N. 35 - Novembre 2010
(LXVI)
L’eredità di Alessandro
La scienza nata dall’Ellenismo
di Biagio Nuciforo e Roberto Rota
Il
termine
Ellenismo
indica
quel
periodo
storico
e
quella
stagione
culturale
durante
la
quale
la
cultura
greca
si
affermò
nel
mondo
mediterraneo
e in
quello
orientale.
Se
convenzionalmente
quest’epoca
comincia
con
la
morte
di
Alessandro
Magno
(nel
323
a.C.)
e
termina
con
la
Battaglia
di
Anzio
(31
a.C.),
e
cioè
con
l’affacciarsi
del
dominio
romano
in
Oriente,
in
verità
la
sua
influenza
trascende
questi
limiti
temporali.
La
profondità
dell’influenza
di
quella
stagione
impregnerà
le
primitive
culture
occidentali
di
una
latente
struttura
razionale,
base
di
qualsiasi
ricerca
e di
qualsiasi
speculazione.
Quello
che
era
stato
il
grande
impero
di
Alessandro
fu
presto
diviso
tra
i
suoi
più
valorosi
generali:
i
Diadochi,
cioè
i
“successori”.
Dopo
la
“Guerra
dei
Diadochi”
(315
a.C.-301
a.C.)
i
vecchi
territori
sono
così
divisi:
ai
Tolomei
l’Egitto,
ai
Seleucidi
la
Siria,
la
Mesopotamia
e la
Persia,
la
dinastia
antigonide
in
Macedonia
e in
Grecia
e
dopo
il
263
a.C.
il
Regno
di
Pergamo
sotto
degli
Attalidi.
Queste
nuove
compagini
sono
molto
diverse
dalla
“vecchia
Grecia”
e,
in
particolare,
dalla
figura
della
città-stato.
Sono
espressione
di
un
potere
monarchico
che
cerca
di
accentrare
i
propri
poteri
e,
fortemente
influenzato
dalla
tradizione
persiana,
cerca
di
divinizzare
la
figura
del
sovrano.
Lo
stato
non
è
più
quell’entità
astratta
che
organizza
la
popolazione
solo
quando
c’è
bisogno
di
raccogliere
soldati,
esso
diventa
ben
più
pervasivo
grazie,
soprattutto,
alla
burocrazia
e
alla
creazione
di
sistemi
fiscali
complessi.
La
necessità
di
aumentare
il
controllo
sui
propri
territori
porta
all’esigenza
di
raggruppare
la
popolazione
in
nuove
città,
nuclei
gestibili
e
controllabili
a
differenza
di
un
popolo
disperso
in
sterminati
territori.
L’urbanesimo
è
indubbiamente
una
delle
caratteristiche
principali
di
questa
epoca
ma
esso
portava
con
sé
due
problemi:
l’aumento
del
potere
cittadino
a
dispetto
di
quello
del
territorio
circostante;
l’abbandono
delle
campagne
e la
creazione
di
grandi
latifondi,
i
quali
favorivano
lo
sfruttamento.
In
questa
nuova
situazione,
la
figura
del
cittadino
cambia.
Se
nella
piccola
polis
esso
partecipava
attivamente
alla
politica
e
conosceva
gli
uomini
al
potere,
nella
grande
città
ellenistica
egli
diventa
una
figura
anonima
nella
moltitudine
di
un
modo
che
racchiude
molteplici
culture.
Non
più
cittadino
ma
suddito,
non
ha
più
la
possibilità
di
partecipare
alla
politica
che
è
diventata,
ormai,
privilegio
di
nascita.
Ma è
proprio
da
questa
moltitudine
oscura
che
nasce
un
uomo
nuovo.
Il
multiculturalismo
ellenico
fa
crollare
ogni
tipo
di
divisione
razziale,
non
si è
più
cittadini
di
questa
o di
quella
polis,
si è
uomini.
Ma
l’anonimato
porta
l’uomo
a
riflettere
sulla
propria
condizione:
se
egli
non
è
più
il
portatore
di
quei
doveri
etici
che
la
polis
e il
dovere
pubblico
imponevano,
in
cosa
si
concreta
il
suo
essere
uomo?
L’individualismo
e la
speculazione
interiore
diverranno
una
parte
importante
della
riflessione
filosofica
del
tempo,
della
riflessione
di
quell’uomo
che
aveva
bisogno
di
“conoscere
se
stesso”.
La
ricerca
della
felicità
interiore
sarà
perseguita
da
molte
scuole.
Ma è
soprattutto
la
“scienza”
a
fare
passi
da
gigante
in
quest’epoca
e
ciò
è
dovuto
al
provvidenziale
incontro
tra
la
cultura
greca
e
quella
orientale.
Il
crocevia
sarà
Alessandria
d’Egitto.
Il
problema
principale
della
speculazione
scientifica
greca
era
che
essa
privilegiava
il
momento
teorico-speculativo
a
dispetto
di
quello
tecnico-applicativo.
L’assunto
aristotelico,
secondo
cui
esclusivamente
il
momento
contemplativo-conoscitivo
è
degno
di
essere
perseguito,
era
sempre
molto
forte.
Si
pensi
alle
teorie
atomiche
di
Leucippo
e
Democrito,
erano
solo
delle
speculazioni
filosofiche
e
non
teorie
assiomatico-deduttive.
Infatti,
come
sappiamo,
una
teoria
“scientifica”
è
tale
solo
se
tratta
di
enti
teorici
in
una
struttura
strettamente
deduttiva.
Questi
enti
poi
dovranno
avere
una
corrispondenza
con
oggetti
concreti
della
realtà.
Se
la
superiorità
filosofica
dei
Greci
non
poteva
essere
messa
in
discussione,
l’abilità
e
l’ingegno
tecnico
degli
imperi
orientali
erano,
di
gran
lunga,
superiori.
Ebbene,
dall’incontro
di
queste
anime
nascerà
la
scienza
ellenistica.
Nel
momento
in
cui
i
Greci
tenteranno
di
applicare
i
loro
schemi
razionali
alle
nuove
tecnologie,
cioè
cercheranno
di
dare
una
teoria
alla
pratica
(che
fino
a
quel
momento
avevano
sottovalutato)
nascerà
una
nuova
speculazione
scientifica.
Soprattutto
nella
matematica
si
distinse
Euclide
il
quale
comprese
che
ogni
affermazione
può
essere
accettata
come
vera
solo
se
dimostrata
partendo
da
postulati.
Solo
una
rigorosa
catena
di
implicazioni
logiche
può
portare
ad
una
dimostrazione
certa.
Da
qui,
la
necessità
di
creare
dei
postulati
fondamentali:
1. Tra
due
punti
qualsiasi
è
possibile
tracciare
una
ed
una
sola
retta;
2.
Si
può
prolungare
un
segmento
oltre
i
due
punti
indefinitamente;
3. Dato
un
punto
e
una
lunghezza,
è
possibile
descrivere
un
cerchio;
4. Tutti
gli
angoli
retti
sono
uguali;
5. Se
una
retta
taglia
altre
due
rette
determinando
dallo
stesso
lato
angoli
interni
la
cui
somma
è
minore
di
quella
di
due
angoli
retti,
prolungando
le
due
rette,
esse
si
incontreranno
dalla
parte
dove
la
somma
dei
due
angoli
è
minore
di
due
retti.
Nel
momento
in
cui
la
matematica
può
basarsi
su
catene
logiche
certe
essa
non
è
più
una
speculazione
filosofica
ma
diventa
scienza.
Inoltre,
è
proprio
sulla
risoluzione
del
problema
“della
definizione
del
rapporto
a/b
generalizzata
ai
numeri
reali”
di
Euclide
che
Weierstrass
e
Dedekind
fonderanno
la
propria
teoria
dei
numeri.
Archimede
di
Siracusa
fu
sicuramente
una
delle
figure
più
affascinanti,
non
solo
dell’ellenismo
ma
di
tutti
i
tempi.
Se
si
distinse
soprattutto
nella
meccanica,
nell’idraulica
e
nell’ingegneria
anche
nella
speculazione
matematica
non
fu
secondo
a
nessuno.
Riuscì
a
perfezionare
il
metodo
di
esaustione
(del
quale
aveva
già
parlato
Eudosso
e
che
consisteva
nel
calcolare
l’area
di
figure
piane
attraverso
la
costruzione
di
una
successione
di
poligoni
che
convergono
verso
la
figura
data)
grazie
al
quale
fu
possibile
creare
il
calcolo
infinitesimale
e fu
possibile
approssimare
di
1/10.000
il
valore
di
π.
Questo
metodo,
inoltre,
sarà
alla
base
del
concetto
di
integrale
di
una
funzione
sviluppato
nel
Seicento
da
Newton
e
Leibniz.
Per
Archimede
le
strutture
matematiche
e
fisiche
non
sono
indipendenti
dal
mondo
reale
ma,
attraverso
l’esperienza,
è
possibile
rivelare
lo
stretto
connubio
che
c’è
tra
speculazione
scientifica
e
realtà
osservata.
Con
lo
scienziato
di
Siracusa
nascerà
quel
binomio
tra
“matematiche
dimostrazioni
e
sensate
esperienze”
che
sarà
ripreso,
come
fondamento,
dal
metodo
galileiano.
L’osservazione
del
movimento
delle
stelle
fa
crollare
ogni
teoria
geocentrica.
Se
queste
teorie,
inizialmente,vengono
salvate
da
Eudosso
di
Cnido
edaEraclide
Pontico
semplicemente
per
descrivere
il
movimento
degli
astri,
tralasciandone
la
spiegazione,
sarà
Aristarco
da
Samo
a
proporci
un
più
semplice
e
logico
modello
eliocentrico.
Purtroppo
le
sue
teorie
verranno
abbandonate
a
vantaggio
del
modello
tolemaico,
che
presupponeva
l’immobilità
della
Terra.
Tolomeo,
prima,
e la
Chiesa
Cristiana,
poi,
ritarderanno
in
occidente
lo
sviluppo
dell’astrologia
di
più
di
un
millennio.
Eratostene
di
Cirene
riuscì,
grazie
ad
un
ingegnoso
sistema,
a
misurare
il
meridiano
terrestre.
Calcolò,
per
esso,
una
lunghezza
di
252.000
stadi,
con
un
errore
compreso
tra
il
-2,4%
e il
+0,8%
(che
dipende
dal
valore
preciso
dell’unità
di
misura
adottata
da
Eratostene)
rispetto
al
valore
reale.
Grandi
passi
in
avanti
fece
anche
la
medicina
per
il
fatto
che
ad
Alessandria
era
possibile
studiare
e
sezionare
i
cadaveri.
Erofilo
di
Calcedonia
studierà
il
sistema
nervoso
e
l’intestino
mentre
Erasistrato
di
Ceo
il
sistema
circolatorio
e il
fegato.
Come
dimostra
Lucio
Russo
nel
suo
volume
La
rivoluzione
dimenticata
(Feltrinelli
1996),
le
grandi
vette
raggiunte
nell’epoca
ellenistica
non
moriranno
con
l’impero
romano
e
con
la
caduta
di
quest’ultimo,
ma
esse
latentemente
si
conserveranno
per
poi
riaffiorare
dal
Rinascimento
in
poi.
Secondo
questa
prospettiva
la
scienza
moderna
trova
il
suo
fondamento
non
più
solo
nelle
idee
illuministiche
ma
anche
nella
riscoperta
di
quelle
ellenistiche.
Il
problema
principale,
nell’analizzare
questo
collegamento,
è
dato
dal
fatto
che
la
maggior
parte
dei
testi
ellenistici
è
andata
perduta
o
peggio
sono
stati
riscritti
in
maniera
errata
da
parte
di
uomini
che
non
avevano
le
giuste
competenze
per
poterli
comprendere.
Molto
spesso
le
opere
scientifiche
ellenistiche
sono
riprese
solo
per
le
loro
affascinanti
conclusioni
ma,
in
verità,
le
loro
argomentazioni
logiche
non
sono
comprese
e i
loro
nessi
logici
vengono
sostituiti
con
nessi
arbitrari.
Lo
stesso
Tolomeo,
riutilizzando
i
dati
raccolti
da
Aristarco
e
Ipparco,
non
sarà
in
grado
di
ricalcolarli.
Non
solo
i
testi
riscritti
non
venivano
compresi,
e
quindi
eventuali
errori
non
erano
notati,
ma
con
la
caduta
dell’Impero
Romano,
il
compito
di
tramandare
e
conservare
le
antiche
conoscenze
fu
affidato
ai
monasteri.
È
logico
che
qui,
dovendo
necessariamente
selezionare
l’enorme
eredità
da
conservare,
si
prediligessero
testi
teologici
o
che
comunque
fungessero
da
supporto
alla
dottrina
Cristiana.
Ma
questa
grande
stagione
non
era
morta
con
i
romani,
il
genio
dell’uomo
era
sopravvissuto
alla
sua
decadenza.
È
indubbio
che
il
genio
di
Leonardo
ha
tratto
ispirazione
da
Archimede,
come
è
evidente
che
le
teorie
di
Copernico
derivino
da
quelle
di
Aristarco
da
Samo.
Lo
scienziato
polacco
riprenderà
la
teoria
policentrica
della
gravità
(capace
di
spiegare
la
forma
sferica
della
terra)
direttamente
da
Plutarco.
Come
abbiamo
già
visto,
la
matematica
moderna
trova
il
suo
padre
nella
persona
di
Euclide.
Queste
considerazioni
sono
essenziali
per
comprendere
le
nostre
origini
e la
nostra
storia.
Soprattutto
è
d’uopo
costatare
che
la
nostra
civiltà
non
trova
la
sua
origine
esclusivamente
in
Europa,
da
quel
“risveglio”
che
l’illuminismo
rappresenta.
La
stessa
civiltà
europea
non
è
così
occidentale
come
crede
di
essere
se
si
considera
il
fatto
che
essa
nacque
nel
Mediterraneo,
da
quello
straordinario
incontro
tra
oriente
e
occidente
rappresentato
dal
grande
sogno
di
Alessandro.
Riferimenti
bibliografici:
Lucio
Russo,
La
rivoluzione
dimenticata:
il
pensiero
scientifico
greco
e la
scienza
moderna,
Feltrinelli,
Milano
1996