N. 103 - Luglio 2016
(CXXXIV)
La
riforma
della
Curia
romana
di
papa
francesco
bilancio
a
tre
anni
dall'elezione
di
Claudio
Gentile
Dal
giorno
della
sua
elezione,
avvenuta
il
13
marzo
2013,
Papa
Francesco
sta
procedendo,
a
piccoli
passi
e
con
il
favore
dei
media
e
dei
fedeli,
ad
emanare
diverse
norme
che
da
qui
a
poco
cambieranno
il
volto
della
Curia
romana.
Innanzitutto
è da
segnalare
il
metodo
scelto
dal
Papa
per
effettuare
la
più
volte
annunciata
riforma.
Facendo
seguito,
infatti,
alle
discussioni
svoltesi
durante
le
Congregazioni
generali
che
hanno
preceduto
l’insolito
Conclave
tenutosi
dopo
la
rinuncia
di
Benedetto
XVI,
Papa
Francesco
non
ha
voluto
riformare
la
struttura
amministrativa
della
Curia
da
solo,
ma
ha
preferito
che
lo
aiutasse
in
questo
gravoso
impegno
un
gruppo
di
Cardinali,
da
lui
scelti,
Vescovi
residenziali
in
diverse
parti
del
mondo.
A
tal
proposito
ha
creato
il
Consiglio
dei
Cardinali
per
aiutare
il
Santo
Padre
nel
governo
della
Chiesa
universale
e
per
studiare
un
progetto
di
revisione
della
Costituzione
Apostolica
Pastor
Bonus
sulla
Curia
Romana
(Chirografo
Tra
i
suggerimenti,
28
settembre
2013),
composto
da
otto
Cardinali
(cui
poi
si è
aggiunto
il
Cardinale
Segretario
di
Stato)
e da
un
Vescovo
segretario,
giornalisticamente
chiamato
“il
C9”.
Il
Consiglio
si
riunisce
periodicamente
e
prevede
di
giungere
a
predisporre
un
riassetto
generale
degli
enti
e
delle
competenze
della
Curia
non
prima
della
fine
del
2017,
con
l’emanazione
di
un’apposita
nuova
Costituzione
Apostolica
che
andrà
a
sostituire
l’attuale
organizzazione
prevista
dalla
Costituzione
Apostolica
Pastor
bonus
promulgata
da
San
Giovanni
Paolo
II
nel
1988.
Non
solo,
ma
al
fine
di
giungere
ad
una
riforma
efficace
anche
delle
strutture
economiche-finanziarie
del
Vaticano,
il
Papa,
prima
di
procedere
a
qualsivoglia
riforma,
ha
istituito
anche
una
Pontificia
Commissione
referente
sull’Istituto
per
le
Opere
di
Religione
(IOR)
(Chirografo
Con
Chirografo,
24
giugno
2013)
ed
una
Pontificia
Commissione
referente
di
studio
e di
indirizzo
sull’organizzazione
della
struttura
economica-amministrativa
della
Santa
Sede
(COSEA)
(Chirografo
Le
riflessioni,
18
luglio
2013)
affinché,
studiata
previamente
ogni
cosa,
riferissero
e
proponessero
il
da
farsi.
Entrambe
le
Commissioni
hanno
terminato
i
loro
lavori
il
22
maggio
2014.
Dopo
tre
anni
di
lavoro
e
quindici
riunioni
già
svolte
del
Consiglio
dei
Cardinali,
Papa
Francesco,
anche
alla
luce
del
lavoro
delle
due
Commissioni
referenti,
ne
ha
anticipato
alcune
considerazioni
ed
ha
approvato
già
tre
grosse
novità:
la
creazione
del
Consiglio
e
della
Segreteria
per
l’Economia,
della
Segreteria
per
la
Comunicazione
e
del
Dicastero
per
i
Laici,
la
Famiglia
e la
Vita.
A
queste
si
aggiunge
la
già
annunciata
creazione
di
qui
a
breve
di
un
ulteriore
nuovo
Dicastero,
denominato
“Giustizia,
pace
e
migrazioni”,
che
andrà
a
sostituire
i
Pontifici
Consigli
per
la
Giustizia
e la
Pace,
“Cor
Unum”
e
per
la
Pastorale
degli
operatori
sanitari.
Oltre
a
questi
interventi
vanno
certamente
segnalati
anche
altri
provvedimenti
“di
riforma”,
non
strettamente
degli
enti
della
Curia,
ma
in
campo
economico-finanziario,
penale
e di
contrasto
alla
pedofilia
del
clero.
Iniziamo
ad
analizzare
le
norme
di
riforma
della
Curia
Romana
strettamente
intesi.
Il
24
febbraio
2014,
con
il
Motu
Proprio
“Fidelis
dispensator
et
prudens”,
è
stata
creata
la “Segreteria
per
l’Economia”,
da
molti
commentatori
definita
“il
Ministero
delle
Finanze
del
Vaticano”.
Il
Motu
Proprio
assegna
la
guida
della
Segreteria
ad
un
Cardinale
Prefetto,
coadiuvato
da
un
Prelato
Segretario
Generale
e da
un
Revisore
Generale.
A
quest’ultimo,
in
particolare,
spetta
compiere
la
revisione
contabile
di
tutti
gli
enti
vaticani.
L’intento
della
creazione
della
Segreteria
per
l’Economia
è
quello
di
tutelare
e
gestire
con
maggior
attenzione
i
beni
temporali
della
Chiesa,
anche
al
fine
di
razionalizzare
le
spese
per
meglio
distribuirle
a
favore
dei
poveri
e
della
missione
evangelizzatrice
della
Chiesa.
Come
l’evangelico
amministratore
buono
e
fedele,
da
cui
il
nome
del
documento
pontificio,
il
Segretariato
avrà
compiti
di
programmazione
finanziaria,
controllo
economico
e
vigilanza
su
tutti
gli
enti
della
Santa
Sede
e
dello
Stato
Città
del
Vaticano.
Alla
Segreteria
per
l’Economia,
oltre
alla
stesura
dei
bilanci,
spetta
anche
predisporre
tutte
«le
politiche
e le
procedure
relative
agli
acquisti
e
all’adeguata
allocazione
delle
risorse
umane»
(n.
5).
Il
nuovo
Dicastero
lavorerà
in
stretto
contatto
con
il “Consiglio
dell’Economia”,
organo
che
sostituisce
il
Consiglio
dei
Cardinali
per
lo
studio
dei
problemi
economici
ed
organizzativi
della
Santa
Sede,
il
cosiddetto
“Consiglio
dei
15”.
Se
il
“Consiglio
dei
15”
era
composto
da
quindici
Cardinali
ed
era
stato
voluto
da
Giovanni
Paolo
II
per
valutare
ed
approvare
i
bilanci
della
Santa
Sede,
il
Consiglio
per
l’Economia
è sì
formato
sempre
da
quindici
membri,
ma
otto
sono
scelti
tra
i
Cardinali
e
Vescovi
«in
modo
da
rispecchiare
l’Universalità
della
Chiesa»
(n.
2) e
altri
sette
–
novità
assoluta
–
tra
laici
«di
varie
nazionalità
con
competenze
finanziarie
e
riconosciuta
professionalità»
(ibidem).
Il
Consiglio
ha
il
compito
di «sorvegliare
la
gestione
economica
e di
vigilare
sulle
strutture
e
sulle
attività
amministrative
e
finanziarie
dei
Dicasteri
della
Curia
Romana,
delle
Istituzioni
collegate
con
la
Santa
Sede
e
dello
Stato
della
Città
del
Vaticano»
(n.
1).
Dopo
una
gestazione
non
proprio
semplice,
il
22
febbraio
2015,
il
Papa
ha
approvato
ad
experimentum
gli
Statuti
dei
due
nuovi
organismi,
nonché
quello
dell’Ufficio
del
Revisore
Generale,
creato
all’interno
della
Segreteria
dell’Economia.
A
seguito
di
diverse
interpretazioni
e
divergenze
sui
compiti
della
Segreteria
per
l’Economia
e
dell’APSA
(l’Amministrazione
del
Patrimonio
della
Sede
Apostolica),
che
hanno
rallentato
anche
l’operatività
del
nuovo
Dicastero,
si è
avuta
la
necessità
di
un
nuovo
intervento
pontificio
che
ha
definitivamente
specificato
gli
ambiti
di
competenza,
il
modo
di
procedere
ed
il
reciproco
coordinamento
tra
i
due
organismi.
Con
il
Motu
Proprio
I
beni
temporali
del
4
lugli0
2016
il
Papa
ha
previamente
ribadito
«la
direttiva
fondamentale
che
è
necessario
separare
in
maniera
netta
e
inequivocabile
la
gestione
diretta
del
patrimonio
dal
controllo
e
vigilanza
sull’attività
di
gestione»,
da
cui
ne
consegue
che
all’APSA
compete
l’amministrazione
dei
beni
e la
gestione
finanziaria,
mentre
alla
Segreteria
per
l’Economia
il
controllo
e la
vigilanza
sull’attività
di
amministrazione
e
gestione.
Alla
luce
di
quanto
specificato,
il
Motu
Proprio
elenca
le
mansioni
di
ciascuno
dei
due
Enti:
alla
Segreteria
compete
specificamente,
per
esempio,
emanare
decreti
esecutivi
generali
e le
istruzioni,
fornire
assistenza
e
supporto,
svolgere
attività
di
monitoraggio,
verifica,
analisi,
formulare
raccomandazioni
e
chiedere
informazioni
e
documentazione,
approvare
ogni
atto
di
alienazione/acquisto
o di
straordinaria
amministrazione,
formulare
linee
guida
e
modelli
in
materia
di
appalti,
fornire
assistenza
al
FAS
ed
al
Fondo
Pensioni;
mentre
all’APSA
compete
amministrare
il
patrimonio
mobiliare
e
immobiliare
della
Santa
Sede,
acquistare
beni
e
servizi,
pagare
le
fatture
e
gli
stipendi,
svolgere
il
servizio
di
tesoreria,
redigere
i
bilanci.
Dopo
aver
abrogato
l’art.
17
dello
Statuto,
l’art.
5
dell’atto
pontificio
prevede
che
eventuali
questioni
che
dovessero
sorgere
tra
i
due
organismi
«saranno
sottoposte
alle
decisioni
di
un
mio
Delegato,
affiancato
da
collaboratori».
La
seconda
riforma
della
Curia
finora
approvata,
invece,
è la
creazione
della
“Segreteria
per
la
Comunicazione”.
Creata
il
27
giugno
2015
con
il
Motu
Proprio
“L’attuale
contesto
comunicativo”,
dopo
che
un’apposita
Commissione
istituita
ad
hoc
ha
studiato
il
Rapporto
Finale
del
Vatican
Media
Committee,
la
Segreteria
assomma
su
di
se
le
competenze
del
Pontificio
Consiglio
per
le
Comunicazioni
Sociali,
della
Sala
Stampa
della
Santa
Sede,
del
Servizio
Internet
Vaticano
(compreso
il
servizio
Twitter),
della
Radio
Vaticana,
del
Centro
Televisivo
Vaticano,
de
L’Osservatore
Romano,
della
Tipografia
Vaticana,
del
Servizio
Fotografico
e
della
Libreria
Editrice
Vaticana.
In
entrambe
i
casi,
però,
almeno
per
il
momento,
i
due
nuovi
Segretariati
hanno
solo
aggiunto,
e
non
eliminato
(come
era
stato
chiesto
dai
Cardinali
per
snellire
la
Curia),
dei
Dicasteri,
creando
anche
non
poche
confusioni
sulle
competenze.
Tra
i
problemi
da
risolvere,
per
esempio,
c’è
ancora
la
formale
sovrapposizione
di
funzioni
tra
la
Segreteria
per
l’Economia
e la
Prefettura
per
gli
Affari
Economici
della
Santa
Sede,
per
la
quale
il
Regolamento
modificato
nel
febbraio
del
2012
prevede
un’attività
di
vigilanza
(tanto
che
era
definita
la
“Corte
dei
Conti
vaticana”)
e di
programmazione
finanziaria
(alla
Prefettura
spetta,
infatti,
il
compito
di
redigere
i
bilanci
e
dare
indicazioni
sui
“parametri
macro-economici
di
riferimento”).
Di
fatto,
però,
la
Prefettura
è
stata
sia
svuotata
di
funzioni,
sia
di
addetti,
tra
cui
il
Cardinale
Prefetto,
nominato
Prefetto
della
Congregazione
per
l’Educazione
Cattolica,
e
ciò
ha
fatto
dire
ad
alcuni
commentatori
che
la
Prefettura
sarà
abolita
con
la
generale
riforma
da
emanarsi
a
breve.
Per
quanto
riguarda
la
Segreteria
per
la
Comunicazione,
i
cui
statuti
sono
ancora
in
fase
di
elaborazione,
invece,
non
si è
ancora
capito
se
avrà
un
compito
eminentemente
tecnico
e di
coordinamento
tra
i
media
vaticani
o
anche
“pastorale”
come
farebbe
presagire
l’incorporazione
al
suo
interno
del
Pontificio
Consiglio
per
le
Comunicazioni
Sociali,
in
via
di
“smantellamento”
già
da
alcuni
mesi.
Il
Prefetto
incaricato
di
gestire
il
nuovo
organismo,
in
una
recente
intervista,
ha
spiegato
che
la
organizzazione
della
Segreteria
e in
generale
la
riforma
dei
media
vaticana
procede
volutamente
lentamente,
senza
scossoni
e
traumi,
secondo
la
politica
dei
piccoli
passi.
Con
il
terzo
ed
ultimo
provvedimento,
infine,
la
cui
natura
giuridica
è
alquanto
incerta
(si
tratta
dell’emanazione
di
uno
“Statuto”,
senza
l’accompagnamento
di
un
Chirografo
o
Motu
Proprio),
il
Papa
ha
disposto
che,
a
far
data
dal
1°
settembre
2016,
cesseranno
di
esistere
i
Pontifici
Consigli
per
i
Laici
e
per
la
Famiglia
e
sorgerà
il
“Dicastero
per
i
Laici,
la
Famiglia
e la
Vita”,
presieduto
da
un
Prefetto,
coadiuvato
a
sua
volta
da
un
Segretario,
che
potrebbe
essere
laico
(cfr.
art.
2, §
1).
Il
Dicastero,
il
cui
statuto
è
stato
approvato
ad
experimentum,
sarà
articolato
in
tre
Sezioni:
per
i
fedeli
laici,
per
la
famiglia
e
per
la
vita,
ciascuna
presieduta
da
un
Sotto-Segretario
(art.
2, §
2).
Al
Dicastero,
che
accorpa
le
funzioni
attualmente
svolte
dai
due
Pontifici
Consigli
citati,
spetta
animare
e
incoraggiare
la
promozione
della
vocazione
e
della
missione
dei
fedeli
laici
nella
Chiesa
e
nel
mondo
e
promuovere
studi
per
contribuire
all’approfondimento
dottrinale
delle
tematiche
e
delle
questioni
riguardanti
i
fedeli
laici,
promuovere
la
cura
pastorale
e la
tutela
della
dignità
della
famiglia,
favorendone
i
diritti
e la
responsabilità
nella
Chiesa
e
nella
società
civile,
curare
l’approfondimento
della
dottrina
sulla
famiglia
e la
sua
divulgazione
mediante
un’adeguata
catechesi,
sostenere
e
coordinare
le
iniziative
in
favore
della
procreazione
responsabile,
come
pure
per
la
tutela
della
vita
umana
dal
suo
concepimento
fino
al
suo
termine
naturale,
tenendo
presenti
i
bisogni
della
persona
nelle
diverse
fasi
evolutive.
Sulla
base
della
dottrina
morale
cattolica
e
del
Magistero
della
Chiesa,
inoltre,
ha
il
compito
di
studiare
e
promuovere
la
formazione
circa
i
principali
problemi
di
biomedicina
e di
diritto
relativi
alla
vita
umana
e le
ideologie
che
vanno
sviluppandosi
inerenti
la
stessa
vita
umana
e la
realtà
del
genere
umano.
Connessi
con
questo
Dicastero
sono
la
Pontificia
Accademia
per
la
Vita
ed
il
Pontificio
Istituto
“Giovanni
Paolo
II
per
studi
su
Matrimonio
e
Famiglia”
(cfr.
artt.
10 e
13).
Come
indicato
negli
statuti
non
si
tratta
né
di
una
Congregazione
né
di
un
Pontificio
Consiglio,
ma
di
un
“Dicastero”.
Dizione
alquanto
vaga,
il
documento
non
specifica
cosa
significhi
questo
nella
pratica
ed
in
cosa
si
discosti
da
una
“Congregazione”,
né
tanto
meno
è
possibile
desumerlo
dalle
competenze
affidategli
in
quanto
accorpa
sia
quelle
prettamente
amministrative
già
in
capo
al
Pontificio
Consiglio
per
i
Laici
(come
il
riconoscimento
e
l’approvazione
degli
statuti
delle
nuove
comunità
e
movimenti
laicali),
sia
quelle
di
coordinamento
ed
indirizzo
sulle
tematiche
già
di
competenza
dei
due
Pontifici
Consigli
soppressi.
Inoltre,
come
le
altre
Congregazioni
e
Pontici
Consigli,
il
Dicastero
avrà,
oltre
al
Prefetto,
al
Segretario
ed
ai
Sotto-Segretari,
dei
propri
membri
e
consultori,
seguendo
«in
tutto
le
norme
stabilite
per
la
Curia
Romana»
(art.
3, §
3).
La
vera
novità
del
documento,
al
netto
della
razionalizzazione
dei
“ministeri
vaticani”,
è la
possibilità
di
nominare
un
laico
nel
ruolo
di
Segretario
e
quindi
la
possibilità
di
far
porre
in
essere
atti
amministrativi
anche
a
chi
non
ha
la
potestà
d’ordine.
Come
anticipato,
oltre
alla
creazione
o
riforma
degli
enti
centrali
della
Chiesa,
il
Papa,
anche
alla
luce
dei
vari
scandali
scoppiati
negli
anni
scorsi,
ha
emanato
anche
una
serie
di
norme
in
materia
economico-finanziaria.
Tra
queste
troviamo
innanzitutto
il
trasferimento
alla
Segreteria
per
l’Economia,
con
il
Motu
Proprio
Confermando
una
tradizione
dell’8
luglio
2014,
dell’intera
“Sezione
Ordinaria”
dell’APSA,
quella
cioè
che
gestisce
i
beni
immobili
del
Vaticano.
All’APSA,
pertanto,
restano
ora
solo
le
funzioni
dell’ex
“Sezione
Straordinaria”
(gestione
del
patrimonio
mobiliare)
e
quindi
di
Tesoreria
della
Santa
Sede
e
dello
Stato
della
Città
del
Vaticano.
Secondo
quanto
riferito
dalla
Sala
Stampa
della
Santa
Sede,
infatti,
all’APSA
viene
chiesto
di
svolgere
il
ruolo
di
“Banca
Centrale”
del
Vaticano.
In
questo
gruppo
di
norme,
si
possono
far
rientrare,
inoltre,
il
Motu
Proprio
“La
promozione”
dell’8
agosto
2013,
il
nuovo
Statuto
dell’AIF
(l’Autorità
di
Informazione
Finanziaria)
approvato
con
il
Chirografo
Mediante
del
15
novembre
2013,
le “Norme
sull’amministrazione
dei
beni
delle
Cause
di
beatificazioni
e
canonizzazioni”
(Rescriptum
ex
audientia
SS.mi
del
7
marzo
2016),
approvate
ad
experimentum
per
tre
anni,
e,
dopo
il
lavoro
svolto
da
un
apposito
Comitato
Tecnico,
la
revisione
dello
Statuto
del
Fondo
Pensioni
Vaticano
(Motu
Proprio
Il
Fondo
Pensioni
del
28
maggio
2015).
Con
l’accennato
Motu
Proprio
dell’8
agosto
2013
Papa
Francesco
ha
statuito
che
i «Dicasteri
della
Curia
Romana
e
gli
altri
organismi
ed
enti
dipendenti
dalla
Santa
Sede,
nonché
le
organizzazioni
senza
scopo
di
lucro
aventi
personalità
giuridica
canonica
e
sede
nello
Stato
della
Città
del
Vaticano
sono
tenuti
ad
osservare
le
leggi
dello
Stato
della
Città
del
Vaticano
in
materia
di:
a)
misure
per
la
prevenzione
ed
il
contrasto
del
riciclaggio
e
del
finanziamento
del
terrorismo;
b)
misure
contro
i
soggetti
che
minacciano
la
pace
e la
sicurezza
internazionale;
c)
vigilanza
prudenziale
degli
enti
che
svolgono
professionalmente
un’attività
di
natura
finanziaria»
(art.
1).
Mentre
con
il
Chirografo
Mediante
si
conferma
in
capo
all’AIF
la
funzione
di
vigilanza
prudenziale,
si
estende,
per
la
prima
volta,
in
capo
agli
organi
giudiziari
vaticani
la
giurisdizione
sulle
materie
citate
anche
nei
confronti
dei
Dicasteri
e
degli
altri
organismi
ed
enti
dipendenti
dalla
Santa
Sede
e si
istituisce
il
Comitato
di
Sicurezza
Finanziaria,
dotandolo
di
relativo
Statuto.
Infine,
è da
segnalare
anche
la
costituzione
di
una
“Pontificia
Commissione
per
le
attività
del
settore
sanitario
delle
persone
giuridiche
pubbliche
della
Chiesa”
(Rescriptum
ex
audientia
Ss.mi
del
7
dicembre
2015)
«allo
scopo
di
contribuire
alla
più
efficace
gestione
delle
attività
e
alla
conservazione
dei
beni
mantenendo
e
promuovendo
il
carisma
dei
Fondatori
e
fino
a
che
non
venga
diversamente
disposto»
(introduzione).
Questa
Pontifica
Commissione,
composta
da
un
Presidente
e da
sei
esperti
nelle
discipline
sanitarie,
immobiliari,
gestionali,
economiche/amministrative
e
finanziarie
e
direttamente
dipendente
dal
Segretario
di
Stato,
«potrà
compiere
ogni
azione
giuridica
e
finanziaria
finalizzata
al
valido
e
corretto
adempimento
del
compito
affidatole»
(art.
IV)
e
rilascerà
«il
consenso
necessario,
vincolante
per
la
concessione
delle
autorizzazioni
canoniche
in
ordine
alla
dismissione
o
riorganizzazione
delle
attività
e/o
degli
immobili
relativi
al
settore
sanitario»
(art.
V).
Alla
Commissione,
inoltre,
è
affidato
«a)
lo
studio
generale
sulla
sostenibilità
del
sistema
sanitario
delle
persone
giuridiche
pubbliche
della
Chiesa
(presupposti,
caratteristiche,
vincoli,
modalità
operative/gestionali,
attualità
degli
obiettivi
del
sistema
sanitario
delle
singole
persone
giuridiche
pubbliche
in
fedeltà
alla
propria
natura,
alla
propria
missione
e al
proprio
carisma)
così
da
definire
una
possibile
strategia
operativa
di
lungo
periodo
anche
in
rapporto
ai
principi
della
Dottrina
Sociale
della
Chiesa;
b)
la
proposta
per
la
risoluzione
delle
situazioni
di
crisi
in
funzione
delle
risultanze
dello
studio
più
generale
e
attivando
tutte
le
risorse
possibili
in
collaborazione
con
i
Responsabili
delle
persone
giuridiche
pubbliche
interessate;
c)
lo
studio
e la
proposta
di
nuovi
modelli
operativi
per
le
persone
giuridiche
pubbliche
operanti
nel
settore
sanitario,
in
grado
di
attuare
il
carisma
originario
nel
contesto
attuale»
(art.
VI).
Per
quanto
riguarda
lo
IOR,
il
Papa
ha
confermato
la
missione
dell’Istituto,
e
cioè
fornire
servizi
finanziari
specializzati
alla
Chiesa
Cattolica
in
tutto
il
mondo,
ed
ha
stabilito,
con
il
Rescriptum
ex
audentia
SS.mi
del
10
gennaio
2015,
di
aumentare
da
cinque
a
sei
i
Membri
della
Commissione
Cardinalizia
e
del
Consiglio
di
Sovrintendenza
dello
IOR
e
prima
ancora,
con
il
Rescriptum
ex
audientia
SS.mi
del
30
novembre
2013,
che
siano
applicate
all’Istituto
i
principi
e le
norme
stabiliti
nel
Regolamento
Generale
della
Curia
Romana
e
che
ai
dipendenti
si
applichi
lo
stesso
statuto
giuridico-economico
previsto
per
tutti
i
dipendenti
vaticani
dal
medesimo
Regolamento
Generale.
In
campo
penale,
in
continuità
con
le
normative
introdotte
da
Papa
Benedetto
XVI
in
materia,
è da
ricordare
l’emanazione,
l’11
luglio
2013,
del
Motu
Proprio
“Ai
nostri
tempi”
«sulla
giurisdizione
degli
organi
giudiziari
dello
Stato
della
Città
del
Vaticano
in
materia
penale»
con
lo
scopo
di
estendere
la
giurisdizione
del
Tribunale
dello
Stato
della
Città
del
Vaticano
alle
strutture
ed
agli
officiali
della
Santa
Sede
per
quanto
riguarda
i
reati
commessi
contro
la
sicurezza,
gli
interessi
fondamentali
ed
il
patrimonio
della
Santa
Sede,
nonché
per
gli
altri
reati
previsti
nelle
Leggi
nn.
VIII
(“Norme
complementari
in
materia
penale”)
e IX
(“Modifiche
al
Codice
Penale
ed
al
Codice
di
Procedura
Penale”)
approvate
in
pari
data
dalla
Pontificia
Commissione
per
lo
Stato
della
Città
del
Vaticano.
La
stessa
Pontificia
Commissione,
sempre
l’11
luglio
2013,
ha
emanato
anche
la
Legge
n. X
recante
“Norme
generali
in
tema
di
sanzioni
amministrative”
e,
pochi
mesi
dopo,
l’8
ottobre
2013,
la
Legge
n.
XVIII
di
conferma
del
Decreto
n.
XI
dell’8
agosto
2013
del
Presidente
del
Governatorato
recante
“Norme
in
materia
di
trasparenza,
vigilanza
ed
informazione
finanziaria”.
Nell’ambito
della
lotta
alla
pedofilia
tra
il
clero,
iniziata
sotto
il
pontificato
di
San
Giovanni
Paolo
II e
proseguita
soprattutto
da
Benedetto
XVI,
infine,
«con
lo
scopo
di
offrire
proposte
e
iniziative
orientate
a
migliorare
le
norme
e le
procedure
per
la
protezione
di
tutti
i
minori
e
degli
adulti
vulnerabili»
(Francesco,
Lettera
ai
Presidenti
delle
Conferenze
Episcopali
e ai
Superiori
degli
Istituti
di
Vita
Consacrata
e le
Società
di
Vita
Apostolica
circa
la
Pontificia
Commissione
per
la
Tutela
dei
Minori,
2
febbraio
2015)
va
segnalata,
innanzitutto,
l’istituzione,
il
22
marzo
2014,
della
Pontifica
Commissione
per
la
Tutela
dei
Minori
(Chirografo
Minorum
tutela
actuosa),
il
cui
relativo
Statuto
ad
experimentum
è
stato
emanato
il
21
aprile
2015.
Al
fine
«di
garantire
un
più
rapido
esame»
dei
ricorsi
di
chierici
in
materia
di
delicta
graviora,
Papa
Francesco
ha
voluto
istituire
uno
speciale
Collegio
presso
la
Congregazione
per
la
Dottrina
della
Fede,
formato
da
sette
tra
Cardinali
o
Vescovi,
sia
Membri
del
Dicastero
sia
esterni
ad
esso,
per
l’esame
dei
ricorsi
(Rescriptum
ex
audientia
Ss.mi
del
3
novembre
2014).
Il
Collegio,
si
configura
come
una
propaggine
di
cui
la
Sessione
Ordinaria
(o
Feria
IV)
della
Congregazione
viene
dotata
per
un
esame
dei
ricorsi
presentati
dagli
ecclesiastici
in
materia
di
delicta
graviora
(ossia
i
delitti
più
gravi
nella
celebrazione
dei
sacramenti
e
contro
i
costumi,
tra
i
quali
vi
sono
i
delitti
di
abuso
di
minori
e di
pedopornografia)
più
rapido,
efficiente
e
con
una
maggiore
specializzazione.
Un
primo
frutto
del
lavoro
della
Commissione
per
la
Tutela
dei
Minori
è
stata
l’emanazione,
il 4
giugno
2016,
del
Motu
Proprio
“Come
una
madre
amorevole”
con
il
quale
si è
stabilito
che
tra
le
cause
gravi
di
rimozione
dei
Vescovi
diocesani
(e
quelli
ad
essi
equiparati),
ai
sensi
del
can.
193
CIC,
vi è
anche
la «negligenza
dei
Vescovi
nell’esercizio
del
loro
ufficio,
in
particolare
relativamente
ai
casi
di
abusi
sessuali
compiuti
su
minori
ed
adulti
vulnerabili».
Il
Vescovo
diocesano
«può
essere
legittimamente
rimosso
dal
suo
incarico,
se
abbia,
per
negligenza,
posto
od
omesso
atti
che
abbiano
provocato
un
danno
grave
ad
altri,
sia
che
si
tratti
di
persone
fisiche,
sia
che
si
tratti
di
una
comunità
nel
suo
insieme»
(art.
1, §
1),
prevedendo
una
dettagliata
procedura
ad
hoc
per
destituirli.
Il
testo,
alquanto
differente
rispetto
al
progetto
in
parte
annunziato
il
10
giugno
2015
su
una
maggiore
accontability
dei
Vescovi
nella
gestione
dei
casi
di
pedofilia
tra
il
clero,
prevede
che
«in
tutti
i
casi
nei
quali
appaiano
seri
indizi
di
quanto
previsto
dall’articolo
precedente,
la
competente
Congregazione
della
Curia
romana
può
iniziare
un’indagine
in
merito»
(art.
2, §
1),
all’esito
della
quale
il
Papa,
che
«si
farà
assistere
da
un
apposito
Collegio
di
giuristi»
(art.
5),
deciderà
se
dimissionare
il
Vescovo
colpevole
o
meno.
In
conclusione,
in
poco
più
di
tre
anni,
numerosi
sono
stati
gli
interventi,
in
alcuni
casi
drastici
in
altri
di
semplice
maquillage,
che
Papa
Francesco
ha
voluto
effettuare
sulla
“struttura”
della
Santa
Sede.
Non
senza
problemi
ed
incertezze
giuridiche,
questi
provvedimenti
a
volte
sembrano,
almeno
in
apparenza,
mancare
di
un
chiaro
disegno,
rispondendo
più
ad
una
logica
“emergenziale”
che
di
strategia.
Sicuramente
nei
prossimi
mesi
e
anni,
conoscendo
nel
dettaglio
il
progetto
ora
allo
studio
del
Pontefice
e
dei
suoi
collaboratori,
avremo
una
visione
generale
più
chiara
e
definitiva
e
potremo
giudicare
ed
analizzare
meglio
se
quanto
statuito
abbia
portato
del
vero
giovamento,
considerando
comunque
che,
come
in
generale
la
Chiesa,
anche
la
Curia
romana
è “semper
reformanda”.