N. 112 - Aprile 2017
(CXLIII)
San Gregorio di Tours
lo storico cristiano della Gallia
di Vincenzo La Salandra
Tra
gli
storici
cristiani
del
VI
secolo
S.
Gregorio
di
Tours
occupa
una
posizione
di
sicuro
rilievo:
autore
e
storico
originale
nella
schiera
degli
scrittori
della
Gallia,
ci
ha
tramandato
opere
importanti.
Gregorio
scrisse
in
un
periodo
storico
in
cui
si
lavorava
fervidamente
per
salvare
i
tesori
dell'antica
cultura
classica,
un
periodo
che
scatenò
sforzi
notevoli
in
imitazioni
formali
dei
classici
e
produzioni
letterarie
nuove,
rivolte
alla
conservazione
della
memoria
per
i
posteri.
S.
Gregorio
scrisse
opere
per
i
posteri,
utilizzando
i
classici
ma
preoccupandosi
più
di
trasmettere
notizie
che
di
scrivere
opere
grammaticalmente
perfette,
come
vedremo.
Nato
con
ogni
probabilità
ad
Arverna
nel
538,
Giorgio
Florenzo,
questo
il
suo
nome
originario,
prese
il
nome
di
Gregorio
da
un
suo
antenato,
il
vescovo
di
Langres.
Era
già
diacono
nel
563,
quando
decise
di
intreprendere
il
pellegrinaggio
a
Tours
per
chiedere
a S.
Martino
la
guarigione,
che
ottenne.
Dopo
dieci
anni
Gregorio
fu
eletto
vescovo
di
Tours
e si
prodigò
vivacemente
nel
suo
ministero
anche
oltre
i
confini
della
sua
diocesi,
nonostante
il
periodo
storico
fosse
tra
i
più
complicati
e
foschi
della
storia
medievale
di
Francia.
S.
Gregorio
morì
nel
594.
La
sua
opera
storica,
classico
della
storiografia
patristica
medioevale,
è l'Historia
Francorum,
in
dieci
libri.
Nella
prima
parte
dell'opera
l'autore
delinea
le
origini
della
storia
sacra
da
Adamo
fino
a
San
Martino
(397),
e
passa
poi
in
rassegna,
utilizzando
una
serie
di
racconti,
invero
mal
collegati
in
opera
organica,
tutti
i re
franchi
sino
al
suo
tempo.
Nel
delineare
il
profilo
storico
della
Gallia
e la
successione
dei
re
franchi,
Gregorio
pone
sempre
al
centro
dei
suoi
interessi
le
vicende
religiose,
e,
nell'insieme,
la
sua
opera
si
rivela
una
miniera
di
preziose
e
copiose
informazioni
di
primissima
mano
sulla
storia
francese
nel
suo
delicato
passaggio
tra
tardo-antico
e
alto-medioevo.
Gregorio,
da
uomo
di
chiesa
e
discendente
di
una
famiglia
senatoriale,
è
fieramente
avverso
ai
monarchi
rozzi,
dissoluti
e
violenti;
ed è
quindi
ben
lontano
dal
tributare
loro
quegli
elogi
che
invece
non
aveva
lesinato
un
Venanzio
Fortunato
(n.
530).
Venanzio
era
veneto
d'origine,
studiò
a
Ravenna
e
divenne
vescovo
di
Poitiers,
fu
amico
di
Gregorio
di
Tours
e
amabile
poeta
cristiano.
Nell'insieme
l'Historia
Francorum
è
una
delle
fonti
principali
per
la
storia
antica
della
Francia
e,
specialmente,
il
suo
autore
è
obiettivo
e
imparziale,
pur
dimostrando
una
passione
per
le
leggende
ed
il
meraviglioso
che
a
tratti
compare
anche
in
questa
seria
ricostruzione
storiografica
e
cronologica.
La
passione
per
il
meraviglioso,
così
tipica
di
tutto
il
Medioevo,
domina
negli
Octo
miraculorum
libri,
opera
singolare
di
San
Gregorio:
si
raccontano
in
questi
libri,
con
una
credulità
che
sembra
non
conoscere
limiti
di
verisimiglianza
e di
stranezza,
le
virtù
ed
in
particolare
i
miracoli
compiuti
da
vari
martiri,
santi
e
reliquie.
Speciale
il
posto
che
occupano
in
questi
libri
i
santi
e
martiri
della
Gallia,
con
il
posto
d'onore
che
spetta
a S.
Martino,
che
occupa
i
libri
dal
III
al
VI.
Anche
quest'opera
è
miniera
di
notizie
storiche
ed
eventi
miracolosi,
narrati
e
presentati
con
il
sapore
di
una
descrizione
di
prima
mano.
Anche
il
De
cursibus
ecclesiasticis,
opera
della
maturità,
è un
ampio
'affresco'
medievale
che
indulge
al
meraviglioso
e
alle
mirabilia.
Costituisce
l'ampia
introduzione
dell'opera
una
descrizione
delle
quattordici
meraviglie
del
mondo,
sette
realizzate
dalla
mano
dell'uomo
e
sette
dovute
all'onnipotenza
divina.
Secondo
le
informazioni
che
ci
ha
tramandato
Venanzio
Fortunato
è
probabile
che
Gregorio
scrisse
anche
poesie,
ma
fino
ad
oggi
non
sono
stati
ancora
trovati
nei
manoscritti
versi
attribuibili
a
lui
con
certezza.
E'
singolare
notare
come
spesso
Gregorio
nelle
sue
opere
confessi
apertamente
d'ignorare
la
grammatica:
in
effetti,
anche
se
la
sua
prosa
è
utilissima
per
studiare
i
preludi
dell'evolversi
del
latino
nelle
lingue
romanze,
i
suoi
scritti
abbondano
in
anomalie
morfologiche
e
sintattiche.
Tuttavia
il
nostro
è
anche
molto
spesso
puntuale,
avveduto
e
scrupoloso
nel
citare
numerose
volte
i
maggiori
autori
cristiani,
e,
finalmente,
è
agevole
rintracciare
nelle
sue
opere
citazioni
di
Virgilio
e
auliche
reminiscenze
di
Orazio.