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N. 103 - Luglio 2016 (CXXXIV)

La riforma della Curia romana di papa francesco

bilancio a tre anni dall'elezione
di Claudio Gentile

 

Dal giorno della sua elezione, avvenuta il 13 marzo 2013, Papa Francesco sta procedendo, a piccoli passi e con il favore dei media e dei fedeli, ad emanare diverse norme che da qui a poco cambieranno il volto della Curia romana.

 

Innanzitutto è da segnalare il metodo scelto dal Papa per effettuare la più volte annunciata riforma. Facendo seguito, infatti, alle discussioni svoltesi durante le Congregazioni generali che hanno preceduto l’insolito Conclave tenutosi dopo la rinuncia di Benedetto XVI, Papa Francesco non ha voluto riformare la struttura amministrativa della Curia da solo, ma ha preferito che lo aiutasse in questo gravoso impegno un gruppo di Cardinali, da lui scelti, Vescovi residenziali in diverse parti del mondo.

 

A tal proposito ha creato il Consiglio dei Cardinali per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana (Chirografo Tra i suggerimenti, 28 settembre 2013), composto da otto Cardinali (cui poi si è aggiunto il Cardinale Segretario di Stato) e da un Vescovo segretario, giornalisticamente chiamato “il C9”.

 

Il Consiglio si riunisce periodicamente e prevede di giungere a predisporre un riassetto generale degli enti e delle competenze della Curia non prima della fine del 2017, con l’emanazione di un’apposita nuova Costituzione Apostolica che andrà a sostituire l’attuale organizzazione prevista dalla Costituzione Apostolica Pastor bonus promulgata da San Giovanni Paolo II nel 1988.

 

Non solo, ma al fine di giungere ad una riforma efficace anche delle strutture economiche-finanziarie del Vaticano, il Papa, prima di procedere a qualsivoglia riforma, ha istituito anche una Pontificia Commissione referente sull’Istituto per le Opere di Religione (IOR) (Chirografo Con Chirografo, 24 giugno 2013) ed una Pontificia Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economica-amministrativa della Santa Sede (COSEA) (Chirografo Le riflessioni, 18 luglio 2013) affinché, studiata previamente ogni cosa, riferissero e proponessero il da farsi. Entrambe le Commissioni hanno terminato i loro lavori il 22 maggio 2014.  

 

Dopo tre anni di lavoro e quindici riunioni già svolte del Consiglio dei Cardinali, Papa Francesco, anche alla luce del lavoro delle due Commissioni referenti, ne ha anticipato alcune considerazioni ed ha approvato già tre grosse novità: la creazione del Consiglio e della Segreteria per l’Economia, della Segreteria per la Comunicazione e del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. A queste si aggiunge la già annunciata creazione di qui a breve di un ulteriore nuovo Dicastero, denominato “Giustizia, pace e migrazioni”, che andrà a sostituire i Pontifici Consigli per la Giustizia e la Pace, “Cor Unum” e per la Pastorale degli operatori sanitari.

 

Oltre a questi interventi vanno certamente segnalati anche altri provvedimenti “di riforma”, non strettamente degli enti della Curia, ma in campo economico-finanziario, penale e di contrasto alla pedofilia del clero.

 

Iniziamo ad analizzare le norme di riforma della Curia Romana strettamente intesi.

 

Il 24 febbraio 2014, con il Motu ProprioFidelis dispensator et prudens”, è stata creata la “Segreteria per l’Economia”, da molti commentatori definita “il Ministero delle Finanze del Vaticano”.

 

Il Motu Proprio assegna la guida della Segreteria ad un Cardinale Prefetto, coadiuvato da un Prelato Segretario Generale e da un Revisore Generale.

 

A quest’ultimo, in particolare, spetta compiere la revisione contabile di tutti gli enti vaticani. L’intento della creazione della Segreteria per l’Economia è quello di tutelare e gestire con maggior attenzione i beni temporali della Chiesa, anche al fine di razionalizzare le spese per meglio distribuirle a favore dei poveri e della missione evangelizzatrice della Chiesa. Come l’evangelico amministratore buono e fedele, da cui il nome del documento pontificio, il Segretariato avrà compiti di programmazione finanziaria, controllo economico e vigilanza su tutti gli enti della Santa Sede e dello Stato Città del Vaticano.

 

Alla Segreteria per l’Economia, oltre alla stesura dei bilanci, spetta anche predisporre tutte «le politiche e le procedure relative agli acquisti e all’adeguata allocazione delle risorse umane» (n. 5).

 

Il nuovo Dicastero lavorerà in stretto contatto con il “Consiglio dell’Economia”, organo che sostituisce il Consiglio dei Cardinali per lo studio dei problemi economici ed organizzativi della Santa Sede, il cosiddetto “Consiglio dei 15”.

 

Se il “Consiglio dei 15” era composto da quindici Cardinali ed era stato voluto da Giovanni Paolo II per valutare ed approvare i bilanci della Santa Sede, il Consiglio per l’Economia è sì formato sempre da quindici membri, ma otto sono scelti tra i Cardinali e Vescovi «in modo da rispecchiare l’Universalità della Chiesa» (n. 2) e altri sette – novità assoluta – tra laici «di varie nazionalità con competenze finanziarie e riconosciuta professionalità» (ibidem).

 

Il Consiglio ha il compito di «sorvegliare la gestione economica e di vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei Dicasteri della Curia Romana, delle Istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano» (n. 1).

 

Dopo una gestazione non proprio semplice, il 22 febbraio 2015, il Papa ha approvato ad experimentum gli Statuti dei due nuovi organismi, nonché quello dell’Ufficio del Revisore Generale, creato all’interno della Segreteria dell’Economia.

 

A seguito di diverse interpretazioni e divergenze sui compiti della Segreteria per l’Economia e dell’APSA (l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), che hanno rallentato anche l’operatività del nuovo Dicastero, si è avuta la necessità di un nuovo intervento pontificio che ha definitivamente specificato gli ambiti di competenza, il modo di procedere ed il reciproco coordinamento tra i due organismi.

 

Con il Motu Proprio I beni temporali del 4 lugli0 2016 il Papa ha previamente ribadito «la direttiva fondamentale che è necessario separare in maniera netta e inequivocabile la gestione diretta del patrimonio dal controllo e vigilanza sull’attività di gestione», da cui ne consegue che all’APSA compete l’amministrazione dei beni e la gestione finanziaria, mentre alla Segreteria per l’Economia il controllo e la vigilanza sull’attività di amministrazione e gestione.

 

Alla luce di quanto specificato, il Motu Proprio elenca le mansioni di ciascuno dei due Enti: alla Segreteria compete specificamente, per esempio, emanare decreti esecutivi generali e le istruzioni, fornire assistenza e supporto, svolgere attività di monitoraggio, verifica, analisi, formulare raccomandazioni e chiedere informazioni e documentazione, approvare ogni atto di alienazione/acquisto o di straordinaria amministrazione, formulare linee guida e modelli in materia di appalti, fornire assistenza al FAS ed al Fondo Pensioni; mentre all’APSA compete amministrare il patrimonio mobiliare e immobiliare della Santa Sede, acquistare beni e servizi, pagare le fatture e gli stipendi, svolgere il servizio di tesoreria, redigere i bilanci.

 

Dopo aver abrogato l’art. 17 dello Statuto, l’art. 5 dell’atto pontificio prevede che eventuali questioni che dovessero sorgere tra i due organismi «saranno sottoposte alle decisioni di un mio Delegato, affiancato da collaboratori».

 

La seconda riforma della Curia finora approvata, invece, è la creazione della “Segreteria per la Comunicazione”.

Creata il 27 giugno 2015 con il Motu ProprioL’attuale contesto comunicativo”, dopo che un’apposita Commissione istituita ad hoc ha studiato il Rapporto Finale del Vatican Media Committee, la Segreteria assomma su di se le competenze del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, della Sala Stampa della Santa Sede, del Servizio Internet Vaticano (compreso il servizio Twitter), della Radio Vaticana, del Centro Televisivo Vaticano, de

 

L’Osservatore Romano, della Tipografia Vaticana, del Servizio Fotografico e della Libreria Editrice Vaticana.

 

In entrambe i casi, però, almeno per il momento, i due nuovi Segretariati hanno solo aggiunto, e non eliminato (come era stato chiesto dai Cardinali per snellire la Curia), dei Dicasteri, creando anche non poche confusioni sulle competenze.

 

Tra i problemi da risolvere, per esempio, c’è ancora la formale sovrapposizione di funzioni tra la Segreteria per l’Economia e la Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, per la quale il Regolamento modificato nel febbraio del 2012 prevede un’attività di vigilanza (tanto che era definita la “Corte dei Conti vaticana”) e di programmazione finanziaria (alla Prefettura spetta, infatti, il compito di redigere i bilanci e dare indicazioni sui “parametri macro-economici di riferimento”).

 

Di fatto, però, la Prefettura è stata sia svuotata di funzioni, sia di addetti, tra cui il Cardinale Prefetto, nominato Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e ciò ha fatto dire ad alcuni commentatori che la Prefettura sarà abolita con la generale riforma da emanarsi a breve.

 

Per quanto riguarda la Segreteria per la Comunicazione, i cui statuti sono ancora in fase di elaborazione, invece, non si è ancora capito se avrà un compito eminentemente tecnico e di coordinamento tra i media vaticani o anche “pastorale” come farebbe presagire l’incorporazione al suo interno del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, in via di “smantellamento” già da alcuni mesi.

 

Il Prefetto incaricato di gestire il nuovo organismo, in una recente intervista, ha spiegato che la organizzazione della Segreteria e in generale la riforma dei media vaticana procede volutamente lentamente, senza scossoni e traumi, secondo la politica dei piccoli passi.

 

Con il terzo ed ultimo provvedimento, infine, la cui natura giuridica è alquanto incerta (si tratta dell’emanazione di uno “Statuto”, senza l’accompagnamento di un Chirografo o Motu Proprio), il Papa ha disposto che, a far data dal 1° settembre 2016, cesseranno di esistere i Pontifici Consigli per i Laici e per la Famiglia e sorgerà il “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita”, presieduto da un Prefetto, coadiuvato a sua volta da un Segretario, che potrebbe essere laico (cfr. art. 2, § 1).

 

Il Dicastero, il cui statuto è stato approvato ad experimentum, sarà articolato in tre Sezioni: per i fedeli laici, per la famiglia e per la vita, ciascuna presieduta da un Sotto-Segretario (art. 2, § 2).

 

Al Dicastero, che accorpa le funzioni attualmente svolte dai due Pontifici Consigli citati, spetta animare e incoraggiare la promozione della vocazione e della missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo e promuovere studi per contribuire all’approfondimento dottrinale delle tematiche e delle questioni riguardanti i fedeli laici, promuovere la cura pastorale e la tutela della dignità della famiglia, favorendone i diritti e la responsabilità nella Chiesa e nella società civile, curare l’approfondimento della dottrina sulla famiglia e la sua divulgazione mediante un’adeguata catechesi, sostenere e coordinare le iniziative in favore della procreazione responsabile, come pure per la tutela della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, tenendo presenti i bisogni della persona nelle diverse fasi evolutive. Sulla base della dottrina morale cattolica e del Magistero della Chiesa, inoltre, ha il compito di studiare e promuovere la formazione circa i principali problemi di biomedicina e di diritto relativi alla vita umana e le ideologie che vanno sviluppandosi inerenti la stessa vita umana e la realtà del genere umano.

 

Connessi con questo Dicastero sono la Pontificia Accademia per la Vita ed il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia” (cfr. artt. 10 e 13).

 

Come indicato negli statuti non si tratta né di una Congregazione né di un Pontificio Consiglio, ma di un “Dicastero”. Dizione alquanto vaga, il documento non specifica cosa significhi questo nella pratica ed in cosa si discosti da una “Congregazione”, né tanto meno è possibile desumerlo dalle competenze affidategli in quanto accorpa sia quelle prettamente amministrative già in capo al Pontificio Consiglio per i Laici (come il riconoscimento e l’approvazione degli statuti delle nuove comunità e movimenti laicali), sia quelle di coordinamento ed indirizzo sulle tematiche già di competenza dei due Pontifici Consigli soppressi.

 

Inoltre, come le altre Congregazioni e Pontici Consigli, il Dicastero avrà, oltre al Prefetto, al Segretario ed ai Sotto-Segretari, dei propri membri e consultori, seguendo «in tutto le norme stabilite per la Curia Romana» (art. 3, § 3).

 

La vera novità del documento, al netto della razionalizzazione dei “ministeri
vaticani”, è la possibilità di nominare un laico nel ruolo di Segretario e quindi la possibilità di far porre in essere atti amministrativi anche a chi non ha la potestà d’ordine.

 

Come anticipato, oltre alla creazione o riforma degli enti centrali della Chiesa, il Papa, anche alla luce dei vari scandali scoppiati negli anni scorsi, ha emanato anche una serie di norme in materia economico-finanziaria.

 

Tra queste troviamo innanzitutto il trasferimento alla Segreteria per l’Economia, con il Motu Proprio Confermando una tradizione dell’8 luglio 2014, dell’intera “Sezione Ordinaria” dell’APSA, quella cioè che gestisce i beni immobili del Vaticano.

 

All’APSA, pertanto, restano ora solo le funzioni dell’ex “Sezione Straordinaria” (gestione del patrimonio mobiliare) e quindi di Tesoreria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

 

Secondo quanto riferito dalla Sala Stampa della Santa Sede, infatti, all’APSA viene chiesto di svolgere il ruolo di “Banca Centrale” del Vaticano.

 

In questo gruppo di norme, si possono far rientrare, inoltre, il Motu ProprioLa promozione” dell’8 agosto 2013, il nuovo Statuto dell’AIF (l’Autorità di Informazione Finanziaria) approvato con il Chirografo Mediante del 15 novembre 2013, le “Norme sull’amministrazione dei beni delle Cause di beatificazioni e canonizzazioni” (Rescriptum ex audientia SS.mi del 7 marzo 2016), approvate ad experimentum per tre anni, e, dopo il lavoro svolto da un apposito Comitato Tecnico, la revisione dello Statuto del Fondo Pensioni Vaticano (Motu Proprio Il Fondo Pensioni del 28 maggio 2015).

 

Con l’accennato Motu Proprio dell’8 agosto 2013 Papa Francesco ha statuito che i «Dicasteri della Curia Romana e gli altri organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede, nonché le organizzazioni senza scopo di lucro aventi per­sonalità giuridica canonica e sede nello Stato della Città del Vaticano sono tenuti ad osservare le leggi dello Stato della Città del Vaticano in materia di: a) misure per la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio e del finan­ziamento del terrorismo; b) misure contro i soggetti che minacciano la pace e la sicurezza inter­nazionale; c) vigilanza prudenziale degli enti che svolgono professionalmente un’at­tività di natura finanziaria» (art. 1).

 

Mentre con il Chirografo Mediante si conferma in capo all’AIF la funzione di vigilanza prudenziale, si estende, per la prima volta, in capo agli organi giudiziari vaticani la giurisdizione sulle materie citate anche nei confronti dei Dicasteri e degli altri organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede e si istituisce il Comitato di Sicurezza Finanziaria, dotandolo di relativo Statuto.

 

Infine, è da segnalare anche la costituzione di una “Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa” (Rescriptum ex audientia Ss.mi del 7 dicembre 2015) «allo scopo di contribuire alla più efficace gestione delle attività e alla conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei Fondatori e fino a che non venga diversamente disposto» (introduzione).

 

Questa Pontifica Commissione, composta da un Presidente e da sei esperti nelle discipline sanitarie, immobiliari, gestionali, economiche/amministrative e finanziarie e direttamente dipendente dal Segretario di Stato, «potrà compiere ogni azione giuridica e finanziaria finalizzata al valido e corretto adempimento del compito affidatole» (art. IV) e rilascerà «il consenso necessario, vincolante per la concessione delle autorizzazioni canoniche in ordine alla dismissione o riorganizzazione delle attività e/o degli immobili relativi al settore sanitario» (art. V).

 

Alla Commissione, inoltre, è affidato «a) lo studio generale sulla sostenibilità del sistema sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa (presupposti, caratteristiche, vincoli, modalità operative/gestionali, attualità degli obiettivi del sistema sanitario delle singole persone giuridiche pubbliche in fedeltà alla propria natura, alla propria missione e al proprio carisma) così da definire una possibile strategia operativa di lungo periodo anche in rapporto ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa; b) la proposta per la risoluzione delle situazioni di crisi in funzione delle risultanze dello studio più generale e attivando tutte le risorse possibili in collaborazione con i Responsabili delle persone giuridiche pubbliche interessate; c) lo studio e la proposta di nuovi modelli operativi per le persone giuridiche pubbliche operanti nel settore sanitario, in grado di attuare il carisma originario nel contesto attuale» (art. VI).

 

Per quanto riguarda lo IOR, il Papa ha confermato la missione dell’Istituto, e cioè fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo, ed ha stabilito, con il Rescriptum ex audentia SS.mi del 10 gennaio 2015, di aumentare da cinque a sei i Membri della Commissione Cardinalizia e del Consiglio di Sovrintendenza dello IOR e prima ancora, con il Rescriptum ex audientia SS.mi del 30 novembre 2013, che siano applicate all’Istituto i principi e le norme stabiliti nel Regolamento Generale della Curia Romana e che ai dipendenti si applichi lo stesso statuto giuridico-economico previsto per tutti i dipendenti vaticani dal medesimo Regolamento Generale.

 

In campo penale, in continuità con le normative introdotte da Papa Benedetto XVI in materia, è da ricordare l’emanazione, l’11 luglio 2013, del Motu ProprioAi nostri tempi” «sulla giurisdizione degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano in materia penale» con lo scopo di estendere la giurisdizione del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano alle strutture ed agli officiali della Santa Sede per quanto riguarda i reati commessi contro la sicurezza, gli interessi fondamentali ed il patrimonio della Santa Sede, nonché per gli altri reati previsti nelle Leggi nn. VIII (“Norme complementari in materia penale”) e IX (“Modifiche al Codice Penale ed al Codice di Procedura Penale”) approvate in pari data dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

 

La stessa Pontificia Commissione, sempre l’11 luglio 2013, ha emanato anche la Legge n. X recante “Norme generali in tema di sanzioni amministrative” e, pochi mesi dopo, l’8 ottobre 2013, la Legge n. XVIII di conferma del Decreto n. XI dell’8 agosto 2013 del Presidente del Governatorato recante “Norme in materia di trasparenza, vigilanza ed informazione finanziaria”.

 

Nell’ambito della lotta alla pedofilia tra il clero, iniziata sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II e proseguita soprattutto da Benedetto XVI, infine, «con lo scopo di offrire proposte e iniziative orientate a migliorare le norme e le procedure per la protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili» (Francesco, Lettera ai Presidenti delle Conferenze Episcopali e ai Superiori degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica circa la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, 2 febbraio 2015) va segnalata, innanzitutto, l’istituzione, il 22 marzo 2014, della Pontifica Commissione per la Tutela dei Minori (Chirografo Minorum tutela actuosa), il cui relativo Statuto ad experimentum è stato emanato il 21 aprile 2015.

 

Al fine «di garantire un più rapido esame» dei ricorsi di chierici in materia di delicta graviora, Papa Francesco ha voluto istituire uno speciale Collegio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, formato da sette tra Cardinali o Vescovi, sia Membri del Dicastero sia esterni ad esso, per l’esame dei ricorsi (Rescriptum ex audientia Ss.mi del 3 novembre 2014).

 

Il Collegio, si configura come una propaggine di cui la Sessione Ordinaria (o Feria IV) della Congregazione viene dotata per un esame dei ricorsi presentati dagli ecclesiastici in materia di delicta graviora (ossia i delitti più gravi nella celebrazione dei sacramenti e contro i costumi, tra i quali vi sono i delitti di abuso di minori e di pedopornografia) più rapido, efficiente e con una maggiore specializzazione.

 

Un primo frutto del lavoro della Commissione per la Tutela dei Minori è stata l’emanazione, il 4 giugno 2016, del Motu Proprio “Come una madre amorevole” con il quale si è stabilito che tra le cause gravi di rimozione dei Vescovi diocesani (e quelli ad essi equiparati), ai sensi del can. 193 CIC, vi è anche la «negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili».

 

Il Vescovo diocesano «può essere legittimamente rimosso dal suo incarico, se abbia, per negligenza, posto od omesso atti che abbiano provocato un danno grave ad altri, sia che si tratti di persone fisiche, sia che si tratti di una comunità nel suo insieme» (art. 1, § 1), prevedendo una dettagliata procedura ad hoc per destituirli.

 

Il testo, alquanto differente rispetto al progetto in parte annunziato il 10 giugno 2015 su una maggiore accontability dei Vescovi nella gestione dei casi di pedofilia tra il clero, prevede che «in tutti i casi nei quali appaiano seri indizi di quanto previsto dall’articolo precedente, la competente Congregazione della Curia romana può iniziare un’indagine in merito» (art. 2, § 1), all’esito della quale il Papa, che «si farà assistere da un apposito Collegio di giuristi» (art. 5), deciderà se dimissionare il Vescovo colpevole o meno.

 

In conclusione, in poco più di tre anni, numerosi sono stati gli interventi, in alcuni casi drastici in altri di semplice maquillage, che Papa Francesco ha voluto effettuare sulla “struttura” della Santa Sede. Non senza problemi ed incertezze giuridiche, questi provvedimenti a volte sembrano, almeno in apparenza, mancare di un chiaro disegno, rispondendo più ad una logica “emergenziale” che di strategia.

 

Sicuramente nei prossimi mesi e anni, conoscendo nel dettaglio il progetto ora allo studio del Pontefice e dei suoi collaboratori, avremo una visione generale più chiara e definitiva e potremo giudicare ed analizzare meglio se quanto statuito abbia portato del vero giovamento, considerando comunque che, come in generale la Chiesa, anche la Curia romana è “semper reformanda”.



 

 

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