N. 83 - Novembre 2014
(CXIV)
LA STORIA DEL ROLAND GARROS
STORIA E CURIOSITÀ DEL PRESTIGIOSO OPEN DI FRANCIA - PARTE III
di Francesco Agostini
Il
torneo
di
Parigi,
come
tutto
il
resto
del
mondo,
dovette
interrompersi
a
causa
della
Seconda
Guerra
Mondiale.
Il
regime
collaborazionista
di
Vichy
requisì
i
campi,
utilizzandoli
come
prigione
per
gli
oppositori
politici;
nessuno,
nemmeno
il
più
pessimista,
avrebbe
mai
immaginato
che
il
Roland
Garros
potesse
ospitare
uno
scenario
del
genere.
Il
torneo
riprese
ufficialmente
nel
1946
e ci
volle
un
decennio
prima
che
la
situazione
si
ristabilizzasse
definitivamente.
Nel
1959
un
tennista
italiano,
Nicola
Pietrangeli,
riuscì
a
far
sorridere
una
nazione
intera,
aggiudicandosi
l’Open
di
Francia.
Era
la
prima
volta
che
un
italiano
vinceva
un
grande
Slam
e
quando
l’anno
dopo
Pietrangeli
trionfò
nuovamente,
la
gioia
in
Italia
fu
incontenibile.
D’altro
canto,
la
nazione
più
vicina
a
quella
italiana
come
gioco
non
poteva
che
essere
la
Francia
e in
particolare
l’amato
torneo
parigino,
giocato
su
terra
rossa.
Non
a
caso,
infatti,
lo
stesso
Pietrangeli
raggiunse
la
finale
e
vinse
due
edizioni
anche
degli
Internazionali
d’Italia.
A
Pietrangeli
seguì
un
altro
“terraiolo”
d’eccezione
come
Manolo
Martinez
Santana.
Lo
spagnolo
si
aggiudicò
il
Roland
Garros
per
due
volte,
nel
1961
e
nel
1964,
grazie
al
suo
gioco
ricco
di
smorzate
e di
pallonetti
liftati.
Proprio
grazie
a
questi
ultimi
Santana
divenne
estremamente
popolare;
all’epoca,
infatti,
i
lob
non
erano
molto
usati
ed
erano
una
novità
assoluta.
Dopo
le
vittorie
di
Roy
Emerson
e
Rod
Laver,
due
vecchie
volpi
del
tennis,
gli
anni
settanta
videro
salire
sul
palcoscenico
dei
più
grandi
delle
vere
e
proprie
stelle.
La
prima
di
queste
fu
Bjorn
Börg.
Lo
svedese
dominò
il
tennis
a
partire
dalla
metà
degli
anni
settanta
e il
centrale
del
Roland
Garros
fu
uno
dei
suoi
terreni
di
conquista.
Borg
lo
vinse
la
prima
volta
nel
1974,
poi
nel
1975,
1978,
1979,
1980
e
1981;
con
questi
numeri
alle
spalle,
il
termine
dominio
è
decisamente
il
più
adatto
per
descrivere
cosa
fece
lo
svedese
in
quegli
anni.
Ma
non
fu
il
solo.
Il
conterraneo
di
Börg
Mats
Wilander,
per
esempio,
prese
in
mano
il
testimone
lasciatogli
in
eredità
riuscendo
a
vincere
l’Open
di
Francia
per
ben
tre
volte.
Wilander
era
dotato
di
grande
tenuta
mentale
e
intelligenza
tattica,
doti
fondamentali
in
un
gioco
snervante
come
il
tennis.
Grazie
a
questi
suoi
doni,
le
edizioni
del
1982,
del
1985
e
del
1988
furono
sue
senza
troppi
sforzi.
Gli
anni
ottanta
però,
furono
anche
il
periodo
in
cui
il
popolo
francese
poté
urlare
di
gioia
per
la
vittoria
di
un
suo
giocatore:
l’istrionico
e
folkloristico
Yannick
Noah.
Giocatore
di
colore
viste
le
sue
origini
camerunensi,
Noah
si
guadagnò
l’amore
e la
simpatia
del
pubblico
per
il
suo
look
(acconciatura
rastafariana)
e il
suo
spettacolare
gioco
di
rete.
Noah
fu
un
personaggio
incredibile
che
travalicò
molto
spesso
il
mondo
del
tennis
per
divenire
qualcos’altro;
memorabile
il
suo
passaggio
dallo
sport
alla
musica
quando
appese
la
racchetta
al
chiodo.
Nessuno
si
sarebbe
mai
aspettato
che
il
francese,
oltre
a
essere
bravo
sul
campo,
fosse
altrettanto
bravo
su
un
palco
nelle
vesti
di
cantante!
In
ogni
caso,
passaggi
musicali
a
parte,
Yannick
Noah
passò
alla
storia
per
aver
vinto
il
Roland
Garros
nel
1983,
davanti
al
suo
pubblico.
Come
dirà
lui
stesso
al
termine
della
partita,
si
sentì
come
un
figlio
che
abbraccia
il
proprio
padre.
Ultimo
giocatore
di
assoluto
rilievo
in
terra
parigina
fu
il
cecoslovacco
Ivan
Lendl,
vincitore
di
ben
tre
edizioni
(1984,
1986
e
1987)
ma
mai
troppo
amato
dal
pubblico
francese.
Effettivamente
Lendl
non
si
dava
molto
da
fare
per
risultare
simpatico:
difficilmente
era
possibile
vederlo
sorridere
oppure
avere
un
accenno
di
calore
verso
gli
spettatori.
Ciò
che
invece
infiammò
eccome
i
francesi
fu
la
dura
rivalità
in
campo
femminile
fra
Chris
Evert
e
Martina
Navrátilová,
durata
molti
anni.
Stando
ai
trofei
vinti
in
Francia,
sul
campo
Philippe
Chatrier,
prevale
nettamente
Chris
Evert
per
sette
a
due.
Per
di
più,
la
statunitense
dominò
la
rivale
di
origini
cecoslovacche
per
ben
tre
finali,
nel
1975,
nel
1984
e
nel
1985,
segno
di
una
sua
innegabile
superiorità
sulla
terra
rossa.