N. 10 - Ottobre 2008
(XLI)
La Riforma
Protestante
Le ragioni del suo
successo
di Carlo Siracusa
Erano
i primi del 500. Il malcontento era generale. La Chiesa
primitiva aveva subito una grande evoluzione; il suo
spirito aveva cambiato direzione, e si avvertiva il
bisogno di riportare la chiesa alla sua condizione
spirituale, come alle sue origini.
Ciò
che caratterizzava la Chiesa dell’epoca, era ciò per cui
si avvertì il bisogno di un cambiamento: la Chiesa era
stata trasformata in una sorta di organizzazione, con
tanto di gerarchia, intenta ad interessarsi non solo di
cose spirituali, ma anche di politica. Il potere
monarchico del papa, la sua intromissione nella sfera
politica, insieme allo scandaloso nepotismo, alla
corruzione e alla mondanità che ne conseguirono,
generarono un consenso popolare contro il papa, contro
la curia, contro il potere politico-finanziario della
Chiesa di Roma, la quale imponeva il versamento di oboli
e decime.
Quello che fece scoppiare un vero e proprio scandalo, forse
oggetto principale del movimento di protesta, fu
l’introduzione della vendita delle indulgenze, una
strategia ecclesiastica, voluta da papa Leone X, e
creata per far fronte all’immediato bisogno economico in
cui versava la Chiesa di Roma. La basilica di San Pietro
era rimasta incompleta, e necessitava completarla entro
breve tempo, perché divenisse il più grande centro di
culto della cristianità. Fu così che, nel 1517, papa
Leone X, ideò la predicazione delle indulgenze, quale
strumento straordinario per fare entrare fondi nelle
casse vaticane.
Secondo la dottrina cattolica, la vendita delle indulgenze
serviva, non solo alla remissione della pena da scontare
sulla terra, ma anche per l’espiazione dei peccati delle
anime del purgatorio.
I meriti dei santi, della Vergine e del Cristo,
costituivano il così detto “tesoro” amministrato
dal papa, che poteva essere messo a disposizione della
gente comune, per consentire loro il conseguimento della
salvezza, naturalmente dietro il versamento di una somma
di denaro.
Il marchese Alberto di Brandeburgo, guardò con grande
interesse speculativo a questo progetto, così, già
vescovo di Magdeburgo e di Halberstadt, volle ottenere
il titolo arcivescovile anche per la diocesi di Magonza.
Essere tre volte vescovo significava dover pagare
un’ammenda cospicua, ma questo non costituì ostacolo per
lui, in quanto, ricorrendo al finanziamento di una
banca, versò a Roma la somma richiesta di 10.000 ducati,
convinto che avrebbe recuperato presto tale cifra, con
l’attività della vendita delle indulgenze su cui puntò
tutto, quasi si trattasse di una vera e propria attività
commerciale.
La questione assunse tale impronta, tanto che si arrivò
persino alla pubblicazione del listino con gli importi
richiesti, a seconda della remissione della pena da
espiare. Era stato stabilito un importo diverso, a
seconda della classe d’appartenenza: (principi, vescovi,
baroni, borghesi, poveri), e sulla base della gravità
del peccato da espiare: (stregoneria, sodomia,
sacrilegio, …).
“Al suono di ogni monetina che toccava il fondo della
cassetta, un’anima veniva liberata dal purgatorio”. Con
questo slogan, le folle erano sollecitate a vendere
qualunque cosa, purché racimolassero il denaro
necessario per liberare i propri defunti dalla
condizione del purgatorio, favorendo un più veloce
passaggio alle beatitudini del paradiso.
La chiesa del 1500 era più interessata ai problemi terreni,
materiali, piuttosto che a quelli spirituali, riuscendo
a raggiungere un livello di avarizia e immoralità tali
che non s’erano mai visti prima.
A questi problemi di ordine morale, si aggiunse l’esigenza
di riformare anche la teologia, la dottrina della
chiesa. La Riforma nasce, infatti, per l’urgente bisogno
di una ristrutturazione amministrativa, legale, morale e
dottrinale della chiesa, con l’obiettivo di disfarsi
dell’opera del Medioevo, per tornare ad una versione più
pura e più autentica del cristianesimo.
L’aumento del numero di laici istruiti, contribuì a questo
risveglio intellettuale, producendo una crescita della
critica verso la chiesa, a causa dell’evidente divario
tra ciò che essa era e ciò che sarebbe dovuta essere.
La richiesta di una renovatio o reformatio
ecclesiae, si ebbe già fin dal XIII secolo, quando
in occidente vi fu un vero e proprio magma ribollente di
movimenti religiosi che guardavano con speranza al
bisogno di riportare la chiesa alla sua funzione
puramente spirituale, per correggere così quella
difformità della chiesa dal modello apostolico.
Uomini che si distinsero e che divennero veri colpi
d’ariete nel sistema ecclesiastico medievale, furono
John Wyclif (1312-1384) e Jan Hus (ca.1369-1415). La
loro protesta fu un vero dissenso, che diventò per la
chiesa vera eresia. Tuttavia, trovò un impressionante
consenso popolare, che si fece sempre più crescente, man
mano che il loro messaggio si diffondeva.
Benché questi preparassero il terreno, gli inizi della
Riforma si ebbero con Martin Lutero, monaco dell’ordine
agostiniano, nato ad Eisleben il 10 novembre 1483.
Studiò diritto all’università di Erfurt, ma nel luglio
1505 entrò nel convento degli eremiti agostiniani della
stessa città, dove compì il suo noviziato; ordinato
sacerdote si diede allo studio della teologia,
conseguendone il dottorato, di seguito, fu affidato
all’insegnamento dell’esegesi biblica nell’università di
Wittenberg, città nella quale nel frattempo si era
trasferito, ricevendo importanti incarichi.
Ciò che turbò il doctor in biblia, fu di certo la
questione delle indulgenze in favore delle anime dei
defunti, divenuta una delle forme abituali di
finanziamento della chiesa. La vendita delle indulgenze
era cominciata al tempo delle crociate, e venivano
concesse a coloro che erano disposti a rischiare la vita
per una “guerra santa”.
In seguito furono estese alle persone che davano appoggio
finanziario alla Chiesa. Ben presto diventarono il mezzo
principale per raccogliere fondi con cui costruire
chiese, monasteri e ospedali. Per la gente, le
indulgenze erano diventate come una polizza
assicurativa, capace di annullare ogni castigo per le
colpe e i peccati commessi.
Indignato, perché sapeva che l’uomo non può mercanteggiare
con Dio, il 31 ottobre del 1517, Lutero scrisse le sue
95 tesi, che affisse
alla
porta della chiesa del castello di Wittenberg, nelle
quali smascherava alcuni insegnamenti errati della
chiesa. Le sue tesi furono tradotte dal latino in
tedesco e vennero stampate da chi le aveva lette. Esse
divennero il principale argomento di conversazione in
tutta la Germania.
Il 16 giugno 1520, papa Leone X emanò una bolla che
condannava Lutero. Se non si fosse ritrattato, le
autorità avrebbero dovuto catturarlo e consegnarlo al
papa, il quale gli avrebbe riservato il trattamento
destinato agli eretici: il rogo. Come reazione, Lutero
bruciò in pubblico la bolla papale contenente la
minaccia e pubblicò altre opere che incoraggiavano i
principati a riformare la Chiesa anche senza il consenso
del papa.
Nel 1521 papa Leone X scomunicò Lutero. Quando questi
obiettò di essere stato condannato senza un’udienza
imparziale, Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero,
intimò al riformatore di comparire davanti alla Dieta
imperiale di Worms, nella quale si rifiutò di
ritrattare, a meno che i suoi oppositori non avessero
dimostrato con la Bibbia che era in errore.
Il risultato dell’udienza fu l’editto di Worms, con cui
Lutero veniva dichiarato fuorilegge e i suoi scritti
vietati. Durante il viaggio di ritorno a Wittenberg,
Federico di Sassonia architettò un finto rapimento, per
sottrarre Lutero dai suoi nemici. Portato di nascosto
nella fortezza di Wartburg, Lutero si fece crescere la
barba e assunse una nuova identità, quella di un
cavaliere, Junker Jörg.
Fu in quel periodo (era l’autunno del 1522), che trovò il
tempo di finire la sua traduzione del Nuovo Testamento.
Nel 1534 completò anche la traduzione del Vecchio
Testamento, rendendo così disponibile per la prima volta
in tedesco la Bibbia completa.
Quando, nel febbraio 1546 a Eisleben, Lutero era sul
letto di morte, gli fu chiesto se era ancora convinto di
ciò che aveva insegnato. Egli rispose di sì! Benché
Lutero sia morto ormai da 462 anni, molti condividono
ancora le sue convinzioni.
Riformatori come Martin Lutero (1483-1546), Ulrich Zwingli
(1484-1531) e Giovanni Calvino (1509-64) attaccarono la
chiesa su vari punti: Lutero sulla vendita delle
indulgenze, Zwingli sul celibato ecclesiastico e sul
culto di Maria, e Calvino sulla necessità che la chiesa
tornasse ai princìpi originali del cristianesimo.
La Riforma determinò la formazione di un nuovo movimento
religioso, il protestantesimo, che si diffuse e ottenne
larghi consensi in Scandinavia, Svizzera, Inghilterra e
Paesi Bassi.
Oggi ha centinaia di milioni di aderenti.
Riferimenti bibliografici:
Alister E. Mc Grath,
Il pensiero della
Riforma,
Torino 1999.
Filoramo, Menozzi,
Storia del cristianesimo,
Bari 2006. |