Lo SCOIATTOLO
e la sua simbologia
Credenze, miti, significati
di Giulia
Cesarini Argiroffo
La maggiore caratteristica degli
scoiattoli
è la folta e lunga coda.
Tant’è che nell’Antica Grecia e
nell’Antica Roma si pensava che
questi animali nelle giornate di
sole si facessero ombra con la coda.
Più nello specifico tale credenza
non valeva solo per gli scoiattoli
ma si estendeva anche a tutti gli
altri componenti appartenenti alla
sua stessa famiglia zoologica
(attuale). Infatti il termine “Sciuridi”,
che deriva dal nome greco “σκίουρος”
(skíourus) e dal latino classico “sciurus”,
letteralmente significa ed è
traducibile appunto con: “Che si
fa ombra con la coda”.
Nella simbologia europea, di cui si
tratterà di seguito, quando ci si
riferisce a questo animale
s’intende, praticamente sempre, la
specie dello “scoiattolo rosso”
(Sciurus vulgaris) con la
pelliccia fulva.
In Occidente,
per secoli, questo animale ha
avuto una connotazione negativa.
Nello specifico lo scoiattolo
nell’Antichità lo si guardava
con diffidenza e, come considera lo
storico Pastoureau. probabilmente
ciò fu dovuto al suo manto
rossiccio. Questo, infatti, trae
origine da un’antica superstizione
come di solito accadeva per le
persone con i capelli rossi, che
erano una minoranza della
popolazione, da tenere ai margini
della società e quindi da
discriminare. Questo si attesta fin
dall’Antichità ad esempio nella
cultura greco-romana, in quella
germanica-scandinava e in quella
giudaico-cristiana ma proseguì anche
in epoche successive, come tuttora
testimoniano alcuni proverbi, modi
di dire e detti popolari. Così anche
gli animali rossicci, come gli
scoiattoli, hanno per secoli subito
la medesima discriminazione
simbolica.
Ad esempio nella mitologia
degli Antichi Germani del Nord
lo scoiattolo Ratatöskr, che
letteralmente significava “dente di
ratto”, percorreva continuamente su
e giù il fusto dell’albero del mondo
Yggdrasil. Questo al fine di
seminare zizzania tra l’aquila che
stava sulla cima della pianta e il
dragone-serpente Nidhöggr, che si
annidava invece in basso tra le
radici. Lo scoiattolo riferiva di
volta in volta a l’uno e all’altro
quello che l’avversario poco prima
aveva detto di lui e così i due
nemici si scambiavano costantemente
insulti. Inoltre nell’Antica cultura
norrena lo scoiattolo veniva
associato al losco Loki.
Quest’ultimo era ritenuto il demone
del fuoco, un genio distruttore e
malvagio, padre dei mostri più
orribili e terribili. Questa entità,
secondo la mitologia, insieme alla
sua prole alla fine dei tempi
godranno tutti insieme della
distruzione del mondo e
dell’umanità. Loki rappresentava
l’astuzia cattiva e la perversione
dello spirito presenti in ogni
individuo, che conducevano alla
perdita dell’anima. Oltretutto
questa figura spesso si
rappresentava con la capigliatura
rossiccia, ritenuto di solito un
attributo negativo, come il manto
dello scoiattolo che nelle sue
raffigurazioni generalmente
presentava lo stesso colore.
In epoca cristiana,
questo animale venne associato al
diavolo in quanto si pensava che
facesse parte della sua corte di
creature diaboliche. Si riteneva che
Satana si incarnasse in questo
essere rossiccio, veloce nello
sgusciar via e difficile da
catturare.
Nello specifico, nell’Europa
cristiana medievale, lo
scoiattolo si riteneva un animale
pigro, lascivo, stupido e avaro.
Secondo tale concezione trascorreva
la maggior tempo a dormire, a
stuzzicare gli altri congeneri, a
prendersi delle libertà con le
femmine della sua specie, a giocare,
a scorrazzare e a folleggiare tra
gli alberi. Inoltre, il fatto che
aveva l’abitudine di mettere da
parte molto più cibo di quanto
potesse servirgli era segno di
avarizia, ritenuto un grave peccato,
e peggio ancora il non ricordare
nemmeno quali fossero i nascondigli
utilizzati indicava la sua grande
stoltezza.
Nell’iconografia medievale
non sempre gli animali si
raffiguravano come erano nella
realtà, in maniera naturalistica, ma
gli artisti si preoccupavano in
particolare di dotarli degli
attributi che li caratterizzavano
soprattutto da un punto di vista
simbolico. Questi ultimi
costituivano i tratti di
riconoscimento di ogni animale e si
rifacevano alle proprietà che per
ogni specie erano messe in risalto
nei bestiari dell’epoca. Tali
attributi quindi erano convenzionali
piuttosto che reali. Per quanto
riguardava lo scoiattolo dal punto
di vista plastico e simbolico era
reso molto somigliante a una scimmia
dal manto rossiccio. Ad esempio in
molti testi tedeschi del XIV secolo
veniva definito come “scimmia della
foresta”, in quanto questi animali
stavano sempre tra gli alberi dei
boschi. Non solo, ma la sua
raffigurazione di profilo poteva
somigliare anche ad altri animali.
Gli attributi di riconoscimento
dello scoiattolo, che consentivano
di distinguerlo da altre bestioline,
erano le sue peculiari orecchie e la
nocciola che teneva sempre fra le
zampe anteriori. Inoltre era tipico
raffigurare il suo pelo come fulvo,
simbolo esteriore della sua cattiva
natura.
Nelle iconografie e nei testi
medievali, a partire dal XIII
secolo circa (prima era più
occasionale), si diffuse
tacitamente la convenzione, in
quasi tutta l’Europa occidentale, di
rappresentare con i capelli rossi,
retaggio dell’antica superstizione
sopracitata, gli individui da
emarginare nella società e quindi da
discriminare. Così si affermò la
stessa convenzione anche per gli
animali dal manto rossiccio,
come gli scoiattoli, che si
consideravano dunque simboli
negativi.
Per molti secoli l’Uomo ha
cacciato lo scoiattolo per
la sua bella pelliccia.
Infatti spesso per gli stemmi della
corporazioni delle arti e mestieri
europei dei pellicciai – in cui la
figura araldica evocava direttamente
la professione interessata – si
sceglieva come figura araldica
questo animale. In Finlandia la
pelliccia dello scoiattolo si usava
anche come moneta di scambio e
tutt’oggi si suole utilizzare, per
riferirsi al denaro, l’espressione
“pelle di scoiattolo”.
Solo a partire dal Seicento
lo scoiattolo cominciò a godere di
un’immagine più positiva
nelle enciclopedie e nella
letteratura zoologica europea. Tale
rivalutazione fu molto rapida e
vistosa tanto che nel secolo
successivo alcuni autori nei loro
testi lo elogiarono. Ad esempio nel
Settecento George-Louis Leclerc,
conte di Buffon, scrisse nella sua
opera “Storia naturale” che ammirava
lo scoiattolo e che lo considerava
uno degli animali più affascinanti e
simpatici della Creazione.
Attualmente,
in generale, si considera
lo scoiattolo un animaletto
simpatico, inoffensivo, allegro,
ludico e giocherellone. Simboleggia
fiducia (infatti non si fa
avvicinare facilmente dalle persone
e se lo fa dimostra di superare le
proprie difese interiori per
aprirsi), lungimiranza (nasconde il
cibo per i momenti di difficoltà),
purezza della natura (restituisce
alla terra ciò che non usa e
contribuisce a creare nuovi alberi,
in quanto talvolta dimentica di
disseppellire il cibo che nasconde),
riservatezza (ama i luoghi
discreti), spensieratezza (infatti è
affabile e giocherellone),
scaltrezza e agilità (per come si
muove nel mondo).
Del resto gli scoiattoli sono
animali resistenti, adattabili
all’ambiente, pieni di risorse,
incredibilmente perseveranti,
curiosi, caparbi, svelti e concreti
e tali peculiarità si riversano
anche nella loro simbologia.
Queste caratteristiche le dimostrano
ad esempio quando si tratta di
trovare nuovi modi per procurarsi il
cibo, dove danno prova di essere
sempre molto pazienti e determinati.
Ancora più esemplificativo di ciò è
quando gli scoiattoli si devono
arrampicare su strutture
apparentemente impossibili da
scalare, trovare la strada per
entrare in spazi chiusi, rovistare,
aspettare sugli alberi o lungo le
sommità delle recinzioni. Provano a
fare tutto ciò con perseveranza fin
quando non compiono la loro
missione.
Così oggigiorno le persone che
credono agli Animali Guida,
ritengono che lo Spirito Guida
Scoiattolo sia fonte
d’ispirazione per le sue peculiarità
nel comportamento. Infatti per gli
esseri umani la determinazione è
fondamentale nella vita creativa,
lavorativa, sociale e persino
spirituale. Imparare ciò che è nuovo
o cercare di raggiungere un
obiettivo lontano può essere
soverchiante e doloroso e si può
desiderare di rinunciarvi ma non
bisogna desistere.
Si deve prendere esempio dagli
scoiattoli che mettono
diligentemente da parte provviste di
cibo senza sapere cosa accadrà
successivamente, concentrandosi più
sull’azione che sul risultato.
Infatti questi animali non possono
sapere ciò che succederà in un
futuro a lungo termine per cui una
riserva di cibo dimenticata potrebbe
diventare un nuovo albero che potrà
nutrire i suoi successori.
Analogamente ogni persona deve porsi
un proprio scopo quotidiano
attenendosi a esso e anche se non si
può conoscere quello che sarà il
risultato finale tutto ciò
rappresenta un ottimo esercizio per
sviluppare l’intenzione.
Di conseguenza bisogna attendere con
pazienza gli sviluppi di tali
propositi tenendo conto che questi
potrebbero anche avere un risvolto
inaspettato ma non per questo
necessariamente negativo. In tal
senso ad esempio sarebbe utile
tenere un diario di ogni giorno,
senza eccezioni, scrivendovi ciò che
passa per la testa, seppure fosse
una sciocchezza perché questo alla
fine può costituire una forma di
ispirazione individuale che potrebbe
servire alla persona in un tempo
successivo così come lo scoiattolo
fa con le sue provviste di cibo.
Quando qualcuno si sente senza
forze, sente diminuire
progressivamente la sua creatività e
la motivazione per portare a termine
i propri obiettivi non si deve
scoraggiare e arretrare di fronte
agli ostacoli che incontra lungo il
proprio percorso. Al contrario è
necessario cercare di focalizzarsi
nel presente sui propri progetti,
prestandovi sempre un’attenzione
scrupolosa e persistente per
renderli pronti a ripartire.
Esattamente come fa lo scoiattolo
che non perde mai la pazienza, la
determinazione e la curiosità nella
vita così dovrebbero fare anche le
persone impegnandosi con gioia a
mantenere un rapporto attento con
gli altri e con la natura.
Riferimenti bibliografici:
Biedermann, Hans, Enciclopedia
dei Simboli, Garzanti editore,
Milano 1991.
Isnardi, Gianna Chiesa, I miti
nordici, Longanesi editore,
Milano 1991.
Pastoureau, Michel, Figure
dell’araldica. Dai campi di
battaglia del XII secolo ai simboli
della società contemporanea,
Ponte delle Grazie editore, Milano
2017.
Pastoureau, Michel, Rosso. Storia
di un colore, Ponte delle Grazie
editore, Milano 2016.
Pastoureau, Michel, Bestiari del
Medioevo, Einaudi editore,
Milano 2012.
Pastoureau, Michel, Medioevo
simbolico, Laterza editore,
Bari-Roma 2007.
Ruiz, José, Animali sciamanici di
potere, Il Punto d’Incontro
editore, Vicenza 2022.