N. 71 - Novembre 2013
(CII)
VIAGGIO NELLA SABINA
BORGHI MEDIEVALI E OLIO PREGIATO
di Christian Vannozzi
Tra
i
popoli
più
antichi
d'Italia
c'è
quello
dei
Sabini,
già
conosciuto
dagli
storici
e
geografi
greci
e
latini
che
descrissero
i
loro
usi
e
costumi.
Una
delle
fonti
più
autorevoli
sull'argomento
è
senza
dubbio
lo
storico
reatino
Marco
Terrenzio
Varrone
(116
ca-27
a.C.):
i
frammenti
rimasti
delle
sue
opere
rappresentano
una
delle
fonti
più
cospicue
che
possono
aiutarci
a
capire
la
realtà
della
storia
sabina.
Secondo
lo
storico
la
popolazione
della
sabina
è
una
popolazione
autoctona,
cioè
originaria
dell'Italia
centrale,
forse
unica
nel
suo
genere.
La
loro
dimora
era
all'inizio
alle
falde
del
Gran
Sasso
dal
quale
si
sparsero
per
tutto
l'attuale
Lazio
in
virtù
del
sacro
rito
della
Primavera,
la
ver
sacrum,
in
cui
si
spingevano
le
nuove
generazioni
a
esplorare
e
conquistare
nuovi
territori,
in
modo
da
spandersi
sull'intero
territorio
italico.
Questa
usanza
primaverile
fece
in
modo
che
si
sviluppassero
nell'Italia
centrale
diverse
etnie,
questo
fu
dovuto
all'incontro
con
altre
popolazioni,
autoctone
e
non
che
si
amalgamarono
con
quelle
del
ceppo
sabino.
Una
di
queste
etnie
particolari
si
pensa
discenda
dal
dio
italico
Sancus,
progenitore
dei
Sabini,
Sanniti,
Piceni,
Marrucini,
Marsi,
Vestini,
Lucani
e
Brettii
nella
parte
più
meridionale
dell’Italia
peninsulare.
I
primi
documenti
scritti
che
abbiamo
potuto
esaminare
su
queste
popolazioni
risalgono
al
VII
secolo
a.C.,
che
testimoniarono
una
lingua
e
una
cultura
comune
per
queste
popolazioni
che
seppur
di
etnia
leggermente
diversa
avevano
nei
Sabini
il
loro
popolo
guida
e la
loro
identità
culturale.
Dal
Gran
Sasso
i
Sabini
iniziarono
la
colonizzazione
della
pianura
reatina,
sconfiggendo
in
battaglia
le
popolazioni
Aborigeno-Pelasgi
che
le
avevano
conquistate
dopo
una
guerra
con
le
genti
Umbre.
Dopo
aver
conquistato
quella
che
è
l'attuale
zona
dei
Monti
Sabini,
dove
fondarono,
nelle
vicinanze
dell'odierna
Passo
Corese,
Cures
Sabini,
il
cui
signore
fu
Modio
Fabidio.
La
città
entrò
spesso
in
contatto
con
la
neonata
Roma,
che
a
quel
tempo
ancora
non
era
potente
e
che
soffriva
schiacciata
dalle
altre
popolazioni,
specialmente
da
quelle
etrusche
che
dominavano
la
Penisola.
I
sabini,
secondo
diversi
storici,
diedero
un
apporto
fondamentale
alla
fondazione
e
alla
proliferazione
della
città
di
Roma.
La
storia
primitiva
di
Roma
è
infatti
molto
legato
alla
Sabina,
non
solo
pe
rilf
orse
leggendario
Ratto
delle
Sabine,
ma
anche
per
la
provenienza
da
Cures
di
almeno
due
dei
7 re
di
Roma,
e
cioè
Numa
Pompilio
e
Anco
Marzio.
Fu
fin
da
subito
inglobata
nella
Repubblica
Romana
alla
Sabina
viene
assegnata
la
civitas,
cioè
il
diritto
di
cittadinanza
sino
al
268
a.C
quando
diverrà
civitas
optimo
iure.
Augusto
diede
invece
all’Italia
un
nuovo
assetto
istituzionale
dividendo
la
Penisola
in
11
regioni
tra
cui
la
Sabina
et
Samnium,
Con
l’istituzione
di
questa
regione
i
Sabini
ebbero
un
loro
territorio
ben
delimitato
all’interno
dell’Impero
Romano,
legato
a
quello
di
Sannio,
con
popolazione
sannita,
che
derivava
anch’essa
dai
Sabini.
Lo
storico
e
letterato
latino
Plinio
il
Vecchio
si
esprime
così
in
favore
dei
Sabini:
‘segue
la
regione
quarta
nella
quale
vivono
le
genti
forse
più
coraggiose
d’Italia.
Tra
i
Sabini,
gli
Amiternini,
gli
abitanti
di
Cures,
Forum
Decii,
Forum
Novum,
i
Fidenati,
gli
Interamnati,
i
Norcini,
i
Nomentani,
i
Reatini,
i
Trebulani,
sia
Mutuesci
che
Suffenati,
i
Tiburtini,
i
Tarinati’.
Con
la
caduta
dell’Impero
Romano
e
con
l’avvento
in
Italia
dei
Longobardi
che
strapparono
gran
parte
dei
territori
italici
all’Impero
Bizantino,
la
Sabina
fu
governata
in
parte
dal
Ducato
di
Spoleto,
sotto
il
regno
Longobardo,
e in
parte
dal
Ducato
Romano,
ancora
nominalmente
retto
dai
bizantini
ma
in
realtà
amministrato
dal
Pontefice
Romano,
che
rappresentava
la
vera
istituzione
politica
dell’Italia
Centrale.
L'Impero
Bizantino
dopo
Giustiniano
mostra
infatti
tutta
la
sua
incapacità
nel
governare
l'Italia,
non
lasciando
solo
il
territorio
ai
longobardi,
ma
lasciando
Roma
al
Papa,
che
da
solo
la
governava
e ne
amministrava
la
giustizia,
oscurando
la
figura
del
duca
bizantino
che
non
osava
contraddire
quello
che
era
il
vicario
di
Cristo
sulla
terra
e
che
da
più
tempo
di
lui
era
la
luce
di
Roma.
Con
la
caduta
di
Cornelio
Nepote
e
Romolo
Augusto
il
Papa
aveva
infatti
raccolto
l'aquila
imperiale
cercando
di
instaurare
una
sorta
di
continuità
tra
Impero
e
Papato.
Il
Papato
era
infatti
una
carica
ormai
riconosciuta
e
centrale
a
Roma,
fin
dai
tempi
di
Costantino
e
che
aveva
raggiunto
il
suo
apice
quando
Papa
Leone
aveva
fermato
l'avanzata
trionfale
di
Attila
verso
Roma.
Fu
probabilmente
questo
episodio
a
sancire
il
passaggio
di
consegne
tra
la
corano
imperiale
e la
tiara
papale.
La
Sabina
fu
governata
quindi
in
parte
da
questo
potere
reale
che
risiedeva
a
San
Pietro,
e
luogo
cardine
del
potere
religioso
fu
l'abbazia
di
Farfa
che
ricoprì
un
ruolo
fondamentale
nella
storia
del
territorio
tra
i
secoli
VXIII
e IX,
anche
se
nel
898
subì
un
devastante
attacco
da
parte
delle
orde
saracene
che
la
distrussero.
Dopo
questo
violento
attacco
diversi
territori
italiani,
tra
cui
appunto
la
Sabina,
iniziò
a
incastellarsi,
cioè
a
creare
cittadelle
e
paesi
fortificati
in
modo
da
poter
resistere
alle
scorrerie
dei
saraceni
e
degli
ungari
che
attraversavano
la
Penisola
per
lungo
e
largo.
Le
orde
non
avevano
infatti
armi
da
assedio
adatte
per
impensierire
delle
cittadine
dotate
di
mura
e
castelli.
In
questo
periodo
sorgono
i
meravigliosi
borghi
fortificati
medievali,
numerosissimi
in
sabina,
che
possiamo
ammirare
nei
vari
paesini
che
prendo
il
nome
medievale
di
Rocca,
come
Roccantica,
o di
Castello,
come
Castelnuovo.
La
zona
passò
ben
presto
sotto
il
controllo
del
Papato
appena
i
Longobardi
furono
cacciati
dai
Franchi,
chiamati
in
Italia
direttamente
da
Papa
Leone
III
che
incoronò
Imperatore
d'Occidente
Carlo
Magno,
che
costituì
il
Sacro
Romano
Impero.
Il
Papa
affidò
l'amministrazione
della
Sabina
alla
legazione
Umbra,
che
già
amministrava
Perugia,
Spoleto
e
Terni.
Nel
1605
il
Papa
Paolo
V
istituì
un
vero
e
proprio
governo
sabino
unitario
che
assegnò
a
Collevecchio
dove
un
suo
Vicario
amministrava
la
giustizia
in
sua
vece.
Nel
corso
degli
anni
il
confine
meridionale
della
zona,
che
veniva
amministrata
dai
vicari
direttamente
nominati
dalla
Santa
Sede,
fu
portata
all'Aniene,
comprendendo
anche
le
cittadine
di
Mandela,
Tivoli,
Roviano
e
Arsoli.
Il
regno
di
Napoli
controllava
invece
importanti
città
sabine
come
Leonessa
e
Norcia.
Con
L'unità
d'Italia
la
Sabina
entrò
a
far
parte
della
Provincia
di
Roma,
mentre
il
circondario
di
Rieti
in
quella
di
Perugia.
Il
governo
fascista
stabilì
nel
1927
la
creazione
della
Provincia
di
Rieti
che
però
ingloberà
solo
una
parte
della
Sabina
storica,
poiché
diversi
territori
entreranno
a
far
parte
della
Provincia
di
Roma,
Perugia,
Terni
e
L'Aquila.
Per
poter
visitare
per
bene
la
Sabina
occorre
avere
le
idee
chiare
e
non
affidarsi
al
caso,
questo
perché
il
territorio
è
molto
ampio
e
per
questa
ragione
occorre
pianificare
per
bene
gli
itinerari
da
seguire,
in
modo
da
non
perdere
nulla
di
tutte
le
bellezze
storico-artistiche
che
ci
sono
da
visitare
e
massimizzare
i
tempi.
Nell'articolo
cercheremo
di
orientarvi
nella
scelta
degli
itinerari
e
nei
programmi
di
viaggio
in
questi
luoghi
incantevoli
dell'antica
terra
dei
sabini.
Se
si
ha
la
possibilità
di
acquistare
in
loco
una
cartina
turistica
con
le
mappe
dei
luoghi
da
visitare,
specialmente
quelli
in
cui
occorre
fare
delle
escursioni
campestri,
vi
sarà
di
molto
aiuto
nella
visita
dell'area.
Partendo
da
Roma
una
delle
località
sabine
da
visitare,
che
possiamo
raggiungere
seguendo
la
via
Salaria,
è
senza
dubbio
Nerola,
dove
avremo
la
possibilità
di
vedere
e
visitare
il
castello
baronale
che
domina
l'intera
valle.
Questo
castello
sorge
nel
corso
del
XIV
secolo
per
volontà
dei
nobili
romani
che
iniziarono
a
ingrandire
le
loro
residenze
feudali
in
modo
da
poter
ospitare
più
attività
all'interno
dei
loro
territori
fortificati.
Il
castello
ora
è un
luogo
che
si
può
visitare
in
un
paio
d’ore
e
dove
si
può
fare
dello
shopping
e
rilassarsi
guardando
il
panorama
della
valle.
All'interno
del
comprensorio
ci
sono
anche
dei
ristorantini
dove
gustare
dei
piatti
tipici
della
sabina
a
prezzi
non
troppo
elevati.
Da
Nerola
si
può
proseguire
l'itinerario
turistico
verso
Acquaviva
di
Nerola,
nei
pressi
del
bivio
per
Palombara
Sabina,
ove
si
può
visitare
il
Castello
Savelli.
Anche
in
questo
comprensorio
possiamo
trovare
ristoranti
e
negozi
di
souvenir,
in
quanto
ormai
queste
antiche
fortificazioni
offrono
non
solo
visite
culturali
ma
anche
la
possibilità
di
mangiare
e
rilassarsi
direttamente
in
loco,
in
modo
da
poter
offrire
al
turista
il
maggior
confort
possibile.
Scendendo
da
Palombara
Sabina
a
San
Paolo
dei
Cavalieri,
che
sorge
sull'antico
Castrum
Sancti
Pauli,
si
può
visitare
il
castello
baronale
della
famiglia
Orsini-Cesi,
molto
influente
a
Roma
e
che
dominava
queste
terre
donategli
dal
Papa.
Proseguendo
verso
Tivoli
si
ha
invece
la
possibilità
di
visitare
la
Rocca
Pia,
che
è
una
imponente
struttura
di
difesa
quadrangolare
con
torrioni,
due
più
grandi
e
due
più
piccoli,
costruita
dal
Papa
Pio
II
(1405-1464),
e
ora
sede
di
manifestazioni
e
mostre
culturali
per
volontà
del
comune
di
Tivoli
o di
comuni
limitrofi
che
hanno
deciso
di
riutilizzarla
in
questa
maniera,
rendendola
di
nuovo
viva
ospitando
manifestazioni
in
questo
luogo
suggestivo.
Da
Tivoli
possiamo
proseguire
verso
Castel
Madama,
per
visitare
Castello
orsini,
costruito
nel
X
secolo,
sede
principale
della
famiglia
romana
e
ampliato
e
abbellito
nel
corso
dei
secoli
successivi.
Questo
è
senza
dubbio
il
castello
più
importante
della
Sabina,
il
comune
di
Castel
Madama
organizza
al
suo
interno
delle
visite
guidate
e vi
da
luogo
a
delle
manifestazioni
culturali,
mostrando
come
si
possono
ben
utilizzare
i
monumenti
lasciateci
dai
nostri
avi
e
che
possono
essere
un
patrimonio
sia
artistico
che
economico
per
l'amministrazione
locale.
Proseguendo
verso
il
paese
di
Ciciliano,
l'antica
Trebula
Suffenas,
come
compare
nei
documenti
latini,
arriviamo
al
confine
Sud-Est
della
Sabina
Storica
e
possiamo
vedere
il
Castello
Theodoli,
che
domina
l'intera
valle,
edificato
nel
XIV
secolo
a
pianta
quadrata
con
torri
angolari.
Tornando
verso
Nord
troviamo
Roviano,
dove
possiamo
visitare
il
Castello
Brancaccio
e il
Maschio
Montano,
dimora
seicentesca
di
un'altra
illustre
famiglia
romana,
i
Colonna,
dove
avremo
la
possibilità
di
visitare
anche
il
Museo
della
civiltà
contadina
della
valle
dell'Aniene.
Per
visitare
sia
il
maschio
che
il
museo
occorrono
circa
due
ore,
ma
sarebbe
veramente
un
peccato
lasciare
la
Sabina
senza
aver
visitato
questo
luogo
incantevole.
Se
siamo
stanchi
di
vedere
castelli
e
vogliamo
entrare
nella
religiosità
sabina,
non
possiamo
prescindere
dall'Abbazia
di
Farfa,
di
storia
millenaria
e
dove
si
sono
verificati
diversi
intrecci
politico-religiosi
che
hanno
visto
protagonisti
vescovi,
nobili
e lo
stesso
pontefice
romano.
Accanto
a
Farfa
è
obbligatorio
visitare
il
paese
di
Vescovio,
dove
si
possono
incontrare
strutture
romane
in
ottima
conservazione,
quali
il
foro,
la
basilica,
le
botteghe,
i
monumenti
funerari
e il
Santuario
di
Santa
Maria
di
Vescovio,
cattedrale
più
importante
della
Sabina
fino
al
XV
secolo.
Proseguendo
da
Farfa
si
arriva
a
Poggio
Mirteto,
dove
poter
visitare
il
Duomo
e la
Pieve
di
San
Paolo,
e
dove
poter
iniziare
delle
escursioni
entro
territori
raggiungibili
solo
a
piedi.
Lungo
il
bivio
per
Poggio
Catino
si
può
infatti
visitare
la
torre
longobarda
che
svetta
sul
castello
medievale
successivamente
costruito
per
difendere
la
zona
e
avvistare
eventuali
predoni.
Proseguendo
si
arriva
al
paesino
di
Roccantica,
interamente
circondato
da
mura
a
indicare
la
sua
origine
militare
ma
che
ora
è un
ridente
paesino
ove
la
popolazione
ha
ben
saputo
sfruttare
lo
spazio
lasciatogli
dagli
avi
all'interno
delle
mura
che
difendevano
la
rocca
ubicata
su
una
collinetta.
Se
siete
amanti
delle
olive
il
periodo
migliore
per
andare
in
Sabina
è
l'autunno,
precisamente
tra
settembre
e
ottobre,
periodo
della
raccolta
delle
olive,
dove
potrete
vedere
le
antiche
tecniche
di
raccolta
e
come
si
crea
l'olio
extravergine
della
Sabina,
famoso
non
solo
in
Italia
ma
nel
mondo.
Per
i
romani
la
Sabina
era
infatti
il
regno
degli
olivi,
in
virtù
anche
di
una
leggenda
che
vuole
che
sia
stato
lo
stesso
re
leggendario
Numa
Pompilio
a
piantare
un
olivo
secolare
che
ormai
ha
circa
mille
anni
di
età
e
che
si
trova
nella
tenuta
dei
fratelli
bertini.
Questo
è
uno
degli
alberi
più
antichi
d'Europa
e ha
una
circonferenza
di
ben
7
metri
e
produce
da
solo
circa
12
quintali
di
olive.
L'olio
e le
olive
sono
infatti
considerati
l'oro
della
Sabina,
e
principale
fonte
di
reddito
dei
nobili
che
vi
risiedevano
e
degli
imprenditori
agricoli
odierni.
La
Regione
ha
infatti
iniziato
in
accordo
con
la
Provincia
e i
Comuni
in
programma
di
valorizzazione
sia
culturale
che
artistica
del
luogo,
in
modo
da
utilizzare
nel
miglior
modo
possibile
questo
patrimonio
che
l'Europa
ci
invidia.