N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
IL SANTO GRAAL, TRA INVENZIONE E MISTERO
Alla ricerca del significato
di Fabio Patacca
Che
cos’è
il
Graal?
É
una
creazione
della
mente
umana
oppure
è
realmente
esistito?
L’argomento
affascina
ancora
oggi
milioni
di
persone.
Quando
esattamente
si è
discusso
di
Santo
Graal?
Chi
ha
visto
il
Santo
Graal?
L’epoca
in
cui
compare
per
la
prima
volta
la
parola
Graal
è il
Medioevo,
più
o
meno
tra
la
fine
del
XII
secolo.
É
importante
precisare
che
si
descriveranno
qui
soltanto
alcuni
poemi
in
cui
compare
per
la
prima
volta
la
parola
Graal.
Questo
scritto,
quindi,
certamente
non
dà
risposte
su
cosa
sia
realmente.
Non
abbiamo
intenzione
di
rilevare
alcun
mistero,
né
abbiamo
la
presunzione
di
spiegare
un
enigma
storico
così
importante.
A
Voi,
dunque
trarre
le
conclusioni
e
approfondire
l’argomento.
Il
Medioevo
è un
periodo
storico
fondamentale,
durato
un
arco
di
tempo
lunghissimo,
in
cui
il
più
grande
impero
mai
esistito,
quello
romano
ha
fine.
Molti
resteranno
sorpresi,
ma
analizzare
la
parola
Graal
è
più
difficile
di
quanto
si
pensi.
Nel
dodicesimo
e il
tredicesimo
secolo
si
sviluppa
una
nuova
letteratura,
ovvero
i
romanzi
o
poemi
cavallereschi.
Tra
questi
vi
era:
Perceval
ou
le
conte
du
Graal.
L’autore
è
Chrétien
de
Troyes.
Di
questo
misterioso
narratore
si
conosce
pochissimo,
ma
si
può
affermare
con
certezza
che
non
riuscì
a
terminare
il
suo
lavoro
e
morì
lasciando
il
suo
racconto
incompleto.
Forse
per
questo
è
così
affascinante
il
Graal?
Il
protagonista
del
suo
racconto
è
Perceval.
Se
analizziamo
le
parti
principali
del
poema,
ovvero
soltanto
le
parti
in
cui
si
menziona
il
Graal,
resteremo
piuttosto
sorpresi
dall’idea
che
oggi
molti
hanno
di
questo
misterioso
oggetto
o
del
suo
vero
significato.
Il
poema
di
Chrétien
de
Troyes,
narra
di
un
giovane
“Perceval”
che
nella
foresta
incontra
alcuni
cavalieri
ed è
subito
affascinato
dalla
loro
presenza,
tanto
che
confonde
quest’ultimi
per
angeli
e
decide
di
diventare
egli
stesso
un
cavaliere,
nonostante
le
suppliche
della
madre
che,
rimasta
vedova,
gli
implora
di
non
partire.
Raggiunta
la
corte
di
re
Artù,
il
giovane
viene
beffato
dal
siniscalco
e
giura
che
un
giorno
si
sarebbe
vendicato.
Il
racconto
prosegue
con
il
giovane
protagonista
“Perceval”
che
trova
ospitalità
in
un
castello
e
viene
istruito
da
Gorneman,
colui
che
lo
innalzerà
cavaliere
insegnandogli
l’uso
delle
armi.
Nei
suoi
viaggi
incontrerà
diverse
persone,
tra
queste
il
misterioso
pescatore
“Re”
che
lo
ospiterà
per
la
notte.
É a
questo
punto
che
nel
racconto,
finalmente,
fa
la
sua
comparsa
per
la
prima
volta
il
Graal.
Nel
racconto
infatti
si
legge
che
Perceval
cavalcò
sino
in
cima
alla
collina,
dove
il
pescatore
gli
aveva
riferito
si
trovasse
la
sua
casa;
con
stupore
vide
dei
servi
avvicinarsi
e
condurlo
dinanzi
al
loro
signore.
Seduto
al
suo
fianco
Perceval
vide
entrare
un
giovane,
con
una
lunga
lancia
bianca
dalla
cui
punta
vide
colare
una
goccia
di
sangue,
ma
Perceval
non
osò
domandare
di
cosa
si
trattasse.
Poi
entrò
una
giovane,
alta
e
graziosa
dagli
splendidi
capelli
biondi
che
portava
con
sé
un
Graal.
Perceval
vide
una
luce
abbagliante,
dopo
di
lei
un’altra
fanciulla
che
reggeva
un
vassoio
d’argento.
Il
Graal
era
d’oro
con
pietre
preziose,
le
più
belle
che
Perceval
avesse
mai
visto
in
vita
sua.
Rimase
incantato,
privo
di
parole,
dinanzi
a
tanto
splendore.
Perceval
però
non
osò
chiedere
nulla,
anche
se
avrebbe
desiderato
sapere
a
chi
fosse
destinato
il
Graal.
Mangiò
in
compagnia
del
suo
signore,
ma
ogni
volta
che
veniva
servita
una
pietanza,
vedeva
apparire
il
Graal.
Il
mattino
seguente
il
giovane
si
svegliò,
ma
non
vi
erano
tracce
della
servitù,
ed
indossò
la
sua
armatura.
Al
castello
non
c’era
nessuno,
così
entrò
nella
stalla
e
montò
a
cavallo
e
uscì
dal
castello
ma
non
trovò
mai
nessuno…
Quindi,
dal
racconto
di
Chrétien
de
Troyes
non
si
conosce
nulla
del
Graal,
si
sa
solo
che
sarebbe
stata
una
giovane
damigella
a
portarlo
con
sé e
che
la
luce
emanata
dall’oggetto
misterioso
è
tale
da
far
impallidire
il
protagonista
il
quale,
nonostante
desiderasse
sapere
a
chi
fosse
destinato,
non
osa
però
far
alcuna
domanda.
Vi è
nel
racconto
la
comparsa
anche
di
un
alto
oggetto
misterioso:
la
lancia
dalla
cui
punta
sgorgava
ancora
del
sangue.
Poi
il
racconto
si
intreccerà
con
un
altro
personaggio
(Gawain)
che
parte
alla
ricerca
della
lancia,
mentre
Perceval
dopo
cinque
anni
di
gloriose
imprese
cavalleresche,
pentito
di
aver
lasciato
sua
madre
e
schiacciato
dal
rimorso
di
non
essersi
più
rivolto
a
Dio
e di
non
esser
più
entrato
in
una
chiesa,
si
metterà
alla
ricerca
di
un
eremita.
Lo
incontrerà,
finalmente,
e
confesserà
i
suoi
peccati.
L’eremita
gli
spiegherà
che
proprio
grazie
alle
preghiere
della
madre
-
che
gli
rivelerà
essere
sua
sorella
-
Dio
ha
vegliato
su
di
lui,
e
gli
spiegherà
il
motivo
del
suo
silenzio
dinanzi
alla
lancia
e il
Graal.
É il
peccato
-
spiega
l’eremita
al
giovane
cavaliere,
che
gli
ha
impedito
di
far
domande
e di
sapere
a
chi
fosse
destinato
il
Graal.
L’oggetto
è
stato
consegnato
al
“Re”
pescatore,
anche
lui
in
realtà
uno
zio
di
Perceval.
L’eremita
sostiene
che
il
Graal
è
una
cosa
santa
che
per
continuare
ad
esistere
ha
bisogno
dell’Ostia
e
che
Perceval
dovrà
recarsi
in
chiesa
tutti
i
giorni
e
pentirsi
dei
suoi
peccati.
Il
poema
di
Chrétien
è
incompiuto,
ma
troverà
grande
consenso
tra
il
pubblico,
diffondendosi
in
breve
tempo
in
quasi
tutta
Europa.
Ma
allora,
quale
mistero
cela
il
Graal?
Dal
racconto
di
Chrétien
non
traspare
alcuna
notizia.
E
come
collegare
il
prezioso
oggetto
ad
una
coppa?
Chrétien
non
usa
mai
l’espressione
Santo
Graal
e
perché
allora
per
molti
secoli
il
suo
racconto
ha
affascinato
milioni
di
persone?
Che
cos’è
esattamente
il
Graal?
Un
contenitore
dell’Ostia?
Il
poema
Conte
du
Graal
di
Chrétien,
rivela
ben
poco.
Ciò
che
racconta
è
che
Perceval
non
ha
avuto
un
buon
comportamento
cristiano,
ma
mentre
l’eremita
raccomanda
al
giovane
l’importanza
della
Messa,
del
Graal
non
rivela
alcun
significato
nascosto.
Nella
letteratura
successiva
altri
autori
parlano
del
Graal
nei
loro
poemi:
di
volta
in
volta
il
Graal
è
sorretto
da
una
fanciulla
che
piange,
oppure
compie
miracoli
nutrendo
tutte
le
persone
ospiti
al
castello
e
scomparendo
poi
misteriosamente.
Tra
i
numerosi
romanzi
del
Graal,
apparsi
dopo
la
morte
di
Chrétien,
troviamo
che
il
“Re”
pescatore
racconta
a
Perceval
la
vera
storia
della
lancia,
arricchita
rispetto
al
racconto
originale
di
numerosi
dettagli:
il
Graal
è
portato
da
un
angelo
che
guarisce
Perceval
e il
suo
avversario
dopo
un
duro
scontro;
il
Graal
appare
anche
dopo
la
morte
del
“Re”
pescatore
che
segue
l’incoronazione
di
Perceval,
il
quale
regnerà
per
sette
anni
e,
dopo
la
sua
morte,
sia
la
lancia
che
il
Graal
scompariranno
e
nessuno
avrà
più
modo
di
vederli.
Dunque
come
è
plausibile,
visto
il
successo
del
primo
racconto,
molti
narratori
seguono
l’opera
di
Chrétien,
ma
in
nessuno
di
loro
spiegherà
cosa
sia
effettivamente
il
Graal.
Forse,
l’autore
che
più
di
tutti
avvicina
il
Graal
al
nostro
immaginario
è
Robert
De
Baron.
Questi
affronta
l’argomento
del
Graal
in
maniera
totalmente
diversa
da
Chrétien,
riportando
la
narrazione
al
tempo
di
Cristo
e
non
di
re
Artù.
“L’estoire
dou
Graal”
di
Baron,
parla
di
Giuseppe
di
Arimatea,
di
Merlino
e la
morte
di
Artù
e
dei
cavalieri
della
tavola
rotonda.
Negli
scritti
di
Baron
il
Graal
è la
coppa
dell’ultima
cena
che
Giuseppe
di
Arimatea
riempì
con
il
sangue
di
Gesù
quando
fu
posto
sulla
croce.
Inizialmente
è il
piatto
in
cui
Gesù
spezzò
il
pane
durante
l’Ultima
Cena,
consegnato
poi
a
Pilato
ed
infine
a
Giuseppe
di
Arimatea.
Dopo
la
resurrezione,
Cristo
rivelò
allo
stesso
Giuseppe
rinchiuso
in
una
cella
di
essere
risorto
e
gli
donò
il
famoso
piatto
che
ora
Baron
chiama
Graal.
Dunque,
Giuseppe
e la
sua
famiglia
diventano
custodi
del
Graal.
L’oggetto
passa
in
seguito
passa
nelle
mani
del
cognato
di
Giuseppe,
“Bron”
che
diviene
il
“Re”
pescatore.
Questa
versione
vede
l’introduzione
di
un
nuovi
personaggi,
Merlino
e i
Cavalieri
della
Tavola
Rotonda.
Alla
ricerca
del
Graal
andrà
anche
Perceval
il
quale
sarà
l’unico
a
raggiungere
il
castello,
grazie
all’aiuto
dello
zio
eremita
menzionato
da
Chrétien.
Perceval
diventerà,
dunque,
il
custode
del
Graal
e
Bron
morirà
rivelandogli
le
sacre
parole
di
Giuseppe
di
Arimatea.
Nel
poema
di
Baron
soltanto
poche
persone
sono
ammesse
alla
cerimonia
del
Graal,
le
altre
sono
escluse:
“Giuseppe
e la
sua
famiglia
saranno
i
custodi
del
Graal”.
Altro
romanzo
riguardante
il
Graal:
“Perlesvaus”,
forse
scritto
poco
dopo
quello
di
Baron,
ma
che
ha
poco
in
comune
con
il
suo
racconto.
Ciò
che
appare
subito
evidente
è
che
l’autore
(anonimo)
menziona
il
Graal
come
il
contenitore
del
sangue
di
Cristo,
raccolto
da
Giuseppe
di
Arimatea
e
traccia
la
genealogia
dei
custodi
del
Graal.
La
storia
è
ambientata
alla
corte
del
re
Artù,
ed
oltre
al
Graal
compaiono
anche
la
lancia
e la
spada
con
cui
fu
decapitato
San
Giovanni.
In
questa
versione,
però,
il
Graal
assume
una
dimensione
molto
“stravagante”,
dal
racconto
si
evince
che
il
segreto
del
Salvatore
(Gesù)
non
può
essere
rivelato,
infatti
quando
il
protagonista
(Gawain)
tenterà
di
entrare
nel
castello,
gli
verrà
detto
di
recuperare
la
spada
con
cui
fu
decapitato
San
Giovanni,
ma
nulla
del
Graal.
Il
racconto
assume
qui
caratteri
non
più
cavallereschi,
ma
spirituali,
finché
il
protagonista,
recuperata
la
spada,
non
la
consegnerà
al
“Re”
pescatore.
Nel
racconto,
infatti
Lancilotto,
in
quanto
peccatore,
non
potrà
vedere
il
Graal,
diversamente
dagli
altri
cavalieri.
Interessante,
però,
è
leggere
che
il
protagonista
vedrà
nel Graal
l’immagine
di
un
bambino
e un
re
inchiodato
alla
croce.
Nel
Parzival
di
Wolfram
Von
Eschenbach,
il
Graal
è un
oggetto
oltre
qualsiasi
bellezza
terrena,
portato
da
alcune
damigelle.
Parzival
rimase
stupito
da
tanta
abbondanza
di
cibo:
tutto
veniva
richiesto
ed
elargito
dal
Graal.
Anche
in
questo
scritto,
però,
il
protagonista
si
trattiene
dal
fare
domande
sul
Graal,
il
quale
viene
riposto
in
una
stanza
segreta.
Questo
racconto
sembrerebbe
quasi
identico
al
racconto
di
Chrétien,
a
parte
il
numero
delle
damigelle.
Tuttavia
nel
Parzival
di
Wolfram
il
segreto
del
Graal
deve
restare
un
segreto.
Molto
interessante
in
questo
poema
è il
passaggio
in
cui
si
nomina
Kyot
che,
secondo
l’autore,
è
colui
che
ha
trovato
gli
scritti
in
lingua
pagana
delle
avventure
di
Parzival
e le
ha
tradotte.
Dunque
gli
scritti
di
Chrétien
non
sarebbero
originali?
Nel
poema
di
Wolfram,
Parzival
chiederà
a
Trevrizent
“uno
dei
protagonisti”,
di
parlargli
del
Graal.
Quest’ultimo
gli
parlerà
di
una
pietra
di
composizione
purissima
che
è in
grado
di
prolungare
la
giovinezza
e
ritardare
la
morte,
il
nome
della
pietra
è
“il
GRÂL”.
Ogni
Venerdì
Santo
una
colomba
porterà
una
piccola
ostia
e la
porrà
sulla
pietra,
spiega
Trevrizent.
Inoltre
sul
Graal
appare
un’iscrizione
che
indica
il
nome
dei
bambini
prescelti,
poiché
nella
compagnia
del
Graal
si
entrerà
solo
da
bambini.
Il
personaggio
parlerà
anche
di
angeli
neutrali,
ovvero
angeli
che,
dopo
la
cacciata
dal
paradiso,
non
si
schiereranno
né
con
Dio
né
con
Lucifero.
Questi
angeli
costretti
a
scendere
sulla
terra
presso
il
Graal
che
è
rimasto
custodito
e
affidato
solo
ai
membri
scelti.
Il
luogo
dove
è
custodito
il
Graal
è un
tempio
e i
suoi
custodi
detti
“Templeise”
parola
che
poi
in
molti
hanno
tradotta
con
“TEMPLARI”.
Dunque
per
Wolfram
il
Graal
è
una
pietra?
Ha
poteri
soprannaturali?
E se
effettivamente
il
Graal
è
una
pietra
c’entra
qualcosa
con
la
Kabbalah?
É
possibile
che
siano
i
Templari
i
custodi
del
Graal?
Ci
troviamo
di
fronte
soltanto
alla
fantasia
dell’autore?
Tutte
queste
opere,
nelle
quali
compare
inizialmente
la
parola
“Graal”
sono
state
scritte
tra
il
1190
e
1240.
Ma,
allora,
che
cosa
è il
Graal?
Nel
racconto
di
Chrétien
de
Troyes,
“Le
conte
du
Graal”,
il
Graal
è
visto
dagli
occhi
di
Perceval,
(il
protagonista)
senza
alcun
riferimento
o
simboli
religiosi,
nulla
a
che
fare
con
l’immaginario
collettivo
diffusosi
in
seguito.
Piuttosto,
perché
il
Graal
è
tra
le
mani
di
una
donna,
visto
che
quest’ultime
erano
completamente
escluse
dalle
funzioni
religiose?
Non
dimentichiamo
che
siamo
in
presenza
di
poemi
medioevali.
Nei
successivi
racconti
il
Graal
è,
invece,
il
piatto
dell’ultima
cena.
Perché
questo
radicale
cambiamento?
Nell’opere
di
Robert
de
Baron,
il
Graal
diventa
il
piatto
in
cui
Giuseppe
di
Arimatea
ha
raccolto
il
sangue
di
Cristo.
Dunque,
forse,
più
che
un
piatto
era
una
coppa?
Nel
“Perlesvaus”,
il
protagonista,
vedrà
nel
Graal
addirittura
un
bambino
e
poi
un
re
incoronato
e
inchiodato
ad
una
croce.
In
seguito,
il
Graal
appare
sotto
forma
di
un
calice,
anche
se
l’autore
all’inizio
menziona
un
piatto.
Ciò
che
avvicina
i
diversi
racconti
che
il
Graal
è
sempre
all’interno
di
un
castello,
non
dentro
chiesa,
ed è
sempre
portato
da
fanciulle.
Nel
racconto
di
Wolfram
il
Graal
è
una
pietra,
capace
addirittura
di
far
ringiovanire
o
rallentare
l’invecchiamento.
Un
Graal
dunque
“pagano”,
completamente
diverso
da
quello
di
Chrétien,
affidato
a
membri
scelti.
É
dunque,
il
Graal
soltanto
uno
splendido
racconto
medioevale
di
successo?
Un
racconto
che
continua
a
colpire
il
nostro
immaginario?
Oppure
in
qualche
modo
c’entra
la
fede?
E
fino
a
che
punto?
É
un’invenzione
fantastica
o è
un
mistero?
E se
mistero
è,
fino
a
quando
rimarrà
un
mistero?