N. 85 - Gennaio 2015
(CXVI)
SANTA SOFIA DI EDESSA
LA CATTEDRALE CHE ISPIRò ARTE E POESIA
di Eleonora Violante
Quella
che
fu
l’antica
città
di
Edessa
sorge
nella
moderna
Turchia
e
porta
il
nome
di
Sanliurfa
(o
più
semplicemente
Urfa).
Edessa
nacque
come
città
assira,
ubicata
nella
parte
settentrionale
del
territorio
dell'Anatolia-Mesopotamia.
Divenne
colonia
romana
durante
l'impero
di
Caracalla
e fu
teatro
di
aspri
e
numerosi
scontri
fra
i
Romani
e i
Sasanidi
nel
corso
dei
secoli
III-V,
per
poi
passare
in
mano
araba
con
il
califfo
'Omar
ibn
al-Kattàb.
Dopo
varie
vicissitudini
ed
alternanze
al
potere
degli
Hamdanidi
e
dei
Marwanidi,
fu
infine
acquistata
da
Giorgio
Maniace
(protospatario
bizantino)
al
prezzo
di
20.000
darischi
e
governata
dai
suoi
successori
fino
a
quando
ne
assunse
il
comando
l'armeno
Teodoro
ed
ebbe
inizio
il
periodo
delle
crociate,
durante
il
quale
Edessa
divenne
il
capoluogo
dell’omonima
contea.
La
Cattedrale
di
Santa
Sofia
in
Edessa
venne
eretta
e
consacrata
una
prima
volta
intorno
al
345-346,
distrutta
da
un'inondazione
e
successivamente
riedificata
e
restituita
alla
dignità
religiosa
tra
il
543
e il
544.
Dal
punto
di
vista
storico-artistico
si
tratta
di
una
mirabile
infusione
di
simbolismo
cristiano
in
una
realtà
bizantina,,
e ne
esegue
pregevolmente
l’analisi
artistico-architettonica
San
Massimo
il
Confessore
attraverso
il
suo
“Poema
su
Santa
Sofia
di
Edessa”
.
Egli
nacque
a
Costantinopoli
intorno
al
580
e fu
teologo
e
mistico
bizantino
di
grande
fama.
Compose
diverse
opere,
oltre
a
quella
che
si
riporterà
nel
prosieguo,
e
difese
le
proprie
idee
pagando
con
la
vita
la
negazione
di
quanto
gli
veniva
imposto
di
professare.
Orbene,
non
potendo
approfondire
oltre
(per
ragioni
di
sinteticità)
la
biografia
dell’autore,
e
tornando
al
Poema,
il
primo
aspetto
da
segnalare
è
la
dedica
di
un'opera
letteraria
ad
una
costruzione.
Ciò
appare
tanto
degno
di
nota
quanto
innovativo:
vi
sono
pochissimi
altri
esempi
di
composizioni
recanti
analogo
soggetto;
e
tuttavia,
aldilà
della
semplice
“innovazione”,
ciò
che
colpisce
immediatamente
leggendo
i
versi
del
suddetto
Poema
è
la
precisione
con
la
quale
l'autore
esegue
la
descrizione
della
Cattedrale
sotto
ogni
profilo.
Di
ciò
si
prende
atto
leggendo
l'opera
stessa:
O
tu,
Essenza,
che
risiedi
nel
Tempio
Santo,
la
cui
gloria
emana
naturalmente
da
te,
dammi
la
grazia
dello
Spirito
Santo
per
cantare
del
Tempio
di
Edessa!
Bezaleel
fu
colui
che,
istruito
da
Mosè,
eresse
il
tabernacolo
che
è
servito
da
modello.
Sono
Amidoneo,
Asaph
e
Addai
che
per
Te
costruirono
in
Edessa
il
Tempio
glorioso.
In
verità,
in
esso
hanno
rappresentato
i
misteri
della
Tua
Essenza
e
del
Tuo
piano
(di
salvezza),
e
colui
che
lo
osserva
attentamente
si
riempie
di
ammirazione
nel
vederlo.
In
effetti
è
qualcosa
di
realmente
ammirevole
il
fatto
che
nelle
sue
piccole
mura
tanto
appaia
il
vasto
mondo,
non
per
le
dimensioni,
ma
per
le
caratteristiche:
esso
è
circondato
dalle
acque
così
come
il
mare
(circonda
il
mondo).
Il
suo
tetto
è
esteso
compiutamente,
a
somiglianza
del
cielo
senza
colonne
(che
lo
reggano),
ma a
semplice
volta.
Inoltre
è
adornato
con
mosaici
d'oro
così
come
il
firmamento
lo è
di
brillanti
stelle.
La
sua
cupola,
elevata,
è
simile
al
cielo
sopra
i
cieli,
è
come
una
copertura
ad
elmo
e la
sua
parte
superiore
riposa
solidamente
sopra
quella
inferiore.
Le
sue
arcate,
larghe
e
splendide,
rappresentano
le
quattro
parti
del
mondo,
dall'altra
parte
grazie
alla
varietà
dei
colori,
si
riuniscono
nell'arco
glorioso
siccome
nuvole.
Altre
arcate
lo
circondano
così
come
farebbero
rocce
sporgenti
che
coronano
la
cima
di
una
montagna.
E
sopra
esse,
in
esse
e
grazie
ad
esse,
l'intera
copertura
si
unisce
con
gli
archi.
I
suoi
marmi
assomigliano
all'Immagine,
non
fatta
da
mano
dell'uomo,
e i
suoi
muri
sono
armoniosamente
rivestiti
di
marmi.
Grazie
alla
chiarezza
ed
alla
levigatezza
tanto
sono
splendenti
che
assorbono
la
luce
come
il
sole.
C'è
del
piombo
collocato
sopra
la
copertura
perché
questa
non
sia
danneggiata
dalle
piogge.
Non
si è
utilizzata
altra
materia
per
la
copertura
e
dunque
sembra
coperta
di
metallo
su
tutta
la
pietra.
(Il
Tempio)
è
circondato
da
magnifici
atri,
con
dei
portici
colonnati:
rappresentano
le
tribù
di
Israele
che
circondano
il
Tabernacolo
dell'Alleanza.
Ad
ogni
lato
vi è
un'identica
facciata
e la
forma
è
la
medesima
in
tre
lati,
allo
stesso
modo
che
una
è
la
forma
della
Santissima
Trinità.
Ancora,
nel
coro
brilla
un'unica
luce,
che
entra
dalla
tre
vetrate
che
qui
si
aprono:
annunciano
il
Mistero
della
Trinità
del
Padre,
del
Figlio
e
dello
Spirito
Santo.
Ancora
la
luce
dai
tre
lati
entra
da
vetrate
numerose,
esse
rappresentano
gli
Apostoli,
nostro
Signore,
i
Profeti,
i
Martiri
e i
Confessori.
Nel
centro
vi è
collocato
un
podio
come
il
cenacolo
di
Sion,
e
sotto
di
esso
vi
sono
undici
colonne,
come
gli
undici
Apostoli
che
lì
si
fossero
riuniti.
La
colonna
situata
dietro
il
podio
rappresenta,
nella
sua
forma,
il
Golgota;
sopra
di
essa
vi è
una
Croce
luminosa,
come
nostro
Signore
fra
i
ladroni.
Vi
sono
poi
cinque
porte
come
cinque
furono
le
Vergini,
e,
attraverso
esse
entrano
i
fedeli
con
Gloria
come
le
Vergini
nel
letto
nuziale
della
Luce.
Le
dieci
colonne
che
sostengono
il
Cherubino
nel
coro,
rappresentano
i
dieci
Apostoli
che
fuggirono
vigliaccamente
al
momento
della
crocifissione
di
nostro
Signore.
La
forma
dei
nove
scalini
nel
coro,
così
come
il
Trono,
rappresentano
i
nove
Ordini
degli
Angeli
con
il
Trono
di
Cristo.
Profondi
sono
i
Misteri
di
questo
Tempio
riguardano
il
cielo
e la
terra.
In
esso
è
“tipicamente”
rappresentata
la
sublime
Trinità
così
come
il
Piano
del
nostro
Salvatore.
Gli
Apostoli,
che
si
fondano
sullo
Spirito
Santo,
i
Profeti
ed i
Martiri,
in
esso
sono
“tipicamente”
rappresentati.
Che
la
sua
memoria
possa
rimanere
nell'alto
e
nei
cieli,
per
le
preghiere
della
Benedetta
Madre.
Che
la
sublime
Trinità
che
dette
la
forza
a
coloro
che
lo
costruirono,
possa
custodirci
da
ogni
male
e
liberarci
dal
dolore.
Ciò
che
fin
dalla
prima
lettura
emerge
con
chiarezza
è
la
simbologia
cristiana
del
cielo
e
della
terra
associata
alla
Cattedrale:
la
cupola
rappresenta
il
cielo,
così
come
la
parte
inferiore
rappresenta
la
terra,
e il
fatto
che
siano
l'una
“appoggiata”
sull'altra
indica
l'unione
mistica
fra
l'elemento
sacro
e
quello
(per
così
dire)
profano.
Non
è
un
caso,
dunque,
che
la
cupola
sia
stata
decorata
dipingendovi
mosaici
dorati
a
mo’
di
stelle:
molti
altri
edifici
religiosi,
oltre
a
Santa
Sofia,
utilizzano
queste
immagini
affinché,
volgendo
lo
sguardo
verso
l'alto,
lo
spettatore
si
trovi
a
contemplare
la
volta
celeste
e,
quindi,
Dio,
quasi
ad
invitare
il
visitatore
ad
intraprendere
e
proseguire
un
percorso
catartico
e di
fede.
L'autore
definisce
la
Cattedrale
come
il
“Tempio”.
Ebbene,
non
è
vana
o
meramente
stilistica
tale
scelta
terminologica.
Con
la
parola
“Tempio”,
in
questa
sede,
si
vuole
intendere
non
solo
la
struttura
fisica
della
costruzione,
bensì
il
momento
di
comunione
dell'uomo
con
il
divino:
Santa
Sofia
diventa
allora
il
luogo
dell'incontro
fra
il
Signore
e i
suoi
fedeli,
un
punto
di
raccolta
nel
quale
celebrare,
attraverso
la
liturgia,
l'epifania
della
divinità.
Bisogna
sottolineare
inoltre
che
l'erezione
dell'edificio
religioso
e il
progetto
dello
stesso,
nel
pensiero
tradizionale
religioso,
non
è
affidato
al
libero
genio
dell'architetto:
egli
è
solo
la
manus
terrena
per
mezzo
della
quale,
sotto
la
guida
di
un
profeta,
è
Dio
stesso
ad
indicare
le
modalità
con
le
quali
l'opera
deve
essere
realizzata.
Ed è
San
Clemente
da
Roma,
con
le
sue
parole,
a
dare
pieno
conforto
a
questa
tesi:
“Dio
stesso
ha
indicato,
in
virtù
della
Sua
Suprema
volontà,
il
luogo
in
cui
questi
uffici
vanno
celebrati
e
chi
li
deve
celebrare”
(Ad
Cor.,
1,
40).
Una
breve
analisi
della
costruzione
impone
fin
da
subito
di
illustrare
i
tre
principi
cardine
sui
quali
si
fonda
e si
erge
l'edificio
e
che
racchiudono
al
loro
interno
tutto
il
simbolismo
del
quale
il
“Tempio”
è
intriso:
1. -
il
cerchio
2. -
il
tracciato
degli
assi
cardinali
3. -
l'orientamento
Per
quanto
concerne
il
cerchio,
emerge
in
modo
prepotente
che
tale
figura
geometrica
rappresenti
il
cielo.
Ed
invero,
da
sempre
si
parla
del
concetto
di
“volta
celeste”
per
indicare
lo
spazio
posto
al
di
sopra
del
suolo
terrestre,
e in
questo
caso
direttamente
connesso
con
l'elemento
sacro.
Ovviamente,
la
“volta”
è,
di
per
sé,
circolare.
Il
cielo
è
la
dimora
di
Dio
e
Dio
osserva
i
suoi
fedeli
sulla
terra,
e
con
loro
si
congiunge
attraverso
il
luogo
sacro
a
Lui
dedicato.
Né
stupisce
che
proprio
una
forma
circolare
rappresenti
la
divinità:
la
sfera
ha
simboleggiato
nel
tempo,
nella
propria
intrinseca
geometria,
un
indice
di
perfezione
che
appare
del
tutto
compatibile
con
il
concetto
ideale
di
luogo
che
ospita
la
dimora
della
divinità.
Appare
logico,
quindi,
che
come
il
cielo
si
estende
fino
“ai
quattro
angoli
della
terra”
nella
Cattedrale
di
Santa
Sofia
“...
le
sue
arcate,
larghe
e
splendide,
rappresentano
le
quattro
parti
del
mondo...”:
Dio
è
ovunque
nello
spazio
celeste,
e
questo
è
il
messaggio
che
il
Confessore
desidera
comunicare
al
proprio
lettore.
Quattro
sono
i
punti
cardinali,
quattro
le
stagioni
e
quattro
gli
angoli
della
terra
di
cui
storicamente
si
parla:
la
Cattedrale
è
un
piccolo
“mondo
nel
mondo”,
fatto
di
spiritualità
e
dimora
della
Santa
“Essenza”,
al
di
fuori
del
quale
il
fedele,
non
più
in
comunione,
interrompe
la
comunicazione
con
Dio.
Nella
piantina
sotto
riportata,
è
ben
visibile
la
trasposizione
della
cupola
di
forma
sferica
che
“poggia”
sulla
struttura:
È
opportuno
(ai
fini
di
una
maggiore
fluidità
della
trattazione)
svolgere
le
considerazioni
in
ordine
al
tracciato
degli
assi
cardinali
e
dell’orientamento
nel
medesimo
momento,
poiché
il
significato
contenuto
nella
simbologia
di
questi
due
elementi
si
fonde
in
un’interdipendenza
funzionale
reciproca.
Ebbene
si
osserverà
subito
come
i
suddetti
assi,
incrociandosi
all’interno
del
perimetro
rettangolare
dell’edificio,
formino
una
croce:
le
geometrie,
(come
anche
le
armonie
numeriche)
nell’ambito
dell’interpretazione
dell’architettura
legata
al
Tempio,
hanno
un
significato
ben
preciso.
Inutile
soffermarsi
troppo
a
lungo
sul
significato
che
qui
viene
ad
assumere
la
croce;
esso
è
già
sin
troppo
evidente,
poiché
è
proprio
il
Crocifisso
a
rappresentare,
nel
mondo,
la
religione
cristiana,
e le
sofferenze
patite
dal
Cristo
per
la
salvezza
del
figlio
più
indegno
di
Dio:
l’Uomo.
Ciò
che
è
interessante
notare
invece
è
che
il
Tempio
stesso,
in
quanto
croce
e
simbolo
del
collegamento
fra
uomo
e
divinità,
rappresenta
e
contiene
il
mondo
stesso,
santificandolo
e
ponendosi
come
intermediario
unico
della
volontà
divina.
La
Cattedrale,
che
poggia
sui
due
assi,
non
ha
un
orientamento
casuale,
ma è
concepita
per
offrirsi
quale
struttura
a
immagine
stessa
del
cosmo,
costruito
anch’esso
su
due
assi,
come
è
di
comune
conoscenza.
Allora,
è
conseguenza
logica
ritenere
che
essa
sia
stata
concepita
in
tale
guisa
per
indicare
simbolicamente
ai
fedeli
che
quell’edificio,
il
Tempio
di
Cristo,
è
l’angolo
di
mondo
spirituale
entro
il
quale
confluisce
il
cosmo
nella
sua
interezza:
tutti
i
punti
della
terra,
come
accennato
sopra,
si
riuniscono
entro
il
perimetro
della
Cattedrale
e si
fondono
insieme:
“in
effetti
è
qualcosa
di
realmente
ammirevole
il
fatto
che
nelle
sue
piccole
mura
tanto
appaia
il
vasto
mondo”.
Come
rendere
con
parole
più
adeguate
la
realtà
che
si è
poc’anzi
descritta?
E
non
ci
illustrò
mirabilmente
Sant’Agostino
come
coesistano,
correndo
insieme
nel
flusso
della
storia,
la
Città
di
Dio
(della
quale
l’edificio
di
culto
è
porzione)
e la
città
dell’uomo?
L’opera
a
cui
facciamo
riferimento
è,
ovviamente,
il
De
Civitate
Dei,
risalente
all’incirca
all’anno
430.
In
estrema
sintesi,
ciò
che
il
Santo
intende
comunicare
è
la
differenza
tra
le
due
città
che
egli
mirabilmente
descrive:
“la
città
terrena
è
formata
da
coloro
che
vogliono
vivere
secondo
la
carne,
l’altra
è
formata
da
quelli
che
vogliono
vivere
secondo
lo
Spirito,
ciascuno
nella
sua
pace,
che
essi
raggiungono
quando
conseguono
ciò
che
ricercano”
(Agostino,
XIV,
1).
Le
due
diverse
forme
di
esistenza
convivono
fino
alla
fine
dei
giorni
in
cui
potrà
essere
chiaro
il
fine
e la
sintesi
della
storia
umana.
È
allora
ben
più
prudente,
in
attesa
dell’ineluttabile
sentenza,
prepararsi
ed
ingraziarsi
il
Giudice
Supremo.
Attraverso
l’edificio
sacro,
questo
diventa
possibile:
il
filo
che
collega
al
Cielo
passa
attraverso
le
sue
colonne,
le
sue
cinque
porte,
la
sua
cupola.
Una
piccola
curiosità
sul
fatto
che
il
Tempio
“è
circondato
dalle
acque
così
come
il
mare
(circonda
il
mondo)”.
Nella
moderna
Urfa,
la
moschea
della
città
sorge
in
mezzo
a
grandi
vasche
(alimentate
dalla
sorgente
di
Rohas)
nelle
quali
nuotano
carpe
considerate
sacre
e
che,
quindi,
è
vietato
pescare.
Un’antica
leggenda
racconta
che
il
profeta
Abramo
(venerato
da
ebrei,
cristiani
e
musulmani)
in
questa
città
distrusse
gli
idoli
delle
grandi
divinità
pagane,
provocando
l’ira
del
locale
re
assiro
Nimrod.
Il
sovrano
catturò
il
profeta
e lo
fece
issare
su
una
pira
funeraria
per
punirlo
del
suo
gesto
blasfemo;
ma
Dio,
vedendo
quanto
accadeva
al
proprio
messaggero
sulla
Terra,
trasformò
il
fuoco
in
acqua
(le
vasche)
e i
carboni
ardenti
in
pesci
(le
carpe).
Nella
stessa
zona
vi è
un
minareto
di
base
quadrata,
molto
antico,
all’interno
del
quale
vi
sono
rovine
che
ricordano
il
campanile
di
una
chiesa….il
pensiero
che
si
tratti
dei
resti
della
cattedrale
di
Santa
Sofia
emerge
con
prepotenza,
coadiuvato
dallo
scritto
del
Confessore:
anche
la
cattedrale
che
stiamo
esaminando
era,
curiosamente,
circondata
dalle
acque.
Non
si
può
dunque,
in
questa
sede,
non
fare
cenno
al
significato
che
la
costruzione
di
edifici
sacri
ha
avuto
nell’immaginario
collettivo
sull’ambiente
circostante.
L’erezione
di
chiese
e
cattedrali
ha
coinciso
con
la
fine
delle
persecuzioni
imperiali
e
fin
da
subito
i
luoghi
di
culto
sono
stati
concepiti
e
orientati
in
modo
studiato
e
preciso.
Essi,
infatti,
sono
stati
ideati
quali
superfici
riflettenti
della
realtà
cosmica
circostante:
il
concetto
che
esprime
San
Pier
Damiani,
quando
afferma
che
la
chiesa
costituisce
l’immagine
del
mondo,
non
afferisce
solo
alle
rappresentazioni
che
ornavano
le
pareti
e le
colonne
dei
vari
edifici.
Le
decorazioni
murali
dei
vari
“Templi”
recavano
infatti,
nella
maggior
parte
dei
casi,
immagini
di
vita
quotidiana,
attività
lavorative,
realtà
terrestri
e
temporali.
La
nota
massima
del
Santo,
come
si
diceva,
è
di
significato
ben
più
ampio:
egli
vuole
comunicare
che
non
solo
la
chiesa
si
riflette
nella
quotidianità
dell’uomo,
ma
ricomprende
all’interno
della
sua
superficie
l’immagine
del
cosmo
nella
sua
interezza.
Con
grande
rigore
scientifico
lo
studioso
Jean
Hani
nel
suo
saggio
“Il
simbolismo
del
Tempio
Cristiano”,
osserva
che
qui
si
vuole
intendere
che
la
Cattedrale,
così
concepita,
“è
ancor
di
più
un’immagine
strutturale
che
riproduce
la
struttura
intima
e
matematica
dell’universo”.
E
non
è
solo
nello
spazio
che
si
riflette
la
studiata
architettura
degli
edifici
sacri
in
esame.
Essi,
infatti,
assumono
rilievo
anche
con
riguardo
all’aspetto
temporale.
Da
sempre,
i
concetti
di
spazio
e
tempo
vengono
associati
fra
loro:
in
effetti
questi
due
aspetti
sono
legati
indissolubilmente,
soprattutto
quando
si
affronta
un’analisi
storica.
E
anche
nel
caso
di
specie
non
vi
sono
eccezioni;
basti
segnalare,
ad
esempio,
come
l’orientamento
del
Tempio
(di
cui
si è
parlato
in
precedenza)
che
segna
per
mezzo
della
croce
le
direttrici
dei
quattro
punti
cardinali,
segna
anche
l’ordine
delle
quattro
stagioni
e,
quindi,
il
tempo
che
scorre.
Est,
la
primavera,
Sud,
l’estate,
Ovest,
l’autunno,
Nord,
l’inverno.
Anche
le
raffigurazioni
di
Cristo
e
degli
Apostoli,
che
ritroviamo
in
Santa
Sofia,
hanno
un
significato
simbolico
ben
preciso.
Il
Cristo
è
il
giorno
stesso,
e i
suoi
Apostoli
sono
le
dodici
ore
solari,
lasciando
intendere
che
le
tenebre,
la
notte,
l’oscurità,
non
siano
presenti
in
quanto
espressione
del
maligno.
Ma
ciò
che
maggiormente
viene
in
considerazione,
sotto
l’aspetto
temporale,
è
la
liturgia.
Essa
scandisce
il
tempo
dei
fedeli
con
gli
orari
della
funzione
religiosa,
e il
“tempus”
viene
completamente
ricompreso
all’interno
del
tempo
liturgico:
esso
cambia
forma,
non
è
più
possibile
scandirlo
con
le
modalità
profane.
Viene
così
ad
esistenza
un
momento
che
è
già
al
di
là
del
profano,
dell’umano.
È
il
tempo
di
Dio,
il
momento
che
congiunge
il
fedele
con
il
Cielo,
ciò
che
spinge
l’Uomo
all’elevazione
verso
l’Eterno.
Si
ha
quindi
una
forma
di
“sacramento
del
tempo”
che,
congiungendo
l’elemento
umano
con
il
divino,
arricchisce
l’edificio
sacro
di
un
ulteriore,
e
del
tutto
particolare,
significato.
Per
concludere,
una
notazione
finale:
alla
luce
di
quanto
finora
osservato,
è
più
agevole
comprendere
il
peso
storico
e
scientifico-artistico
del
Poema
che
abbiamo
qui
riportato.
Se
si
pensa,
infatti,
al
tempo
in
cui
fu
scritto,
la
chiarezza
e il
rigore
tecnico
con
i
quali
il
Confessore
ha
tratteggiato
i
caratteri
della
Cattedrale
sono
davvero
sorprendenti.
L’edificio
è
descritto
con
grande
precisione
in
primis
sotto
il
profilo
architettonico:
si
affronta
l’ambientazione
esterna,
la
sistemazione
del
tetto,
l’elenco
delle
arcate,
gli
atri
con
i
portici
e le
relative
colonne,
la
descrizione
delle
cinque
porte
di
ingresso.
Si
specificano,
poi,
anche
i
materiali
utilizzati:
dalla
colatura
in
piombo
che
ricopre
le
pareti,
all’utilizzo
di
marmi
policromi
applicati
negli
interni
come
rivestimento
murale.
Esaurita
la
descrizione
tecnica
dell’edificio,
si
passa
infine
all’esame
degli
interni:
la
rifrazione
della
luce
che
filtra
dalle
numerose
finestre
su
tre
lati,
e
crea
evidentemente
giochi
luminosi
studiati;
il
“podio
come
il
Cenacolo
di
Sion”,
collocato
in
posizione
centrale,
si
erge
al
di
sopra
di
undici
colonne,
rappresentanti
gli
undici
Apostoli
riuniti;
vi
sono
poi
dieci
colonne
che
fungono
da
sostegno
del
Cherubino
nel
coro,
e
nove
scalini,
anch’essi
nel
coro,
con
il
Trono,
simboleggianti
i
nove
Ordini
degli
Angeli
e il
Trono
come
seggio
del
Cristo
Re.
Quanto
sinteticamente
riportato
nella
descrizione
poc’anzi
effettuata,
in
ultima
analisi,
consente
di
comprendere
perfettamente
al
lettore
come
appare
la
Cattedrale
agli
occhi
del
visitatore
e
come
lo
stesso
visitatore
deve
interpretare
ciò
che
compare
dinanzi
a
sé.
In
altre
parole,
leggendo
il
Poema
nella
sua
interezza,
si
viene
catapultati
all’interno
del
Tempio,
perdendo
il
senso
dello
spazio
fisico
nel
quale
ci
si
trova,
e si
è
in
grado
di
comprendere
immediatamente
il
significato
di
quanto
con
la
mente
è
possibile
vedere
attraverso
le
parole
dell’autore:
questo
è
il
vero,
piccolo
miracolo
che
è
racchiuso
nell’opera
del
Confessore,
forse
ancora
poco
conosciuta
ma
di
grande
impatto
artistico,
filosofico
e
storico.
Riferimenti
bibliografici
Jean
Hani,
Il
simbolismo
del
tempio
cristiano,
Edizioni
Arkeios,
1996.
Guidalberto
Bormolini,
Romano
Guardini:
i
santi
segni-santificazione
di
spazio
e
tempo
nella
liturgia
e
nel
tempio
cristiano,
in
Rivista
di
ascetica
e
mistica,
3
(2004)
481-511.