attualità
RITORNO AL NUCLEARE?
SE SBAGLIARE È UMANO, PERSEVERARE È
DIABOLICO
di Giovanna D’Arbitrio
“Sbagliare è umano, ma perseverare è
diabolico”, recita il proverbio e in
effetti sembra assurdo che il nuovo anno
purtroppo sia iniziato con la proposta
della Commissione Europea sul
riconoscimento dell’energia nucleare e
del gas naturale come fonti di energia
rinnovabili “green”, in grado di
realizzare l’obiettivo zero emissioni
CO2 in Europa.
Anche in Italia i sondaggi mostrano un
ritorno di interesse in tale campo, in
particolare come soluzione per risolvere
il caro-bollette, benché dieci anni fa,
con i referendum del 2011, il 94% degli
italiani si sia pronunciato contro il
nucleare. Francamente ci sembra
incredibile che ora si pensi a un altro
referendum per riproporre nuove
centrali, poiché ancora oggi permangono
molti dubbi sui rischi che esse
rappresentano: pericoli legati alla
radioattività, assenza di un deposito
nazionale, alto rischio sismico del
territorio italiano e quant’altro.
Immediate le proteste di Legambiente,
Greenpeace e WWF che definiscono
surreale il dibattito sul cosiddetto
nucleare di quarta generazione, di cui
si parla da decenni, mentre risultano
assenti reali novità tecnologiche: un
dibattito che ha distolto l’attenzione
da più sicure tecnologie di fonti
rinnovabili, già disponibili sul
mercato.
Secondo le suddette associazioni, da
quasi 20 anni le ricerche sui reattori
di quarta generazione non hanno fornito
grandi risultati, mentre i nuovi
impianti nucleari di terza generazione
coprirebbero solo il 2% della richiesta
energetica.
A quanto pare anche lo sbandierato tema
dei costi-bolletta, risolvibili con il
nucleare, si rivela irrilevante, poiché
in base ai dati del World Nuclear
Industry Status Report, il nucleare
risulta più costoso dell’energia
prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico:
nel 2020 produrre 1 kilowattora di
elettricità con il fotovoltaico è
costato in media nel mondo 3,7 centesimi
di dollaro, con l’eolico 4, con nuovi
impianti nucleari 16,3. Le rinnovabili,
inoltre, non inquinano, non lasciano
scorie e non causano di gravi incidenti.
WWF,
Legambiente e Greenpeace, pertanto,
hanno rivolto un appello al Ministro
Cingolani e al Governo affinché si
facciano portavoce in Europa “di
una posizione chiara e avanzata che non
ceda alle lobby del gas fossile e del
nucleare, così come hanno fatto altri
governi, perché tornare a parlare di
nucleare è un esercizio davvero inutile
e un dibattito sterile”.
Interessante evidenziare che oggi, sono
circa 128 le centrali nucleari attive in
Europa: il primato spetta alla Francia
con 58 centrali in funzione; seguono
Russia (32) e Regno Unito (19).
Non è da sottovalutare, inoltre, l’alto
rischio sismico del territorio italiano
(terremoti oltre i 7 gradi della scala
Richter), per cui non è certo
auspicabile la costruzione di centrali
nucleari nel nostro Paese. Ameno 8 i
terremoti più drammatici che hanno
causato molti danni e vittime
dall’inizio del ‘900 a oggi: quello di
Messina e Reggio Calabria (1908),
seguito da un vero e proprio tsunami con
onde fino a 13 metri e circa 120.000
morti, quello di Avezzano (1915) con
32.610 morti, i due terremoti
dell’Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con
2.570 e 1.400 vittime rispettivamente),
quello del Belice (1968) con 236 morti,
quello del Friuli (1976) con 989
vittime, quello del Belice (1968) con
236 morti, quello dell’Aquila (2009) con
309 vittime.
Chi nega i pericoli del nucleare in un
territorio ad alto rischio sismico,
dovrebbe ricordare il terremoto e
maremoto del 2011 in Giappone con
conseguenziale imponente tsunami e
distruttive, gigantesche onde che
causarono l’incidente nucleare di
Fukushima. Dopo tale disastro, in
occasione inoltre del 25° anniversario
del disastro di Chernobyl, nove Premi
Nobel inviarono una lettera aperta a 31
capi di stato invitandoli a riflettere
sui pericoli del nucleare e
sollecitandoli a investire su fonti
energetiche alternative, più sicure e
rinnovabili.
Essi
affermarono di essere “fermamente
convinti che se si cominciasse adesso a
dismettere il nucleare in tutto il
mondo, le generazioni future,
soprattutto quelle giapponesi che hanno
sofferto fin troppo, vivrebbero in un
mondo più sicuro e pacifico”.
Ecco i loro nomi: Betty William
(Irlanda), Mairead Macguire (Irlanda),
Rigoberta Menchu Tum (Guatemala), Jody
Williams (USA), Dhirin Ebadi (Iran),
Wangari Maathai (Kenya), Desmond Tutu
(South Africa), Adolfo Perez Esquivel
(Argentina), Jose Ramos Horta (East
Timor). Anche l’italiano Carlo Rubbia,
Premio Nobel per la fisica 1984, in
un’intervista su La Repubblica
si schierò contro la costruzione di
nuove centrali nucleari che nel nostro
paese in particolare richiederebbe tempi
troppo lunghi per dare risultati
apprezzabili e privi di rischi.
All’epoca della suddetta lettera i dati
sulle centrali nucleari nel mondo ne
annoveravano complessivamente 442,
concentrate soprattutto negli USA (104),
in Europa (148), Russia, Giappone, senza
contare quelle in fase di costruzione
(soprattutto in Cina), evidenziando
ancora troppi i reattori vecchi e
pericolosi, costruiti in un periodo in
cui non si teneva conto dei territori a
rischio sismico. Dati più aggiornati ne
evidenziano un numero crescente, oltre
ai 63 reattori in costruzione e altri
160 sono in pianificazione.
Speriamo pertanto che non vengano
costruite altre centrali o che almeno si
riducano i pericoli di quelle già
esistenti. E ci auguriamo, infine, che
la scelta ricada su fonti energetiche
alternative, più sicure e rinnovabili,
per il bene dei nostri figli. |