N. 6 - Giugno 2008
(XXXVII)
rOMANTICI D’INGHILTERRA
uniti nella vita e nell’arte
di Giovanna D’Arbitrio
Il Romanticismo
inglese esplose ufficialmente nel 1798 con la
pubblicazione delle Lyrical Ballads di W. WORDSWORTH
e S. T. COLERIDGE, due giovani poeti che si
conobbero a Bristol nell’autunno del 1795.
Animati da entusiastici progetti d’avanguardia, essi
decisero di unire le loro poesie in quest’opera che
può essere considerata come “il manifesto” del nuovo
movimento letterario in Inghilterra.
Insieme al SOUTHEY, modesto “Poeta Laureato”, ed a
W. SCOTT, famoso per le sue popolari “ballate”
scozzesi, essi rappresentarono la prima fase del
Romanticismo inglese, mentre G. BYRON P .B. SHELLEY
e J. KEATS furono considerati come i maggiori poeti
della seconda generazione.
Il Romanticismo fu un fenomeno europeo che, pur
nascendo da un lato come reazione alla ben nota
“Eta’ dei Lumi”, dall’altro tuttavia fu
profondamente affascinato dalle idee di libertà, di
uguaglianza e fratellanza della Rivoluzione
Francese. Sotto l’influsso delle idee
rivoluzionarie, infatti, i Romantici Inglesi
sognarono un mondo migliore, ma ben presto le mire
imperialistiche di Napoleone Bonaparte generarono in
loro profonda delusione e sconforto, acuiti in
seguito anche dalle conseguenze della Rivoluzione
Industriale che evidenziò ancor più il divario tra
ricchi e poveri.
Non potendo cambiare quindi la società del tempo, si
ribellarono contro di essa, diventarono mistici,
visionari, profeti e, sentendo fortemente i limiti
della Dea Ragione, riscoprirono il potere creativo,
magico e perfino cognitivo dell’IMMAGINAZIONE.
La poesia venne
definita da Shelley come l’espressione
dell’immaginazione, il centro e la circonferenza di
tutta la conoscenza, da Wordsworth come il più
filosofico dei generi letterari e, secondo
Coleridge, un grande poeta è anche un grande
metafisico che ha il compito di scoprire la più
profonda realtà delle cose, cioè tutto quello che si
nasconde dietro le quinte del mondo fenomenico.
Segni premonitori della rivolta romantica contro
l’illuminismo ed il classicismo erano già presenti
nel Preromanticismo inglese e si possono ravvisare,
per esempio, nel mistico ritorno alle età barbariche
con il ciclo di Ossian, o nell’amore per la Natura
sotto l’influsso del filosofo francese J.J.Rousseau,
oppure nell’attrazione per tombe, cimiteri e
paesaggi desolati, evidenziati nella “Graveyard
school”, ed infine nella ricerca dell’orrido e del
“sublime”, tema preferito delle Gothic novels e
considerato come desiderio di forti ed irrazionali
emozioni.
Tutto ciò, di
conseguenza, portò al rigetto di ogni regola
neoclassica nell’arte e di qualsiasi genere di
conformismo nella società.
Questi elementi confluirono poi nelle opere dei
Romantici d’Inghilterra che furono uniti tra loro da
incredibili “affinità elettive”, sia nella vita che
nell’arte.
Wordswrth, Coleridge e Southey, infatti,
progettarono di fondare, in un remoto paese
americano, una sorta di società ideale, la
Pantisocrazia, insieme a dodici coppie e,
nell’entusiasmo, Coleridge e Southey sposarono due
sorelle per realizzare le loro idee. La società,
purtroppo, fallì per problemi finanziari e anche
negli anni successivi i poeti della prima
generazione ebbero vite difficili ed infelici ,ma in
compenso trovarono sollievo nell’arte, ciascuno a
suo modo: WORDSWORTH, cantando la NATURA e
trasfigurando la realtà di ogni giorno in opere come
The Prelude e The Excursion, COLERIDGE, evocando un
mondo fantastico e misterioso come in The Rime of
the Ancient Mariner (scritta sotto l’effetto
dell’oppio che cominciò a prendere per calmare i
dolori reumatici e che poi diventò per lui una vera
droga), SOUTHEY, modesto scrittore, accontentandosi
di un certo successo come Poeta Laureato.
La seconda generazione, rappresentata da BYRON,
SHELLEY e KEATS, è anch’essa caratterizzata da forti
legami di amicizia, di stima e positive affinità
artistiche.
Dei tre Byron fu il più famoso ed il più imitato in
tutta l’Europa, quello più “alla moda” anche se non
il più grande come poeta. Contribuirono al suo
successo il fascino dell’esotismo e dell’eroe
fatale, sprezzante verso tute le convenzioni
sociali, “maledetto” e solitario.
Anticonformisti ed amanti della libertà, Byron,
Shelley e Keats furono respinti dalla rigida società
inglese dell’epoca e si rifugiarono in Italia, dove
scrissero le loro migliori opere in un clima più
sereno ,circondati da amici più aperti e benevoli,
traendo felici ispirazioni dalla bellezza dei luoghi
in cui abitarono.
Di BYRON ricordiamo il suo capolavoro, Don Juan, in
cui il tono scettico e satirico è temperato da
accenti romantici, di SHELLEY non possiamo
dimenticare le bellissime e vibranti liriche, The
Cloud, The Skylark, Ode to the West Wind e tante
altre poesie, di KEATS, innamorato della Bellezza e
della Verità, citiamo Ode on a Grecian Urn,
Lamia, Isabella and the Eve of St. Agnes.
SHELLEY e KEATS morirono in Italia, l’uno in un
naufragio a 30 anni, l’altro ucciso dalla
tubercolosi a soli 25 anni. BYRON, invece, morì a 36
anni di febbri malariche in Grecia, dove era andato
per cercare ”un’onorevole morte sul campo di
battaglia” combattendo contro i Turchi.
Tre giovani e grandi poeti, tre vite brevi, ma
intense e significative. |