo
di
ordine
mondiale
retto
da
una
politica
capillare
di
dominio
e
discriminazione
razziale
avrebbe
dovuto
diventare
il
nuovo
modello
di
società
occidentale.
Tendo
presente
questo
fatto
inconfutabile
in
merito
alla
natura
specifica
della
seconda
guerra
mondiale
ci
appaiono
più
chiare
le
ragioni
profonde
che
avevano
portato
all’alleanza
tra
il
cosiddetto
capitalismo
liberale
fondato
sui
principi
del
pluralismo
politico
e
diritti
civili
con
il
modello
dello
stato
sovietico
fondato
sul
ideologia
del
marxismo-leninismo.
Adesso
ci
possiamo
porre
una
semplice
domanda:
chi
rappresentava
la
minaccia
più
pericolosa
per
il
capitalismo
liberale?
Chiunque
avesse
avuto
in
mente
di
ottenere
il
dominio
assoluto
nell’emisfero
occidentale
in
altri
termini
avesse
messo
in
dubbio
i
principi
della
Dottrina
Monroe.
La
possibilità
molto
concreta
di
dover
fare
fronte
in
un
immediato
futuro
ad
un
espansione
nazi-fascista
non
solo
ideologica
ma
anche
economica
e
militare
in
America
latina
allarmò
non
poco
Washington.
I
tentativi
non
troppo
nascosti
da
parte
dei
regime
nazista
di
trovare
una
sponda
oltreoceano
nei
regimi
autoritari
del
continente
sudamericano
spinse
Washington
a
considerare
seriamente
non
solo
la
minaccia
giapponese,
ma
anche
quella
nazista
alla
sua
sicurezza
nazionale.
I
principi
cardine
della
Dottrina
Monroe
venivano
chiaramente
messi
in
discussione
e
minacciati
apertamente
su
entrambi
i
fronti,
quello
dell’
oceano
Pacifico,
e
quello
dell’oceano
Atlantico.
L’obiettivo
del
capitalismo
liberale
sviluppatosi
nel
mondo
anglosassone
era
quello
di
mantenere
la
posizione
predominate
nell’emisfero
occidentale.
Ciò
equivaleva
sia
per
l’impero
coloniale
britannico
sia
per
l’aspirazioni
americane
di
sostituire
nel
tempo
la
posizione
di
predominio
britannica
nel
mondo.
Questo
sorpasso
tra
i
due
cugini
anglosassoni
però
avrebbe
dovuto
avvenire
in
modo
non
violento
senza
scossoni
o
conflitti
tra
i
due
paesi
instaurando
una
rapporto
speciale
tra
le
due
sponde
dell’oceano
Atlantico.
Il
nazi-fascismo
perciò
diventò
una
seria
minaccia
per
il
modello
del
capitalismo
liberale
che
scelse
di
allearsi
con
l’unico
soggetto
sul
continente
europeo
destinato
a
diventare
anche
esso
un
obiettivo
di
una
conquista
nazi-fascista.
Trovare
una
sponda
sul
continente
europeo
dopo
la
ritirata
britannica
e la
catastrofe
francese
capace
di
resistere
all’assalto
nazi-fascita
diventò
essenziale
per
la
sopravvivenza
non
solo
di
Londra
ma
anche
di
Washington.
Inoltre
all’epoca
l’
URSS
non
rappresentava
una
seria
minaccia
per
il
ruolo
guida
anglosassone
nella
sfera
occidentale.
Infatti
dopo
il
crollo
dell’impero
zarista,
la
rivoluzione,
la
sua
successiva
uscita
dal
primo
conflitto
mondiale
e la
guerra
civile
il
paese
uscì
politicamente,
militarmente,
economicamente
e
territorialmente
ridimensionato
e
indebolito
dovendo
anche
affrontare
un
isolamento
internazionale
nonché
la
ricostruzione
interna
facendo
i
conti
con
la
cronica
arretratezza
del
paese
retaggio
del
suo
passato
storico.
Il
problema
di
Stalin
invece
era
quello
di
allontanare
nel
tempo
un
conflitto
oramai
diventato
inevitabile,
perciò
grazie
alla
resistenza
britannica
nel
Mediterraneo
e
nei
cieli
delle
Isole
britanniche
che
aveva
trasformato
la
battaglia
sul
fronte
occidentale
in
una
guerra
di
logoramento
per
Hitler,
poneva
secondo
lui
l’URSS
momentaneamente
al
riparo
da
un
invasione
nazi-fascista.
La
classica
tesi
marxista
del
indebolimento
reciproco
dei
paesi
capitalisti
in
guerra
tra
loro
questa
volta
non
funzionò
del
tutto
dato
che
Hitler
scelse
di
attaccare
lo
stesso
malgrado
di
aver
firmato
con
Stalin
un
patto
di
non
aggressione
e di
non
aver
ancora
piegato
la
Gran
Bretagna
al
suo
volere
di
dominio.
Date
le
circostanze
il
rovesciamento
dell’alleanza
si
rese
indispensabile
per
Stalin
essendo
sotto
attacco
nazi-fascista.
L’alleanza
con
il
mondo
anglosassone
era
l’unica
via
praticabile
e
indispensabile
per
incidere
sulle
sorti
del
paese
apparentemente
già
segnate
dalla
mossa
a
sorpresa
di
Hitler.
In
conclusione
il
nazifascismo
si
dimostrò
pericoloso
in
eguale
misura
sia
per
le
potenze
anglosassoni
sia
per
lo
stato
sovietico.
Entrambi
erano
seriamente
minacciati
dal
tentativo
nazi-fascista
di
dominare
non
solo
l’Europa
ma
anche
l’emisfero
occidentale.