N. 21 - Febbraio 2007
RIVOLTA DEGLI STUDENTI
UNIVERSITARI IN AUSTRIA
Cosa non piace ai giovani del nuovo
governo di coalizione
di
Leila Tavi
Nel
mese di gennaio, subito dopo l’accordo governativo tra
SPÖ e ÖVP, gli studenti austriaci sono
scesi in piazza ripetutamente per contestare al nuovo
governo di coalizione il mantenimento delle tasse
universitarie, nonostante le promesse in campagna
elettorale da parte di Alfred Gusenbauer (SPÖ),
nuovo premier, di tornare a un’istruzione
universitaria libera e gratuita, come era prima
dell’introduzione delle tasse nel 2001.
Contemporaneamente l’Austria ha ristretto le quote
d’accesso all’università per gli studenti di altri
paesi dell’UE, soprattutto per contenere il flusso di
studenti provenienti dalla Germania, dove il
numerus clausus è una realtà, ormai, da anni.
La
nuova legge prevede che il 75% di posti nelle Facoltà
di Medicina dovrà essere riservato a candidati in
possesso di un diploma di maturità rilasciato da una
scuola austriaca e che solo il 20% dei posti
disponibili saranno per studenti con un diploma
ottenuto negli altri paesi dell’UE e il 5% per
studenti con un diploma conseguito in un paese terzo.
Una
lettera di monito è stata inviata dalla
Commissione europea il 24 gennaio all’Austria e al
Belgio a causa delle quote restrittive imposte dai due
paesi ai diplomati provenienti dagli altri stati
europei.
Per
la Commissione e la Corte di giustizia si tratta di
una palese violazione dei trattati europei e di una
forma di discriminazione nei confronti dei
cittadini degli altri stati membri.
L’Austria e il Belgio dovranno dar conto nei prossimi
due mesi delle ragioni che hanno portato a una
restrizione del principio della libera circolazione
all’interno dell’UE.
Lunedì 29 gennaio si è riunita a Vienna la
Conferenza dei Rettori, in cui è stato più volte
sottolineato come il sistema universitario austriaco è
sempre meno libero e aperto.
I
rettori delle università austriache condannano la
scelta che il governo ha preso di trasformare le
università austriache in “istituti elitari”.
La
Conferenza si è dichiarata contraria a un’istruzione
superiore con sistemi di selezione che penalizzano gli
studenti in difficoltà economiche.
Un
recente studio effettuato dall’Educational
Policy Institute mostra che l’Austria si trova
all’ultimo posto dei 13 pesi analizzati per
percentuale di laureati.
Inoltre la percentuale di studenti che provengono da
famiglie disagiate è bassissima, mentre la maggioranza
dei laureati ha alle spalle una famiglia benestante.
I
rettori chiedono al governo di poter gestire
autonomamente le entrate provenienti dalle tasse che
gli universitari versano, fino ad ora impiegate in
altri settori.
La
questione delle abolizione o del mantenimento delle
tasse universitarie e del libero accesso
all’istruzione superiore in Austria richiede
necessariamente una soluzione politica, che non può
essere lasciata all’autonomia universitaria.
L’istruzione superiore è in Austria tradizionalmente
da sempre ad accesso libero; la recente introduzione
dello Studiengebühr ha messo in discussione
l’intero sistema sociale austriaco, che ha sempre
tutelato e sostenuto le classi meno abbienti.
Ora
il dibattito in Austria è tra la compagine di governo
legata ai conservatori di Wolfgang Schüssel,
che già nel precedente governo ha optato per
un’università d’elite e competitiva, e dall’altra
parte gli studenti della sinistra che boicottano
questo sistema, perché da loro ritenuto socialmente
ingiusto.
In
mezzo si trova il premier socialista Gusenbauer,
dalle promesse elettorali non mantenute e che cerca
adesso di rimediare proponendo come soluzione di
mediazione la riduzione o l’esenzione dalle tasse per
gli studenti che, in cambio, dovrebbero svolgere dei
lavori socialmente utili.
La
soluzione proposta dal primo Ministro austriaco si
basa sul Perah (dall’ebraico “fiore”),
un sistema messo in pratica per la prima volta nel
1974 dall’Istituto Weizmann di Tel Aviv e
tuttora utilizzato in Israele.
In
Austria tale forma di “servizio civile on
demand” prende il nome di 6-Euro-Job,
perché il monte ore stabilito per avere diritto
all’esenzione è di 60 a copertura dei 600 euro di
tasse annuali e la retribuzione di ogni singola ora è
pari a 6 euro.
Gli
studenti sono contrari all’introduzione di questa
forma di servizio civile, perché riservata solamente a
coloro che hanno un reddito basso; quasi a voler
penalizzare ancora di più le famiglie che non sono in
grado di finanziare gli studi dei propri figli.
Gli
studenti in Austria chiedono al nuovo premier
di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale
e di investire di più sull’istruzione e la ricerca.
Sembrerebbe che noi abbiamo un problema comune ai
nostri colleghi d’oltralpe.
La
differenza tra noi e loro è che al di là delle Alpi si
scende in piazza per salvaguardare il diritto
all’istruzione, mentre noi abbiamo subito passivamente
una riforma assurda.
Ci
disinteresseremo anche della nuova revisione che
entrerà in vigore con il decreto Mussi? |