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N. 5 - Maggio 2008 (XXXVI)

ROMANO-ITALICA

I LIMITI MENTALI DI UN POPOLO

di Antonio Montesanti

 

I'm digging with my fingertips,
I'm gripping at the ground I stand upon.
I'm searching for fragile bones.

Sto scavando con le unghie,

mi sto attaccando al suolo sul

quale vivo.

Cerco le fragili ossa.

 

La capacità d’integrazione dello Stato Romano in Europa ebbe sempre, per oltre un millennio la grande forza di riconoscere i Popoli che la Republica inglobava all’interno dei loro confini come elementi capaci di dare a Roma stessa qualcosa in cambio, da un punto di vista culturale, sociale, strutturale, spirituale e al contempo di considerare coloro che venivano inglobati come cittadini stessi dell’Impero, come accadrà definitivamente nel 212 d.C. con l’Editto di Caracalla.

 

Il quartiere di Tomba di Nerone nasce dalla denominazione data ad una sarcofago in marmo che da 1750 anni almeno, si trova sempre nello stesso punto e che nei secoli, le poche leggende sulla morte di uno degli imperatori più disastrosi della storia romana, capace al contempo di creare una aurea fascinosa sulla sua figura, hanno concretizzato il sepolcro come simbolo prima di un borgo extraurbano e poi di un quartiere di Roma.

 

Il quartiere si svolge per tutta la lunghezza su un crinale abbastanza elevato della consolare Cassia, che come la Flaminia, partiva, e da essa si biforcava, dopo Ponte Milvio; la strada risalirebbe ad un periodo compreso tra la metà e la fine del II secolo a.C., sembra ad opera di Lucio Cassio Longino Ravilla, censore nel 154 a.C. o dal suo omonimo successore console del 127 a.C. La strada aveva una lunghezza di circa 300 km, attraversava tutta l’Etruria ricongiungendosi dopo Lucca con l’Aurelia.

 

Il cuore del quartiere si svolge intorno a questo monumento, la nuova chiesa di S. Andrea si trova di fronte alla fontana in travertino che ricorda i connazionali caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, contornata da una fontana, come se il loro sacrificio ci avesse permesso di continuare a bere la fresca acqua che sgorga da lì per coloro che sono rimasti.

 

La fontana-monumento è inserita in una nichhia stradale, un luogo dove gli anziani di una volta trovavano refrigerio. Alle sue spalle, sempre di fronte alla chiesa, si trova una scuola costeggiata da una via, ed ambedue portano lo stesso nome…

 

Chissà mai, quanti abitanti dello stesso quartiere, si sono mai chiesti il perché una via, proprio quella strada, e una scuola portassero il nome di Vibio Mariano.

 

I'm never gonna be refined;
keep trying but I won't assimilate.
Sure, we have come far in time...

Non sarò mai raffinato;

posso provarci ma non l’assimilerò.

Certo, abbiamo molto tempo alle spalle...

 

 

Tomba di Nerone

 

Dal latino (mŏnŭmentum = monumentum, monumento (s.m.), s. n. II decl., dal v. monere), tra i significati del termine già in epoca romana, dovevano essere quello di monumento, documento e soprattutto ricordo, la sua etimologia, monimentum, riporta alla voce verbale moneo a cui si aggiunge il suffisso –mentum semplificazione verbale del verbo graco mnemo, ricordo.Tra i significati: 1.ricordo, memoria, testimonianza; 2.monumento, qualunque edificio, tempio, simulacro eretto in ricordo di una persona o di un evento; 3.sepolcro, tomba, monumento sepolcrale; 4.atto, memoriale, documento; 5.opera letteraria; 6. segno di riconoscimento.

 

Monumento funebre costituito da un rialzo in mattoni e travertino sovrastato da un sarcofago in marmo, presumibilmente lunense, scolpito con decorazioni antropiche e litografiche con un’epigrafe su un lato lungo.

 

D.M.S. P.VIBI. P.F. MARIANI E.M.V. PROC. ET PRAESIDI PROV. SARDINIAE P.P. BIS TRIB. COHH. X. PR. XI URB. IIII VIG PRAEF. LEG. II. ITAL. P.P. LEG. III GALL. FRUMENT. ORDIUNDO EX ITAL. IUL. DERTONA PATRI DULCISSIMO ET REGINIAE MAXIME MATRI KARISSIMAE VIBIA MARIA MAXIMA C.F. FIL. ET. HER

 

 

 

D[iis] M[anibus] S[acer] P[ublio] VIBI P[ubli] F[ilio] MARIANI E.M[inentissimo]V[iro] PROC[onsule] ET PRAESIDI PROV[inciae] SARDINIAE P[rimi]P[ili] BIS TRIB[uniciae] COHH[ortes] X. PR[aetoriae] XI URB[anae] IIII VIG[ilum] PRAEF[ecto] LEG[ionis] II ITAL[ica] P[rimi]P[ilaris] LEG[ionis] III GALL[icae] FRUMENT[ariae] ORDIUNDO EX ITAL[ica] IUL[ia] DERTONA PATRI DULCISSIMO ET REGINIAE MAXIME MATRI KARISSIMAE VIBIA MARIA MAXIMA C[uravit] F[ieri] FIL[ia] ET HER[edes]

 

Sacro agli Dei dell’Otretomba. Per Publio Vibio Mariano, Figlio di Publio, persona estremamente rispettabile, Proconsole e Preside della Provincia di Sardegna, due volte Centurione delle Corti Tribunicie: X Pretoria, IX Urabana, IIII dei Vigili, Prefetto della II Legione Italica, Centurione della III Legione Gallica Frumentaria, proveniente dall’Italica Iulia Dertona, per il Padre Dolcissimo e per la Madre Carissima Regina Maxima, la Figlia Vibia Maria Maxima e gli eredi si presero cura di erigere (la tomba).

 

(Antonii Lafreri formis Romae 1551 Rome Special Collections Research Center, University of Chicago DG 62.5.L2 Chicago 46 x 31.5 cm 46 31.5 A-B p.311, n.3093; Praun, p.173, n.40. Gruter, Corpus, p.487, n.6; CIL VI.163)

 

And I'm sorry I don't believe,
by the evidence that I see,
that there's any hope left for me...
It's evolution!
Just evolution!

E mi dispiace di non credere,

all’evidenza di ciò che vedo,

poiché non c’è rimasta nessuna speranza in me…

Questa è Evoluzione!

Nient’altro che Evoluzione!

 

Il momento storico che ci troviamo a vivere, viene comunemente indicato come periodo di crisi: questo perché determinate certezze si stanno lentamente dissolvendo. Non solo. La crisi è un momento storico, di solito passeggero, che porta al suo interno un quantitativo non indifferente di problematiche. Fondamentalmente nell’immaginario collettivo corrisponde sempre ad una decadenza di tipo economico…

 

Ma la vera crisi, ed è quella che sta lentamente ma inesorabilmente abbracciando l’Italia, è una questione culturale e mentale, ancor prima che finanziaria. storico, di solito passeggero, che porta al suo interno un quantitativo non indifferente di problematiche.

 

Per 150 anni solo poche persone si sono dedicate alla cura dell’intelletto piuttosto che del “danaro”. Il materiale, l’apparenza ha trionfato nell’arco di tutto questo periodo raggiungendo il massimo con l’ultuima esperienza postbellica, laddove il voler rivalersi su decine di anni di stenti ha portato l’italiano medio ad allontanarsi, progressivamente, inesorabilmente e continuativamente dalle campagne per spostarsi verso i centri urbani.

 

Al di fuori della storia sociale, probabilmente questa evoluzione, delle cose oltre ad essere gestita male è avvenuta anche troppo in fretta e comunque non ha portato neanche un minimo della cultura rurale che i nostri padri avevano accumulato per millenni.

 

In ciò la realtà ha assunto più velocemente del previsto una distorsione relegata non alla costruzione di un futuro per “stare meglio”, ma anche i quei periodi in cui l’apporto economico sarebbe mancato, si è arrivati, tramite una falsa ideologia, una sorta di abiezione della clientela romana, a passare sopra ogni cosa, pur di ottenere dei benefici materiali momentanei.

 

Questa è stata una linea politica e culturale, o viceversa, che non ha prodotto il prevaricare, il raggiungere l’obbiettivo a qualsiasi scopo, non pensando alle conseguenze.

 

Quando non si è più in grado di distinguere il reale dall’irreale il falso dal vero, il virtuale dal sensibile, significa che la parte sensibile prima di tutto e razionale successivamente  della componente umana, è totalmetne andata…

 

L’essere umano si distingue dall’essere animale non per la capacità di provare emozioni, di trasmetterle o per la capacità di immagazzinarle, la memoria…

 

L’essere umano è dotato di una caratteristica che gli animali hanno solo in piccola parte: immagazzinare e filtrare informazioni. È difficile riuscire ad immaginare un predatore che calcola accuratamente la traiettoria della sua preda, ma in realtà avviene anche questo: la conoscenza del reale ci consente di studiarne le caratteristiche e tramite la ratio filtrare queste informazioni che possono essere vagliate e rielaborate. In seguito a questo lavoro, che può variare da persona a persona, per quanto riguarda la velocità o la precisione nel compierlo, è possibile azionarsi, ossia interagire attivamente con il reale e con la natura, ovvero con il sensibile che ci circonda.

 

Vi sono però dei momenti in cui la parte razionale, ossia quella più propriamente umana non riesce a superare il travalico dell’esistenza stessa e in particolare lo scoglio della parte più istintiva. Questo perché alcune persone, alcuni modi di vedere la vita portano ad un rapporto più vero, più naturale con l’esistenza. I rapporti umani probabilmente quando non vengono filtrati dall’aspetto razionale risultano anche più effettivi al livello umano.

 

Per questo, il voler rappresentare quello che all’interno del proprio essere si manifesta così prepotentemente, violentemente, laddove gl’istinti e le passioni non sono filtrate dal sistema razionale allora si ottiene un contraccolpo interno difficile da gestire. La scissione istintuale diviene quasi automatica e la mancanza di cateratte interne capaci di filtrare le informazioni provocano sconvolgimenti interiori che la psiche istintuale non riesce più a controllare.

 

È ovvio che questa incapacità interiore è duplice da una parte il non riuscire a gestire la compressione interna provocata da aspetti sentimentali e dall’altra la mancanza probamente detta di un contenitore così ampio da poter racchiudere la carica esplosiva della passione può portare a delle esternazioni inconsapevoli.

 

And I, I do not dare deny
the basic beast inside;
it's right here,
it's controlling my mind!
And why do I deserve to die?
I'm dominated by
this animal that's locked up inside!

Ed io, io stesso non oso negare

l’istinto bestiale dentro di noi;

è qui,

contolla il mio Pensiero!

È per questo che merito di morire?

Sono dominato da

questo animale che è bloccato al mio interno!

 

Innanzitutto si tratta di passione in quanto amore ed istintualità devono essere ben distinte: si parla di passione quando la parte istintuale è eccedente riguardo quella più sublime dello stato in cui l’amore, in quanto idea s’identifica con un “miraggio” iperuranico che va usato come modello.

 

La passione ha inoltre un modo simile per essere manifestato a quello dell’amore, ma la differenza è talmente sottile che la distinzione è demarcata in due da un filo di seta, tanto sottile quanto resistente.

 

Per millenni a fasi alterne gl’italiani hanno avuto la grande capacità di sublimare la passione in amore e di distinguere bene le capacità che contraddistinguono un comune da un poeta. È il caso di utilizzare il termine italiani poiché la poesia individuale èstata comune a tutto il territorio nazionale trovando il massimo raggiungimento nelle tre scuole che hanno segnato l’epoca del dolce stil novo: siciliana, siculo-toscana e lo stilnovo.

 

In questo periodo la pars passionalis viene assorbita come primo impatto esteriore, quindi con l’ausilio dei sensi, tra i quali la vista ha un ruolo principale, è resa percepibile, comprensibile e piacevole a questo punto subentra l’incanalazione razionale, in cui le emozioni scaturite dalla parte emozionale non vengono, a credenza di molti, inscatolate in contesti chiusi, ma vengono appunto sublimate. Il passaggio come dice la stessa parola non prevede la liquefazione del ghiaccio, ma lo porta da uno stato solido, materiale, tangibile e sensibile ad uno stato superiore, che da solo si eleva, come il vapore che sale al cielo, perdendosi nel tutto, divenendo così parte dell’infinito.

 

I poeti rendevano sublime la materia tramite la poesia; producendo una “canzone” del proprio Amore creavano a loro volta cultura perché i posteri apprendessero tramite la stessa cultura la propria esistenza e questo li portasse a comprendere il reale in cui avrebbero vissuto.

 

Un’altra delle caratteristiche delle scuole poetiche era la capacità di riportare alla luce, tramite citazioni, forse indotte, forse celate, del passato. L’uso delle fonti antiche e il proseguimento dopo quasi 1000 anni della poetica latina, figlia di quella greca, dava la concezione di un’elevatura culturale e di una forma evolutiva che avrebbe dovuto migliorare l’intero occidente.

 

Il fatto di trovarci di fronte ad un’identità culturale, poiché quando si tratta di una forma di scrittura si parla di identità culturale, in cui la scrittura o il simbolismo riporta ad elementi simbolo principe di civiltà, che utilizza un


La cosa più grave è la mancanza di coscienza di un popolo, è il fatto di non riuscire, ormai a non rendersi più conto di quello che li circonda, dove anche il fermarsi a riflettere è ormai impossibili, perché non si è più capaci…

 

Close up to get a real good view,
I'm betting that the species will survive.
Hold tight, I'm getting inside you...

Vicino ad ottenere una buona visuale,

Scommetto che la specie sopravviverà.

Teni duro, sono dentro di te…

 

Basta rivolgere il pensiero a Roma, quella città capace di creare un impero, questa volta non si trattava di un popolo e della loro capitale, o di un regnante, di un sorvano, un re… Era stata una società a costituire un impero. Fuori le mura, forse dove aveva i propri possedimenti, un uomo era giunto alla morte dopo una vita piena di glorie e di battaglie con la dinastia dei Severi. Publio Vibio Mariano doveva aver viaggiato tanto e certo con l’andare del tempo aveva fatto carriera fino a raggiungere il grado più elevato riportato nel suo cursus honorum riportato secondo una linea temporale inversa a quella che egli aveva trascorso.

 

Il senso della famiglia doveva essere altissimo, dell’unione familiare e dei sentimenti che trasudano dal freddo marmo sul quale sono scolpite le parole della figlia, che fece scolpire il sarcofago per i genitori, si denota un calore non indifferente, dolcissimo padre, carissima madre, gli aggettivi che Maria Maxima, figlia di Vibio, fa imprimere sulla pietra cristallina.

 

L’affetto dei figli verso i genitori indica un rapporto, all’interno di una società integra e sicura, di stretta confidenza posto, al contempo, ad onorare il padre, secondo quello che aveva fatto o era stato in vita, e a trasmettergli l’affetto di figlia; per quello che i suoi genitori avevano fatto in vita per lei.

 

Lasciandosi andare con l’immaginazione ancor di più possiamo pensare a quando i corpi furono deposti nel sarcofago, forse dopo essere stati cremati su una grande pira, e che quel momento di disperazione sarebbe divenuto un momento di certezza quando ad esso si rivolgeva lo sguardo degli eredi di Vibio Mariano o di un passante…

 

And when we're gonna find these bones,
they're gonna want to keep them in a jar.
The number one virus,
caused by procreation.

E quando troveremo queste ossa,

Vorranno conservarle in un vaso.

È il primo virus,

nato dalla procreazione.

 

 

La tomba di Vibio Mariano è un simbolo. Lo è stato per anni e come tale oggi rimane. Il riferimento quotidiano che molti di coloro che abitano quel quartiere, nell’osservarla quando passano sull’antica consolare, laddove finiva il VI miglio, dalla columna aurea al centro del foro Romano, è quasi una certezza per coloro che lo conoscono.

 

Il fatto di svegliarsi un giorno qualunque, di un mese qualunque e trovare quel monumento con delle nuove scritte, non sul basamento in mattoni che sorregge il sarcofago, ma sulla facciata (che fortunatamente in antico non era quella principale, ossia quella sulla quale NON si trova l’epigrafe riferita a Vibio Mariano, e su un lato corto, può essere un’esperienza traumatica.

 

 

Non tanto per le scritte effettuate sopra di essa, probabilmente cancellabili con dei buoni solventi, ma quanto per il luogo, il modo e soprattutto il messaggio che queste vogliono dare….

 

 

Dal 23/24 febbraio 2008 due nuove epigrafi, nero, vernice spray. Lato lungo: CUCCA TVB Axel (firma dell’autore); sul lato nord: KoßN.

 

 

And the planet may go astray;
in a million years they'll say:
"Those mother fuckers were all deranged!"
It's evolution!
Just evolution!

Il pianeta potrebbe “perdersi”;

tra un milione anni diranno:

"Quei figli di puttana erano tutti impazziti!"

È sviluppo!

Solo sviluppo!

 

La tomba che in futuro la tradizione popolare crederà essere quella di Nerone, era un punto di riferimento, trovandosi nel punto più alto prima di iniziare la discesa che condce al Ponte Milvio. Doveva essere tale, doveva essere ben visibile, e non solo. Doveva essere anche un simbolo, ben visibile da lontano e riconoscibile, capace con il suo biancore cristallino di riflettere la luce solare, capace di emanare il significato del simbolismo che lo avvolge: il coperchio del sarcofago è ornato in maniera speculare si lati corti si vede un legionario, forse lo stesso Vibio Mariano, contornato da due aquile che guardano in direzioni opposte mentre tengono un serpente schiacciato con gli artigli, sulla parte frontale invece due vittorie incoronano due panoplie d’armi, simbolo di vittoria sui nemici sconfitti al pari delle aquile.

 

In un periodo in cui il cristianesimo avanzava nel divenire religione di stato, come avverrà 100 anni dopo (Editto di Milano, Costantino Imperatore, 313 d.C.), Vibio Mariano sentì di dover affermare il suo essere pagano tramite l’uso del grifone che tronca la testa di un toro e nel Pegaso, laddove i Dioscuri, i sacri fratelli, protettori della cavalleria, vegliano sul ricordo di Vibio…

 

[…]

Take a look around...
Nothing much has changed!
[…]

Why?

Why do I deserve to die?

[…]

Guardati intorno

Non molto è cambiato!

[…]

Perché?

Perchè merito di morire?

 

[Korn, Evolution, Untitled, Virgin Records 2007]

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

http://www.vejo.it/tomba-di-nerone-vandalismo-imbrattata-tomba-vibio-mariano-monumento/2008/02/25/

http://www.limen.org/BBCC/tutela/Conservazione%20delle%20citt%E0/Citt%E0%20sporche.htm

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=119444

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getcomment&id=640

http://milano.repubblica.it/dettaglio/A-Est-della-citta-dove-domina-lincuria/1290865

http://www.salento.com

 

 

 

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