[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 201 / SETTEMBRE 2024 (CCXXXII)


ambiente

Lo SCOIATTOLO e la sua simbologia
Credenze, miti, significati

di Giulia Cesarini Argiroffo

 

La maggiore caratteristica degli scoiattoli è la folta e lunga coda. Tant’è che nell’Antica Grecia e nell’Antica Roma si pensava che questi animali nelle giornate di sole si facessero ombra con la coda. Più nello specifico tale credenza non valeva solo per gli scoiattoli ma si estendeva anche a tutti gli altri componenti appartenenti alla sua stessa famiglia zoologica (attuale). Infatti il termine “Sciuridi”, che deriva dal nome greco “σκίουρος” (skíourus) e dal latino classico “sciurus”, letteralmente significa ed è traducibile appunto con: “Che si fa ombra con la coda”.

 

Nella simbologia europea, di cui si tratterà di seguito, quando ci si riferisce a questo animale s’intende, praticamente sempre, la specie dello “scoiattolo rosso” (Sciurus vulgaris) con la pelliccia fulva.

 

In Occidente, per secoli, questo animale ha avuto una connotazione negativa. Nello specifico lo scoiattolo nell’Antichità lo si guardava con diffidenza e, come considera lo storico Pastoureau. probabilmente ciò fu dovuto al suo manto rossiccio. Questo, infatti, trae origine da un’antica superstizione come di solito accadeva per le persone con i capelli rossi, che erano una minoranza della popolazione, da tenere ai margini della società e quindi da discriminare. Questo si attesta fin dall’Antichità ad esempio nella cultura greco-romana, in quella germanica-scandinava e in quella giudaico-cristiana ma proseguì anche in epoche successive, come tuttora testimoniano alcuni proverbi, modi di dire e detti popolari. Così anche gli animali rossicci, come gli scoiattoli, hanno per secoli subito la medesima discriminazione simbolica.

 

Ad esempio nella mitologia degli Antichi Germani del Nord lo scoiattolo Ratatöskr, che letteralmente significava “dente di ratto”, percorreva continuamente su e giù il fusto dell’albero del mondo Yggdrasil. Questo al fine di seminare zizzania tra l’aquila che stava sulla cima della pianta e il dragone-serpente Nidhöggr, che si annidava invece in basso tra le radici. Lo scoiattolo riferiva di volta in volta a l’uno e all’altro quello che l’avversario poco prima aveva detto di lui e così i due nemici si scambiavano costantemente insulti. Inoltre nell’Antica cultura norrena lo scoiattolo veniva associato al losco Loki. Quest’ultimo era ritenuto il demone del fuoco, un genio distruttore e malvagio, padre dei mostri più orribili e terribili. Questa entità, secondo la mitologia, insieme alla sua prole alla fine dei tempi godranno tutti insieme della distruzione del mondo e dell’umanità. Loki rappresentava l’astuzia cattiva e la perversione dello spirito presenti in ogni individuo, che conducevano alla perdita dell’anima. Oltretutto questa figura spesso si rappresentava con la capigliatura rossiccia, ritenuto di solito un attributo negativo, come il manto dello scoiattolo che nelle sue raffigurazioni generalmente presentava lo stesso colore.

 

In epoca cristiana, questo animale venne associato al diavolo in quanto si pensava che facesse parte della sua corte di creature diaboliche. Si riteneva che Satana si incarnasse in questo essere rossiccio, veloce nello sgusciar via e difficile da catturare.

 

Nello specifico, nell’Europa cristiana medievale, lo scoiattolo si riteneva un animale pigro, lascivo, stupido e avaro. Secondo tale concezione trascorreva la maggior tempo a dormire, a stuzzicare gli altri congeneri, a prendersi delle libertà con le femmine della sua specie, a giocare, a scorrazzare e a folleggiare tra gli alberi. Inoltre, il fatto che aveva l’abitudine di mettere da parte molto più cibo di quanto potesse servirgli era segno di avarizia, ritenuto un grave peccato, e peggio ancora il non ricordare nemmeno quali fossero i nascondigli utilizzati indicava la sua grande stoltezza.

 

Nell’iconografia medievale non sempre gli animali si raffiguravano come erano nella realtà, in maniera naturalistica, ma gli artisti si preoccupavano in particolare di dotarli degli attributi che li caratterizzavano soprattutto da un punto di vista simbolico. Questi ultimi costituivano i tratti di riconoscimento di ogni animale e si rifacevano alle proprietà che per ogni specie erano messe in risalto nei bestiari dell’epoca. Tali attributi quindi erano convenzionali piuttosto che reali. Per quanto riguardava lo scoiattolo dal punto di vista plastico e simbolico era reso molto somigliante a una scimmia dal manto rossiccio. Ad esempio in molti testi tedeschi del XIV secolo veniva definito come “scimmia della foresta”, in quanto questi animali stavano sempre tra gli alberi dei boschi. Non solo, ma la sua raffigurazione di profilo poteva somigliare anche ad altri animali. Gli attributi di riconoscimento dello scoiattolo, che consentivano di distinguerlo da altre bestioline, erano le sue peculiari orecchie e la nocciola che teneva sempre fra le zampe anteriori. Inoltre era tipico raffigurare il suo pelo come fulvo, simbolo esteriore della sua cattiva natura.

 

Nelle iconografie e nei testi medievali, a partire dal XIII secolo circa (prima era più occasionale), si diffuse tacitamente la convenzione, in quasi tutta l’Europa occidentale, di rappresentare con i capelli rossi, retaggio dell’antica superstizione sopracitata, gli individui da emarginare nella società e quindi da discriminare. Così si affermò la stessa convenzione anche per gli animali dal manto rossiccio, come gli scoiattoli, che si consideravano dunque simboli negativi.

 

Per molti secoli l’Uomo ha cacciato lo scoiattolo per la sua bella pelliccia. Infatti spesso per gli stemmi della corporazioni delle arti e mestieri europei dei pellicciai – in cui la figura araldica evocava direttamente la professione interessata – si sceglieva come figura araldica questo animale. In Finlandia la pelliccia dello scoiattolo si usava anche come moneta di scambio e tutt’oggi si suole utilizzare, per riferirsi al denaro, l’espressione “pelle di scoiattolo”.

 

Solo a partire dal Seicento lo scoiattolo cominciò a godere di un’immagine più positiva nelle enciclopedie e nella letteratura zoologica europea. Tale rivalutazione fu molto rapida e vistosa tanto che nel secolo successivo alcuni autori nei loro testi lo elogiarono. Ad esempio nel Settecento George-Louis Leclerc, conte di Buffon, scrisse nella sua opera “Storia naturale” che ammirava lo scoiattolo e che lo considerava uno degli animali più affascinanti e simpatici della Creazione.

 

Attualmente, in generale, si considera lo scoiattolo un animaletto simpatico, inoffensivo, allegro, ludico e giocherellone. Simboleggia fiducia (infatti non si fa avvicinare facilmente dalle persone e se lo fa dimostra di superare le proprie difese interiori per aprirsi), lungimiranza (nasconde il cibo per i momenti di difficoltà), purezza della natura (restituisce alla terra ciò che non usa e contribuisce a creare nuovi alberi, in quanto talvolta dimentica di disseppellire il cibo che nasconde), riservatezza (ama i luoghi discreti), spensieratezza (infatti è affabile e giocherellone), scaltrezza e agilità (per come si muove nel mondo).

 

Del resto gli scoiattoli sono animali resistenti, adattabili all’ambiente, pieni di risorse, incredibilmente perseveranti, curiosi, caparbi, svelti e concreti e tali peculiarità si riversano anche nella loro simbologia. Queste caratteristiche le dimostrano ad esempio quando si tratta di trovare nuovi modi per procurarsi il cibo, dove danno prova di essere sempre molto pazienti e determinati. Ancora più esemplificativo di ciò è quando gli scoiattoli si devono arrampicare su strutture apparentemente impossibili da scalare, trovare la strada per entrare in spazi chiusi, rovistare, aspettare sugli alberi o lungo le sommità delle recinzioni. Provano a fare tutto ciò con perseveranza fin quando non compiono la loro missione.

 

Così oggigiorno le persone che credono agli Animali Guida, ritengono che lo Spirito Guida Scoiattolo sia fonte d’ispirazione per le sue peculiarità nel comportamento. Infatti per gli esseri umani la determinazione è fondamentale nella vita creativa, lavorativa, sociale e persino spirituale. Imparare ciò che è nuovo o cercare di raggiungere un obiettivo lontano può essere soverchiante e doloroso e si può desiderare di rinunciarvi ma non bisogna desistere.

 

Si deve prendere esempio dagli scoiattoli che mettono diligentemente da parte provviste di cibo senza sapere cosa accadrà successivamente, concentrandosi più sull’azione che sul risultato. Infatti questi animali non possono sapere ciò che succederà in un futuro a lungo termine per cui una riserva di cibo dimenticata potrebbe diventare un nuovo albero che potrà nutrire i suoi successori. Analogamente ogni persona deve porsi un proprio scopo quotidiano attenendosi a esso e anche se non si può conoscere quello che sarà il risultato finale tutto ciò rappresenta un ottimo esercizio per sviluppare l’intenzione.

 

Di conseguenza bisogna attendere con pazienza gli sviluppi di tali propositi tenendo conto che questi potrebbero anche avere un risvolto inaspettato ma non per questo necessariamente negativo. In tal senso ad esempio sarebbe utile tenere un diario di ogni giorno, senza eccezioni, scrivendovi ciò che passa per la testa, seppure fosse una sciocchezza perché questo alla fine può costituire una forma di ispirazione individuale che potrebbe servire alla persona in un tempo successivo così come lo scoiattolo fa con le sue provviste di cibo.

 

Quando qualcuno si sente senza forze, sente diminuire progressivamente la sua creatività e la motivazione per portare a termine i propri obiettivi non si deve scoraggiare e arretrare di fronte agli ostacoli che incontra lungo il proprio percorso. Al contrario è necessario cercare di focalizzarsi nel presente sui propri progetti, prestandovi sempre un’attenzione scrupolosa e persistente per renderli pronti a ripartire. Esattamente come fa lo scoiattolo che non perde mai la pazienza, la determinazione e la curiosità nella vita così dovrebbero fare anche le persone impegnandosi con gioia a mantenere un rapporto attento con gli altri e con la natura.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Biedermann, Hans, Enciclopedia dei Simboli, Garzanti editore, Milano 1991.

Isnardi, Gianna Chiesa, I miti nordici, Longanesi editore, Milano 1991.

Pastoureau, Michel, Figure dell’araldica. Dai campi di battaglia del XII secolo ai simboli della società contemporanea, Ponte delle Grazie editore, Milano 2017.

Pastoureau, Michel, Rosso. Storia di un colore, Ponte delle Grazie editore, Milano 2016.

Pastoureau, Michel, Bestiari del Medioevo, Einaudi editore, Milano 2012.

Pastoureau, Michel, Medioevo simbolico, Laterza editore, Bari-Roma 2007.

Ruiz, José, Animali sciamanici di potere, Il Punto d’Incontro editore, Vicenza 2022. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]