contemporanea
RICORDANDO
ROSE VALLAND
IL RECUPERO DELLE OPERE D'ARTE
TRAFUGATE DAI NAZISTI / PARTE I
di Francesco Cappellani
À tous ceux qui luttèrent
Pendant la dernière guerre
Pour sauver un peu de la beauté du Monde
La campagna per l’occupazione della
Francia, che Hitler voleva scatenare il
12 novembre 1939, qualche mese dopo la
vittoriosa invasione della Polonia che
aveva segnato l’inizio della seconda
guerra mondiale, fu invece rimandata,
per la pressione dei suoi generali, alle
5:35 del 10 maggio 1940.
Fu una guerra-lampo (blitzkrieg)
condotta con due operazioni simultanee,
da un lato l’invasione di Belgio, Olanda
e Lussemburgo e successiva penetrazione
in Francia e dall’altro con la manovra
“colpo di falce” (sichelschnitt)
consistente nell’aggiramento della linea
Maginot, il baluardo difensivo francese
dove erano ammassate inutilmente 30
divisioni.
Il 14 giugno Parigi è occupata dalle
truppe tedesche, il 22 giugno viene
firmato l’armistizio a Compiègne, per
volere di Hitler nello stesso vagone
ferroviario usato nel 1918 all’atto
della resa tedesca per vendicare
l’umiliazione subita nella prima guerra
mondiale. La dichiarazione finale di
resa sarà siglata il 25 giugno 1940.
Recentissimi studi attribuiscono parte
dell’incredibile successo delle
divisioni germaniche nell’invasione
lampo di Polonia e Francia
all’assunzione di uno stupefacente, il
Pervitin, una droga chimica a base di
metanfetamina. La pillola veniva
distribuita in dosi rilevanti ai soldati
consentendo all’esercito di andare
all’attacco senza mangiare né dormire
anche per quattro giorni e quattro notti
consecutive.
Il 30 giugno 1940 il comandante in capo
della Wehrmacht Wilhelm Keitel invia al
generale von Bockelberg, comandante di
Parigi, il seguente messaggio: “Il
Führer, a seguito del rapporto del
Ministro degli esteri, ha ordinato di
mettere al sicuro, oltre agli oggetti
d’arte appartenenti allo Stato Francese,
le opere d’arte e i documenti storici
appartenenti a privati, e precisamente
agli ebrei. Questo non deve costituire
una espropriazione, ma un trasferimento
sotto la nostra tutela da usarsi, come
pegno, in vista delle negoziazioni di
pace. L’ambasciatore Abetz ne è stato
egualmente informato”.
Appaiono chiare da questo documento le
intenzioni di Hitler, sia ricattatorie
che di spoliazione dei tesori artistici
presenti nell’Europa occupata o da
conquistare. Queste rapine saranno, per
così dire, istituzionalizzate, grazie a
due corposi documenti firmati dal Dr.
Otto Kümmel, direttore generale dei
musei tedeschi, datati rispettivamente
18 settembre 1940 e 20 gennaio 1941,
scritti su ordine del Ministro della
Propaganda Goebbels. Nel suo rapporto
Kümmel afferma tra l’altro che i musei
francesi dovranno essere messi a
disposizione per permettere ai tedeschi
di scegliere e prelevare collezioni
complete come compensazione per oggetti
d’arte non più ritrovati (vedi confische
napoleoniche) per i quali la spoliazione
nel corso della storia è incontestabile.
Il 17 luglio 1940 Alfred Rosenberg,
l’ideologo del partito nazista, aveva
creato l’ERR (Einsatzstab
Reichsleiter Rosenberg, Gruppo
d’azione del comandante del Reich
Rosenberg) una speciale taskforce col
compito di saccheggiare e confiscare
tutto il materiale che avesse rilevanza
culturale nei paesi occupati dalle
truppe tedesche. Il 17 settembre 1940 il
Feldmaresciallo Keitel aveva trasmesso a
Rosenberg un messaggio che si concludeva
con le seguenti disposizioni: “Il
Reichsleiter Rosenberg o il
Reichshauptstellenleiter Ebert hanno
ricevuto delle istruzioni precise dal
Führer concernenti il diritto di
confisca. Il Reichsleiter Rosenberg è
autorizzato a trasferire in Germania i
beni culturali che stimerà degni
d’interesse al fine di metterli al
sicuro. Il Führer si riserva il diritto
di decidere personalmente dell’uso che
ne sarà fatto”.
Hitler infatti aveva progettato già nel
1939 di realizzare nella sua città
natale di Linz, sul Danubio, dandone
l’incarico al Dr. Posse, direttore del
museo di Dresda, il Führermuseum,
che doveva diventare il più importante,
gigantesco e spettacolare museo delle
belle arti mondiale, arricchito da
tesori provenienti da tutto il mondo.
Tra il 1940 e il 1945 l’ERR operò in
Francia, nei paesi del Benelux, in
Polonia, Italia, Grecia e Russia. Dopo
l’occupazione di Parigi l’ERR, affidata
in Francia al barone Kurt von Behr, si
mise subito al lavoro prendendo di mira
musei e raccolte private di
collezionisti e mercanti ebrei che erano
stati deportati o erano riusciti a
fuggire.
In realtà sia l’ambasciata tedesca a
Parigi che le SS-Einsatztruppen avevano
cominciato a rubare dipinti di valore da
gallerie e collezioni private anche non
appartenenti a ebrei, per cui Rosenberg
dovette intervenire per avocare alla ERR
il compito di essere l’unica
organizzazione ufficiale per
l’approvvigionamento di opere di valore
artistico nei paesi occupati grazie a
una direttiva del Fuhrer che autorizzava
l’ERR a confiscare: preziosi manoscritti
e libri dalle librerie nazionali e dagli
archivi; importanti manufatti di
autorità ecclesiastiche e logge
massoniche; tutti i beni culturalmente e
artisticamente validi appartenenti a
ebrei.
Nell’ottobre del 1940, su suggerimento
del feldmaresciallo Göring, l’ERR estese
il trafugamento non solo a pitture,
sculture e libri, ma anche a mobili
d’epoca, tappeti, tappezzerie, oggetti
d’arte e antichità. Göring voleva
arricchire la sua vasta collezione
d’arte e si adoperò con la sua autorità
e cupidigia per facilitare le operazioni
dell’ERR.
A fine ottobre del 1940 l’ERR si stabilì
al Jeu de Paume, e usò il museo e sei
sale della sezione “antichità orientali”
del vicino Louvre, come deposito o
meglio “campo di concentramento”
temporaneo del materiale confiscato per
classificarlo e dirottarlo poi in
Germania.
Al Jeu de Paume lavora Rose Valland,
nata nel 1898 a Saint-Étienne de
Saint-Geoirs (Isère), un paese di 2.000
abitanti, da una famiglia modesta. Rose
è molto dotata per il disegno e nel 1918
si iscrive alla Scuola Nazionale di
Belle Arti di Lione e poi, nel 1922, è
ammessa alla Scuola Nazionale Superiore
di Belle Arti di Parigi. Vince un
concorso per l’insegnamento del disegno
e frequenta nel contempo la Scuola del
Louvre sostenendo nel 1931 la Tesi.
Consegue tre certificati di studi
superiori sulla storia dell’arte
moderna, l’archeologia medioevale e
l’archeologia greca.
Nel 1932 entra come assistente
volontaria al museo di pittura e
scultura straniera alla Galleria
Nazionale del Jeu de Paume alle
Tuileries. Si occupa del catalogo delle
collezioni del museo, organizza
esposizioni e scrive articoli d’arte su
riviste e giornali. Sarà assunta in
pianta stabile, e quindi retribuita,
solo nel 1941.
Rose Valland ci appare dalle foto
d’epoca come una persona poco
appariscente, di media statura, con i
capelli raccolti dietro la nuca e uno
spesso paio di occhiali. Ha tutte le
caratteristiche per passare inosservata,
è nubile, discreta, innamorata del suo
lavoro ed estremamente competente nel
campo dell’arte, inoltre, cosa che si
rivelerà assai importante, conosce il
tedesco.
Quando il comando della ERR si
stabilisce al Jeu de Paume, il direttore
dei Musei Nazionali Jacques Jaujard
incarica Rose di restare al lavoro al
Museo spiando, senza destare sospetti,
l’attività dei tedeschi. In un primo
tempo era stato permesso ad altri
assistenti francesi di continuare la
loro attività al Museo, ma i nazisti li
estromettono permettendo alla sola
Volland di rimanere con il ruolo di
presiedere alla coordinazione
amministrativa con la Direzione dei
Musei installata al Louvre.
Rose diviene così una delle pochissime
persone che potrà testimoniare de
visu, in modo diretto, il sistema
perfetto di spoliazione messo in opera
dai nazisti. Rose mantiene un basso
profilo grazie al suo comportamento
schivo, quieto, semplice ed educato.
Dietro le sue apparenti mansioni di
impiegata del Museo, Rose in realtà
compone giorno dopo giorno un inventario
accurato delle opere che transitano nel
museo cercando di conoscerne la
provenienza esatta, di notare,
memorizzandoli o copiandoli di nascosto,
non solo i nomi dei destinatari delle
opere rubate (spesso alti dignitari
nazisti), ma anche quelli delle persone
responsabili dei trasferimenti, gli
orari dei convogli e i luoghi di arrivo,
il loro numero.
In un certo senso è favorita dalla
maniacale meticolosità tedesca nel
catalogare e inventariare qualsiasi
cosa, il che le permette di registrare
con grande precisione le caratteristiche
e i dati delle opere trafugate. Senza
farsi notare, grazie alla sua conoscenza
del tedesco, non rivelata ai nazisti,
che le permette di ascoltarne le
conversazioni, riempie scrupolosamente
centinaia di schede, riesce in molti
casi a decifrare anche le carte carbone
copiative gettate dai tedeschi nel
cestino dei rifiuti.
Ciò le consente di passare segretamente
e con grande rischio per la sua
incolumità, preziose informazioni alla
Direzione dei Musei Nazionali, che
saranno fondamentali per il recupero
delle opere d’arte dopo la guerra, e ai
partigiani francesi indicando loro i
treni che trasportano le opere d’arte
affinché vengano risparmiati da azioni
di sabotaggio. Inoltre riesce a ottenere
importanti indicazioni dagli autisti dei
camion e dagli imballatori, dati che
trasmette subito a Jaujard e alla
Resistenza Francese.
Dal 1940 al 1942 il conte Franz
Wolff-Metternich, storico dell’arte, era
stato nominato da Hitler a capo del
Kunstschutz, il servizio
responsabile per la protezione e la
salvaguardia del patrimonio culturale
dei paesi occupati e in particolare del
Louvre. Metternich, come molti
aristocratici, non era membro del
partito nazista; si presta a collaborare
con Jaujard per preservare i tesori
nazionali d’arte francesi da ogni rapina
impegnandosi a proteggere i vari luoghi
dove erano stati trasferiti.
Non esita a entrare in conflitto con
l’ambasciata tedesca e con Goebbels che
aveva dato le disposizioni di
“spoliazione” codificate nel documento
Kümmel. Viene convocato a Berlino ma,
d’accordo col comandante militare di
Parigi, riesce a convincere Goebbels che
qualsiasi reclamo e rivendicazione sulle
opere d’arte dei musei nazionali
francesi debba essere presentato alla
Francia solo alla fine della guerra,
quando il trattato di pace avrebbe
confermato definitivamente il trionfo
della Germania e che quindi, fino a quel
momento, non dovevano esserci
trasferimenti in Germania di opere
d’arte. Sarà comunque costretto a
lasciare la Francia con la scusa di
riduzione del personale, ma in realtà a
causa delle pressioni di Goering e di
Rosenberg contro i quali il conte
Metternich aveva invocato invano la
giurisprudenza internazionale e la
correttezza e l’onore tedesco.
Alla fine della guerra, nel 1952, verrà
decorato con la Legion d’Honneur
dal Generale De Gaulle, su suggerimento
di Jaujard, per avere protetto le opere
del Louvre durante l’occupazione
nazista.
La Francia, già a partire dal 1936, si
era preparata all’eventualità di una
guerra e il ministro dell’Educazione
Nazionale e delle Belle Arti aveva
impostato un piano di protezione per le
opere d’arte affidandone l’esecuzione a
Jaujard, che aveva già gestito il
salvataggio dei capolavori del Prado e
dei musei iberici durante la guerra
civile spagnola. A lui viene affidata la
terribile responsabilità di
salvaguardare le immense ricchezze
artistiche della Francia a beneficio non
solo dei francesi, ma di tutta la
cultura mondiale.
Vengono redatti elenchi di monasteri,
abbazie, castelli, dove potere
nascondere i tesori d’arte nazionali e
anche alcune grandi collezioni private.
Il 27 settembre del 1938 un primo
convoglio di opere esce dal Louvre
diretto al castello di Chambord e un
anno dopo una quarantina di camion
carichi di tesori artistici lasciano
Parigi diretti sia a Chambord che a
un’altra quindicina di castelli, a nord
della Loira e nel “midi” della
Francia. Rose Valland partecipa a tutte
queste operazioni di salvataggio, e
racconta che “il
santuario dell’arte, il Louvre, era
diventato in pochi giorni uno sterminato
cantiere di imballaggio”.
Le varie peripezie e spostamenti a cui
sono soggette le opere d’arte a causa
dell’invasione tedesca e dei rischi di
bombardamenti alleati sono esemplificate
dalle vicende della Gioconda che
nel 1939 era stata trasferita nel
castello di Chambord, poi sulla Loira
nel castello di Louvigny, quindi a Tours
nel castello d’Amboise dove pare che il
re di Francia Francesco 1⁰ l’avesse
ricevuta da Leonardo. Fu più tardi
portata al Museo di Montauban e poi
ancora al castello di Montal celata in
una colonna di 65 camion che mettevano
al sicuro in quella località un grande
numero di opere delle collezioni
nazionali. Per sicurezza, grazie alla
collaborazione della resistenza
francese, erano stati comunicati a
Londra i nomi e le località dei musei e
dei castelli che ospitavano i depositi
d’arte.
Il 20 marzo 1941 Alfred Rosenberg invia
un dettagliato resoconto a Hitler dove
annuncia, tra l’altro, “l’arrivo
di un treno speciale a Neuschwanstein
(…) contenente beni culturali
“Kulturgut” i cui proprietari ebrei sono
scomparsi. Il treno, noleggiato dal
Reichsmarshall Hermann Göring si compone
di 25 vagoni riempiti di oggetti d’arte,
tele, mobili, tappezzerie di valore
facenti parte delle collezioni Rotschild,
Seligmann, Bernheim-Jeune, Halphen, Kann,
Weil-Picard, Wldenstein, David Weill e
Levy-Benzion”.
L’appropriazione di capolavori d’arte
(quadri e sculture) divenne la maggiore
attività dell’ERR, specialmente
dell’Unità Speciale per le Belle Arti (Sonderstab
Bildende Kunst), insieme alla
spoliazione di quelle librerie con testi
di interesse per l’Istituto di Studi
della Questione Ebraica fondato da
Rosenberg a Francoforte nel marzo del
1940 con lo scopo di ideologizzare
l’antisemitismo dimostrando
scientificamente l’inferiorità della
razza ebraica. I nazisti riescono a
catturare i vari tesori artistici grazie
a un efficiente lavoro di spionaggio da
parte della polizia segreta tedesca con
l’aiuto di storici dell’arte nazisti e
di una rete di informatori francesi e
mercanti collaborazionisti. Circa 29
convogli ferroviari, per un totale di
centinaia di vagoni, stipati con
migliaia di casse, furono diretti in
Germania con differenti destinazioni
oltre a 427 tonnellate di materiale
spedito via nave.
Göring ordina alla ERR di organizzare al
Jeu de Paume una mostra privata per lui
con i migliori pezzi delle collezioni
confiscate; Rose Valland commenta
accoratamente: “Osserva
tutti i quadri, uno dopo l’altro, e si
interessa a ciascuno di essi. La guerra
e la fortuna mettevano a sua
disposizione alcuni delle più celebri
tele di Rembrandt, Teniers, Vermeer,
Renoir o Gauguin”.
Altre visite private seguiranno.
Allettato dalla sua passione
strabordante per l’arte e molto dalla
sua smania di possesso per arricchire le
collezioni della sua “piccola
Versailles” di Carinhall a 60 km da
Berlino, Göring redige un documento in
data 5/11/1940 in sei punti per
l’assegnazione delle opere i cui primi
due paragrafi recitano: 1. Il
Führer si riserva il diritto di disporne
a piacimento (in pratica ha
il diritto di prima scelta);
2. Le opere d’arte serviranno a
completare le collezioni del
Reichsmarshall (cioè Göring).
Questo documento, approvato in seguito
da Hitler, dando a Göring un potere
quasi assoluto, rende precaria ogni
azione protettiva del Kunstschutz del
conte Metternich, e mette in ombra anche
l’ERR di Rosenberg. Al risentimento di
quest’ultimo Göring risponderà con una
lunga lettera di tono amicale, ma allo
stesso tempo imperioso dove fa notare a
Rosenberg che molti beni culturali di
proprietà ebrea “me
li sono procurati nei loro nascondigli,
che furono trovati con molte difficoltà.
Io li ho scoperti da tempo grazie alla
corruzione e all’impiego dei detective
francesi e di agenti criminali”.
La prima spedizione per la Germania
parte l’8 febbraio 1941. Sul treno le
casse destinate a Hitler sono marcate
con H e numerate da 1 a 19, quelle per
Göring con G e numerate da 1 a 23. A
Hitler è riservata la cassa H5 che
contiene un ritratto di Gainsborough, la
H6 con opere di Frans Hals e due
ritratti di Goya, mentre nella H13 è
contenuto il pezzo di maggiore valore,
“l’astronomo” di Jean Vermeer che Hitler
già conosceva, per cui Rosenberg si
affretta a comunicarlo al Führer tramite
il segretario Martin Bormann, precisando
che la tavola si trovava, come la
maggior parte delle opere confiscate,
tra i beni della collezione Rotschild.
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