contemporanea
RICORDANDO
ROSE VALLAND
IL RECUPERO DELLE OPERE D'ARTE TRAFUGATE
DAI NAZISTI / PARTE II
di Francesco Cappellani
Dopo questo primo invio, le spedizioni
verso la Germania si succederanno quasi
fino alla fine dell’occupazione tedesca.
Intanto al Jeu de Paume si andavano
accumulando anche moltissimi quadri
moderni, giudicati da Hitler “arte
degenerata” in quanto espressione della
decadenza di un mondo ebraicizzato,
sottratti alle collezioni di David Weill,
di Alphonse Kann, di Paul Rosenberg.
Per non “disturbare” il gusto tedesco,
le tele erano state poste in una sala
secondaria poco accessibile. Ma alla
fine del 1942, in barba alle idee
estetiche del Führer, Göring si era
impossessato di dieci Renoir, dieci
Degas, due Monet, tre Sisley, quattro
Cézanne e cinque Van Gogh, per citare
solo gli autori di maggiore rilievo.
Inoltre i quadri che non lo
interessavano, diventavano merce di
scambio per altri quadri di epoca antica
oppure venduti ad avveduti mercanti per
procurare importanti risorse
finanziarie.
Ci sarà comunque sulla terrazza delle
Tuileries, il 23 luglio 1943, un falò di
circa 500-600 quadri di “arte
degenerata” confiscati e bruciati dall’ERR
e di cui Rose sarà l’unica impotente e
disperata testimone. Dall’analisi
dettagliata compiuta nel dopoguerra
sembra che solo 56 oggetti d’arte, tra i
primi spediti in Germania nel febbraio
del 1941 andarono alla collezione di
Hitler prevista per il futuro museo di
Linz, mentre nel corso delle varie
operazioni svoltesi al Jeu de Paume
anche negli anni successivi, almeno 875
furono preda di Göring.
Rose Valland per ben quattro volte è
messa alla porta del museo dai tedeschi
sempre più sospettosi nei suoi
confronti. Ma ogni volta riesce a
rientrare adducendo la necessità della
sua presenza per sorvegliare la gestione
del museo, cioè il riscaldamento, la
pulizia e in genere la manutenzione
dell’edificio affidata a guardiani
francesi. Viene di volta in volta
accusata di sabotaggio, di furto e anche
di segnali fatti al nemico. I furti,
malgrado la presenza di guardie e della
Gestapo, sono frequenti, ma il pericolo
maggiore Rose lo corre quando viene
sorpresa a decifrare degli indirizzi.
Riesce a cavarsela, ma capisce che
cominciano a ritenerla una testimone
pericolosa, da sopprimere prima della
fine delle ostilità. Per fortuna era
riuscita a creare un clima di corretta
collaborazione con gli esperti d’arte
tedeschi che erano tutti funzionari di
musei ed erano stati “requisiti” dall’ERR,
ma non avevano atteggiamento ostili né
di prevaricazione nei suoi confronti.
Alla fine del 1941 Rosenberg realizza
che in molte abitazioni appartenenti a
famiglie ebree, rimaste abbandonate,
gran parte dell’arredamento è scomparso
e chiede allora al Führer il suo accordo
per requisire mobilia e suppellettili “appartenenti a ebrei che sono fuggiti o che sono sul
punto di scappare, a Parigi come in
tutti i territori occupati dell’ovest,
per fornire all’amministrazione dell’Est tutta
la mobilia possibile”. Hitler
accetta e parte così, sotto l’egida
dell’ERR, l’operazione M-A, acronimo per
“Möbel Aktion” ( operazione mobilia ).
Da un documento tedesco si apprende che
gli appartamenti di cittadini ebrei
francesi completamente svuotati saranno
69.619 di cui 38.000 a Parigi. Le
spedizioni si intensificano: da metà
1943 al 1 agosto 1944, nove convogli
lasciano Parigi con destinazione
Germania (castello di Neuschwanstein,
abbazia cistercense di Buxheim), Austria
(castelli di Kögl e Sessenberg) e
Cecoslovacchia. Il 25 luglio 1944,
quando ormai, dopo lo sbarco in
Normandia, le truppe alleate sono
prossime alla capitale francese, viene
confiscata la preziosa collezione
Thalmann di bronzi antichi.
La spedizione finale del 1 agosto 1944,
di arte moderna e destinata al castello
di Nikolsburg nella Moravia del sud, è
bloccata dalla resistenza francese e
rimane in Francia. Curiosamente il
gruppo di partigiani che impedisce
quest’ultima deportazione era comandato
dal figlio di Paul Rosenberg, il celebre
mercante d’arte ebreo, di cui una gran
parte della collezione si trovava
proprio su quel treno. Questo episodio
ispirerà il film The train (1964)
di John Frankenheimer con Burt
Lancaster, Jeanne Moreau e Suzanne Flon
nella parte di Rose Valland.
A partire dall’autunno del 1944 Rose
informa gli americani sui probabili siti
di stoccaggio in Germania delle opere
d’arte trafugate, affinché vengano
risparmiati dai bombardamenti. Verso la
fine della guerra, molte opere d’arte di
grande valore sono spostate dai tedeschi
per timore dei bombardamenti alleati
nelle miniere di sale di Altaussee in
Austria dove verranno ritrovate alla
fine della guerra.
Nel rapporto finale dell’attività dell’ERR
tra novembre 1940 e metà luglio 1944
consegnato a Rosenberg, risulta che
dalle 203 collezioni private ispezionate
erano state confiscate 21.903 opere
d’arte comprendenti 10.890 quadri,
acquarelli e disegni, 5.825 oggetti
artistici (porcellane, bronzi,
gioielleria), 2.477 mobili di valore
storico, 1.286 pezzi archeologici
provenienti dall’estremo oriente, e il
rimanente costituito da tappeti,
medaglie, vasi, arazzi etc.
La ritirata dell’esercito tedesco dalla
Francia e particolarmente da Parigi fu
complessa e cruenta. Ci fu battaglia
anche intorno al Jeu de Paume con
parecchi morti, infine l’armata di
liberazione del generale Leclerc,
intervenuta sul posto, riuscì a
sopraffare la resistenza tedesca e
costringere alla resa 350 soldati che
verranno rinchiusi nel cortile del
Louvre. La guerra volgeva alla fine. Il
25 agosto 1944 il generale von Choltitz
firma la resa della Germania nella
stazione di Montparnasse.
Viene istituito in Francia il 24
novembre 1944 il CRA (Commission
de Récuperation Artistique)
con sede al Jeu de Paume che si pone
come primo obbiettivo il rientro dei
tesori d’arte e la protezione dei luoghi
dove l’ERR aveva ammassato la refurtiva.
Rose Valland ne fa parte ed è nominata
segretaria della Commissione. Stabilisce
un ottimo rapporto con James J. Rorimer,
l’ufficiale americano, già conservatore
del Dipartimento d’arte medievale al
Metropolitan Museum di New York,
delegato con altri colleghi, a partire
dal 1943, a collaborare al salvataggio
del patrimonio artistico europeo su una
richiesta fortemente voluta da
Roosevelt.
Essi costituiscono un gruppo denominato
“MFAA” (Monuments,
Fine Arts and Archives Officers)
che verrà poi soprannominato “Monuments
Men”. Il gruppo, al momento dello sbarco
in Normandia, era costituito da una
decina di uomini che sarebbero aumentati
a 60 alla fine del conflitto. In Italia
alla fine delle ostilità i Monuments
Men erano 22.
Robert M. Edsel nel suo libro
Monuments Men, racconta un episodio
divertente: dopo lo sbarco in Sicilia
nel 1943, il comandante della 7°
armata americana Patton
scoprendo le rovine di Agrigento,
avrebbe domandato a un esperto: «Non
è che la mia 7° armata
abbia causato un tale disastro?». «No» –
fu la risposta – «è successo nella
guerra precedente. La seconda guerra
punica».
Rose trasmette a Rorimer i suoi
dettagliatissimi archivi con
l’indicazione dei depositi dell’ERR al
di fuori della Francia; scrive che “il
metodo e il realismo dell’ufficiale
americano, l’interesse sincero che
dedica a ogni problema, come me ne sono
potuta rendere conto nel corso delle
ricerche, mi hanno convinto a dargli la
mia piena fiducia”.
Il 4 maggio 1945 Rose ottiene un ordine
di missione di durata illimitata presso
lo Stato Maggiore della 1°
armata francese del generale De Lattre
de Tassigny. Viene promossa capitano e
l’11 maggio 1945, tre giorni dopo la
capitolazione del Reich, entra in
Germania diventando l’anello di
congiunzione tra il CRA e il governo
francese della zona di occupazione in
Germania. La sua azione “rude e
determinata”, nelle parole di Rorimer,
caratterizza esattamente il suo lavoro
assiduo e instancabile.
Intanto la 1°
armata americana trova nelle miniere di
Merkers, vicino a Weimar, le riserve
d’oro del Reich e alcuni quadri del
Kaiser Friedrich Museum di Berlino;
nelle miniere di Bernterode, vicino a
Cassel, le bare del re di Prussia e
centinaia di quadri del museo di
Potsdam, nella miniera di salgemma di
Heilbronn capolavori del museo di
Karlsruhe e, grazie alla 7°
armata del generale Patton, il
ritrovamento delle vetrate della
Cattedrale di Strasburgo.
Tutti i siti sono rimasti ben protetti
prima dai tedeschi e ora dai soldati
americani; vengono ritrovate le schede
dei vari pezzi e tutta la documentazione
che ne permetterà la restituzione ai
legittimi proprietari. Inventari sono
trovati anche nel castello del barone
Kurt von Behr, ex responsabile dell’ERR
in Francia, che li consegna
personalmente alle autorità americane
prima di suicidarsi insieme alla moglie.
Scrive la Valland: “Il
suo ultimo gesto da dandy fu bere il
veleno in una coppa piena di champagne
millesimato 1918!”.
Guidati dalle informazioni di Rose, i
soldati americani entrano nel castello
di Neuschwanstein, in Baviera, dove
trovano gli archivi e una gran parte del
bottino dell’ERR. Le opere d’arte
ammassate nel castello sono così
numerose che i Monuments Men impiegano
quasi sei settimane per svuotarlo.
Proseguendo nella loro avanzata
raggiungono Bertchtesgaden dove Göring
aveva trasferito parte della sua
sontuosa collezione d’arte dalla villa
di Carinhall per ragioni di sicurezza.
Ma i maggiori ritrovamenti si ebbero nel
maggio 1945, nella miniera di salgemma
di Altaussee, in Stiria, non lontano da
Salisburgo: oltre 6.500 quadri, statue,
oggetti preziosi, mobili, libri,
ceramiche etc. Tutto era rimasto
imballato come al momento della
spedizione dalla Francia, e fu così che,
aprendo le casse, i Monuments Men
restarono sbalorditi nel vedere la
Madonna con Bambino di Michelangelo,
scolpita nel 1504, rubata dalla Chiesa
di Nostra Signora di Bruges, l’Astronomo
di Jan Vermeer proveniente dal Louvre e
un’altra sua opera, l’Arte della
Pittura, il Polittico
dell’Agnello Mistico dipinto da Jan
van Eick nel 1432 sottratto alla
cattedrale di Saint Bavo di Gand, e un
numero incredibile di altri capolavori.
Davanti alla miniera c’erano 8 casse con
la scritta “Vorsicht
marmor, nicht stürzen”
(attenzione marmi, maneggiare con cura),
ma, una volta aperte, si vide che
contenevano otto potenti bombe che
Hitler, in caso di sconfitta, aveva
ordinato di fare esplodere per
distruggere tutti quei capolavori,
destinati per la gran parte al suo
Führermuseum di Linz. Sembra che al
Gauleiter locale fosse stato impedito di
eseguire l’ordine per intercessione di
Ernst Kaltenbrunner, capo della Gestapo
austriaca e spietato sovrintendente a
deportazioni e stermini di massa, che si
era rifugiato ad Altaussee durante il
collasso del Terzo Reich. Strani giochi
del destino!
Tutte le opere, insieme a quelle
ritrovate in altri siti, verranno
portate alla centrale istituita a Monaco
dagli Alleati e da qui ha inizio la
difficile opera di individuazione dei
proprietari, considerando che molti
erano morti nei campi di sterminio, e
delle relative restituzioni. Una
attività che dura ancora oggi se si
pensa che la sola Francia conserva nei
suoi musei oltre 2.000 opere i cui
proprietari sono, e probabilmente oramai
resteranno per sempre, ignoti.
Rose Valland, tra mille problemi sia di
tipo diplomatico e burocratico dovuto
alle interferenze tra gli stati-maggiore
degli alleati responsabili ognuno del
proprio territorio, che di tipo tecnico
e pratico per le immense difficoltà,
date le condizioni delle strade e delle
ferrovie in gran parte distrutte,
riuscirà infine a provvedere al
rimpatrio in Francia di circa 60.000
opere di cui 45.000 saranno restituite
ai legittimi proprietari o eredi.
Rimarrà in Germania fino all’esaurimento
del suo compito, nel 1952. Il 6 febbraio
del 1946 assiste al dibattito della
52esima giornata del processo ai
criminali nazisti a Norimberga sulla
spoliazione dei beni artistici. Nominata
capo della sezione delle Belle Arti alla
divisione degli Affari Culturali
Francesi a Berlino, riceve nel 1946, a
fine anno, la medaglia della Resistenza
Francese. Accetta il posto di capo della
sezione Belle Arti a Berlino, che le
consente di ottenere i lasciapassare per
recarsi nella zona sovietica estendendo
la sua attività di recupero delle opere
confiscate su tutta l’Europa anche a
beneficio degli stessi musei tedeschi.
Nel 1948 il generale americano Tate la
decora con la “Medal of Freedom” per
avere meritevolmente aiutato gli Stati
Uniti nella guerra contro il nemico. Nel
1951 Rose Valland assume la direzione
del servizio di “Riallocazione delle
opere d’arte” coinvolgendo le autorità
della Repubblica Federale tedesca.
Rientra in Francia nel 1953 e diviene
capo del Servizio di Protezione delle
Opere d’Arte con la qualifica di
“curatore” dopo vent’anni di lavoro nei
musei francesi.
Nel 1961 scrive per l’editore Plon il
libro Le front de l’art che sarà
ristampato nel 1997 e poi nel 2016. Nel
1969 è decorata con la Legion d’Honneur
e infine, nel 1972, riceve anche un
riconoscimento dalla Germania, la Croce
d’Ufficiale al Merito della Repubblica
Federale Tedesca per i servizi resi al
mondo dell’arte.
Andata in pensione nel 1968, Rose
continua a lavorare senza posa per
classificare i fondi degli archivi della
CRA, la Commission de Récuperation
Artistique. Nel 1979 donerà i suoi
archivi personali alla Réunion des
Musées Nationaux. Negli anni del
dopoguerra Rose conosce l’inglese Joyce
Heer, segretaria-interprete
all’Ambasciata degli Stati Uniti che
diventa la sua compagna fino alla morte
nel 1977, mentre Rose morirà in
solitudine nel 1980 a 81 anni a
Ris-Orangis nella banlieu parigina.
Sarà sepolta insieme alla sua compagna
nel villaggio natale di Saint-Étienne de
Saint-Geoirs. Il 25 aprile 2005 il
ministro francese della Cultura ha
inaugurato una lapide commemorativa in
onore di Rose Valland sulla facciata del
Jeu de Paume nei giardini delle
Tuileries, ma di fatto i meriti di Rose
furono praticamente ignorati in Francia
durante la sua vita, malgrado le tante
onorificenze ricevute.
Sarà più attenta la stampa americana
dove, sul New Yorker del 1° marzo
1947, la corrispondente Janet Flanner,
basandosi sui rapporti dei Monuments Men,
celebrerà il ruolo impareggiabile di
Rose Valland per il ritrovamento delle
decine di migliaia di capolavori rubati,
descrivendola come una “femme
de tête” che “sopportava
intelligentemente e coraggiosamente
tutti i rimproveri, nella speranza di
restare al suo posto e così scoprire
dove i nazisti spedivano il bottino”.
Forse maggiore notorietà, anche se
oramai tardiva, le è venuta dal film del
2014 di George Clooney, The Monuments
Men, basato sul libro di Robert
Edsel, dove la sua parte è interpretata
con grande efficacia dall’attrice Cate
Blanchett.
Riferimenti bibliografici:
N. Ohler, Tossici. L’arma segreta del
Reich. La droga nella Germania nazista,
Rizzoli 2016.
R. Valland, Le front de l’art.
Defense de Collections Françaises,
R.M.N. 2016.
R.M. Edsel, B.Witter, Monuments Men.
À
la recherche du plus grand trésor nazi,
Gallimard 2009. |