N. 25 - Giugno 2007
Scanderbeg
L'eroe
d'Albania
di
Matteo Liberti
Gjergj Kastrioti
Skenderbeu, nome italianizzato in Giorgio Castriota
Scanderbeg, nacque nel 1405 a Krujë, nel cuore
dell'odierna Albania, che era allora sotto il dominio
turco del sultano Murat II.
Figlio del principe di Krujë Gjon Kastrioti, un
acceso
oppositore dei turchi,
Scanderbeg all'età di soli tre anni
venne preso in ostaggio dal sultano assieme ai suoi tre fratelli
maggiori. Due di loro furono uccisi,
mentre il terzo si dicentò monaco e Gjergj fu condotto
alla
corte di Adrianopoli.
Qui
fu
avviato verso la carriera militare e sotto le
armi si specializzò (e brillò) negli studi di strategia,
ottenendo la stima dello stesso sultano che gli
attribuì il nome islamico Iskender Bej
(da cui deriva poi il nome moderno di Scanderbeg).
Gjergj inoltre seppe presto distinguersi
per le sue capacità e le sue doti culturali,
ammaliando i suoi coevi con la sua eloquenza e l'ttima
conoscenza di molte lingue, tra cui il turco, l'arabo,
il greco e quel che era l'italiano dell'epoca.
Dopo
una serie di brillanti imprese militari, nel 1443 ebbe
dal sultano l'incarico di affrontare Janos Hunyadi, il
cosiddetto
cavaliere bianco (dal
colore della tunica che indossava sopra l'armatura),
il voivoda di Transilvania.
Lo
scopo era riconquistare la Serbia che il nobile valacco era
riuscito a strappare ai Turchi.
Nel
frattempo erano però giunte a Scanderbeg alcune
notizie sulle sue vere origini e sul destino dei suoi
tre fratelli...
Questa scoperta determinò
in maniera dcisiva il corso della
sua storia personale.
Quel
che successe fu che Scanderbeg e Janos Hunyadi si
incontrarono in segreto per complottare contro
l'esercito turco...
Oltre trecento cavalieri fedeli al Castriota
lasciarono d'improvviso il campo di battaglia di Nish,
abbandonando il resto dell'esercito turco e
dirigendosi assieme al loro condottiero verso
l'Albania.
Qui Scanderbeg, con uno stratagemma, si
fece consegnare il castello di Krujë da parte del
Pascià in carica. Il
piccolo contingente che presenziava al castello venne
massacrato, ed immediatamente Scanderbeg organizzò un esercito
per la difesa della roccaforte
conquistata.
All'inizio
del 1444 un consesso di principi
albanesi costituì la Lega dei popoli albanesi,
affidandone il comando a Giorgio Castriota, che
iniziava a divenire un simbolo della volontà di
indipendenza dal dominio del sultano.
Il
sultano reagì inviando contro gli Albanesi un forte
esercito guidato da Alì Pascià: lo scontro con
le truppe di Scanderbeg, numericamente inferiori,
avvenne il 29 giugno del 1444 a Torvjolli.
Per
i Turchi si trattò però di una pesantissima sconfitta.
L'esito della battaglia spinse allora il sultano ad affidare
l'incarico di sconfiggere gli Albanesi a Firuz
Pascià, con al seguito un esercito di oltre
quindicimila cavalieri.
Ma
Scanderbeg fu ancora abile nel
mettere in opera le sue brillanti strategie di guerra:
evitando di affronatre i turchi in campo aperto,
attese l'esercito avversario presso le gole di Prizren,
dove gli inflisse una nuova sconfitta.
Era
il 10 ottobre 1445.
L'anno successivo la stessa sorte toccherà ad un
contingente ancor più numeroso, stavolta al comando di
Mustafà Pascià.
Papa
Eugenio IV approfittò dell'occasione di
apparente debolezza turca per
ipotizzare una nuova crociata contro l'Islam, magari
guidata dallo stesso Scanderbeg, capace come
nessuno prima (e per un periodo di oltre vent'anni) di conseguire importanti vittorie negli
scontri contro gli eserciti ottomani.
Durante questo periodo, anche la penisola italica, e
particolarmente la Puglia, poté conoscere
il valore militare di Scanderbeg.
Questi si era infatti
impegnato a
sostenere (con successo) il re di Napoli Ferdinando
I d'Aragona, contro il rivale Giovanni d'Angiò.
Da
ciò conseguirà tra l'altro un'intensificazione
dell'emigrazione di profughi albanesi verso le terre
pugliesi, particolarmente nelle zone di Otranto e
della Capitanata.
Le
idee di Eugenio IV circa eventuali crociate guidate
dallo Scanderbeg, vennero riprese in considerazione da
papa Pio II, ma gli Stati occidentali,
soprattutto la repubblica veneziana, fecero presto
morire la cosa.
In ogni caso, quando Pio II morì, nel
1464, Scanderbeg si trovò da solo a fronteggiare i
turchi.
Nonostante un'ennesima vittoria, stavolta contro
Maometto II, il Castriota si iniziò a rendere
conto che resistere alla pressione ottomana diventava
sempre più difficile.
La stessa preoccupazione convinse il doge di Venezia
ad inviare l'ambasciatore Grimani presso il condottiero
albanese per organizzare una difesa comune.
Non
ce ne fu però la possibilià: Scanderbeg fu
definitivamente sconfitto
da una forte malaria il 17 gennaio 1468, a
Lezha.
Giovanni, il figlio di Scanderbeg, provò a
ripercorrere le orme del padre, radunando nel 1481 un
esercito di fedelissimi e sbarcando con questo a
Durazzo. Osannato dal popolo, non riuscì però a
portare a termine alcuna impresa militare
degna di rilievo.
L'Albania dovette lentamente cedere al dominio turco.
La resistenza continuò ancora per un decennio, ma
ormai male organizzata e priva dello spirito vitale
del suo condottiero.
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