N. 81 - Settembre 2014
(CXII)
Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo
Gli eroi di Premuda
di Vincenzo Grienti
Tra
le
azioni
più
esaltanti
della
Marina
italiana
durante
la
Prima
guerra
mondiale
l'impresa
di
Premuda
del
10
giugno
1918
che
ebbe
come
protagonisti
il
Capitano
di
Corvetta
Luigi
Rizzo
e il
Guardiamarina
di
complemento
Giuseppe
Aonzo.
A
bordo
rispettivamente
del
MAS
21 e
del
MAS
21
portarono
a
segno
un'azione
contro
la
corazzata
austro-ungarica
"Wien"
e la
"Szent
Istvan".
Ma
chi
erano
questi
due
eroi
che
la
Marina
Militare
avrebbe
ricordato
per
sempre
ogni
10
giugno
dal
1939
in
poi?
La
storia
di
Luigi
Rizzo
inizia
in
Sicilia.
Nasce
a
Milazzo,
in
provincia
di
Messina,
l'8
ottobre
1887
e
cresce
in
una
famiglia
dai
grandi
valori
marinareschi.
A
otto
anni
è
già
"marinaretto"
a
bordo
della
barca
comandata
dal
padre.
Nel
1905,
non
ancora
diciottenne,
ottiene
la
licenza
d'onore
all'Istituto
Nautico
di
Messina
conseguendo
il
diploma
di
aspirante
al
comando
di
navi
mercantili.
Poi
si
imbarca
come
mozzo
sul
veliero
"Speme"
parte
da
Genova
a
Buenos
Aires.
Nel
1912
diventa
Capitano
di
Lungo
Corso
e il
17
marzo
assume
il
grado
di
Sottotenente
di
Vascello
di
complemento
della
Riserva
Navale
nella
Marina
Militare.
Nell'estate
del
1914
rientra
in
Italia
perché
richiamato
alle
armi
prima
all'isola
de
La
Maddalena,
poi,
come
istruttore,
a
Venezia.
Con
lo
scoppio
della
Prima
Guerra
mondiale
il
28
luglio
1914
e
l'entrata
nel
conflitto
dell'Italia
il
23
maggio
1915,
Luigi
Rizzo
è
impegnato
prima
nella
difesa
marittima
di
Grado
che
le
fa
assegnare
una
medaglia
d'argento
al
valor
militare,
poi,
trasferito
nella
nuova
arma
dei
MAS,
è in
prima
linea
nelle
più
difficili
azioni
di
guerra
in
Adriatico.
Missioni
che
faranno
"guadagnare"
sul
campo
due
medaglie
d'oro
al
valor
militare,
tre
d'argento
e la
promozione
a
Tenente
di
Vascello
per
meriti
di
guerra
(cfr.
F.
Andriola,
Luigi
Rizzo,
Ufficio
Storico
della
Marina
Militare,
Roma
2000).
Nel
dicembre
del
1917
gli
fu
conferita
la
prima
medaglia
d'oro
al
valor
militare
per
l'affondamento,
sempre
a
mezzo
di
siluri
lanciati
dal
MAS
da
lui
comandato,
di
Nave
"Wien",
un'unità
corazzata
austriaca
posizionata
nelle
acque
del
porto
di
Trieste.
Nel
febbraio
1918
è
protagonista
della
"Beffa
di
Buccari",
un'azione
all'interno
del
sistema
difensivo
austriaco
che
risolleva
lo
spirito
delle
forze
armate
italiane
dopo
la
disfatta
di
Caporetto.
Poi
l'azione,
detta
di
Premuda
perché
si
svolge
nelle
acque
antistanti
all'omonima
isola
della
Dalmazia
per
la
quale
viene
insignito
della
seconda
medaglia
d'oro
al
valor
militare.
Finita
la
guerra,
nel
1919,
partecipa
all'impresa
di
Fiume,
dove
ricopre
anche
la
carica
di
Comandante
della
flotta
del
Quarnaro,
e
l'anno
dopo
lascia
il
servizio
attivo
con
il
grado
di
Capitano
di
Fregata.
Nel
1929
ricopre
la
carica
di
Presidente
della
Società
di
Navigazione
Eola
di
Messina.
Nel
1935,
per
meriti
di
guerra,
è
insignito
del
titolo
di
Conte
di
Grado
e,
nel
1941,
di
Premuda.
Allo
scoppio
della
Seconda
Guerra
Mondiale
rientra
in
Marina
per
occuparsi
della
difesa
del
Canale
di
Sicilia,
ma è
presto
dispensato
dal
servizio
per
assumere,
da
Ammiraglio
di
Squadra
della
Riserva
Navale,
la
Presidenza,
del
Lloyd
triestino
prima,
dei
Cantieri
Riuniti
dell'Adriatico
poi.
In
tale
incarico,
dopo
l'otto
settembre,
ordina
il
sabotaggio
dei
transatlantici
e
dei
piroscafi
affinché
non
cadano
in
mano
tedesca.
Per
questa
sua
direttiva
è
deportato
in
Germania.
Rimpatriato
al
termine
del
conflitto,
muore
a
Roma
il
27
giugno
1951.
Il
Comandante
Giuseppe
Aonzo,
invece,
fu
colui
che
guidò
il
MAS
21.
Nasce
a
Savona
il
24
maggio
1887.
Figlio
di
Enrico,
maestro
d'ascia,
e di
Rosa,
figlia
di
padroni
di
barca
proprietari
delle
piccole
e
caratteristiche
imbarcazioni
liguri
chiamate
gozzi,
anch'egli
come
Rizzo
vive
immerso
in
una
famiglia
dalle
profonde
tradizioni
marinaresche.
A 7
anni
è
mozzo
e
può
raccontare
la
sua
prima
esperienza
di
mare
prendendo
il
largo
sul
brigantino
"Andreina".
Inizia
ad
acquisire
maturità
ed
esperienza
a
bordo
di
navi
come
"Maria
Madre",
"Antonietta
Accade"
e "Aretusa"
(P.
Pagnottella,
Per
non
dimenticare.
Insieme
a
Luigi
Rizzo
c'era
anche
mio
nonno,
Marinai
d'Italia,
n.
28
novembre
2009).
Nel
1907
si
arruola
nel
Compartimento
Marittimo
di
Savona.
Il
1°
gennaio
del
1908
è
nominato
allievo
timoniere,
nel
maggio
dello
stesso
anno
timoniere
e
nell'ottobre
è
nominato
sottocapo
timoniere.
Il
12
novembre
1908
è
posto
in
congedo
illimitato,
ma
ritorna
a
bordo
nel
giugno
del
1911
dopo
aver
conseguito
la
nomina
a
Scrivano,
cioè
aspirante
ufficiale
di
coperta
presso
l'Istituto
Nautico
Leon
Pancaldo
di
Savona.
Un
uomo
"con
il
mare
nel
cuore"
così
come
ha
sottolineato
il
nipote
nell'intervista
di
Pagnottella.
Grazie
alla
nomina
a
Scrivano
si
imbarca
sul
vapore
"Noli"
e fa
continue
rotte
tra
Dakar,
nel
nord
dell'Africa,
e
Norfolk,
negli
Stati
Uniti.
Nel
1913
ritorna
in
Italia
per
preparsi
e
sostenere
gli
esami
per
il
conseguimento
della
patente
n.
1156
rilasciata
dal
Ministero
della
Marina
Italiana.
Esami
superati
brillantemente.
Una
volta
nominato
Capitano
di
Lungo
Corso,
riprende
il
mare
prima
come
Ufficiale
in
seconda
e
poi
come
primo
Ufficiale,
ma
lo
scoppio
della
Prima
Guerra
mondiale
determina
la
mobilitazione
generale
e il
Comandante
Aonzo
viene
chiamato
alle
armi,
nonostante
l'Italia
si
sia
dichiarata
neutrale.
Il 7
agosto
1914
la
chiamata
alle
armi
per
la
sua
classe
in
caso
di
"eventualità"
di
coinvolgimento
nel
conflitto
del
nostro
Paese.
Nominato
capo
timoniere
di
2ª
classe
viene
destinato
all'imbarco
in
una
delle
navi
della
Regia
Marina.
Nel
giugno
del
1916
viene
trasferito
presso
la
base
navale
di
Venezia
in
una
squadra
che
resterà
per
sempre
nella
storia
navale
della
Marina:
la
flottiglia
MAS.
Qui
assume
il
comando
di
motosilurante
antisommergibile.
La
flottiglia
Mas
è
senza
dubbio
la
più
piccola
ma
anche
la
più
insidiosa
unità
da
guerra
della
Regia
Marina.
Durante
gli
anni
della
Grande
Guerra
il
Comandante
Aonzo
partecipò
ad
ardite
perlustrazioni
e
pazienti
agguati
nei
quali
emerse
la
sua
grande
capacità
ed
esperienza.
Tant'è
vero
che
che
nel
gennaio
del
1917
è
promosso
Guardiamarina
di
complemento.
I
nostri
MAS
operavano
in
modo
da
sorprendere
il
nemico,
attaccarlo
quando
prendeva
il
mare
e
incutergli
timore
tanto
da
farlo
restare
ridossato
all'ancora
nelle
rade
dei
suoi
porti.
Al
fine
di
non
consentirgli
di
portare
i
suoi
cannoni
a
riversare
piombo
sulle
nostre
coste
Adriatiche
e
non
mettere
le
sue
prue
su
quelle
nostre
nel
Mare
Nostrum.
(P.
Pagnottella,
Per
non
dimenticare.
Insieme
a
Luigi
Rizzo
c'era
anche
mio
nonno,
Marinai
d'Italia,
n.
28
novembre
2009).