N. 131 - Novembre 2018
(CLXII)
Le
Sette
Chiese
di
Roma
Storia
di
un
antico
pellegrinaggio
di
Alfredo
Incollingo
Sul
finire
dell'antichità,
probabilmente
intorno
al V
secolo
d.C.,
i
papi
avevano
la
consuetudine
di
officiare
i
sacri
riti
in
alcune
chiese
stazionarie,
dopo
avervi
compiuto
un
pellegrinaggio
penitenziale
notturno
o
diurno.
Di
solito
si
trattava
di
luoghi
che
ospitavano
i
sepolcri
di
noti
martiri
o
degli
apostoli,
dove
il
popolo
cristiano
si
recava
soventemente
per
celebrare
la
loro
memoria.
Nel
corso
dei
secoli
queste
mete
si
ridussero
a
sette,
il
numero
delle
basiliche
maggiori
di
Roma:
San
Pietro
in
Vaticano,
San
Giovanni
in
Laterano,
Santa
Maria
Maggiore,
San
Paolo
fuori
le
Mura,
San
Sebastiano
fuori
le
Mura,
San
Lorenzo
fuori
le
Mura,
Santa
Croce
in
Gerusalemme.
Questa
pratica
religiosa
è
all'origine
del
Giro
delle
Sette
Chiese
o
Via
Paradisi,
in
italiano
Via
del
Paradiso,
uno
dei
più
antichi
e
sentiti
pellegrinaggi
della
Cristianità.
Dal
22
febbraio
1300,
quando
papa
Bonifacio
VIII
istituì
il
Giubileo
universale
della
Chiesa
Cattolica
con
la
bolla
Antiquorum
habet
fida
relatio,
nei
penitenziari
romani
era
prescritto
il
Giro
per
lucrare
l'indulgenza
plenaria.
Cadde
in
disuso
nei
secoli
e fu
san
Filippo
Neri
a
rilanciarla
nel
XVI
secolo.
In
occasione
del
Giubileo
del
1550,
con
alcuni
fedeli,
il
giovane
sacerdote
fiorentino
prese
l'abitudine
di
recarsi
in
pellegrinaggio
nei
luoghi
santi
della
città,
partendo
a
piedi
dalla
chiesa
di
San
Girolamo
della
Carità
(oggi
dalla
Chiesa
Nuova
o
Santa
Maria
in
Vallicella,
dove
ha
sede
la
Congregazione
dell'Oratorio).
Le
visite,
come
furono
chiamate
queste
gite
devozionali,
si
protrassero
per
giorni,
solitamente
di
domenica
o
durante
le
principali
festività,
e il
numero
dei
partecipanti
crebbe
di
mese
in
mese.
San
Filippo
Neri
stilò
un
prontuario
per
i
pellegrini,
in
linea
con
le
direttive
della
Controriforma
Cattolica
e
marcando
il
suo
carattere
penitenziale.
Il
25
febbraio
1552
si
svolse
il
primo
Giro
delle
Sette
Chiese
secondo
le
nuove
direttive,
stabilendo
che
per
gli
anni
a
venire
il
pellegrinaggio
si
tenesse
il
Giovedì
Grasso,
in
risposta
agli
eccessi
del
Carnevale,
e
durasse
due
giorni.
Si
partiva
di
sera
dalla
chiesa
di
San
Girolamo
della
Carità
e,
attraverso
Ponte
Sant'Angelo,
si
visitavano
gli
ammalati
dell'ospedale
di
Santo
Spirito
in
Sassia
e da
qui
la
folla
si
recava
a
San
Pietro
in
Vaticano.
Il
giorno
seguente,
di
buon
mattino,
i
pellegrini
si
ritrovavano
nei
pressi
della
basilica
di
San
Paolo
fuori
le
Mura
per
recarsi
a
San
Sebastiano
fuori
le
Mura,
dove
si
sarebbe
svolto
il
rito
eucaristico.
Il
pellegrinaggio
proseguiva
verso
la
Scala
Santa,
San
Giovanni
in
Laterano
e la
vicina
Santa
Croce
in
Gerusalemme.
Attraverso
Porta
Maggiore
il
corteo
faceva
visita
a
San
Lorenzo
fuori
le
Mura
e a
Santa
Maria
Maggiore,
oggi
nei
pressi
della
stazione
ferroviaria
di
Roma
Termini:
qui
i
fedeli
si
raccoglievano
e,
prima
di
congedarsi,
intonavano
un
canto
di
lode
alla
Vergine
Maria.
San
Filippo
prescrisse
che
durante
il
cammino
fossero
recitati
i
sette
salmi
penitenziali
(6,
37,
50,
101,
129,
142)
per
invocare
il
perdono
per
i
sette
peccati
capitali
(ira,
invidia,
avarizia,
gola,
accidia,
lussuria,
superbia)
e
per
chiedere
le
sette
virtù
(pazienza,
carità,
generosità,
temperanza,
diligenza,
castità,
umiltà),
meditando
sulle
sette
effusioni
di
sangue
di
Gesù
(circoncisione,
agonia
sul
Getsemani,
flagellazione,
coronazione
di
spine,
salita
sul
Calvario,
crocifissione,
ferita
al
costato),
sulle
sue
sette
parole
dette
in
croce
(Dio
mio
perché
mi
hai
abbandonato?,
Padre,
perdonali.
Non
sanno
quel
che
fanno,
Oggi
sarai
con
me
in
Paradiso,
Donna
ecco
tuo
figlio,
Ho
sete,
Padre,
nelle
tue
mani
consegno
il
mio
spirito,
È
compiuto),
sui
sette
doni
dello
Spirito
Santo
(sapienza,
intelletto,
consiglio,
fortezza,
scienza,
pietà,
timore
di
Dio),
sui
sette
sacramenti
(battesimo,
comunione,
confermazione,
confessione,
unzione
degli
infermi,
matrimonio,
ordine
sacro)
e
sulle
sette
opere
di
misericordia
(Dar
da
mangiare
agli
affamati,
Dar
da
bere
agli
assetati,
Vestire
gli
ignudi,
Alloggiare
i
pellegrini,
Curare
gli
infermi,
Visitare
i
carcerati,
Seppellire
i
defunti).
Il
pellegrinaggio
ebbe
un
tale
successo
da
spingere
papa
Sisto
V a
riconoscerlo
ufficialmente
con
la
bolla
Egregia
populi
romani
pietas
del
13
febbraio
1586.
Il
percorso
ha
subito
diverse
modifiche
nel
tempo
e si
svolge
oggi
nella
notte
tra
l'11
e il
12
maggio.
Nella
pietà
popolare
il
Giro
delle
Sette
Chiese
è
considerato
un
dovuto
atto
di
devozione
e di
penitenza
da
fare,
anche
in
solitaria,
durante
il
Triduo
pasquale,
dalla
sera
del
Giovedì
Santo
fino
a
Sabato
Santo.
I
fedeli
visitano
le
basiliche,
pregando
al
cospetto
del
Santissimo
Sacramento,
riposto
nell'Altare
della
Reposizione.
Riferimenti
Bibliografici
Rendina
Claudio,
Le
chiese
di
Roma,
Newton
Compton,
Roma
2007;
Giardina
Andrea,
Vauchez
André,
Il
mito
di
Roma.
Da
Carlo
Magno
a
Mussolini,
Laterza,
Roma-Bari
2016.