[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 201 / SETTEMBRE 2024 (CCXXXII)


antica

RODI E LA GEOPOLITICA GRECA
Un caso singolare di "confederazione interna"

di Jacopo Moretti

 

Situata nell’Egeo meridionale e facente parte dell’arcipelago greco del Dodecanneso, l’isola di Rodi è stata frequentata già a partire dal Neolitico che, in Grecia, viene datato circa tra il 6500 e il 3000 a.C. (Θεοχαρη 2010).

 

Le notizie sull’Età del Bronzo a livello insulare sono molto scarse: Erodoto sostiene che i più antichi abitanti dell’isola fossero i Cari, popolazione proveniente dalla vicina costa anatolica (in linea d’aria, in effetti, Rodi dista appena 17 km dall’odierna Turchia), i quali sarebbero stati successivamente assorbiti e scacciati dai Telchini, ma la seconda notizia non può essere considerata attendibile perché appartiene al dominio della mitologia dal momento che i Telchini sono gli Eliadi, i figli del Sole, quindi una popolazione storicamente fittizia.

 

Verosimile appare, invece, una colonizzazione fenicia, o quanto meno una transizione, perché i prodotti di questa manifattura scoperti sull’isola sono parecchi, specialmente nei centri situati sulla costa settentrionale. Con certezza si può constatare che Rodi sia diventata, insieme alle isole vicine, area micenea a tutti gli effetti intorno al 1400 a.C., a partire per l’esattezza da quella che, nella cronologia tradizionale della Preistoria greca stilata da Arthur Evans, coincide con il periodo iniziale della terza fase del cosiddetto Tardo Elladico, che si colloca a cavallo tra il XV e il XIV secolo a.C. Siccome non è mai stata scoperta sull’isola alcuna struttura palaziale, non vi si può riconoscere un ‘regno’ miceneo vero e proprio (Bombardieri, Graziadio, Jasink 2015) ma, piuttosto, una fase di civilizzazione.

 

Pur mancando i dati per stabilire quando siano state fondate le tre città storiche dell’isola (Ialysos, Kameiros e Lindos), a oggi risulta ragionevolmente credibile che la grecizzazione dell’isola sia da porre in relazione alla cosiddetta migrazione dorica: dopo una prima fase più o meno lunga di colonizzazione e di convivenza con le primitive popolazioni dell’isola, dev’essersi verificato uno stanziamento più importante in cui il numero di Dori superava quello dei primi abitanti, i quali sono stati in parte cacciati e in parte assorbiti (Surra 1933).

 

I centri di Ialysos e Kameiros erano precedentemente esistiti come empori e anche Lindos, sotto forma di piccolo centro, esisteva già ed era densamente popolata in età micenea; tuttavia, è dopo l’ultima colonizzazione dorica – e cioè con i Greci – che questi tre insediamenti si sono ingranditi e sono stati abbelliti, acquisendo un carattere più propriamente urbano fino a diventare delle poleis.

 

Tutte e tre le città vengono menzionate con i loro rispettivi nomi da Omero che, com’è noto, viene datato proprio al Medioevo ellenico, cioè al periodo che si apre con l’invasione dorica: «Tlepolemo, figlio di Eracle nobile e grande / guidava da Rodi nove navi di Rodii superbi / i quali abitavano distribuiti in tre insediamenti: / Lindos, Ialysos e Kameiros biancheggiante» (Il. II 653-656).

 

L’episodio di Tlepolemo naturalmente è fittizio e certamente i poemi omerici non possono essere trattati come una fonte storicamente attendibile; il fatto che un testo comunemente datato al periodo buio che si apre con la migrazione dorica menzioni i tre insediamenti chiamandoli anche per nome costituisce un indizio del fatto che nel IX/VIII secolo a.C. essi dovevano godere già di una certa notorietà. Se al momento dell’occupazione dorica lo stato dell’isola corrispondeva a questo, se ne deduce che anche quel triadismo peculiare dell’isola si fosse definito contemporaneamente all’istituzione delle città.

 

Il triadismo rodio rappresenta un modo di confederarsi abbastanza ‘singolare’ nel panorama della Grecia arcaica: l’unione politica tra più stati che mantengono la propria individualità e perseguono fini comuni certamente è un fenomeno molto diffuso nel mondo greco, ma nel caso specifico di Rodi è peculiare il fatto che sulla stessa isola ci siano tre ‘stati’ che, dal punto di vista politico, sono indipendenti gli uni dagli altri ma al contempo anche uniti, dotati ciascuno di una propria autonomia locale ma che agiscono sempre di comune accordo (per l’esattezza, si parla di stati e non soltanto di poleis perché l’isola era divisa anche in tre regioni, ciascuna retta dalla città che ne faceva parte).

 

Questo fenomeno appare singolare se si guarda alla storia di Rodi nel suo complesso e, soprattutto, se lo si osserva in relazione al sinecismo del 408 a.C., l’anno in cui, sempre di comune accordo, Ialysos, Kameiros e Lindos hanno deciso di fondare sulla costa nord-orientale e nelle immediate vicinanze di Ialysos la nuova capitale, Rhodos, alla quale assegnare il governo dell’intera isola. È soltanto con questo avvenimento, in effetti, che si arriva, dopo molti secoli, al riconoscimento ufficiale di un’unificazione politica dell’isola, quando tutte e tre le poleis optano insieme per l’accentramento del potere politico ed economico in un’unica città; perché anche in termini di organizzazione interna si possa parlare di uno stato rodio a tutti gli effetti bisogna aspettare però il IV sec. a.C. quando, per via delle crisi interne legate alla situazione internazionale, l’aspirazione all’indipendenza in un mondo agitato dai contrasti tra gli stati più potenti porta tra l’età del sinecismo e quella di Alessandro allo sviluppo di una nuova solidarietà politica insulare (Pugliese Carratelli 1951).

 

Il fenomeno del triadismo rodio è peculiare dei secoli che vanno dall’istituzione delle tre città storiche dopo l’ultimo stanziamento dorico fino al sinecismo del 408 a.C. ed è su quest’epoca che va riposto il focus della discussione. Nelle fasi più antiche le tre poleis sono state rette da tre famiglie regnanti differenti, che si erano ripartite l’isola: ognuno degli stati rodî costituiva, quindi, un piccolo regno a sé stante e il fatto che non si abbia notizia di nessuna guerra locale dimostra che essi devono essere convissuti in totale concordia gli uni con gli altri. La triplice divisione menzionata nel passo omerico precedente dev’essere, quindi, durata a lungo, fino al VII secolo a.C., quando il governo monarchico rimasto in carica fino ad allora è stato sostituito da uno repubblicano, anche in questo caso, senza che ci siano state rivoluzioni. Le tre poleis si sono qui riunite in una confederazione repubblicana oligarchica di cui il primo magistrato – detto Pritane – veniva scelto nella famiglia reale di Ialysos, ma ciasuna città ha conservato anche dopo l’istituzione di tale confederazione la propria autonomia locale. Ognuno dei tre stati continuava ad avere magistrati propri e, pur agendo sempre d’accordo, anche in seguito, le tre poleis si sono conservate sempre indipendenti le une dalle altre (Surra 1933).

 

Continuando a declinare il discorso in ambito politico allo scopo di evidenziare l’indipendenza di ciascuno stato rodio rispetto agli altri, un esempio significativo lo si riscontra nella città di Lindos al principio del VI sec. a.C.: pressappoco negli stessi decenni in cui ad Atene è stato in carica Pisistrato, la polis rodia è stata anch’essa soggetta a una tirranide, quella di Cleobulo (600-530 a.C. circa), il quale ha svolto degli interventi edilizi volti a caratterizzare il paesaggio urbano, in primo luogo facendo ricostruire il santuario di Athana sito sull’acropoli; s’ignora qui quale sia stato il suo approccio politico verso l’esterno. Al tiranno è successo – non si sa esattamente quando – una democrazia (Pugliese Carratelli 1951): mantenendo il focus sul rapporto con gli altri stati rodî, è significativo constatare che, nei decenni in cui Lindos è stata soggetta alla tirannide, nelle altre due poleis non si sono instaurati governi di questo tipo, né Cleobulo ha effettuato interventi negli altri due stati, dove neppure nelle fasi successive è attestata l’esistenza di governi democratici. È quindi evidente che a livello insulare le azioni effettuate dal tiranno siano state limitate al singolo stato lindio.  

 

Bisogna prestare attenzione a non confondere la forma di confederazione interna e squisitamente insulare esistita a Rodi con un fenomeno di anfizionismo o di koinòn: l’accorpamento delle tre poleis in modelli di federazione come quelli finora descritti è, anzi, uno degli elementi da cui maggiormente emerge il carattere di indipendenza dei tre stati rodî e, al contempo, la loro intesa politica. Dal VI sec. a.C. le tre poleis rodie avevano aderito insieme a Coo, Cnido e Alicarnasso alla cosiddetta esapoli dorica, una confederazione sacrale così chiamata perché formata da una coalizione di sei città doriche che ogni anno celebravano delle festività proprie a Capo Triopio, in Caria, vicino a Cnido, presso il tempio di Apollo Triopio e Demetra Triopia (Δωρική εξάπολη).

 

In occasione di queste festività venivano convocati anche dei congressi politici: l’esapoli, infatti, non era soltanto una lega religiosa, ma anche un’alleanza politica contro gli stati stranieri del continente. Sappiamo che Alicarnasso in seguito era stata espulsa dall’alleanza e che l’esapoli era diventata una pentapoli dorica (la fonte è Erodoto I 144). In relazione al triadismo rodio, ci sono due aspetti che devono destare attenzione: il primo è il fatto che Ialysos, Kameiros e Lindos abbiano aderito separatamente a questa confederazione sacrale e politica, aspetto che evidenzia l’indipendenza delle tre poleis, mentre il secondo è il fatto che tutte e tre ne abbiano aderito insieme, aspetto che dimostra, invece, una coesione politica fra i tre stati.

 

Questo non è comunque l’unico caso che attesta l’indipendenza e l’intesa politica delle tre poleis perché anche quando Atene, dopo aver vinto la seconda guerra persiana nel 479 a.C. e aver ristabilito l’indipendenza sull’isola, aveva imposto ai Rodî di entrare nella confederazione di Delos, tutte e tre le città si erano unite a essa, ma anche in questo caso ognuna separatamente e pagando a parte il proprio tributo (Surra 1933). La soggezione della Persia tra il 540 a.C. e il 479 a.C. rappresenta nel complesso l’unica parentesi in cui, fino ad allora, l’indipendenza delle tre città rodie era stata interrotta (Pugliese Carratelli 1951). Questo avvenimento costituisce una ulteriore conferma dell’indipendenza dei tre stati rodî e, ancora una volta, una dimostrazione dell’interesse comune a partecipare a scelte politiche condivise.

 

L’impressione che si ha è nel complesso quella di tre città dotate ognuna di una propria autonomia locale che, fondamentalmente, hanno sempre convissuto in una situazione di consonanza politica, anche quando, come nel VI secolo a.C., hanno conosciuto forme di governo differenti. Si evince poi che dopo un periodo di tempo molto lungo le tre poleis hanno deciso all’unanimità di unirsi in un unico stato con la centralizzazione dell’intero governo in un’unica città, fondata nel 408 a.C. Nel secolo successivo esse hanno maturato poi un senso di solidarietà politica ancora più forte quando si sono trovate tutte a dover far fronte a pericoli incombenti provenienti dall’esterno, legate ai conflitti tra gli stati esteri più potenti, nei confronti dei quali condividevano tutte la finalità comune di proteggersi e preservare la propria indipendenza.

 

 

Riferimenti Bibliografici:

 

Bombardieri L., Graziadio G., Jasink A.M., Preistoria e protostoria egea e cipriota, Firenze 2015;

Pugliese Carratelli G., La formazione dello stato rodio, in «Studi Classici e Orientali», I, pp. 76-88, 1951;

Surra G., Rodi nel mito e nella storia, in «Giornale storico e letterario della Liguria», IX, pp. 21-37. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]