N. 7 - Luglio 2008
(XXXVIII)
LA
PRIMA ROMA
IL
CONCETTO DI ROMA QUADRATA NEL MONDO ANTICO -
PARTE III
di Sabrina
Corarze & Annalisa Di Benedetto
Il Palatino, ed in particolare l’area sud-ovest, appare
legato all’atto di fondazione della città da parte di
Romolo e questa memoria finisce per organizzare tutti i
culti che vi si praticavano.
Con l’avanzare dell’età repubblicana si consolida sia la
tradizione della Roma Quadrata da identificare su e con
il Palatino, sia l’individuazione di un’area ristretta
che la simboleggiava, costituita da un altare, un
mundus collegato ad un’entrata, forse un pozzo. In
età augustea questa area è da riconoscere in
quella che Augusto incluse nella corte occidentale
davanti alla sua casa e dove va sottolineata la presenza di un
tempietto, di un puteus e di una fontana
circolare. Che questa fosse una tradizione
antica lo si ricava dal noto passo di Verrio Flacco (Fest.
310, L) e dall’altrettanto noto passo di Solino (Solin.
I,17). Da quest’ultimo abbiamo un’altra importante
informazione, quella della contiguità della Roma
Quadrata con il Tugurium Faustuli o Casa
Romuli, cioè con il luogo in cui si credeva
collocata la capanna dove erano stati allevato i
gemelli.
La Casa Romuli,
che i cataloghi regionari collocano presso il Tempio
della Magna Mater, è stata identificata da Pensabene
nell’unico monumento repubblicano in opera quadrata
conservato, anche durante l’età imperiale, nel settore
delle capanne lungo le Scale Caci. Il
fatto che questa struttura venga conservata anche dopo
la costruzione della grande platea antistante il Tempio
della Magna Mater è indicativo
dell’importanza che le veniva tributata. Al contrario le
capanne in cui Carandini identifica la Regia romulea,
con antistante fossa di fondazione, ed i sacraria
di Marte e Ops vengono in parte interrate, in parte
obliterate da successive strutture.
In questa area del Palatino, dunque, sono da ricercare
quegli antichi monumenti che la tradizione lega ai miti
sulle origini della città e che anche quando paiono
nuove fondazioni, come i templi della Vittoria e della
Magna Mater, in realtà sono da ricollegare a culti già
esistenti. L’accostamento tra Ops, Vica Pota (dea della
vittoria e del potere regio) e Vittoria spiegherebbe la
scelta di costruire in quest’area il Tempio della
Vittoria all’inizio del III secolo a.C. Quest’area è
inoltre quella in cui si colloca la Curia Saliorum,
nuovamente collegata con la Vittoria, attraverso Marte e
con le leggende romulee perché in essa si conservava il
lituus sacer di Romolo.
Non è possibile sapere quanto di questo sistema di miti
connessi alla fondazione fosse già operante in età
arcaica e quanto avesse influito sulla topografia sacra
del Palatino. Certo è che la grande difficoltà
nell’identificare le memorie romulee sul Palatino è
dovuta al fatto che gli edifici anteriori al VI secolo
a.C. furono obliterati dalle grandi trasformazioni e
modificazioni dell’area (la costruzione del tempio della
Vittoria fra tutte) determinate da quella complessa
sistemazione dei culti connessi alla fondazione avvenuta
nel corso del periodo repubblicano.
Il grande e sicuro interessamento di Augusto a Romolo, a
cui voleva essere accostato quale rifondatore della
res publica, e la conseguente “ideologia romulea”
spiegano la scelta della sua residenza accanto alla
Casa Romuli e probabilmente in coincidenza della
Roma Quadrata. Tale ipotesi è supportata anche da quanto
ci ha lasciato Cassio Dione a proposito della fama della
Casa di Augusto derivante da Romolo. A favore di questa
stretta connessione sembra essere un passo di Flavio
Giuseppe (Flav. Ios., Ant. Jud., XIX, 75-76)
relativo all’uccisione di Caligola durante i Ludi
Palatini: il testo parla di un “kalybe” che secondo
Wiseman sembrerebbe riferirsi alla Casa Romuli.
Ora, considerando la limitazione della Roma Quadrata di
Solino, secondo cui questa doveva avere termine in un
punto ad Supercilium Scalarum caci, ubi fuit tugurium
Faustuli, punto che doveva coincidere con la Casa
Romuli, ne conseguirebbe che i Ludi Palatini
dovevano svolgersi sicuramente nei pressi della Roma
Quadrata. Tuttavia, poiché questi ludi vennero istituiti
da Livia in onore di Augusto, il luogo dove avvenivano
le cerimonie doveva essere topograficamente vicino alla
sua dimora; potremmo suggerire ad esempio la grande
platea davanti il tempio della Magna Mater che
topograficamente è vicino alla casa di Augusto ed ai
luoghi romulei. E’ alla Roma Quadrata ante templum
Apollinis che infatti Pensabene riferisce il sacello
con altare situato davanti al podio del tempio di
Apollo.
RAPPRESENTAZIONI ANTICHE DELLA ROMA QUADRATA
Alcune interpretazioni offerte dagli autori antichi sulla
Roma Quadrata di Romolo sembrano aver una precisa
rispondenza in documenti figurati di età augustea.
Su
un affresco pompeiano della casa di Marco Fabiano
Secondo è raffigurata un’ara con fuoco acceso e lancia
poggiata di traverso nella quale si è voluto riconoscere
la rappresentazione più antica della Roma Quadrata
romulea, in un Palatino arcade caratterizzato da due
edifici sacri (la Curia dei Salii e il Tempio della
Vittoria) e dalla presenza del santuario del Lupercale.
A favore di tale identificazione sono stati considerati i
seguenti elementi: la presenza del fuoco, che richiama
la descrizione ovidiana (Ov., Fast. IV, 813-824);
i quattro pali di legno che fissano gli angoli e che
conferiscono all’altare l’aspetto di un templum
augurale in miniatura; la lunga lancia che
rappresenterebbe quella scagliata da Romolo per
scegliere il luogo dove fondare la sua città.
Significativo sembrerebbe anche la presenza
all’orizzonte del monte Albano, sede del primitivo
recinto augurale dei re albani.
Al rito augurale fa riferimento Verrio Flacco quando
afferma che nel luogo detto Roma Quadrata, ubicato sul
palatino davanti al tempio di Apollo, era stato deposto
tutto ciò che di buono si impiega nella fondazione della
città ai fini dell’auspicio.
Per quanto riguarda la raffigurazione del fuoco acceso,
Ovidio spiega che si tratta del primo focolare della
città, notizia che ci riporta alla discussone
sull’introduzione a Roma del culto albano di Vesta. Il
fatto che Romolo volle dedicare a Vesta albana il primo
focolare della città, nel complesso della sua Regia,
spiegherebbe il perché Augusto divenuto pontefice
massimo spostò il culto di Vesta nella sua Regia,
abilmente camuffata nelle vesti di domus Publica:
era un chiaro tentativo di assimilazione con il mitico
fondatore della città.
Significativa risulta quindi la presenza all’interno
della Casa di Augusto di una raffigurazione di betilo, terminante a punta attraversata da un disco,
che poggia su di una base circolare eretta sopra una
piattaforma rocciosa.
Significativa è la presenza di una lancia in legno,
appoggiata trasversalmente al betilo e infissa nel
terreno all’interno di una piccola area quadrangolare
recintata in legno. Ornamenti apollinei decorano il
sema, alle cui spalle è un rigoglioso albero. Per
Carandini questa raffigurazione rievocherebbe quella di
Pompei: in comune avrebbero la lancia infissa nel
terreno a contrassegnare un’area di sicura valenza
religioso-sacrale; differirebbero invece nella
morfologia del sema cui la lancia è appoggiata.
Se è vero che le due rappresentazioni alludano allo
stesso monumento, sembra altrettanto vero che si
riferiscano ad epoche diverse: il betilo infatti
potrebbe rappresentare un apprestamento ideato da
Augusto nell’ambito del programma di recupero delle
vetuste memorie romulee, che ha improntato l’intera
concezione della sua dimora palatina.
L’area che la volontà divina aveva assicurato a Romolo per
fondare la Roma Quadrata era stata più tardi affidata,
sempre dagli dei, al suo successore ed erede naturale,
Augusto, affinchè egli la consacrasse ad Apollo, dio
protettore del principe e della città rifondata.
Nella Casa di Augusto sono presenti ulteriori
raffigurazioni che alludono ad altri monumenti romulei.
Panella ha evidenziato la somiglianza del betilo apollineo
raffigurato sulla lastra fittile del portico di Apollo
Palatino e sulla pittura della Casa di Augusto, con la
fontana monumentale (la Meta Sudans) edificata
dai Flavi sul sito delle Curiae Veteres di Romolo
e della casa natale di Augusto. La studiosa non esclude
la possibilità che la creazione di un sema di
quella forma possa risalire ad Augusto ed alla sua opera
di monumentalizzazione dell’area, considerata tra le più
antiche e sacre perché legata alla memoria del
fondatore. Dal momento che le fonti ricordano che
l’altare della Roma Quadrata costituì il punto di
partenza per il tracciato del solco del pomerio e delle
mura, è probabile la Meta Sudans sia la
monumentalizzazione di uno dei quattro apprestamenti, a
forma di metae, che dovevano sorgere ai vertici
del pomerio primitivo.
Conclusioni
Nel presente lavoro si è ritenuto importante prendere in
considerazione le posizioni dei principali studiosi che
si sono avvicendati nello studio del concetto Roma
Quadrata, cercando inoltre di osservare ed analizzare
uno stesso argomento da tre punti di vista diversi:
quello storico, quello topografico ed infine quello
archeologico. Così sono state analizzate le posizioni di
Musti, Castagnoli, Coarelli, Carandini e Pensabene
cercando di cogliere in quale misura coincidessero le
loro posizioni, e dove invece queste divergessero.
Tuttavia bisogna rilevare che i principali studiosi
hanno avuto a disposizione dati archeologici diversi, il
che costituisce un limite nel tentativo di avere a
disposizione un quadro complessivo dei pareri che sono
stati esposti: non si può non tenere in considerazione,
in sostanza, che i dati su cui si è cimentato Carandini
o Pensabene, siano più aggiornati rispetto a quelli su
cui ha lavorato Castagnoli, e permettano dunque una
visuale più completa del problema. Così abbiamo potuto
notare che il diverbio maggiore è stato causato dalla
difficoltà di capire a quali delle due RQ si riferissero
le fonti antiche, a partire dal significato che si vuole
attribuire a Varrone quando definisce la RQ costruita“
ad aequilibrium”, per proseguire con
l’indicazione di Solino e quella di Festo.
Si è potuto capire che la parte sud occidentale del
Palatino risulta da tempi molto antichi legata all’atto
di fondazione della città da parte di Romolo e questa
memoria ha finito per influenzare l’organizzazione di
tutti i culti che vi si praticavano, condizionando di
conseguenza la costruzione degli edifici successivi.
Sembrerebbe evidente che ad un certo punto il concetto
originario di Roma Quadrata, non più capito, sia stato
mutato. Purtroppo i dati archeologici e le fonti a
nostra disposizione non ci permettono di stabilire con
sicurezza se in origine indicasse la fondazione romulea
o quella serviana, se indicasse tutta la città
inaugurata o solo la fossa di fondazione.
La grande importanza tributata da Augusto a quest’area è
per noi un elemento indispensabile alla localizzazione
della Roma Quadrata romulea: è evidente infatti che per
Augusto doveva riferirsi al Palatino. Augusto, nella sua
duplicazione della Roma Quadrata, potrebbe essere stato
influenzato anche dalla ideologia ellenistica della
vittoria che vedeva nel quadrato un simbolo di potenza e
solidità, in poche parole di vittoria. Questo simbolismo
legato all’edea della vittoria doveva essere abbastanza
diffuso a partire dall’età repubblicana, dato che la
Roma Quadrata è localizzata sul Palatino vicino al
tempio della Vittoria. Un’ideologia della vittoria, e
soprattutto il prestigio che ne sarebbe conseguito, era
necessaria a quanti avessero bisogno di legittimare un
potere di recente acquisizione, dato questo che accomuna
ancora una volta Romolo e Augusto. La superiorità delle
cose quadripartite finisce per essere una vittoria sul
tempo.
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