N. 75 - Marzo 2014
(CVI)
LA RIVOLUZIONE FRANCESE E LA FINE DELL’ANCIEN RÈGIME
MONARCHIA COSTITUZIONALE – PARTE II
di Christian Vannozzi
Il
13
luglio
ben
40
porte
che
consentivano
l’ingresso
a
Parigi
furono
date
alle
fiamme
dai
cittadini
in
rivolta.
I
soldati
della
Guardia
francese
ebbero
l’ordine
di
contenere
i
tumulti,
ma i
militari
iniziarono
a
simpatizzare
con
la
causa
popolare.
Spinti
dalla
fame
i
parigini
assaltarono
il
convento
di
Saint-Lazare
che
fungeva
come
magazzino
per
le
derrate
alimentari.
Da
questo
prelevarono
ben
52
carri
di
grano
che
il
governo
aveva
nascosto
per
la
reggia
di
Versailles.
Si
costituì
a
Parigi
una
milizia
popolare
che
aveva
il
suo
quartier
generale
nel
Municipio
della
città.
Il
corpo
militare,
che
fu
affidato
al
nobile
liberale
Gilbert
du
Motier
de
La
Fayette,
prese
il
nome
di
Guardia
Nazionale
e
aveva
sull’uniforme
una
coccarda
blu
e
rossa,
colori
simbolo
di
Parigi.
La
mattina
del
14
luglio
i
parigini
assaltarono
l'Hôtel
des
Invalides
per
procurarsi
delle
armi.
Riuscirono
a
prendere
28000
fucili
e
qualche
cannone,
ma
non
avevano
la
polvere
da
sparo
per
metterli
in
funzione.
La
polvere
era
conservata
nella
prigione
della
Bastiglia,
che
rappresentava
il
simbolo
dell'oppressione
monarchica.
La
difesa
della
prigione
era
composta
da
82
invalidi,
cioè
soldati
troppo
anziani
per
le
battaglie
in
campo
aperto
sotto
il
comando
di
Bernard-René
Jordan
de
Launay.
I
parigini,
guidati
dall'ex
sergente
del
regio
esercito
Pierre-Augustin
Hulin
assaltarono
la
fortezza,
uccisero
tutte
le
guardie
e
innalzarono
le
loro
teste
su
delle
picche.
A
seguito
della
presa
della Bastiglia
il
re
decise
di
capitolare
presentandosi
il
15
luglio
all'Assemblea
Nazionale
Costituente
e
dichiarando
solennemente
di
collaborare
per
il
bene
della
nazione.
Il
ministro
Necker
fu
reintegrato
nel
Governo,
e il
sindaco
della
capitale
fu
sostituito
dal
borghese
Jean
Sylvain
Bailly
che
portò
personalmente
al
sovrano
la
coccarda
blu
e
rossa
di
Parigi.
Luigi
XVI
attaccò
la
coccarda
al
suo
cappello
aggiungendovi
il
bianco,
colore
della
casa
reale.
Dal
20
al
26
agosto
i
deputati
discussero
sul
progetto
della
Déclaration
des
Droits
de
l'Homme
et
du
Citoyen
(Dichiarazione
dei
Diritti
dell'Uomo
e
del
Cittadino),
il
documento
giuridico
più
importante
di
tutta
la
Rivoluzione,
basato
su
quelli
che
furono
considerati
i
diritti
inviolabili
dell'uomo
secondo
i
principi
del
diritto
naturale.
La
crisi
dovuta
alla
carenza
del
pane
e il
temporeggiare
da
parte
di
Luigi
XVI
nel
promulgare
la
dichiarazione
dei
diritti
scatenò
il
tragico
evento
del
5 e
6
ottobre,
quando
un'orda
di
donne
parigine
entrò
a
Versailles
invadendo
tutte
le
sale
della
reggia
arrivando
fino
alle
sale
della
regina
che
fu
brutalmente
insultata.
L'intera
famiglia
reale
fu
costretta
a
lasciare
Versailles
e a
risiedere
a
Parigi,
nel
palazzo
delle
Tuileries,
da
dove
il
sovrano
firmò
la
dichiarazione
dei
diritti
dell'uomo
e
l'abolizione
dei
diritti
e
dei
privilegi
feudali.
Il
primo
sistema
elettorale
della
nuova
monarchia
fu
basato
sull'età
e
sul
censo.
Per
votare
si
doveva
essere
cittadini
maschi
con
almeno
25
anni
e si
doveva
avere
un
determinato
reddito
annuo.
In
questo
modo,
nella
mente
dei
costituenti,
si
voleva
creare
una
classe
dirigente
competente
che
sapesse
ben
guidare
l'intera
nazione.
I
diritti
civili
erano
invece
concessi
a
tutti,
uomini
e
donne,
di
qualsiasi
età,
o
religione.
La
proprietà
terriera
e
immobiliare
della
Chiesa
Cattolica
francese
non
fu
risparmiata.
Il
12
luglio
del
1790
venne
approvata
una
speciale
costituzione
che
prese
il
nome
di
Costituzione
Civile
del
Clero,
con
la
quale
i
prelati
divenivano
funzionari
stipendiati
dallo
Stato.
Furono
diminuite
le
diocesi
da
135
a
83,
soppressi
gli
ordini
contemplativi
che
venivano
considerati
inutili,
e fu
imposta
una
sorta
di
democratizzazione
nella
carriera
ecclesiastica.
Al
Papa
veniva
riconosciuto
un
primato
d'onore
ma
non
più
politico
sul
clero
francese.
Il
Papa
prese
ufficialmente
posizione
solo
nel
1791,
quando
il
10
marzo
con
il
Quod
aliquantum
condannò
la
Costituzione
Civile
del
Clero
e
dichiarò
sacrilega
la
consacrazione
da
parte
dello
Stato
francese
di
nuovi
sacerdoti.
Il
Governo
Rivoluzionario
rispose
alla
provocazione
del
Papa
facendo
invadere
dall’esercito
Avignone,
ultimo
feudo
pontificio
in
terra
francese.
Con
la
presa
di
posizione
del
Papa
i
sacerdoti
che
presero
parte
agli
Stati
Generali
abbandonarono
la
causa
dell'Assemblea
e
divennero
ostili
alla
Rivoluzione.
Milioni
di
cattolici,
forti
nel
Sud
della
Francia,
voltarono
le
spalle
alla
rivoluzione.
Il
14
luglio
del
1790
fu
celebrato
il
primo
anniversario
della
Presa
della
Bastiglia.
L’evento
fu
presieduto
a
Campo
di
Marte
da
Talleyrand.
In
quell’occasione
il
sovrano
giurò
fedeltà
alla
nuova
costituzione
sotto
gli
occhi
della
folla
in
deliro.
In
realtà
il
re
stava
da
tempo
progettando
la
fuga
da
uno
Stato
che
lo
teneva
ormai
in
ostaggio.
Grazie
a
un’idea
del
conte
Hans
Axel
von
Fersen,
fu
predisposta
la
fuga
dei
reali
da
Parigi.
La
loro
destinazione
era
Montmédy,
una
fortezza
nel
Nord
della
Francia,
dove
li
attendeva
una
guarnigione
al
comando
del
fedelissimo
François
Claude
de
Bouillé.
La
fuga
era
prevista
per
la
notte
del
20
giugno,
grazie
a un
piano
escogitato
dal
conte
Hans
Axel
von
Fersen.
La
destinazione
della
famiglia
reale
era
Montmédy,
una
fortezza
nel
Nord
della
Francia,
dove
li
attendeva
una
guarnigione
al
comando
del
fedelissimo
François
Claude
de
Bouillé.
La
mattina
del
giorno
seguente
però,
a
Varennes-en-Argonne,
il
sovrano
fu
riconosciuto
dai
soldati,
e
costretto
a
tornare
a
Parigi.
Da
quel
giorno
l’intero
popolo
non
ebbe
più
fiducia
in
Luigi
XVI.
La
maggior
parte
dei
rivoluzionari
inneggiarono
alla
Repubblica
e
alla
decadenza
del
re,
trovando
l’ostilità
dello
stesso
La Fayette
che
puntava
a
difendere
la
monarchia.
Purtroppo
la
folla
si
schierò
contro
la
Guardia
Nazionale
e
contro
il
Marchese
de
La
Fayette,
che
ordinò
di
sparare
sulla
folla
che
chiedeva
la
decadenza
del
re.
Il
12
settembre
1791
il
re
ratificò
la
nuova
costituzione
e
prese
il
titolo
di
Luigi
XVI
re
dei
francesi.
Il
potere
legislativo
era
nelle
mani
dell’Assemblea
Legislativa,
che
aveva
sostituito
quella
Costituente
ed
era
formata
da
745
deputati.
Lo
schieramento
politico
vedeva
a
destra
i
così
chiamati
Foglianti,
capeggiati
da
La
Fayette,
moderati
e
difensori
della
monarchia
costituzionale
che
potevano
contare
su
260
deputati,
a
sinistra
c’erano
invece
135
deputati
che
facevano
parte
di
tre
differenti
fazioni,
i
giacobini,
i
cordiglieri
e i
girondini.
Gli
ultimi
350
deputati
formavano
quella
che
veniva
chiamata
la
palude,
cioè
il
gruppo
dei
non
schierati
che
rappresentavano
spessissimo
l’ago
della
bilancia
in
ogni
decisione.