RODI E L’EGITTO NEL MEDITERRANEO
ANTICO
INTERAZIONI COMMERCIALI, CULTURALI E
POLITICHE
di Jacopo
Moretti
Studiare
i rapporti di scambio nel
Mediterraneo antico è sempre
un’operazione difficoltosa, perché
non tutti i beni oggetto di
commercio sono archeologicamente
attestati, né si conoscono
precisamente le modalità di
trasporto delle mercanzie, la
composizione degli equipaggi e il
rapporto che legava il commerciante
alla sua città d’origine. Per l’età
arcaica nello specifico mancano,
inoltre, fonti contemporanee e
archivi amministrativi che ne
documentino le modalità, quindi la
ricerca deve basarsi, spesso, sulle
sole testimonianze archeologiche (Caliò
2002).
Nel caso di Rodi, si sa con certezza
che, in età micenea, i centri che in
seguito sono diventati le tre città
storiche dell’isola sono stati
interessati da relazioni commerciali
differenti: Ialysos e Kameiros, per
esempio, hanno senz’altro instaurato
delle relazioni con i Fenici, perché
nelle località circostanti sono
stati trovati numerosi prodotti di
manifattura fenicia, assenti,
invece, nell’area di Lindos; il
fenomeno si spiega, probabilmente,
in relazione al fatto che soltanto
la costa settentrionale dell’isola
doveva far parte della rotta
marittima percorsa dai Fenici,
mentre quella meridionale no.
Viceversa, sembra che Lindos avesse
intrattenuto nella stessa epoca
delle relazioni commerciali con
l’Egitto, che però non sembrano aver
interessato Ialysos e Kameiros,
anche in questo caso perché,
probabilmente, soltanto la costa
meridionale doveva essere
interessata dalla rotta degli Egizi,
ma non quella settentrionale.
La posizione particolarmente
strategica di Ialysos, situata a
Nord-Est e affacciata direttamente
sul mare ad appena 17 km dalla costa
anatolica, ha fatto sì, inoltre, che
essa diventasse, dal punto di vista
politico, il centro più importante e
più vivo a livello insulare in età
storica (Surra 1933), al punto che,
nel 408 a.C., quando le tre città
hanno deciso di fondare la nuova
capitale alla quale assegnare il
governo dell’intera isola, essa è
stata costruita proprio nel
territorio ialisio.
Il quadro introduttivo
sinteticamente proposto suggerisce,
dunque, la presenza di
differenziazioni significative nelle
relazioni commerciali intrattenute
sull’isola dalle tre città storiche:
è evidente, quindi, che il tema sia
piuttosto complesso da affrontare.
Esiste però un caso di studio
specifico per il quale le
testimonianze storiche e
archeologiche sono sufficientemente
numerose per determinare
l’istituzione di una relazione
commerciale e culturale
perfettamente consolidata: quello di
Lindos nel periodo racchiuso tra
l’età orientalizzante e quella
arcaica (secc. VII-VI a.C.).
L’esistenza di relazioni consolidate
tra Lindos e l’Egitto in età
orientalizzante (VII sec. a.C.) è
attestata dall’ingente quantità di
prodotti di manifattura egiziana
rinvenuti all’interno della stipe
votiva più grande del santuario: per
avere un riferimento concreto, i
prodotti di faïence egiziana finora
pubblicati comprendono statuette di
divinità, figurine di animali, di
uomini e di vari personaggi, stanti
o assisi, con o senza accessori e
vasi di vario tipo, soprattutto
aryballoi (recipienti usati come
contenitori per unguenti) e
statuette trasformate in vasi
mediante l’aggiunta di un beccuccio
per versare i liquidi. Si
aggiungono, poi, oggetti di natura
differente, cioè fusaioli, bottoni,
perle, amuleti, cilindri, scarabei e
una ingente quantità di manufatti
con incisi sopra nomi di faraoni e
di divinità, per un totale di circa
350 frammenti (Blinkenberg 1931), i
quali, pur rappresentando un
campione rappresentativo della
faïence egiziana, non costituiscono
la totalità degli oggetti, perché si
sa che i reperti pubblicati sono
sempre una goccia nel mare rispetto
a quelli effettivamente rinvenuti.
Considerata la significativa
quantità di frammenti, il fatto che
essi siano ritenuti prodotti
d’importazione e che siano datati
tutti dal VII sec. a.C. fino ai
primi decenni del VI sec. a.C., è
evidente che nel periodo in
questione si fosse consolidata una
relazione tra Lindos e l’Egitto.
Tuttavia, per comprendere
correttamente le dinamiche del
fenomeno, è necessario studiarne la
fisionomia in tutte le sue
angolazioni, senza commettere
l’errore di ridurre quella complessa
età di trasformazione che è stato il
periodo orientalizzante a un
semplice processo di scambi
commerciali, perché certamente
l’importazione di faïence egiziana a
Lindos implica anche un’attività di
esportazione da Rodi all’Egitto, e
quindi una rete di scambi, ma il
fenomeno ha anche fattezze di enorme
rilevanza che sono squisitamente
culturali.
Nel caso specifico di Lindos, questo
aspetto è facilmente deducibile dal
significato del luogo in cui i
reperti menzionati poco fa sono
stati rinvenuti, cioè una stipe
votiva. Il loro ritrovamento
all’interno di una cavità funzionale
a raccogliere delle offerte votive,
cioè degli oggetti che sono stati
deposti ritualmente, permette di
stabilire, infatti, che questi
prodotti di faïence egiziana non
solo erano oggetti d’importazione,
ma anche e soprattutto dei doni che
gli Egizi avevano consacrato nel
santuario di Lindos alla dea locale
Athana.
Per ragioni di spazio, non si entra
qui nel merito della questione
relativa alle interazioni cultuali,
ma è fondamentale apprendere quale
sia il valore e il significato che
sta alla base di questi prodotti,
che sono certamente dei prodotti
d’importazione collegati a delle
interazioni di scambio, ma che, al
contempo, sono anche delle offerte
votive, quindi degli oggetti sacri,
dotati di un valore simbolico che va
oltre il semplice utilizzo.
È quindi corretto spiegare la
relazione instaurata da Lindos con
l’area egiziana dal VII sec. a.C. in
senso commerciale perché, come
anticipato prima, ad attività di
importazione corrispondono anche
attività di esportazione, e noi
sappiamo con certezza che Rodi in
età arcaica esportava prodotti di
manifattura egiziana in altre
località della Grecia, per esempio a
Creta, quindi è indubbio che il
processo si inserisca anche
all’interno di una rete di scambi
commerciali. Al contempo, però, è
errato minimizzare il fenomeno
dell’orientalizzante riconducendolo
soltanto a un processo di scambio,
perché bisogna valutare sempre anche
tutte le interazioni che ne
derivano, sia culturali, sia
politiche (le importazioni, per
esempio, danno luogo, in genere,
anche a dei processi di imitazione
nei luoghi toccati dalle influenze
provenienti dall’esterno).
Durante l’età in cui Cleobulo è
stato tiranno di Lindos, nella prima
metà del VI sec. a.C., è
storicamente attestata la presenza
di Lindî in Egitto per commerciare,
esattamente a Naucrati (Lippolis
1989), città situata nel Delta del
Nilo a 16 km da Sais, fondata un
secolo prima sotto il regno di
Psammetico I ma che, a partire dal
VI sec. a.C., era diventata una
importante colonia greca, sfruttata,
appunto, come principale centro
mercantile per gli scambi con
l’Egitto.
Ancora all’età cleobulea risale,
poi, sempre come esito di un
progetto intrapreso dai Lindî,
l’ampliamento coloniale di Cirene
(570 a.C. circa), altra città di
enorme rilevanza nel Mediterraneo
antico sita nel territorio
corrispondente all’odierna Libia, ad
Est dell’Egitto.
Significativo, anche per
riallacciarsi al discorso precedente
sulle offerte votive, è un capitolo
della cosiddetta Cronaca di Lindos,
testo epigrafico scoperto durante
gli scavi danesi (1902-1914) su una
stele di dimensioni monumentali,
rinvenuto in forma pressoché
integrale e oggi conservato al Museo
di Copenaghen (Blinkenberg 1941). La
Cronaca restituisce, sotto forma di
elencazione, una lunga serie di
offerte votive consacrate ad Athana
Lindia, la dea locale venerata nel
santuario, a partire dall’età del
mito fino quella di Filippo V.
Essendo una fonte molto tarda (99
a.C.) e, soprattutto, in cui il
confine tra storia e mito è molto
sottile, essa va presa con molta
cautela. Si riporta di seguito, in
traduzione, il testo corrispondente,
nell’edizione del Blinkenberg,
all’esordio del cap. XXIX della
sezione C: «Amasis re d’Egitto (ha
consacrato) una corazza di lino,
della quale ogni corda possedeva
trecentosessanta fili, cosa di cui è
testimone Erodoto di Turi nel
secondo libro delle Storie, Polizalo
nel quarto. Ierone, invece, nel
primo libro dell’opera Peri Rhodou,
dice che questi consacrò, oltre alla
corazza, anche due statue d’oro,
[…]. Xenagoras, invece, nel primo e
nel quarto libro della Chronike
Syntaxis, afferma che questi, oltre
alla corazza e alle due statue, ha
consacrato anche dieci coppe e che
sulle statue erano incisi due versi,
uno dei quali recitava “Il re
d’Egitto illustre, Amasi, ha
donato”, mentre l’altro era inciso
in quelle che, presso gli egizi,
sono chiamate “lettere sacre”.
Ierobulo lo afferma che nella
lettera ai mastroi».
Il capitolo appena riportato è
significativo perché, a prescindere
dal fatto che le offerte votive
menzionate siano realmente esistite
oppure no, circa cinquento anni più
tardi, ricorda dei doni effettuati
dal faraone egiziano Amasis (570-526
a.C.) al santuario di Lindos,
proprio in quel periodo in cui, come
si è visto, la città lindia stava
effettivamente ampliando le sue
relazioni internazionali con
l’Egitto e in cui, con l’avvento
della XXVI dinastia, di cui anche
Amasis faceva parte, il regno del
Nilo si era riunificato (Giusfredi
2020). Trattasi, quindi, di un
ulteriore indizio a sostegno del
fatto che, nel VI sec. a.C., le
relazioni tra Lindos e l’Egitto si
erano ormai saldamente consolidate
(e, oltretutto, se la portata di
questo avvenimento non fosse stata
così significativa, non si sarebbe
sentita l’esigenza di commemorarla
al momento della redazione del testo
epigrafico).
In conclusione, se per il VII sec.
a.C. i prodotti di faïence egiziana
dimostrano già l’esistenza di
interazioni sia commerciali, sia
culturali tra Lindos e l’Egitto,
notizie quali la presenza dei Lindî
a Naucrati, l’ampliamento coloniale
di Cirene e gli ipotetici doni
offerti da Amasis inducono non solo
a presupporre una continuità delle
relazioni tra i due stati, ma anche
un ulteriore consolidamento.
Riferimenti bibliografici:
Blinkenberg Chr., Les petits
objects (Lindos: fouilles et
recherches 1902-1914, 1), Berlin,
Copenaghen, 1931;
Blinkenberg Chr., Inscriptions (Lindos:
fouilles et recherches 1902-1914, 2),
Berlin, Copenaghen, 1941;
Caliò L., Le vie, i luoghi, i
mezzi di scambio e di contatto.
Mondo greco, etrusco-italico e
romano, in «Il mondo
dell’Archeologia», 2 voll.,
Treccani, 2002;
Giusfredi F., Il Vicino Oriente
antico. Breve storia dalle origini
alla caduta di Babilonia, Roma,
2020;
Lippolis E., Il santuario di
Athana a Lindo, in «Annuario della
Scuola Archeologica di Atene e delle
missioni in Oriente, LXVI-LXVII,
pp. 97-157.
Surra G., Rodi nel mito e nella
storia, in «Giornale storico e
letterario della Liguria», IX, pp.
21-37.