N. 70 - Ottobre 2013
(CI)
L'ORO DI GUSTAV KLIMT
TRADIZIONE E INNOVAZIONE VIENNESE
di Alessandra Caggiano
La
Vienna
fin-de-siècle
mette
in
evidenza
le
caratteristiche
peculiari
di
un'epoca
segnata
da
un
profondo
cambiamento.
La
crisi
dei
valori
ottocenteschi
e il
conseguente
disagio
esistenziale
costituiscono
solo
alcuni
esempi
di
rottura
con
il
passato.
La
città
di
Vienna
si
trasforma
in
un
vero
e
proprio
laboratorio
d'avanguardia,
sia
sul
piano
intellettuale
sia
su
quello
meramente
pratico.
Il
suo
destino
può
essere
assimilato
a
quello
di
Parigi,
città
colpita
dallo
stesso
fermento:
si
tratta
di
nascenti
metropoli
all'interno
delle
quali
la
metamorfosi
globale
avanza
velocemente,
tale
da
determinare
un
senso
di
profondo
disorientamento
dinnanzi
alla
modernità
e al
processo
di
massificazione.
Per
quanto
riguarda
la
città
austriaca,
lo
scrittore
Arthur
Schnitzler
descrive
molto
bene
questo
scenario,
soffermandosi
sulla
nervosità
dilaniante
che
inquieta
il
decoro
borghese,
nonché
sulla
crisi
d'identità
e
sull'angoscia
che
colpiscono
il
soggetto.
La
Traumnovelle
dello
scrittore,
da
cui
Stanley
Kubrick
realizza
la
sua
ultima
pellicola
cinematografica
Eyes
Wide
Shut
del
1999,
mette
a
nudo
la
società
viennese
tra
la
fine
dell'Ottocento
e i
primi
del
Novecento.
D'altronde
in
questo
periodo
Vienna
assume
un
carattere
fondamentale
e si
trasforma
in
un
centro
culturale
impareggiabile:
è la
città
della
psicoanalisi
di
Sigmund
Freud,
della
musica
di
Gustav
Mahler
e
Arnold
F.W.
Schönberg,
dell'architettura
moderna
di
Adolf
Loos
e
della
nuova
concezione
artistica
di
Gustav
Klimt.
Lo
scopo
essenziale,
in
tutti
gli
ambiti,
è
quello
di
ridefinire
la
soggettività
moderna,
poiché
appare
fondamentale
l'esigenza
di
mostrare
all'uomo
moderno
il
vero
volto
del
cambiamento;
l'uomo
viennese,
a
questo
punto,
deve
considerarsi
partecipe
della
suddetta
fase
di
transizione.
Anche
dal
punto
di
vista
pittorico
è
necessario
diffondere
i
nuovi
principi
estetici
e,
dunque,
dedicarsi
ad
una
instancabile
sperimentazione.
Questo
è il
clima
dominante
della
Secessione
viennese,
la
cui
figura
dominante
è
senza
ombra
di
dubbio
quella
di
Gustav
Klimt
il
quale
riesce
ad
approdare
al
suo
personale
"nuovo
stile".
Il
radicale
mutamento
del
gusto
e
l'evoluzione
legata
alla
sua
prassi
pittorica,
conducono
l'artista
al
suo
inconfondibile
"simbolismo
decorativo".
Il
linguaggio
adottato
da
Klimt,
infatti,
si
avvale
sia
dell'ornamento
sia
dell'oro
quali
elementi
promotori
di
un
nuovo
modus
operandi.
Tale
ispirazione
deriva
sicuramente
da
molti
fattori,
primo
fra
tutti
il
fatto
di
essere
figlio
di
un
orefice
e
incisore
boemo.
Inoltre
gli
anni
della
sua
formazione
hanno
contribuito
a
plasmare
la
personalità
artistica
del
giovane
Klimt.
Egli,
infatti,
acquisisce
sempre
maggiori
competenze,
affidandosi
allo
studio
di
diverse
tecniche
quali
il
mosaico
e la
lavorazione
dei
metalli
presso
la
scuola
d'Arti
applicate
del
Museo
dell'Arte
e
dell'Industria.
Non
è
difficile
quindi
comprendere
il
motivo
della
scelta
di
un
linguaggio
decorativo
così
peculiare,
quasi
in
controtendenza
con
gli
accadimenti
di
quegli
anni.
In
realtà
si
tratta
di
un
vero
e
proprio
"ritorno
al
passato",
un
recupero
consapevole
degli
stili
del
passato
riproposti
da
Klimt
per
dare
un
volto
alle
ossessioni
del
suo
tempo.
Pertanto
l'ornamento
non
deve
considerarsi
quale
forma
vuota,
bensì
la
struttura
di
un'immagine
che
si
concretizza
procedendo
per
addizione
e
per
interazione
dei
vari
elementi.
La
prassi
è la
stessa
che
viene
utilizzata
per
la
realizzazione
dei
mosaici,
i
quali
diventano
oggetto
di
studio
ravvicinato
per
l'artista
durante
i
suoi
viaggi
a
Ravenna.
L'imitazione
del
passato
appare
dunque
abbastanza
evidente:
è il
"periodo
dell'oro".
La
Vienna
vista
con
gli
occhi
di
Klimt
rievoca
una
nuova
Bisanzio
e
l'oro
rappresenta
la
memoria
lucente
dell'infanzia
attraverso
la
quale
si
compie
un
salto
indietro
nel
tempo
in
contrasto
con
lo
sviluppo
urbano
della
metropoli
austriaca.
L'oro,
inteso
come
materia
compositiva
e
decorativa
dominante,
assume
un
ruolo
che
va
al
di
là
della
rievocazione
storica:
attraverso
le
sue
icone
Klimt
si
propone
di
risvegliare,
stimolare
e
diffondere
un
nuovo
culto
e
una
nuova
sensibilità
artistica.
è
il
linguaggio
che
Klimt
ha
scelto
per
elaborare,
attraverso
il
suo
stile
pittorico,
un
modello
di
trasformazione
simbolica
del
mondo,
con
tutte
le
sue
ambiguità
e le
sue
vie
di
fuga.
Non
è un
caso
che
il
motto
dei
secessionisti,
la
cui
adesione
di
Klimt
fu
senz'altro
significativa,
recitava:
"al
tempo
la
sua
arte,
all'arte
la
sua
libertà".
Riferimenti
bibliografici:
E.
di
Stefano,
Gustav
Klimt.
L'oro
della
seduzione,
Giunti
Editore,
Firenze
2009.
A.
Schnitzler,
Doppio
Sogno,
BUR,
Milano
2004.
R.
Barilli,
L'arte
contemporanea.
Da
Cézanne
alle
ultime
tendenze,
Feltrinelli,
Milano
2005.