[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 202 / OTTOBRE 2024 (CCXXXIII)


antica

RODI E L’EGITTO NEL MEDITERRANEO ANTICO
INTERAZIONI COMMERCIALI, CULTURALI E POLITICHE

di Jacopo Moretti

 

Studiare i rapporti di scambio nel Mediterraneo antico è sempre un’operazione difficoltosa, perché non tutti i beni oggetto di commercio sono archeologicamente attestati, né si conoscono precisamente le modalità di trasporto delle mercanzie, la composizione degli equipaggi e il rapporto che legava il commerciante alla sua città d’origine. Per l’età arcaica nello specifico mancano, inoltre, fonti contemporanee e archivi amministrativi che ne documentino le modalità, quindi la ricerca deve basarsi, spesso, sulle sole testimonianze archeologiche (Caliò 2002).
 
Nel caso di Rodi, si sa con certezza che, in età micenea, i centri che in seguito sono diventati le tre città storiche dell’isola sono stati interessati da relazioni commerciali differenti: Ialysos e Kameiros, per esempio, hanno senz’altro instaurato delle relazioni con i Fenici, perché nelle località circostanti sono stati trovati numerosi prodotti di manifattura fenicia, assenti, invece, nell’area di Lindos; il fenomeno si spiega, probabilmente, in relazione al fatto che soltanto la costa settentrionale dell’isola doveva far parte della rotta marittima percorsa dai Fenici, mentre quella meridionale no.
 
Viceversa, sembra che Lindos avesse intrattenuto nella stessa epoca delle relazioni commerciali con l’Egitto, che però non sembrano aver interessato Ialysos e Kameiros, anche in questo caso perché, probabilmente, soltanto la costa meridionale doveva essere interessata dalla rotta degli Egizi, ma non quella settentrionale.
 
La posizione particolarmente strategica di Ialysos, situata a Nord-Est e affacciata direttamente sul mare ad appena 17 km dalla costa anatolica, ha fatto sì, inoltre, che essa diventasse, dal punto di vista politico, il centro più importante e più vivo a livello insulare in età storica (Surra 1933), al punto che, nel 408 a.C., quando le tre città hanno deciso di fondare la nuova capitale alla quale assegnare il governo dell’intera isola, essa è stata costruita proprio nel territorio ialisio.
Il quadro introduttivo sinteticamente proposto suggerisce, dunque, la presenza di differenziazioni significative nelle relazioni commerciali intrattenute sull’isola dalle tre città storiche: è evidente, quindi, che il tema sia piuttosto complesso da affrontare. Esiste però un caso di studio specifico per il quale le testimonianze storiche e archeologiche sono sufficientemente numerose per determinare l’istituzione di una relazione commerciale e culturale perfettamente consolidata: quello di Lindos nel periodo racchiuso tra l’età orientalizzante e quella arcaica (secc. VII-VI a.C.).
L’esistenza di relazioni consolidate tra Lindos e l’Egitto in età orientalizzante (VII sec. a.C.) è attestata dall’ingente quantità di prodotti di manifattura egiziana rinvenuti all’interno della stipe votiva più grande del santuario: per avere un riferimento concreto, i prodotti di faïence egiziana finora pubblicati comprendono statuette di divinità, figurine di animali, di uomini e di vari personaggi, stanti o assisi, con o senza accessori e vasi di vario tipo, soprattutto aryballoi (recipienti usati come contenitori per unguenti) e statuette trasformate in vasi mediante l’aggiunta di un beccuccio per versare i liquidi. Si aggiungono, poi, oggetti di natura differente, cioè fusaioli, bottoni, perle, amuleti, cilindri, scarabei e una ingente quantità di manufatti con incisi sopra nomi di faraoni e di divinità, per un totale di circa 350 frammenti (Blinkenberg 1931), i quali, pur rappresentando un campione rappresentativo della faïence egiziana, non costituiscono la totalità degli oggetti, perché si sa che i reperti pubblicati sono sempre una goccia nel mare rispetto a quelli effettivamente rinvenuti.
 
Considerata la significativa quantità di frammenti, il fatto che essi siano ritenuti prodotti d’importazione e che siano datati tutti dal VII sec. a.C. fino ai primi decenni del VI sec. a.C., è evidente che nel periodo in questione si fosse consolidata una relazione tra Lindos e l’Egitto. Tuttavia, per comprendere correttamente le dinamiche del fenomeno, è necessario studiarne la fisionomia in tutte le sue angolazioni, senza commettere l’errore di ridurre quella complessa età di trasformazione che è stato il periodo orientalizzante a un semplice processo di scambi commerciali, perché certamente l’importazione di faïence egiziana a Lindos implica anche un’attività di esportazione da Rodi all’Egitto, e quindi una rete di scambi, ma il fenomeno ha anche fattezze di enorme rilevanza che sono squisitamente culturali.
 
Nel caso specifico di Lindos, questo aspetto è facilmente deducibile dal significato del luogo in cui i reperti menzionati poco fa sono stati rinvenuti, cioè una stipe votiva. Il loro ritrovamento all’interno di una cavità funzionale a raccogliere delle offerte votive, cioè degli oggetti che sono stati deposti ritualmente, permette di stabilire, infatti, che questi prodotti di faïence egiziana non solo erano oggetti d’importazione, ma anche e soprattutto dei doni che gli Egizi avevano consacrato nel santuario di Lindos alla dea locale Athana.
 
Per ragioni di spazio, non si entra qui nel merito della questione relativa alle interazioni cultuali, ma è fondamentale apprendere quale sia il valore e il significato che sta alla base di questi prodotti, che sono certamente dei prodotti d’importazione collegati a delle interazioni di scambio, ma che, al contempo, sono anche delle offerte votive, quindi degli oggetti sacri, dotati di un valore simbolico che va oltre il semplice utilizzo.
 
È quindi corretto spiegare la relazione instaurata da Lindos con l’area egiziana dal VII sec. a.C. in senso commerciale perché, come anticipato prima, ad attività di importazione corrispondono anche attività di esportazione, e noi sappiamo con certezza che Rodi in età arcaica esportava prodotti di manifattura egiziana in altre località della Grecia, per esempio a Creta, quindi è indubbio che il processo si inserisca anche all’interno di una rete di scambi commerciali. Al contempo, però, è errato minimizzare il fenomeno dell’orientalizzante riconducendolo soltanto a un processo di scambio, perché bisogna valutare sempre anche tutte le interazioni che ne derivano, sia culturali, sia politiche (le importazioni, per esempio, danno luogo, in genere, anche a dei processi di imitazione nei luoghi toccati dalle influenze provenienti dall’esterno).
 
Durante l’età in cui Cleobulo è stato tiranno di Lindos, nella prima metà del VI sec. a.C., è storicamente attestata la presenza di Lindî in Egitto per commerciare, esattamente a Naucrati (Lippolis 1989), città situata nel Delta del Nilo a 16 km da Sais, fondata un secolo prima sotto il regno di Psammetico I ma che, a partire dal VI sec. a.C., era diventata una importante colonia greca, sfruttata, appunto, come principale centro mercantile per gli scambi con l’Egitto.
 
Ancora all’età cleobulea risale, poi, sempre come esito di un progetto intrapreso dai Lindî, l’ampliamento coloniale di Cirene (570 a.C. circa), altra città di enorme rilevanza nel Mediterraneo antico sita nel territorio corrispondente all’odierna Libia, ad Est dell’Egitto.
 
Significativo, anche per riallacciarsi al discorso precedente sulle offerte votive, è un capitolo della cosiddetta Cronaca di Lindos, testo epigrafico scoperto durante gli scavi danesi (1902-1914) su una stele di dimensioni monumentali, rinvenuto in forma pressoché integrale e oggi conservato al Museo di Copenaghen (Blinkenberg 1941). La Cronaca restituisce, sotto forma di elencazione, una lunga serie di offerte votive consacrate ad Athana Lindia, la dea locale venerata nel santuario, a partire dall’età del mito fino quella di Filippo V. Essendo una fonte molto tarda (99 a.C.) e, soprattutto, in cui il confine tra storia e mito è molto sottile, essa va presa con molta cautela. Si riporta di seguito, in traduzione, il testo corrispondente, nell’edizione del Blinkenberg, all’esordio del cap. XXIX della sezione C: «Amasis re d’Egitto (ha consacrato) una corazza di lino, della quale ogni corda possedeva trecentosessanta fili, cosa di cui è testimone Erodoto di Turi nel secondo libro delle Storie, Polizalo nel quarto. Ierone, invece, nel primo libro dell’opera Peri Rhodou, dice che questi consacrò, oltre alla corazza, anche due statue d’oro, […]. Xenagoras, invece, nel primo e nel quarto libro della Chronike Syntaxis, afferma che questi, oltre alla corazza e alle due statue, ha consacrato anche dieci coppe e che sulle statue erano incisi due versi, uno dei quali recitava “Il re d’Egitto illustre, Amasi, ha donato”, mentre l’altro era inciso in quelle che, presso gli egizi, sono chiamate “lettere sacre”. Ierobulo lo afferma che nella lettera ai mastroi».
 
Il capitolo appena riportato è significativo perché, a prescindere dal fatto che le offerte votive menzionate siano realmente esistite oppure no, circa cinquento anni più tardi, ricorda dei doni effettuati dal faraone egiziano Amasis (570-526 a.C.) al santuario di Lindos, proprio in quel periodo in cui, come si è visto, la città lindia stava effettivamente ampliando le sue relazioni internazionali con l’Egitto e in cui, con l’avvento della XXVI dinastia, di cui anche Amasis faceva parte, il regno del Nilo si era riunificato (Giusfredi 2020). Trattasi, quindi, di un ulteriore indizio a sostegno del fatto che, nel VI sec. a.C., le relazioni tra Lindos e l’Egitto si erano ormai saldamente consolidate (e, oltretutto, se la portata di questo avvenimento non fosse stata così significativa, non si sarebbe sentita l’esigenza di commemorarla al momento della redazione del testo epigrafico).
 
In conclusione, se per il VII sec. a.C. i prodotti di faïence egiziana dimostrano già l’esistenza di interazioni sia commerciali, sia culturali tra Lindos e l’Egitto, notizie quali la presenza dei Lindî a Naucrati, l’ampliamento coloniale di Cirene e gli ipotetici doni offerti da Amasis inducono non solo a presupporre una continuità delle relazioni tra i due stati, ma anche un ulteriore consolidamento.
 
 
Riferimenti bibliografici:
 
Blinkenberg Chr., Les petits objects (Lindos: fouilles et recherches 1902-1914, 1), Berlin, Copenaghen, 1931;
Blinkenberg Chr., Inscriptions (Lindos: fouilles et recherches 1902-1914, 2), Berlin, Copenaghen, 1941;
Caliò L., Le vie, i luoghi, i mezzi di scambio e di contatto. Mondo greco, etrusco-italico e romano, in «Il mondo dell’Archeologia», 2 voll., Treccani, 2002;
Giusfredi F., Il Vicino Oriente antico. Breve storia dalle origini alla caduta di Babilonia, Roma, 2020;
Lippolis E., Il santuario di Athana a Lindo, in «Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle missioni in Oriente, LXVI-LXVII, pp. 97-157.
Surra G., Rodi nel mito e nella storia, in «Giornale storico e letterario della Liguria», IX, pp. 21-37.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]