N. 9 - Febbraio 2006
CONTRO
LA NUOVA COSTITUZIONE PER NON ESSERE SERVO
Scalfaro incontra gli
studenti e i ragazzi delle scuole
di Leila
Tavi
Giovedì 12 gennaio, nell’aula magna del Rettorato
dell’Università degli studi “Roma Tre”, davanti a un
pubblico formato per la maggior parte da alunni delle
scuole superiori romane, il senatore a vita Oscar
Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica dal
1992 al 1999, ha presentato il suo libro La mia
Costituzione; ad intervistare Scalfaro Guido
Dell’Aquila, curatore del libro.
L’ottantottenne senatore ha ricordato come nel 1946, a
soli 27 anni, partecipò ai lavori della Costituente.
Il Presidente ha spiegato ai ragazzi che la Carta
costituzionale del dopoguerra, con solo 62 voti
contrari e 435 a favore, rappresenta ancora oggi per
la politica italiana un compromesso storico mai
più ripetuto durante gli anni della Repubblica.
Non si può dire lo stesso della nuova riforma
costituzionale del governo Berlusconi, (la
riforma in breve) approvata il 16 novembre
scorso, che ha ottenuto in seconda deliberazione in
Senato solo 170 voti favorevoli contro 130 voti
contrari; il testo esaminato prima dalla Camera aveva
ottenuto in ottobre l’approvazione solo dopo la terza
lettura con 317 voti a favore e 234 contrari.
Come qualsiasi legge di revisione costituzionale (art.
138 Cost.) non approvata da ciascuna Camera
a maggioranza qualificata dei 2/3 in seconda
votazione, la recente revisione costituzionale può
essere sottoposta a referendum popolare se, entro tre
mesi dalla pubblicazione, ne facciano richiesta
500.000 elettori o 1/5 dei membri di una Camera o 5
Consigli regionali. Per la validità del referendum
confermativo non è previsto il quorum del 50% degli
aventi diritto. Il referendum sarà quindi valido anche
in caso di bassa affluenza alle urne.
Il presidente del Senato Marcello Pera non ha fatto in
tempo a ratificare l'esito della votazione che già
cinque Regioni si sono mobilitate per il referendum:
Campania, Calabria, Lazio ed Emilia Romagna.
Altre Regioni faranno sentire il loro dissenso. Molto
probabilmente saranno raccolte anche le 500.000 firme,
in questi giorni comitati vari sono scesi in piazza
per la raccolta.
Possiamo dire con certezza che il referendum ci sarà e
nessuno potrà fare leva sull’astensionismo.
Considerati i tempi necessari per la raccolta firme e
il mese per il controllo da parte dell’Ufficio
centrale per il referendum della Corte di cassazione,
si può prevedere che la consultazione referendaria si
terrà non prima di maggio, più certo sembra il mese di
giugno, dopo l’insediamento del nuovo Parlamento e
l’elezione dei nuovi Presidenti di Camera e Senato e
del nuovo Presidente della Repubblica. Se, nonostante
la proroga di due settimane concessa all’attuale
governo per lo scioglimento delle Camere, le prossime
politiche si svolgeranno come concordato il 9 aprile
e, considerato che il mandato di Ciampi scadrà il
maggio prossimo, domenica 4 o 11 giugno potrebbero
essere le date scelte per la consultazione.
Il
referendum sulla recente riforma costituzionale è il
capitolo conclusivo della seconda Repubblica, così
come la Carta costituzionale del 1946 è stato il
capitolo iniziale della storia della prima Repubblica.
Scalfaro ha ricordato come prima della Costituzione ci
fosse lo Statuto albertino e come il passaggio dallo
Statuto alla Costituzione ha anche sancito il
passaggio per gli Italiani dallo stato di sudditi
a quello di cittadini.
La
nuova riforma costituzionale è invece il risultato del
ricatto morale della Lega alla coalizione di governo,
che è tenuta insieme solo da questo temporaneo e
labile compromesso tra le compagini governative.
Niente a che vedere con il clima di solidarietà
nazionale che Scalfaro ricorda negli anni in cui
il centro e la sinistra lottavano accanitamente in
Parlamento, ma si abbracciavano nel dolore del ricordo
dell’assurdità della guerra. Il Presidente si è
commosso nel ricordare la tragica morte di Vittoria,
la figlia di Pietro Nenni, arrestata nel 1942 in
Francia dalla Gestapo e deportata il 27 gennaio 1943
ad Auschwitz, perché accusata di propaganda gollista e
antifrancese.
Il
16 luglio 1943 Vittoria morì di tifo nel campo di
concentramento. Le informazioni relative agli italiani
detenuti nei campi di concentramento furono rese
pubbliche solo a guerra terminata. Il presidente
Scalfaro ha ricordato come all’allora presidente del
Consiglio Alcide De Gasperi, che insieme a Nenni aveva
partecipato alla guerra di liberazione, toccò il
compito di avvertire Nenni della tragica notizia.
Scalfaro ricorda le parole al telefono di De Gasperi:
“Vengo da te”, l’incontro nella sede dell’Avanti
e il lungo abbraccio tra i due uomini politici.
Quando nel 1947 De Gasperi ruppe l’unità antifascista
e formò un governo di centro-destra non arrivò a
questa soluzione per impossibilità di governare, ma
piuttosto per forti pressioni della diplomazia
americana.
Per sdrammatizzare un momento di commozione il
Presidente ha raccontato poi alcuni aneddoti di vita
parlamentare del primo dopoguerra, tra cui uno con
Nenni sempre protagonista, di cui Scalfaro ha questo
ricordo: Nenni che trascina le gambe a fatica,
accompagnato dal suo fedele “portaborse”, Oronzo
Reale, con una ventiquattrore con forse un solo foglio
dentro, che ripetere con un accento lucano: “La
vecchiaia o prende alla testa o prende alle gambe, a
me ha preso alle gambe”. Scalfaro ha aggiunto: “Negli
stessi anni l’onorevole e venerando senatore Vittorio
Emanuele Orlando all’età di 88 anni correva per i
corridoi di Palazzo Madama”.
Scalfaro si è pronunciato anche riguardo alla guerra
in Iraq condannando l’intervento italiano, senza
rinnegare gli ottimi rapporti transatlantici degli
anni in cui è stato presidente della Camera dei
deputati e poi presidente della Repubblica. Il
Presidente ha dichiarato che l’art.
11 Cost. è un chiaro no alla guerra senza
eccezioni, se non per legittima difesa (art.
51 Carta ONU). Proprio per gli ottimi
rapporti tra gli Stati Uniti e l’Italia, ha precisato
Scalfaro, era dovere del governo italiano “far
notare all’amico che sta sbagliando” e non
buttarsi a capofitto in quella che il buonsenso ci fa
considerare un’aggressione vera e propria. Una sorta
di dottrina Merkel raccomandata dal
Presidente.
Riguardo alla situazione politica attuale in Italia il
Presidente ha messo in guardia dai do di petto
di chi non sa cantare. Della scalata UNIPOL
ha detto che è stato dato tanto peso a una
dichiarazione del segretario dei DS Piero Fassino
che il magistrato non ha neanche ritenuto di dover
inserire nel suo brogliaccio durante l’inchiesta
giudiziaria.
Ma
cosa aspettarsi a poco più di due mesi dalle prossime
elezioni politiche e con i programmi politici scontati
e dai toni sommessi da entrambe le parti? Quale
migliore occasione dello scandalo UNIPOL-BNL da
parte della destra per screditare gli avversari
e sfidarsi ad un livello così basso che segna il
minimo storico nelle sfide elettorali tra la destra e
la sinistra in Italia.
Scalfaro ha aspramente criticato il modello adottato
da Forza Italia per cui alla politica vengono
applicati criteri validi per l’organizzazione e la
gestione di aziende. Secondo il Presidente non può
esistere una politica degli affari, perché
quando si conclude un affare lo si fa solo per se
stessi e non per l’interesse della comunità. Scalfaro
ha citato le parole di un altro presidente della
Repubblica, Luigi Einaudi: “L’economia è
l’ancella della politica”.
Nell’ultima parte della sua intervista è stato
trattato nuovamente il tema della recente revisione
costituzionale, in particolar modo il mutato
balance of power tra gli organi
costituzionali. Il Presidente si è dichiarato
contrario all’ipotesi di un esecutivo completamente
slegato dal mandato e dalla fiducia parlamentare; le
Camere, pur se non in regime di bicameralismo
perfetto, dovrebbero conservare la facoltà
di accordare e togliere la fiducia al governo, perché
sono in primis l’organo espressione della
volontà popolare, eletto attraverso l’esercizio del
voto.
Anzi, la riforma capovolge la situazione, e dà facoltà
al presidente del Consiglio, o meglio al Premier,
de facto di sciogliere in qualsiasi momento la
Camera dei deputati, così come è stato modificato l’art.
88 Cost. e il presidente della Repubblica
viene relegato a figura marginale; come si può
chiaramente leggere alla lett. a del nuovo art. 88
Cost. il DPR per lo scioglimento della Camera è un
atto formalmente presidenziale, la cui responsabilità
esclusiva è del Primo ministro. Siamo forse tornati ai
tempi del proclama di Moncalieri?
Inoltre il presidente della Repubblica non ha più
facoltà di nominare e revocare i ministri, anche in
questo caso la competenza passa nelle mani del Primo
ministro (art.
95 Cost.) a suo insindacabile giudizio. In
merito a questo specifico punto della nomina
ministeriale Scalfaro ha ricordato come il presidente
della Repubblica è stato fino ad ora il garante del
rispetto della democrazia e organo super partes,
portando ad esempio come, durante il mandato
esplorativo proprio da lui affidato a Carlo Azeglio
Ciampi, prima della costituzione del governo Ciampi
nel 1993, “sconsigliò” al futuro presidente del
Consiglio di far insediare alla giustizia l’avv. Fabio
Fabbri, il legale di fiducia di Ciampi. Fabbri divenne
solo Ministro della Difesa.
Nel nuovo
art. 87 Cost. il capo
dello Stato non è più il rappresentante dell’unità
nazionale, come ha voluto sottolineare Scalfaro le
competenze attribuite al presidente della Repubblica
dall’attuale Carta costituzionale sono limitative e
offensive, equiparabili a quelle dei commessi
parlamentari.
Ma
Scalfaro davanti alla platea di giovani non è sembrato
deluso e amareggiato, piuttosto combattivo: un
ottantenne che ha vissuto da protagonista la storia
d’Italia del XX secolo, prima come antifascista, poi
come costituente, poi come presidente della Camera e
infine come capo dello Stato. Verso l’umiliazione che
questa nuova Costituzione infligge alla democrazia
italiana il Presidente ha esortato gli studenti a
ribellarsi, perché di servi ne sono esistiti in tutti
i tempi. Queste le sue parole:”Esiste gente che
continua a lustrare le scarpe senza alzare lo sguardo,
senza accorgersi che la persona a cui si stanno
lustrando le scarpe è cambiata, senza accorgersi che
la persona a cui si stanno lustrando le scarpe non ha
più le scarpe”.
Anche noi, come il presidente Scalfaro, non vogliamo
un Parlamento schiavo del Governo. |