Situata nell’Egeo meridionale e 
											facente parte dell’arcipelago greco 
											del Dodecanneso, l’isola di Rodi è 
											stata frequentata già a partire dal 
											Neolitico che, in Grecia, viene 
											datato circa tra il 6500 e il 3000 
											a.C. (Θεοχαρη
											
											
											2010).
											
											
											 
											
											
											Le notizie sull’Età del Bronzo a 
											livello insulare sono molto scarse: 
											Erodoto sostiene che i più antichi 
											abitanti dell’isola fossero i Cari, 
											popolazione proveniente dalla vicina 
											costa anatolica (in linea d’aria, in 
											effetti, Rodi dista appena 17 km 
											dall’odierna Turchia), i quali 
											sarebbero stati successivamente 
											assorbiti e scacciati dai Telchini, 
											ma la seconda notizia non può essere 
											considerata attendibile perché 
											appartiene al dominio della 
											mitologia dal momento che i Telchini 
											sono gli Eliadi, i figli del Sole, 
											quindi una popolazione storicamente 
											fittizia. 
											
											 
											
											
											Verosimile appare, invece, una 
											colonizzazione fenicia, o quanto 
											meno una transizione, perché i 
											prodotti di questa manifattura 
											scoperti sull’isola sono parecchi, 
											specialmente nei centri situati 
											sulla costa settentrionale. Con 
											certezza si può constatare che Rodi 
											sia diventata, insieme alle isole 
											vicine, area micenea a tutti gli 
											effetti intorno al 1400 a.C., a 
											partire per l’esattezza da quella 
											che, nella cronologia tradizionale 
											della Preistoria greca stilata da 
											Arthur Evans, coincide con il 
											periodo iniziale della terza fase 
											del cosiddetto Tardo Elladico, che 
											si colloca a cavallo tra il XV e il 
											XIV secolo a.C. Siccome non è mai 
											stata scoperta sull’isola alcuna 
											struttura palaziale, non vi si può 
											riconoscere un ‘regno’ miceneo vero 
											e proprio (Bombardieri, 
											Graziadio, Jasink 2015) ma, 
											piuttosto, una fase di 
											civilizzazione.
											
											 
											
											
											Pur mancando i dati per stabilire 
											quando siano state fondate le tre 
											città storiche dell’isola (Ialysos,
											Kameiros e Lindos), a 
											oggi risulta ragionevolmente 
											credibile che la grecizzazione 
											dell’isola sia da porre in relazione 
											alla cosiddetta migrazione dorica: 
											dopo una prima fase più o meno lunga 
											di colonizzazione e di convivenza 
											con le primitive popolazioni 
											dell’isola, dev’essersi verificato 
											uno stanziamento più importante in 
											cui il numero di Dori superava 
											quello dei primi abitanti, i quali 
											sono stati in parte cacciati e in 
											parte assorbiti (Surra
											1933). 
											
											 
											
											I 
											centri di Ialysos e 
											Kameiros erano precedentemente 
											esistiti come empori e anche 
											Lindos, sotto forma di piccolo 
											centro, esisteva già ed era 
											densamente popolata in età micenea; 
											tuttavia, è dopo l’ultima 
											colonizzazione dorica – e cioè con i 
											Greci – che questi tre insediamenti 
											si sono ingranditi e sono stati 
											abbelliti, acquisendo un carattere 
											più propriamente urbano fino a 
											diventare delle poleis.
											
											
											 
											
											
											Tutte e tre le città vengono 
											menzionate con i loro rispettivi 
											nomi da Omero che, com’è noto, viene 
											datato proprio al Medioevo ellenico, 
											cioè al periodo che si apre con 
											l’invasione dorica: «Tlepolemo, 
											figlio di Eracle nobile e grande / 
											guidava da Rodi nove navi di Rodii 
											superbi / i quali abitavano 
											distribuiti in tre insediamenti: / 
											Lindos, Ialysos e Kameiros 
											biancheggiante» (Il. II 
											653-656). 
											
											 
											
											
											L’episodio di Tlepolemo naturalmente 
											è fittizio e certamente i poemi 
											omerici non possono essere trattati 
											come una fonte storicamente 
											attendibile; il fatto che un testo 
											comunemente datato al periodo buio 
											che si apre con la migrazione dorica 
											menzioni i tre insediamenti 
											chiamandoli anche per nome 
											costituisce un indizio del fatto che 
											nel IX/VIII secolo a.C. essi 
											dovevano godere già di una certa 
											notorietà. Se al momento 
											dell’occupazione dorica lo stato 
											dell’isola corrispondeva a questo, 
											se ne deduce che anche quel 
											triadismo peculiare dell’isola si 
											fosse definito contemporaneamente 
											all’istituzione delle città.
											
											 
											
											
											Il triadismo rodio rappresenta un 
											modo di confederarsi abbastanza 
											‘singolare’ nel panorama della 
											Grecia arcaica: l’unione politica 
											tra più stati che mantengono la 
											propria individualità e perseguono 
											fini comuni certamente è un fenomeno 
											molto diffuso nel mondo greco, ma 
											nel caso specifico di Rodi è 
											peculiare il fatto che sulla stessa 
											isola ci siano tre ‘stati’ che, dal 
											punto di vista politico, sono 
											indipendenti gli uni dagli altri ma 
											al contempo anche uniti, dotati 
											ciascuno di una propria autonomia 
											locale ma che agiscono sempre di 
											comune accordo (per l’esattezza, si 
											parla di stati e non soltanto di 
											poleis perché l’isola era divisa 
											anche in tre regioni, ciascuna retta 
											dalla città che ne faceva parte).
											
											
											 
											
											
											Questo fenomeno appare singolare se 
											si guarda alla storia di Rodi nel 
											suo complesso e, soprattutto, se lo 
											si osserva in relazione al sinecismo 
											del 408 a.C., l’anno in cui, sempre 
											di comune accordo, Ialysos,
											Kameiros e Lindos 
											hanno deciso di fondare sulla costa 
											nord-orientale e nelle immediate 
											vicinanze di Ialysos la nuova 
											capitale, Rhodos, alla quale 
											assegnare il governo dell’intera 
											isola. È soltanto con questo 
											avvenimento, in effetti, che si 
											arriva, dopo molti secoli, al 
											riconoscimento ufficiale di 
											un’unificazione politica dell’isola, 
											quando tutte e tre le poleis 
											optano insieme per l’accentramento 
											del potere politico ed economico in 
											un’unica città; perché anche in 
											termini di organizzazione interna si 
											possa parlare di uno stato rodio a 
											tutti gli effetti bisogna aspettare 
											però il IV sec. a.C. quando, per via 
											delle crisi interne legate alla 
											situazione internazionale, 
											l’aspirazione all’indipendenza in un 
											mondo agitato dai contrasti tra gli 
											stati più potenti porta tra l’età 
											del sinecismo e quella di Alessandro 
											allo sviluppo di una nuova 
											solidarietà politica insulare (Pugliese 
											Carratelli 1951). 
											
											 
											
											
											Il fenomeno del triadismo rodio è 
											peculiare dei secoli che vanno 
											dall’istituzione delle tre città 
											storiche dopo l’ultimo stanziamento 
											dorico fino al sinecismo del 408 
											a.C. ed è su quest’epoca che va 
											riposto il focus della 
											discussione. Nelle fasi più antiche 
											le tre poleis sono state 
											rette da tre famiglie regnanti 
											differenti, che si erano ripartite 
											l’isola: ognuno degli stati rodî 
											costituiva, quindi, un piccolo regno 
											a sé stante e il fatto che non si 
											abbia notizia di nessuna guerra 
											locale dimostra che essi devono 
											essere convissuti in totale 
											concordia gli uni con gli altri. La 
											triplice divisione menzionata nel 
											passo omerico precedente dev’essere, 
											quindi, durata a lungo, fino al VII 
											secolo a.C., quando il governo 
											monarchico rimasto in carica fino ad 
											allora è stato sostituito da uno 
											repubblicano, anche in questo caso, 
											senza che ci siano state 
											rivoluzioni. Le tre poleis si 
											sono qui riunite in una 
											confederazione repubblicana 
											oligarchica di cui il primo 
											magistrato – detto Pritane – veniva 
											scelto nella famiglia reale di 
											Ialysos, ma ciasuna città ha 
											conservato anche dopo l’istituzione 
											di tale confederazione la propria 
											autonomia locale. Ognuno dei tre 
											stati continuava ad avere magistrati 
											propri e, pur agendo sempre 
											d’accordo, anche in seguito, le tre
											poleis si sono conservate 
											sempre indipendenti le une dalle 
											altre (Surra 
											1933). 
											
											 
											
											
											Continuando a declinare il discorso 
											in ambito politico allo scopo di 
											evidenziare l’indipendenza di 
											ciascuno stato rodio rispetto agli 
											altri, un esempio significativo lo 
											si riscontra nella città di 
											Lindos al principio del VI sec. 
											a.C.: pressappoco negli stessi 
											decenni in cui ad Atene è stato in 
											carica Pisistrato, la polis 
											rodia è stata anch’essa soggetta a 
											una tirranide, quella di Cleobulo 
											(600-530 a.C. circa), il quale ha 
											svolto degli interventi edilizi 
											volti a caratterizzare il paesaggio 
											urbano, in primo luogo facendo 
											ricostruire il santuario di 
											Athana sito sull’acropoli; 
											s’ignora qui quale sia stato il suo 
											approccio politico verso l’esterno. 
											Al tiranno è successo – non si sa 
											esattamente quando – una democrazia 
											(Pugliese 
											Carratelli 1951): mantenendo 
											il focus sul rapporto con gli 
											altri stati rodî, è significativo 
											constatare che, nei decenni in cui
											Lindos è stata soggetta alla 
											tirannide, nelle altre due poleis 
											non si sono instaurati governi di 
											questo tipo, né Cleobulo ha 
											effettuato interventi negli altri 
											due stati, dove neppure nelle fasi 
											successive è attestata l’esistenza 
											di governi democratici. È quindi 
											evidente che a livello insulare le 
											azioni effettuate dal tiranno siano 
											state limitate al singolo stato 
											lindio.  
											
											
											 
											
											
											Bisogna prestare attenzione a non 
											confondere la forma di 
											confederazione interna e 
											squisitamente insulare esistita a 
											Rodi con un fenomeno di anfizionismo 
											o di koinòn: l’accorpamento 
											delle tre poleis in modelli 
											di federazione come quelli finora 
											descritti è, anzi, uno degli 
											elementi da cui maggiormente emerge 
											il carattere di indipendenza dei tre 
											stati rodî e, al contempo, la loro 
											intesa politica. Dal VI sec. a.C. le 
											tre poleis rodie avevano 
											aderito insieme a Coo, Cnido e 
											Alicarnasso alla cosiddetta esapoli 
											dorica, una confederazione sacrale 
											così chiamata perché formata da una 
											coalizione di sei città doriche che 
											ogni anno celebravano delle 
											festività proprie a Capo Triopio, in 
											Caria, vicino a Cnido, presso il 
											tempio di Apollo Triopio e Demetra 
											Triopia (Δωρική εξάπολη).
											
											 
											
											
											In occasione di queste festività 
											venivano convocati anche dei 
											congressi politici: l’esapoli, 
											infatti, non era soltanto una lega 
											religiosa, ma anche un’alleanza 
											politica contro gli stati stranieri 
											del continente. Sappiamo che 
											Alicarnasso in seguito era stata 
											espulsa dall’alleanza e che l’esapoli 
											era diventata una pentapoli dorica 
											(la fonte è Erodoto I 144). In 
											relazione al triadismo rodio, ci 
											sono due aspetti che devono destare 
											attenzione: il primo è il fatto che
											Ialysos, Kameiros e 
											Lindos abbiano aderito 
											separatamente a questa 
											confederazione sacrale e politica, 
											aspetto che evidenzia l’indipendenza 
											delle tre poleis, mentre il 
											secondo è il fatto che tutte e tre 
											ne abbiano aderito insieme, aspetto 
											che dimostra, invece, una coesione 
											politica fra i tre stati. 
											
											
											 
											
											
											Questo non è comunque l’unico caso 
											che attesta l’indipendenza e 
											l’intesa politica delle tre 
											poleis perché anche quando 
											Atene, dopo aver vinto la seconda 
											guerra persiana nel 479 a.C. e aver 
											ristabilito l’indipendenza 
											sull’isola, aveva imposto ai Rodî di 
											entrare nella confederazione di 
											Delos, tutte e tre le città si 
											erano unite a essa, ma anche in 
											questo caso ognuna separatamente e 
											pagando a parte il proprio tributo (Surra
											1933). La soggezione della 
											Persia tra il 540 a.C. e il 479 a.C. 
											rappresenta nel complesso l’unica 
											parentesi in cui, fino ad allora, 
											l’indipendenza delle tre città rodie 
											era stata interrotta (Pugliese 
											Carratelli 1951). Questo 
											avvenimento costituisce una 
											ulteriore conferma dell’indipendenza 
											dei tre stati rodî e, ancora una 
											volta, una dimostrazione 
											dell’interesse comune a partecipare 
											a scelte politiche condivise.
											
											 
											
											
											L’impressione che si ha è nel 
											complesso quella di tre città dotate 
											ognuna di una propria autonomia 
											locale che, fondamentalmente, hanno 
											sempre convissuto in una situazione 
											di consonanza politica, anche 
											quando, come nel VI secolo a.C., 
											hanno conosciuto forme di governo 
											differenti. Si evince poi che dopo 
											un periodo di tempo molto lungo le 
											tre poleis hanno deciso 
											all’unanimità di unirsi in un unico 
											stato con la centralizzazione 
											dell’intero governo in un’unica 
											città, fondata nel 408 a.C. Nel 
											secolo successivo esse hanno 
											maturato poi un senso di solidarietà 
											politica ancora più forte quando si 
											sono trovate tutte a dover far 
											fronte a pericoli incombenti 
											provenienti dall’esterno, legate ai 
											conflitti tra gli stati esteri più 
											potenti, nei confronti dei quali 
											condividevano tutte la finalità 
											comune di proteggersi e preservare 
											la propria indipendenza.
											
											 
											
											
											 
											
											
											Riferimenti Bibliografici: