N. 6 - Giugno 2008
(XXXVII)
LA PRIMA ROMA
IL CONCETTO DI ROMA QUADRATA NEL
MONDO ANTICO
- PARTE II
di
Sabrina Corarze & Annalisa Di Benedetto
Il concetto di Roma Quadrata (F. Coarelli)
Lo studio di Coarelli restituisce ordine ad un argomento
delicato, come è quello relativo alle origini di Roma.
Le sue posizioni partono da quanto già Castagnoli aveva
esposto precedentemente, con la completezza che un
aggiornamento dei dati, ricavati dalle ulteriori
ricerche in materia, gli permettono di avere. Si tratta
di uno dei lavori più recenti a disposizione, che si
avvale dei risultati delle ultime scoperte
archeologiche.
Per la conoscenza del monumento Roma Quadrata il testo
imprescindibile è, senza dubbio, quello di Solino (Sol.1.17.18)
che collega l’area di culto al tugurium Faustuli.
Nella fonte è visibilmente confusa la Roma Quadrata
città con la Roma Quadrata area di culto: come aveva già
notato Castagnoli, l’intervallo tra i due monumenti così
poco distanti, come erano il supercilium scalarum
Caci e l’area Apollinis, non era
sufficientemente grande da comprendere un lato del colle
Palatino, ma poteva essere ragionevolmente riferibile
solo al sacer locus .
A detta di Festo (cit.), questo locus era saxo
munitus in speciem quadratam, e rappresentava il
ricettacolo delle “cose che si utilizzano per buon
augurio nelle fondazioni delle città”.
Doveva trattarsi, secondo Castagnoli, di una piattaforma
costruita “ad aequilibrium” come riferisce
Varrone, cioè “livellata”, sopraelevata all’interno
dell’area Apollinis. Ciò risulta anche dagli acta
dei ludi seculares severiani (CIL VI 32327: [in
tribunali quod es]t ad Romam quadratam) e
soprattutto da Festo (Fest. 310, 312 I), che riferiva,
inoltre, della presenza di oggetti ancora esistenti, tra
cui il lituus utilizzato da Romolo durante la
fondazione e conservato nella Curia Saliorum, o
nella Casa Romuli, a loro volta da identificare
con il tugurium Faustuli nel quale Romulus
mansitavit (Sol.1.18).
In quest’ ultimo va identificato il tabernaculum
della prima operazione augurale, mentre la Roma Quadrata
monumento non è probabilmente altro che l’Auguratorium
del Palatino. Essa presenta infatti la stessa forma
degli Auguracula dell’Arx e probabilmente
anche del Quirinale: una piattaforma livellata, cui si
accedeva tramite gradinate.
La Roma Quadrata è probabilmente riconoscibile nel fr.
F.U.R.469, dove l’area Apollinis appare con una
forma quadrangolare fiancheggiata su tutti i lati da
gradinate con la misura di poco meno di 10 metri per
lato, corrispondenti a 30 piedi, e cioè al modulo
teorico su cui potrebbe essere stata esemplata la Roma
Quadrata città.
Figura
1:
Roma quadrata, sacellum.
Posizionamento FUR fr. 469.
Per quanto riguarda la Roma Quadrata città va considerato
che le fonti a disposizione sono quasi tutte di autori
greci (Dion. Hal.,1.88.2; 2.65.3; Plut., Rom.9 ;
Fl. Ios., ant.Iud. 19.3.2 ; Tzetz., ad Lycophr.
Alex. 1232 ; App., bas.,fr. 1a 9.), cui si
aggiunge la definizione di Tacito (Tac., Ann.XII,24)
preziosissima per la precisione con la quale riferisce
dei sacelli agli angoli del colle. Ne risulta che i 4
vertici della Roma Quadrata erano considerati 1.l’Ara
Maxima a SO; 2.l’Ara Consi a SE; 3.le
Curiae Veteres a NE; 4.il Sacellum Larundae a
NO.
Dalla somma delle distanze dei singoli punti del colle
palatino, arriviamo ad un totale di 2180m., misura di
poco inferiore a quella fornita da Appiano, (anche se le
misure romane originarie erano state probabilmente
tradotte in stadi dall’autore greco per ottenere cifre
aritmologicamente significative, in quanto divisibili
per 4). In tal caso si potrebbe ipotizzare l’esistenza
di modello basato sull’actus.
La superficie così calcolata corrisponde con sufficiente
approssimazione ai 30-32 ettari del Palatino. In questa
ottica può essere riconsiderato il problema
dell’attribuzione del c.d. “Papiro di Servio Tullio”,
per molto tempo interpretato il documento chiave per
postulare l’organizzazione “quadrata” di Roma durante la
regalità di Servio Tullio.
Cadrebbe così l’attribuzione della Roma quadrata al VI
sec., sostituita da un’allusione retrospettiva alla
città romulea come exemplum di quella serviana.
Questi elementi sono sufficientemente utili a Corelli
per considerare la Roma Quadrata il risultato
dell’organizzazione topografica romulea.
Il concetto di Roma Quadrata (A. Carandini)
“Completate le azioni augurali, Romolo lascia il templum
in terra (noto poi come Auguratorium) e scava nei pressi
della sua casa la fossa di fondazione per deporvi e
nascondere primizie e terre, presumibilmente accanto al
luogo in cui la lancia si era conficcata e dove era nato
il corniolo,e vi edifica accanto un’ara, dove accende un
fuoco nuovo e puro” (Ov. Fast. 4.820 sgg).
Sul Cermalus, in prossimità della capanna regia, esiste una
fossa rettangolare tagliata nel tufo, probabilmente una
tomba di età pre o proto-urbana, che potrebbe essere
stata riutilizzata in età romulea come fossa di
fondazione della città. Questo sembrerebbe suggerito
dalla presenza di un’ara tagliata anch’essa nel tufo
posta accanto alla fossa (fig.2). Secondo Carandini
questa struttura, costituita appunto da ara e fossa,
costituirebbe la Roma Quadrata.
Figura 2: Cermalus. Il “sacello” aedes di Romolo,
con la fossa-ara della Roma Quadrata. Età
tardo-repubblicana.
A sostegno di questa ipotesi per lo studioso ci sarebbero
le continue e sempre più accentuate trasformazioni che
questa struttura, che conterrà le memorie delle origini
fino alla tarda antichità, subì nel tempo, oltre al
fatto che l’edificio che le contiene abbia finito per
implicare l’eliminazione dell’area sacra del Tempio di
Victoria; tutti questi elementi ci indicano
quanto il monumento fosse ritenuto importante dai
Romani. In accordo con quanto tramandatoci da Varrone,
secondo cui la Roma Quadrata era associata al
Tugurium di Faustolo, alla casa di Romolo e al
ciglio superiore delle scale Caci, la fossa in esame si
trova a circa dodici metri di distanza dalla capanna
regia.
Roma è Quadrata perché ha di fatto la forma di un
quadrangolo, risponde ad uno schema auspicale
quadrangolare e procede da una fossa-ara quadrata. E’
tuttavia da escludere che la città seguisse uno schema
regolare, quadripartito da un cardine e da un decumano
secondo i modelli coloniali più tardi, data la non
rispondenza nelle fonti letterarie e nella realtà
archeologica. E’ improponibile attribuire a questa prima
Roma una forma circolare, forma invece che potrebbe
adattarsi a quella dell’età di Servio Tullio quando il
centro simbolico della città si era spostato al foro e
le mura avevano assunto un andamento curvilineo.
Il concetto di Roma quadrata è complesso perché rimanda a
una pluralità di luoghi, sia nel senso della dimensione,
sia nel senso della duplicità. Originariamente
l’espressione Roma quadrata doveva riferirsi alla
fossa-ara di fondazione (significato ristretto: “luogo
piccolo”); in seguito, forse per l’estrinscazione
topografico-organizzativa del re fondatore e per la
connessione etimolgica tra il suo nome e quello della
città, fu utilizzata per indicare l’intero Palatino
inaugurato (significato esteso: “luogo grande”) e forse
anche il foro romano. Augusto, che voleva essere
considerato il rifondatore di Roma e quindi un novello
Romolo, costruì la sua casa sul monte in cui aveva
abitato Romolo, e duplicò il “luogo piccolo”
connettendolo ora con il Tempio di Apollo la cui
costruzione avvenne tra il 36 ed il 28 a.C.
Della Roma Quadrata intesa come due “luoghi piccoli”
parlano Varrone in Solino (Solin. I,17) e Verrio Flacco
in Festo (Fest. 310, L). Da queste due fonti si possono
trarre le seguenti informazioni:
-
la
Roma Quadrata è un luogo sul Palatino connesso alla
fondazione;
-
il
luogo può essere inteso sia come un “piccolo luogo”
situato nell’area sacra davanti il Tempio di Apollo, sia
come un “piccolo luogo” connesso ideologicamente al
primo ma sito vicino la capanna regia;
- collegando
questi due “luoghi piccoli” (A e B) si ottiene una retta
lungo il ciglio superiore del monte (dove correvano le
scale di Caco) che marca l’identità tra le due
fondazioni e allo stesso tempo tralascia il foro, il
luogo della rifondazione di Servio Tullio (fig.3);
Figura 3: Ricostruzione della localizzazione dell’ara della
Roma Quadrata romulea (A) e di quella augustea (B). Le
diagonali individuano il centro del complesso costituito
dal Tempio di Apollo e dall’are sacra antistante.
-
la Roma delle origini fu detta Quadrata perché sarebbe
stata munita fin dall’inizio di un muro di forma
quadrata; a supporto di questa interpretazione potrebbe
esser considerato il passo di Ennio sul personaggio che
regna sulla Roma Quadrata;
-
l’espressione ad aequilibrium di Varrone potrebbe
riguardare i due “luoghi piccoli” e significare che la
retta che li congiungeva si trovava alla stessa quota
rispetto al ciglio superiore del monte.
Quello che emerge è la complessa realtà augurale
alto-arcaica che gli antiquari di età augustea, lontani
da quella realtà ormai di difficile comprensione,
cercarono di compendiare purtroppo in modo poco chiaro e
a volte ambiguo.
Dal punto di vista archeologico abbiamo già detto che la
fossa con ara presso la capanna regia è stata
identificata; ad essa potrebbe inoltre riferirsi Ovidio
quando descrive la fossa di fondazione romulea ed è
probabilmente raffigurata come un’ara con fuoco e
un’asta sull’affresco della casa pompeiana di Marco
Fabio Secondo (Ov., Fast. 4.819-36) (fig.5).
Altrettanto certa è l’esistenza di un’altra Roma Quadrata
davanti al Tempio di Apollo, sebbene sia ricostruibile
solo su base latamente topografca a causa della pessima
conservazione del tempio; potrebbe invece essere
rappresentata in un frammento di Forma Urbis
raffigurante una struttura quadrangolae di circa dieci
metri per lato, con scale di accesso sui lati,
ricollegabile all’area Apollinis.
Questa seconda Roma Quadrata in età augustea diventa, se
non la più importante, la più attuale e monumentalmente
rilevante tanto che solo di essa tratta Verrio Flacco,
che le attribuisce anche un deposito di fondazione;
Varrone parte proprio da questa per descrivere la retta
che arriva al ciglio delle scale di Caco. Il deposito di
cui parla Verrio Flacco va considerato relativo alla
rifondazione della Roma augustea che comportò la
reduplicazione della Roma Quadrata romulea, resa
necessaria quest’ultima dalla voluta simmetria tra la
casa di Augusto e quella di Romolo.
E’ possibile che il princeps abbia voluto creare una
Roma Quadrata attualizzata, intorno a cui fare ruotare
il complesso domestico e sacrale edificato sul Palatino,
quale nuovo epicentro della città. Il deposito potrebbe
dunque far pensare ad una cerimonia inaugurale
riguardante la casa ed il tempio (nel 36 a.C.) voluta
come replica della cerimonia della fondazione e della
inaugurazione romulea sul Cermalo. La consacrazione del
Tempio ad Apollo, avvenuta nel 36 a.C., diede carattere
pubblico non solo al tempio ma anche al deposito.
Nel 12 a.C. con la nomina a pontefice massimo Augusto torna
ad unire in un’unica persona il potere religioso e
quello militare, così come Romolo era stato re ed
augure.
Il tempio di Apollo e la parte della Casa di Augusto fra il
tempio e la via che prosegue le scale Caci sembrano
rientrare in un quadrato di 240 piedi, pari a bina
iugera. E’ allettante pensare che Augusto abbia
voluto assegnare a questa parte del complesso
principesco due lotti romulei, quasi che fosse stato lo
stesso fondatore ad averglieli assegnati analogamente ad
un praetorium.
Come già accennato, se congiungiamo il centro dell’ara
della Roma Quadrata romulea (fig.3, A) con il centro del
rettangolo formato dal tempio di Apollo con antistante
area sacra (B) otteniamo un segmento di retta normae
all’asse longitudinale di quel rattangolo templare. Se
misuriamo la distanza fra l’angolo ovest della Roma
Quadrata romulea (A) e l’angolo est di quella augustea
(B) vediamo che essa misura all’incirca di nuovo 240
piedi.
La corrispondenza tra la Roma Quadrata romulea ed il centro
del rettangolo che aveva ospitato la silva di
Apollo prima della costruzione del tempio appare
significativa in quanto la casa di Augusto si troverebbe
così non soltanto davanti alla casa di Romolo, ma
sarebbe compresa entro bina iugera, ed il sistema
Tempio-area sacra di Apollo sarebbe stato ideato e
centrato a partire dalla Roma Quadrata romulea posta in
cima alle scale di Caco. Il cuore del complesso augusteo
si pone dunque come un nuovo ombelico della Roma delle
XIV regioni, posto ad aequilibrium rispetto al
centro della Roma Quadrata romulea.
Sull’acropoli di Cosa, colona latina del 273 a.C., è stato
rinvenuto un templum di forma quadrata con
davanti una fossa/crepaccio, in cui sono stati
trovati residui vegetali carbonizzati, da interpretare
come fossa di fondazione di Cosa.
Questa struttura templum-fossa, definita da Brown
“Cosa Quadrata”, ci aiuta a capire la possibile
relazione esistete fra la delimitazione del templum
in terra e la creazione della fossa-ara, non
attestata in modo esplicito nelle fonti letterarie. Il
verbo latino condere, usato comunemente con il
significato di fondare, vuol dire in primo luogo
nascondere, nel nostro caso nascondere le primizie e le
terre dei nuovi cittadini in un punto di origine
centrale.
Un centro rimanda sempre ad un’area limitata di cui
rappresenta l’ombelico. L’asta, presente anche nella
pittura pompeiana precedentemente menzionata (fig.5),
oltre ad essere il mezzo con cui si prendeva possesso di
un luogo, faceva parte non solo del rituale bellico
feziale-militare relativo alla fondazone del templum
augurale nel praetorium, ma anche del rituale
della creazione di una fossa- ara con vicino
templum in terra.
La fossa di fondazione sul Cermalo non è un Mundus in
quanto si tratta di una fossa riempita e chiusa una
volta per sempre, a differenza del Mundus che invece
venia aperto in determinate occasioni. Vi sono due
aspetti nella struttura della Roma Quadrata che possono
ricordare il Mundus:
a)
il
fatto di prevedere una cavità nella terra:
b) il
fatto di rappresentare un centro intorno al quale si
genera il microcosmo sacrale corrispettivo al macrocosmo
cittadino.
Sono probabilmente queste somiglianze che indussero
Plutarco (Plut.,
Rom.9)
a confondere la Roma Quadrata con il Mundus presso il
Comizio.
All’epoca di Servio Tullio la Roma Quadrata romulea non
poteva continuare ad essere considerata come il centro
simbolico-sacrale dell’abitato, perchè la città era
stata completamente inaugurata e circondata da mura,
salvo l’Aventino e forse l’Arx.
La “quadratezza”, elemento basilare della Roma di età
romulea ed augustea, è qui rappresentata
dall’istituzione delle quattro tribù/regioni in cui
risulta diviso l’insediamento. Queste quatto parti
costituiscono il “rivestimento” dell’abitato serviano
che aveva avvolto l’antichissimo nocciolo romuleo
Palatium-Velia-Cermalu. Lo scopo di Servio Tullio era
quello di cancellare la priorità romulea del Palatino su
tutte le altre parti di Roma e di uniformare tutta la
città. L’aspetto pubblico e democratico dovevano
prevalere rispetto a quello gentilizio.
E’ possibile che Servio Tullio, anche lui un novello
Romolo, abbia spostato l’epicentro sacrale dal Cermalus
al Mundus nel Comizio, ossia nel nuovo luogo
centrale della città. Questo spostamento è spiegabile
anche nel quadro della diffusione della cultura
religiosa etrusca al tempo dei Tarquini, la quale
collegava la fondazione della città a Dis Pater o
ai Lari. In accordo con quanto detto va segnalato che l’aedes
Larum, rinvenuta da Carandini, e il Mundus si
trovano alle due estremità del foro. Il Mundus è
rotondo come l’immagine complessiva della città, che
assume una configurazione ovale e curvilinea come quella
delle mura del VI secolo a.C.
Sebbene il contesto territoriale sia lo stesso cambia
l’immagine simbolica della città, vista ora come un
orbis:
“Postea qui fiebat orbis, urbis principium…Quare et
oppida, quae prius erant circumducta aratro ab orbe et
urvo urbes”
(Varr. L.L. 5.143).
E’ possibile che questa immagine tondeggiante
dell’insediamento risalisse ad un’epoca pre-romulea,
essendo anche la più naturale a rappresentare l’abitato.
La città è ormai tutta Roma e la Roma Quadrata è solo il
ricordo della Roma palatina della prima età regia. |