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N. 5 - Maggio 2008 (XXXVI)

LA PRIMA ROMA

IL CONCETTO DI ROMA QUADRATA NEL MONDO ANTICO - PARTE I

di Sabrina Corarze & Annalisa Di Benedetto

 

L’analisi del concetto di Roma Quadrata apre prospettive interessanti per un approfondimento dello studio dell’urbanistica romana.

Il concetto di Roma quadrata, che evoca il sacro ricordo della nascita di Roma, presenta oscuri e dibattuti problemi quali la fondatezza della forma quadrata della città, la possibilità di supporre un perimetro a forma di quadrato intorno al colle (Tac. Ann.,  XII, 24) o sulla sommità (Solin. 1,17), cui attribuire valore di un templum collegabile con la disciplina etrusca o addirittura con le terremare; infine quale sia il significato del luogo sacro di fronte al tempio di Apollo che portava, al pari della città, il nome di Roma quadrata.

Già in età antica alla forma quadrata era stata attribuita una valenza simbolica legata all’idea della Vittoria e di cui è possibile tracciare le seguenti fasi tematiche:

a)                 nozione di tipo astronomico: la vittoria si esplica sui quattro lati del mondo, disposti intorno ad un personaggio centrale, ossia il sovrano invincibile e vincitore. A questa idea di centralità è legata la nozione di “ombelico del mondo”;

b)                 quadriga e ruota a due assi incrociati: tipica dell’età classica, soprattutto del periodo del grande agonismo greco;

c)                 immagini schematiche della Vittoria e della ideologia della Vittoria, la stella macedone: tipica dell’età ellenistica.

L’Oriente, che conosce la dimensione spaziale della vittoria da tempi molto antichi, fu probabilmente il precursore delle analoghe concezioni greche.

Il valore simbolico del quadrato come indicazione di vittoria si ritrova nelle idee professate da diverse correnti filosofiche, quali il Pitagorismo, l’Orfismo ed il Dionisismo. Sappiamo inoltre che i Neoplatonici utilizzavano la tetrade a quattro corna come segno di vittoria. La stessa croce cristiana, oltre a signifcare il martirio, è simbolo della vittoria cristiana.

I Nikephoria pergameni, che già nel nome contengono un chiaro riferimento alla Vittoria, erano agoni biennali in onore della dea Atena portatrice di vittoria. Per Musti non si trattava di una vera biennalità, ma di una doppia quadriennalità intrecciata, che permetteva gli Attalidi di celebrare un agone isopitico nell’anno di svolgimento delle Pitiche di Delfi e un agone isolimpico nell’anno delle Olimpie di Elide.

Quello che emerge dall’innegabile equazione Vittoria = quadratezza è la sua ricezione nella Roma quadrata come simbolo di forza e l’utilizzazione di formulazioni originarie che descrivono la vittoria come qualcosa che si realizza su quattro lati (punti cardinali o lati del mondo). Alla base di questo nesso c’è sia una nozione fondamentale di sicurezza erga omnes, sia quella della solidità che compete ad una struttura quadrata. Non è un caso che il carro del vincitore sia trascinato da una quadriga, che significa Zeus e la vittoria di Zeus. La Roma Quadrata rappresenta la forza vincente ed infatti è localizzata sul Palatino vicino al tempio della Vittoria.

E’ evidente inoltre che un’ideologia della vittoria, e quindi il prestigio conseguente, era necessario a quanti avessero bisogno di legittimare un potere di recente acquisizione, dato questo che emerge analizzando tanto la storia di Romolo, quanto quella dei Diadochi e di Augusto.

 Quadrata Roma <locus> in Palatio ante templum Apollinis dicitur, ubi reposita sunt quae solent bona omnis gratia in urbe condenda adhiberi, quia saxo m<u>nitus est initio in speciem quadratam. Eius loci Ennius meminit cum ait (Ann.157) : « et quis erat Romae regnare quadrate. » Fest. (310 L.)

 Il tempio di Vesta τής τετραγώνου καλουμένης Ρώμης, ‘ήν εκεϊνος ‘ετείχισεν, ‘εκτός ‘εστιν. Cfr. 1, 88: Romolo περιγράφει τετράγωνον σχήμα τώ̣ λώφω̣. Dion.Hal.2.65 

 ‘Ρωμύλος μέν οϋν τήν καλουμένηνΡώμην κουαδράτανόπερεστί τετράγωνονέκτισε. Plut. Rom. 9

 …πολιν έκτισαν… ‘ήν και ‘ωνόμασαν ‘Ρώμην τό τηνικάδε τετράγωνον λεγομένην ‘ότι δέχα ‘έξ σταδιον ˜’ην ‘αυτής ΄η περίμετρος ‘εκάστης πλευρα̃ς τέσσαρα στα̉δια ‘εχούσης. Appian. Erg. 1a., 9

Ut adfirmat Varro, auctor diligentissimus, Romam condidit Romulus, Marte genitus eta Rea Silva, vel ut nonnulli Marte e Ilia: dictaque primum est Roma quadrata quod ad aequilibrium foret posita. Ea incipit a silva quae est in area Apollinis et ad supercilium Scalarum Caci habet terminus, ubi tugurium fuit Faustuli.Ibi Romulus mansitavit, qui auspicio murorum fundamenta iecit. Solin. 1.17

 πρό δέ τη̃ς μεγάλης ταύτης ‘Ρώμης ‘ήν ‘έκτισε ‘Ρωμύλος, περί τήν Φαιστύλου οι̉κίαν ε̉ν ο̉́ρει Παλατίω̣ ε̉τέρα τετρα̉γωνος ε̉́κτίσθη ‘Ρώμη παρά ‘Ρώμου καί ‘Ρωμύλου παλαιοτέρων του̉́των. Tzetzes ad Lycofr. 1232

 Servius Tullius rex belli stip[end---] causa exercitum conscripsit co[---] cum finitumis belligerabat deinde o[---]u perdito divisit pagosque in tribu[---]ea in oppido quo qui[[.o]]sque pago civis hạ[bitabat-] exque pagis milites conquirebantu[r---]pagis cogebatur primoque in pago [---]dita est eaque Roma muro [---]quis at Romam quadrata r[---]aput Roṃạṃ quad[rat]am. Pap. Oxyr 2088, 8-17

Un tribunal fu posto ad Romam Quadratam. C.I.L. VI, 32327 (atti dei ludi secolari severiani)

Queste fonti verranno integrate con quanto altri studiosi hanno riferito relativamente all’argomento Roma Quadrata. Vediamo quali sono le teorie principali.

Il significato storico di ROMA QUADRATA secondo D.MUSTI

Nella tradizione storiografica ed antiquaria su Roma arcaica è possibile evidenziare due tendenze: la prima, rappresentata da Dionisio, tende a limitare l’apporto culturale etrusco a favore di una grecità etnica e politica di Roma; l’altra, rappresentata da Plutarco, esplicita chiaramente l’apporto etrusco. Entrambi gli autori dovevano conoscere gli scritti e le idee di Varrone, da cui in parte prendono le distanze.

Per quanto riguarda le tradizioni sulla Roma Quadrata solo in due autori greci di età imperiale (Dion., Ant.Rom. I 88, 1-2.; App., Basil. fr. 1°, 9.), abbiamo una sua esplicita rappresentazione come una città dal perimetro quadrangolare, chiaramente collocata sul Palatino da Dionisio e genericamente ‘επί τού ποταμού da Appiano. Quest’ultimo fornisce la misura di 4 stadi per ciascuno dei 4 lati, per un perimetro di 16 stadi, misura che avvicina molto la Roma romulea alle esperienze urbanistiche di età ellenistica: per esempio è certo che Nicea di Bitinia avesse un perimetro di 16 stadi (Strab. XII, 4, 7,565).

Strabone (Strab. V 3, 7), al contrario, ci ha lasciato un’idea di città circolare in quanto legata ai sette colli tradizionali, immagine questa che, nella sua circolarità, si completa con Servio Tullio.

In Plutarco (Plut. Rom. 9, 4.) emerge una situazione più complessa:

-al cap. 9 con la frase καλουμένην Ðώμην κουαδράταν, ‘όπερ τετράγωνον viene indicato il luogo dove Romolo voleva fondare la città;

-al cap.10 è descritta la lite tra Romolo e Remo, culminata con l’uccisione di Remo, avvenuta mentre Romolo si accingeva a scavare la fossa nella quale stava per “gettare in cerchio”o “gettare intorno” il muro;

-al cap. 11 parla di esperti giunti dall’Etruria e del βόθρος κυκλοτερής scavato presso l’attuale Comizio e chiamato da Plutarco mundus, secondo il quale, la centralità dell’agorà nelle città greche potrebbe aver suggerito la centralità del Comizio.

Il problema posto dal capitolo 9 e dal capitolo 11 consiste nella possibilità che i versi si riferiscano a due città distinte, dal momento che la Roma Quadrata del capitolo 9 non è esplicitamente localizzata sul Palatino, mentre quella del capitolo 11 risulta una città ampia comprendente anche Palatino e Campidoglio che Szabò ha tentato di far conciliare, quella dei due capitoli, facendone una cosa sola.

Sembrerebbe ragionevole distinguere nel passo di Plutarco due luoghi diversi: la cosiddetta Roma Quadrata sul Palatino e la Roma Quadrata con centro nel Foro.

Ancora in Ennio, (Ann.157) il termine Roma quadrata indica la città, visto il riferimento al verbo regnare, da porre in relazione con la città di Romolo o forse con una città che conserva una forma quadrata ( o una solidità quadrata).

In Tacito, sebbene ci sia forse l’idea di una Roma quadrangolare del Palatino, viene descritto esclusivamente il pomerium senza mai menzionare la Roma Quadrata.

Nel Papiro di Servio Tullio e nell’iscrizione relativa ai ludi secolari di età Severiana vi sono dei riferimenti applicabili al limitato locus sacer sul Palatino, quello che Festo colloca ante templum Apollinis.

Livio con l’espressione “palatium muniit” allude alla fondazione romulea della città del palatino.

In conclusione sembrerebbe che a cominciare da Verrio Flacco la nozione di Roma quadrata come città del palatino sia entrata in crisi ed è quindi probabile che autorevoli scrittori greci, come Dionisio e Appiano, nel trattare la città quadrata del Palatino facciano riferimento a quella tradizione letteraria che esaltava la funzione del palatino nella Roma di Romolo, o abbiano scelto fra le diverse spiegazioni proposte dalla tarda storiografia e antiquaria romana.

La figura chiave della problematica che stiamo analizzando è senza dubbio quella di Varrone. L’autore ha lasciato sussistere solo l’idea di Roma Quadrata come locus sacer sul Palatino o comunque ha dato un’interpretazione del tutto diversa di Roma Quadrata. E’ probabile che l’indicazione dell’area Apollinis e del supercilium scalarum Caci sia frutto di un’integrazione operata da Solino sul testo originario di Varrone, visto il riferimento al tempio di Apollo dedicato il 28 a.C. La delimitazione topografica soliniana potrebbe quindi corrispondere a un locus sacer. A conferma della localizzazione lasciataci da Solino, si tenga presente che, nella zona da lui indicata, scavi archeologici hanno portato alla luce un edificio identificato con la Casa di Augusto. Questa identificazione è molto importante in quanto sappiamo che Augusto, nel tentativo di essere considerato come un novello Romolo, volle far coincidere la propria dimora con una Roma Quadrata di età romulea già ubicata in quella zona.

Controversa è l’interpretazione della frase varroniana “ad aequilibrium posita” che potrebbe essere riferita ad una città costruita su due assi perpendicolari e dunque quadripartita, ma anche ad una struttura ben costruita orizzontalmente. Quindi potrebbe riferirsi tanto alla città quanto al locus sacer. Il fatto che Varrone non dia alcuna indicazione topografica potrebbe essere indicativo della sua volontà di riferirsi ad una Roma ben più vasta, quale quella delle quattro regioni.

Non abbiamo elementi per stabilire che idea avesse Varrone sulla forma e sulle dimensioni della Roma romulea, anche se il riferimento all’orbis del pomerio ci permetterebbe di avvicinare la sua posizione a quella di Plutarco che vedeva la città circolare, comprensiva del Foro, del Palatino e del Campidoglio.

In conclusione la Roma delle 4 regioni potrebbe aver fornito il nome e le fondazioni coloniali del IV\III sec.a.C. l’anacronistica forma della Roma Quadrata. Non è possibile sapere se già in origine la città romulea avesse un nome allusivo alla forma quadrangolare o almeno una denominazione che ne sottolineasse la solidità e la forza.

Il concetto di ROMA QUADRATA secondo F. CASTAGNOLI  

Il termine Roma Quadrata fa riferimento sia al piccolo sacello, che le fonti localizzano davanti al tempio di Apollo, sia alla città romulea cinta dalle mura palatine.

La doppia allusione del termine ha spesso generato confusione, tanto tra gli autori moderni, quanto tra le fonti antiche, rendendo dunque difficile il tentativo di un approccio, il più corretto possibile, mirato alla conoscenza dei diversi aspetti espressi dal concetto di Roma Quadrata.

Importanti considerazioni storico-archeologiche sono state presentate dal Castagnoli in un saggio del 1951. Egli cerca di chiarire una serie di problematiche legate al nome di Roma Quadrata, alla sua doppia valenza di area sacra e di area urbana romulea e, soprattutto per questo ultimo aspetto, anche alla sua reale esistenza, nella possibilità che questo non sia solo un concetto astratto, ma trovi nell’ urbanistica romana una reale possibilità di applicazione.

Partiamo dallo studio della Roma Quadrata come monumento.

Ora sappiamo trattarsi di un’area sacra nei pressi del tempio di Apollo e delle Scalarum Caci (Sol, I, 17-18), ma l’esatta identificazione e la sua localizzazione aprirono spesso una lunga serie di dibattiti e di riflessioni su cui Castagnoli cerca di fare chiarezza. Egli infatti riferisce come per molto tempo venne accettata da molti l’arbitraria associazione del concetto espresso da Solino, il riferimento cioè a cose riposte “ominis gratia in urbe condenda”,

 “Apta dies legitur, qua moenia signet aratro. | Sacra Palis suberant: inde movetur opus.| Fossa fit ad solidum, fruges iaciuntur in ima | et de vicino terra petita solo.| fossa repletur humo, plenaeque imponitur ara,| et novus accenso fungitur igne focus.| inde premens stivam designat moenia sulco” (Ov. Fast. 4,819)

δέ Ρώμύλος… ώκιζε την πολιν…βόθρος γάρ ωρυγη περί τόν Κομίτιον κυκλοτερής…(Plut., Rom 11.1)

 “…mundo quod sacrum Diti patri et Proserpine dicatum estet Varro ita scribit: mundus cum patet, deorum tristium atque inferum quasi ianua pater.” (Macr. 1,16),

che invece descrivevano il mundus. Questa relazione avvenne perché fu riscontrata un’analogia di contenuto nella descrizione di due monumenti differenti, che ne causò l’identificazione. Inoltre, considerando errata l’ipotesi plutarchea di posizionare il mundus nel Comizio, si ritenne più che lecito collocare Roma quadrata e mundus sul Palatino, al centro del colle, presumibilmente all’incrocio del cardine e del decumano, trovando un precedente nelle fosse riscontrate nel centro di alcune terremare.

Ma in quale relazione topografica sarebbero stati i due monumenti?

1. Per alcuni si sarebbero identificati, immaginando il monumento circolare nella parte sotterranea e quadrato in quella superiore.

2. Quadrato solo in origine: le due spiegazioni si riportano all’inizio di Festo;

3. I due nomi potrebbero riferirsi ad un monumento circolare e quadripartiro ( = quadratus);

4. Il mundus sarebbe stato coperto dalla Roma Quadrata;

5. L’uno incluso nell’altra, vale a dire un’area quadrata con la funzione di templum.

Considerando però che l’ipotesi di Plutarco non è errata, e che il mundus è localizzato nel Foro, Mundus e Roma Quadrata diventano due realtà del tutto distinte: il mundus del Comizio, circolare, sarebbe il centro dell’ager Romanus, mentre la Roma quadrata sarebbe il centro della città quadrata del Palatino, ed è quello che Castagnoli ritiene più giusto. Secondo il Weinstock, il mundus del Comizio sarebbe stato originariamente sacro a Cerere, e secondariamente connesso (da Ovidio e Plutarco) con le origini di Roma. Una recente versione, Leopold, Du Jardin, addirittura ipotizza l’esistenza dei due monumenti prima sul Palatino e, dopo essere stati sepolti dal palazzo di Domiziano, nel Comizio dove la RQ sarebbe da identificare con il Lapis Niger.

D’altra parte, al di là di tutte le ipotesi formulate, per Castagnoli sono un ottimo punto di partenza le seguenti considerazioni: il mundus, sacro a Cerere e ai Mani, per nulla può essere legato al rito di fondazione di Roma, è molto improbabile infatti che il luogo sacro all’origine di Roma sia al tempo stesso la “ianua deorum tristium atque inferum”. Il culto del mundus è principalmente legato al mondo dell’oltretomba come dimostra l’etimologia: il termine mundus deriva dall’etrusco munθ, che forse significa “morto”, e in genere dalla radice mun-, il cui significato ctonio sembra certo. D’altra parte non sarebbe ammissibile che Festo (Fest. 310 L ), nella sua esauriente trattazione abbia omesso il suo legame con le origini della città.

Questo era l’unico mundus a Roma, come testimoniano ampiamente le fonti, e non era affatto connesso con le origini della città. Esclusa l’identità e qualsiasi rapporto col mundus, la Roma Quadrata è quel locus, come lo definisce Festo, nel quale si ritenevano poste quae solent bona ominis gratia in urbe condenda adhiberi, ed era ante templum Apollinis.

Per meglio localizzare il piccolo sacello della Roma Quadrata, Castagnoli tenta una nuova lettura della fonte Solino. Nel testo dell’autore latino viene data l’indicazione di un quadrato per mezzo di due soli punti (area Apollinis, supercilium scalarum Caci) più volte interpretati, da diversi autori, come estremi di una diagonale di un ampio quadrato riferibile all’indicazione di Roma quadrata città: dall’angolo orientale, cioè dalla zona di S.Bonaventura, dove per alcuni si colloca il tempio di Apollo, all’angolo occidentale, dove erano le scale Caci. Castagnoli non crede alla semplice astrattezza geometrica della diagonale di un quadrato, visto che le indicazioni topografiche di Solino sono molto precise, non regge nemmeno l’ipotesi di considerare questa linea il decumano della città. L’unica soluzione plausibile, quindi, resta considerare la descrizione di Solino come la ripresa e il completamento di una trattazione, già varroniana, della descrizione del sacer locus davanti al tempio di Apollo, e non dell’intera città del palatino, come per molto tempo si è affermato. In quest’ottica Solino dunque parlerebbe della stessa Roma Quadrata di Festo, e fornirebbe elementi precisi per localizzare l’area cultuale davanti il tempio di Apollo.

Questo locus, come dice Festo, era saxo munitus in speciem quadratam, riferito, secondo Castagnoli, ad una sostruzione o anche ad un tratto delle mura del Palatino, che correvano sotto il tempio di Apollo: un tratto che si estendeva dalla silva quae est in area Apollinis fino al vicino supercilium scalarum Caci.

Il perché di questo nome è stato a lungo discusso. Potrebbe essere connesso al nome della città, e risultare una sua figurazione in piccolo, ipotesi avanzata soprattutto da coloro che avevano dato ad ambedue le strutture la forma di un cerchio quadripartito. Per Castagnoli questo nome è stato attribuito artificiosamente al locus per la sua vicinanza a molti monumenti della leggenda romulea (casa Romuli e il sacro albero sorto dal colpo di lancia di Romolo, ambedue presso le scalae Caci), e veniva costantemente consacrato da offerte rituali.

 Il significato di Roma Quadrata legato al sito 

A cosa si riferisca l’uso del termine “quadrato”, in relazione all’insediamento del Palatino, è stato un argomento a lungo dibattuto. Le ipotesi più accreditate furono per molto tempo quelle derivate dall’interpretazione delle fonti Tacito e Varrone. Il primo (Tac., Ann. XII,24) scrive di una forma quadrata o quadrangolare del Palatino, ipotesi che aveva legittimato con la menzione di un importante sacello in ogni angolo del colle. Varrone (Varro: in Solin I 16-18) invece, con la definizione“ad aequilibrium posita”, fa riferimento alla teoria della divisione augurale del templum: una città costruita, secondo la divisone gromatica, con l’intersezione di un cardine e un decumano, e detta quadrata per la somiglianza topografica con le colonie.

Questa seconda teoria, in particolare, ha ricevuto un forte sostegno da parte di alcuni autori, soprattutto dopo la spiegazione, intuita da F.Altheim, del termine quadrata nel senso di “quadripartita”. In base a questa definizione W.Müller, ad esempio, troverebbe una precisa rispondenza tra la pianta della città e il cielo della dottrina etrusca, nella supposizione, per entrambi i casi, di cerchi divisi in 4 parti dal cardine e dal decumano. D’altra parte il significato di quadratus per quadripartito è solidamente fondato: il versus quadratus è il Òºòðάμετρον; la legio quadrata è composta di quattro unità minori (Paul. Fest., 336). Nello stesso senso τετράγωνος (Aristoph., Ucc. 1005).

Castagnoli affronta il problema del significato di RQ, partendo da una considerazione di natura topografica. Il colle Palatino, soprattutto prima delle costruzioni imperiali, non aveva una forma tale da giustificare il termine “quadrato” e ritiene dunque che l’affermazione di Varrone sia sostanzialmente una sua induzione, ricavata peraltro, dalle parole “noscere haud absurdum reor.

Il fatto che la città, con un tale pomerio, avesse avuto una forma non molto lontana dal quadrato, ha probabilmente condizionato la coniazione del concetto di Roma Quadrata.

Anche la Varroniana definizione “ad aequilibrium posita”, per riferire di una città regolarmente ripartita già nell’atto della sua fondazione, non risulta, per Castagnoli, sufficientemente adeguata. Ancora una volta è la condizione geomorfologica del colle a dissuadere dall’ipotesi di una Roma romulea divisa in cardini e decumani. Le difficoltà maggiori nascono, infatti, quando si voglia rintracciare sul Palatino, colle fortemente accidentato, una scansione fin troppo regolare, come quella che presuppone la presenza di un cardine e un decumano. Il tentativo è stato fatto da alcuni autori, sulla base delle indicazioni di Solino: la presenza di una linea regolare che parte dal tempio di Apollo e arriva al supercilium scalarum Caci, è stata vista come descrizione di un ipotetico decumano; ma il testo non rende possibile una tale interpretazione, carente, peraltro, della definizione di una linea ad essa ortogonale.

Castagnoli dunque esprime la sua teoria, originale soluzione nel panorama delle ipotesi fino ad allora avanzate. Egli suppone un riferimento di “quadripartito” alla regalità di Servio Tullio, quando la città viene sottoposta ad un radicale mutamento, con l’aggregazione di stanziamenti sino ad allora separati e con la divisione in quattro tribù del popolo romano. Solo in un secondo momento dovette andare perduto il vero significato del termine, e ciò non meraviglia, visto che Festo, ad esempio, confonde la città con il luogo ante templum Apollinis, e relaziona il termine alla città di Romolo. Solo in Ennio, al momento la fonte più antica, ci sarebbe ancora un richiamo alla regalità di Servio Tullio, dove nella frase“ et qui sextus erat Romae regnare quadratae”, la lettura più probabile è in riferimento alla città delle 4 regioni. Lo stesso accadrebbe nel Papiro di Ossirinco, dove, a proposito dell’opera di Servio Tullio, si parla, in un rapporto indeterminabile per le lacune del testo, di Roma Quadrata.

Il problema di accertare l’esistenza di una RQ, era stato affrontato da Castagnoli anche in uno studio successivo, dove, partendo dall’ipotesi di localizzazione di una Roma Quadrata città nell’area del Foro Romano, formulava interessanti teorie sull’urbanistica romana. I sostenitori di questa teoria, come Piganiol o Ferri, interpretavano un breve tratto della Sacra Via presso la Regia in direzione E-O, come il decumanus della città, supponendo l’esistenza di una via perpendicolare ad essa. Il Ferri, in particolare, fondava il suo ragionamento sulla posizione ipotetica delle porte Mugonia, Romanula e Ianualis e ricostruendo due assi incrociati perfettamente al centro del Foro. Così il suo era un modello di città circolare, data l’organizzazione topografica delle strutture presenti, ma quadripartita.

Per Castagnoli però l’ipotesi mostrava una serie di lacune contraddizioni e incertezze, tanto da indurlo a desistere da qualsiasi tentativo di tradurre nella realtà topografica la pianta della Roma Quadrata. La presenza di una realtà urbana, perfettamente regolare, veniva considerata pura invenzione delle fonti di IV-III sec.a .C., votate, in quel momento, alla ricerca e alla organizzazione di nozioni relative alle origini della città.

Proprio in questo momento, tra l’altro, la fondazione delle colonie permetteva di sperimentare modelli basati su una regolare organizzazione dello spazio urbano. Il caso più esemplare era la città di Ostia, costruita secondo una perfetta pianta quadrata, seguono Minturno (295 a.C.), Pyrgi e Fondi (metà del III secolo).

La credibilità della reale esistenza della Roma Quadrata, dunque, era stata favorita principalmente dal collegamento con l’idea della città assiale sacra agli Etruschi. Ma esisteva veramente questa assialità della topografia etrusca? Per Castagnoli, molte delle città fondate secondo la concezione del templum etrusco, rientrerebbero in realtà pienamente nella tipologia dell’urbanistica greca: schema non assiale e isolati rettangolari molto allungati, laddove la presenza di un orientamento astronomico sembrerebbe essere stata dettata da motivi climatici più che sacrali. Del resto l’influenza dell’urbanistica greca aveva riguardato anche alcune necropoli etrusche, a Cerveteri e a Oriveto, della metà del VI sec.a.C., progettate proprio con l’impianto di isolati rettangolari.

In sintesi non esisterebbe, per Castagnoli, una documentazione archeologica che riferisca di uno schema assiale della città etrusca. Si tratterebbe di un errore generato da una inesatta interpretazione delle fonti Festo e Varrone, dove l’etruscus ritus non sarebbe riferito ad un preciso disegno urbanistico, ma ad un cerimoniale che i Romani usavano nella fondazione delle colonie e che conosciamo dalle figurazioni di monete e rilievi.

A Roma gli unici edifici con preciso orientamento astronomico erano il Comitium, la Regia e la Domus Publica, ma tutti nel loro rifacimento del VI-V secolo; infatti è in questo stesso momento che si affermano con particolare rigore le norme relative a rituali di orientamento.

Secondo Castagnoli non esisterebbe alcuna indicazione che incoraggi ad affermare, per Roma arcaica, il postulato di una città assiale. Roma era diversa dalle città divise con piano regolatore, come già sapevamo:

forma urbis occupatae magis quae divisae similis” (Liv. V 55,5).

La città romana assiale, quadrangolare e quadripartita, non aveva preistoria: nasceva nelle città di nuova fondazione e la sua creazione era legata al fenomeno delle colonie di IV sec. a.C. Una nuova fondazione permetteva la programmazione integrale ed organica di un piano e una urbs quadrata poteva essere uno schema molto idoneo per soddisfare esigenze militari ed organizzative. In questa nuova creazione ebbero naturalmente un ruolo importante i presupposti dell’urbanistica ortogonale greca, anche se questi concetti furono rielaborati nella funzione della assialità e della centralità, in un disegno di rigore logico assoluto. Per Castagnoli la nascita di uno schema regolare, non risultava essere legata ad un particolare significato simbolico o cosmologico, ma andava collegata ad un preciso fenomeno storico.

Le teorie che Castagnoli espone nei suoi articoli, in apparenza inconciliabili tra loro, troverebbero una felice combinazione solo ipotizzando che il nome Roma Quadrata derivi dalla Roma della regalità di Servio Tullio, invece, il riferimento ad un piano urbanistico dalla forma regolare va cercato nelle fondazioni coloniali del IV-III sec.a.C. In sostanza la Roma delle 4 regioni potrebbe aver fornito il nome e le fondazioni coloniali del IV-III sec. l’anacronistica forma della Roma Quadrata.


 

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