N. 69 - Settembre 2013
(C)
IL PARCO ARCHEOLOGICO DELL’ASPROMONTE
SAN GIORGIO MORGETO
di Christian Vannozzi
Il
Parco
Nazionale
dell’Aspromonte
è
uno
dei
parchi
nazionali
più
suggestivi
del
nostro
Paese.
È
situato
all’interno
della
provincia
di
Reggio
Calabria
e
prende
il
suo
nome
dal
Massiccio
appenninico
dell’Aspromonte,
che
percorre la
Calabria a
chiusura
della
dorsale
appenninica.
Il
Parco
era
in
origine
parte
del
Parco
Nazionale
della
Calabria
e si
estendeva
entro
di
esso
per
circa 3000
ettari.
Dal
1979
si
discusse
nella
Regione
Calabria
riguardo
la
creazione
di
un
Parco
Nazionale
distinto
da
quello
della
Calabria,
per
l’appunto
il
Parco
Nazionale
dell’Aspromonte,
che
sorse
nel
1989
divenendo
il
sesto
parco
nazionale
istituito
in
Italia.
Caratteristica
del
territorio
sono
le
fiumare,
cioè
piccoli
ruscelli
a
regime
torrentizio
che
scorrono
entro
letti
sassosi
che
formano
nel
periodo
invernale
e
autunnale
dei
corsi
d’acqua
che
danno
luogo
a
piccole
cascate
che
abbelliscono
il
territorio.
Poiché
questi
corsi
d’acqua
vengono
alimentati
perlopiù
dalle
acque
piovane,
in
primavera
e in
estate
i
fiumiciattoli
possono
rimanere
completamente
a
secco
tanto
che
gli
escursionisti
possono
camminare
nel
loro
letto
di
pietra.
La
flora
del
Parco
Nazionale
è
caratterizzata
da
una
forte
eterogeneità,
a
causa
della
bassa
latitudine
e
soprattutto
dalla
vicinanza
del
mare.
L’Aspromonte
si
erge
infatti
dal
Tirreno
allo
Ionico
e i
due
versanti
hanno
una
vegetazione
molto
differente
l’uno
dall’altra
proprio
per
la
caratteristica
di
questi
due
mari.
Sulle
coste
si
sviluppa
la
vegetazione
tipica
della
macchia
mediterranea
mentre
all’interno,
nelle
zone
coltivate,
fanno
la
loro
comparsa
zone
coltivate
con
agrumi
e
olivi,
che
sono
tipici
della
costa
sia
calabrese
che
pugliese,
oltre
che
siciliana.
Salici,
oleandri
e
pioppi
si
possono
invece
trovare
lungo
le
fiumare.
Questi
tipi
di
arbusti
sono
infatti
soliti
delle
zone
boschive,
specialmente
di
quelle
vicine
ai
corsi
d’acqua,
anche
se
stagionali
come
sono
appunto
le
fiumare
dell’Aspromonte.
La
superficie
boschiva
del
parco
Nazionale
si
estende
per
circa 40000
ettari,
e
comprende
nelle
quote
più
basse
i
lecci
e in
quelle
più
alte
delle
splendide
conifere,
le
uniche
di
rilievo
che
si
possono
ammirare
nel
Sud
dell’Italia.
In
Aspromonte
si
possono
infatti
trovare
i
pini
neri
e i
pini
bianchi
calabri,
tipici
di
questo
promontorio
e
unici
nel
loro
genere.
Questi
alberi
diventano
meta
turistica
di
diversi
appassionati
del
genere
che
optano
verso
una
vacanza
in
Calabria
nel
Parco
Nazionale
dell’Aspromonte
proprio
per
la
sua
variegata
fauna
e
per
il
fatto
di
poter
alternare
mare,
montagna
ed
escursioni
boschive
tutte
nello
stesso
luogo.
Sul
versante
tirrenico
sono
molto
frequenti
i
castagni,
spesso
utilizzati
dalle
industrie
che
producono
i
mobili
per
i
loro
mobilifici.
Sul
versante
ionico
è
invece
più
probabile
trovare
delle
querce
e
dei
roveri.
La
fauna
può
invece
annoverare
dei
lupi,
presenti
specialmente
nella
parte
centro-orientale
della
catena
montuosa,
il
cinghiale,
il
gatto
selvatico,
la
martora,
il
tasso,
la
lontra,
che
costeggia
i
vari
fiumiciattoli
stagionali,
la
donnola,
la
faina,
la
volpe,
il
ghiro,
e lo
scoiattolo
nero,
una
razza
particolare
del
simpatico
roditore
che
si
può
trovare
solo
in
Aspromonte.
Tra
i
volatili
si
possono
trovare
nel
parco
le
ultime
specie
dell’aquila
del
Bonelli,
quasi
estinta
nel
resto
della
penisola
e
presente
in
Aspromonte
con
ben
due
coppie.
Anche
le
aquile
reali
possono
essere
avvistate
nel
Parco
Nazionale,
assieme
a
specie
più
piccole
di
rapaci,
come
lo
sparviero,
l’astore,
il
falco
pecchiaiolo,
il
falco
pellegrino
e la
poiana.
Tra
i
rapaci
notturni,
per
gli
appassionati
di
birdwatching
è
possibile
scorgere
il
gufo
reale,
che
è il
più
grande
rapace
della
famiglia
dei
gufi
presente
in
tutta
Europa,
l’allocco,
e il
barbagianni,
oltre
ai
normali
volatili
come
la
coturnice
e il
picchio
nero.
Tra
i
rettili
possono
essere
annoverate
la
vipera
dell’Hugyi,
che
a
differenza
della
vipera
normale
ha
una
livrea
grigia
e
una
fascia
bruna
trasversale,
il
cervone,
e la
biscia
d’acqua
che
vive
presso
i
piccoli
ruscelli.
Sempre
nei
pressi
dei
corsi
d’acqua
possiamo
trovare
le
salamandre
i
tritoni,
e le
raganelle,
simpatiche
ranocchie
che
piacciono
molto
ai
bambini
per
il
loro
colore
verde
acceso
che
ricordano
molto
quelle
che
vedono
nei
cartoni
animati
o
nei
quaderni
da
disegno.
Nelle
fiumare
vi
sono
anche
delle
trote,
che
rendono
più
piacevole
la
permanenza
in
loco
per
quei
turisti
amanti
della
pesca
che
sperano
di
catturarne
qualcuna.
La
trota
ha
infatti
un
ottimo
sapore
e
piace
molto
ai
pescatori.
Di
notevole
interesse
storico
sono
i
borghi
antichi
dei
paesini
che
fanno
parte
del
Parco
Nazionale,
come
Bova,
Mammola,
San
Giorgio
Morgeto
e
soprattutto
Gerace,
vera
perla
artistica
dell’Aspromonte.
Questi
borghi
sono
infatti
ricchi
di
testimonianze
storiche
della
Magna
Grecia,
del
Medioevo
e
del
Rinascimento.
Queste
località
conservano
ancora
tutto
il
fascino
del
glorioso
passato
con
le
piccole
case
una
attaccata
all’altra,
le
viuzze
strette,
le
piazze
rinascimentali,
le
chiesette
antiche
e
gli
scorci
panoramici.
Nel
corso
dell’anno
in
questi
paesi
si
celebrano
diverse
sagre
come
ricorrenza
di
eventi
storici
e
religiosi
dove
si
possono
osservare
le
antiche
tradizioni
calabresi
e
assaporare
i
prodotti
agricoli
locali.
Queste
sagre
rappresentano
una
vera
e
propria
risorsa
turistica
per
la
provincia
di
Reggio
Calabria.
Tra
questi
un
paesino
affascinante,
anche
se
molto
piccolo
è
San
Giorgio
Morgeto
che
conta
3354
abitanti
ma è
ormai
meta
indiscussa
di
tutti
i
visitatori
che
si
recano
nel
Parco
Nazionale.
Il
castello
di
San
Giorgio
domina
su
tutta
l’area
paesana,
delimitata
da
due
corsi
d’acqua,
il
Muscarà
e il
Patelli.
Miti
e
leggende
animano
la
vita
di
questo
paese
che
è
cantato
nelle
opere
di
Plinio,
Strabone
e
Proclo
che
narrano
di
come
l’antico
popolo
dei
Morgeti
edificò
il
castello
nel
2349,
sotto
la
dinastia
del
re
Morgete,
che
diede
appunto
nome
al
popolo
e al
paese.
In
realtà
il
castello
in
questione
è
del
X
secolo
d.C.,
ed è
normanno,
del
periodo
appunto
durante
il
quale
il
Sud
dell’Italia
visse
il
periodo
di
maggior
splendore.
Il
paese
era
un
crocevia
importantissimo
da
un
punto
di
vista
strategico-militare,
poiché
collegava
la
costa
tirrenica
a
quella
ionica,
e
chi
lo
controllava
aveva
in
mano
il
cuore
dei
traffici
del
Sud
Italia.
Il
paese
fu
quindi
un
nodo
commerciale
importante
sia
nel
periodo
di
influenza
greco
che
durante
la
dominazione
romana.
Con
la
caduta
dell’Impero
d’Occidente,
il
territorio
passò
sotto
il
dominio
degli
Ostrogoti
e
poi
dell’Impero
d’Oriente
grazie
alla
riconquista
dei
territori
occidentali
portata
avanti
dai
generali
romani
Belisario
e
Narsete
per
volere
dell’Imperatore
Giustiniano.
Nel
paese
si
stabilirono,
durante
la
dominazione
bizantina,
dei
monaci
che
seguivano
la
regola
di
San
Basilio,
i
quali
edificarono,
nel
X
secolo,
un
monastero
dedicato
a
San
Giorgio
di
Cappadocia,
che
divenne
un
punto
di
riferimento
per
la
popolazione
del
luogo,
tanto
che
il
santo
divenne
il
più
importante
del
paese.
Durante
il X
secolo
iniziarono
però
anche
le
scorrerie
saracene,
che
devastarono
diversi
paesi
delle
coste
calabresi
ma
risparmiarono
Morgetum,
tanto
che
i
monaci
attribuirono
tale
salvezza
a
San
Giorgio
e
gli
abitanti,
in
accordo
con
le
autorità
ecclesiastiche
decisero
di
cambiare
il
nome
del
paese
da
Morgetum
a
San
Giorgio.
Con
l’avvento
dei
normanni
che
colonizzarono
il
Sud
d’Italia
dalla
Campania
alla
Sicilia,
terminarono
le
scorrerie
saracene.
I
nuovi
signori
si
integrarono
perfettamente
con
le
popolazioni
del
luogo,
tanto
da
essere
visti
come
sovrani
legittimi
e
non
come
invasori.
Per
i
normanni
le
terre
italiane
non
erano
infatti
territori
conquistati
ma
dei
nuovi
regni
da
governare,
con
dei
nuovi
sudditi.
Il
periodo
normanno
è
stato
il
più
florido
per
la
Campania,
la
Puglia,
la
Sicilia
e la
Calabria,
perché
rappresentò
il
momento
di
maggior
splendore
delle
corti
del
Sud,
che
furono
esempi
di
civiltà
per
il
resto
d’Europa
grazie
a
sovrani
illuminati
come
gli
Altavilla
che
regnarono
sulla
parte
meridionale
della
penisola
fino
all’avvento
degli
angioini
chiamati
dal
Papa
per
cacciare
le
dinastie
normanno-italiane
dal
Sud.
Con
l’arrivo
degli
angioini
iniziò
infatti
un
periodo
di
decadenza
del
Sud
d’Italia
e
per
la
Calabria,
che
vide
passare
dominatori
stranieri
fino
alla
spedizione
dei
1000,
quando
Garibaldi
e il
suo
esercito
di
volontari
strapparono
il
paese
alla
dinastia
borbonica.
San
Giorgio
può
contare
anche
siti
archeologici
di
interessa
internazionale,
come
quello
nella
zona
della
chiesa
bizantina
di
San
Eusebio,
dove
gli
archeologi
hanno
trovato
i
resti
dell’antica
città
italica
di
Altum,
una
città
importantissima
durante
il
periodo
greco
che
fu
distrutta
dal
re
Longobardo
Totila.
Il
convento
domenicano
di
San
Giorgio
è
uno
dei
4
conventi
più
importanti
della
Calabria.
Edificato
per
volere
del
pontefice
Sisto
IV
nel
1473,
divenne
un
importante
centro
religioso
e
culturale
che
tramandò
le
tradizioni
e le
filosofie
greche
ai
posteri.
Fu
infatti
qui
che
si
formò
il
filosofo
Tommaso
Campanella.