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filosofia & religione


N. 103 - Luglio 2016 (CXXXIV)

una frattura nel mondo cristiano

riforma protestante e controriforma
di Ilaria La Fauci

 

Nel XV secolo gravava sulla Chiesa il peso delle modifiche introdotte da pontefici che spesso avevano personalizzato il loro ruolo di capi del Cristianesimo, con l’obiettivo di ottenere maggiori vantaggi in termini di potere. Grazie infatti all’affermazione del cristianesimo come religione dell’impero romano, allo sviluppo della figura del pontefice, alle prime donazioni finalizzate alla creazione del Patrimonium Sancti Petri e alle crociate, avvenne un’ascesa inarrestabile della Chiesa che portò a modifiche sostanziali sul concetto di uomo cristiano, di contro alla Chiesa povera e umile dei primi secoli.

 

Quest’ultima diventò progressivamente ricca, potente e corrotta. Inevitabile fu quindi che ad un certo punto quest’ultima non avesse più il consenso, non tanto dal popolo, quanto da quei nuovi intellettuali o monaci, che dopo accurati studi, si resero conto che il vero senso della Chiesa cristiana fosse andato perduto da secoli.

 

Martin Lutero fu l’iniziatore e il simbolo della Riforma Protestante: diventò un teologo tedesco e monaco agostiniano, nato in un ambiente cattolico ma volgare, ricco di superstizioni popolari derivanti da credenze pagane, e approfondì gli studi sulla relazione tra Dio e l’uomo, leggendo i Salmi e le Epistole di San Paolo.

 

Ne emerse una teoria sulla Grazia in virtù della quale la salvezza non possa essere ottenuta se non per volontà di Dio: contava infatti il pentimento e non la penitenza, giacché l’azione materiale non era nulla senza la reale ammissione di colpevolezza; l’indulgenza risultava quindi superflua dal momento che il peccato non poteva essere rimosso mediante compenso; le opere buone dovevano essere compiute, ma solo per favorire le relazioni interpersonali tra gli uomini; ogni credente era in grado di leggere e interpretare le Sacre Scritture senza alcuna intercessione (pratica nota come sacerdozio universale).

 

Il papato era un’istituzione simile alla monarchia, imperfetta e umana; infine solo due sacramenti erano riconosciuti perché hanno un fondamento nella Bibbia, ovvero l’Eucarestia e il Battesimo. Queste teorie sulla grazia e sulla predestinazione alla salvezza furono esposte nella Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum, ovvero le novantacinque tesi affisse sulla chiesa del castello di Wittenberg il 31 ottobre 1517, tra le quali possiamo rammentare:

 

10. Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti, i quali riservano penitenze canoniche per il purgatorio ai moribondi.

 

21. Sbagliano pertanto quei predicatori d’indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l’uomo è sciolto e salvato da ogni pena.

 

22. Il papa, anzi, non rimette alle anime in purgatorio nessuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni.

 

28. Certo è che al tintinnio della moneta nella cesta possono aumentare la petulanza e l’avarizia: invece il suffragio della Chiesa è in potere di Dio solo.

 

36. Qualsiasi cristiano veramente pentito ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di indulgenza.

 

84. Parimenti: che è questa nuova di Dio e del papa, per cui si concede ad un uomo empio e peccatore di redimere in forza del danaro un’anima pia e amica di Dio, e tuttavia non la si redime per gratuita carità in base alla necessità di tale anima pia e diletta?

 

Notevoli furono i mali che attanagliarono la Chiesa per lungo tempo: nicolaismo, simonia, malcostume, ignoranza, acquisto delle indulgenze per rimettere le pene non solo dei vivi, ma anche delle anime in Purgatorio: “appena il soldo in cassa rimbalza, l’anima via dal Purgatorio balza” fu il motto dei banditori di indulgenze che circolavano tra la gente. L’obiettivo di Lutero fu quindi riuscire a far emergere la purezza del cristianesimo antico, il quale aveva fatto guadagnare a questa religione veri e convinti seguaci e aveva permesso di migliorare l’umanità intingendola nell’umiltà e nella bontà.

 

Il papa contemporaneo a Lutero fu Leone X, che, il 15 giugno 1520, emanò la bolla Exsurge Domine: condannò al rogo gli scritti luterani, gli chiese di ritrattare quarantuno delle tesi entro sessanta giorni, pena la scomunica, e vietò di pubblicare testi contenenti queste eresie.

 

Lutero rispose bruciando la copia della sua bolla, ma, nonostante ciò, ricevette la protezione del duca ed elettore di Sassonia Federico il Saggio: continuò la traduzione del Vecchio e del Nuovo Testamento, pubblicandone 445 edizioni attraverso il libraio Melchior Lotter.

 

Vennero scritti i brani polemici: opuscoli o semplici fogli che mettevano in discussione i dogmi della Chiesa del XV secolo. Ottimo strumento per la diffusione di questi ideali, la stampa venne vista come un mezzo concesso da Dio per far sì che le persone potessero avere libero accesso alla verità.

 

Queste argomentazioni furono accolte da parte del proletariato, dei contadini, dei borghesi, dei principi tedeschi e degli intellettuali, che sostennero immediatamente questa riforma, in base ad interessi molteplici ed eterogenei: i contadini misero in atto una vera e propria rivolta nel 1524-1525, supportati da dodici articoli in cui sostenevano l’abolizione della servitù personale, l’uso delle foreste e dei boschi, la possibilità di leggere e l’abolizione delle decime, l’opposizione alla struttura sociale per ceti, tutto questo in costante rischiamo al Vangelo.

 

Lutero venne preso come paladino, ma questi rifiutò perché non accettava la violenza e la ribellione, seppur poi, stanco delle continue richieste di ottenere il suo favore, incitò allo sterminio dei ribelli dicendo che in tal modo veniva lasciata a Dio la scelta di chi meritasse o meno la salvezza; Thomas Muntzer ne fu invece il rappresentante effettivo, ma non riuscì a dare compattezza al gruppo dei ribelli o ad ottenere maggiore consenso e non poté far nulla per i cento mila contadini che vennero sterminati.

 

Gli intellettuali videro nella riforma la possibilità di affermare il diritto di pensare e scrivere liberamente, una rivoluzione culturale per lottare contro l’analfabetismo cui aspiravano da parecchio tempo. I principi tedeschi ovviamente approfittarono della situazione nel tentativo di indebolire il papato e diminuire la presa e l’influenza che esso aveva sul loro popolo.

 

Nel 1529 sei principi e quattordici città tedesche si riunirono nella dieta di Spira protestando contro l’editto di Worms (promulgato il 1521, l’editto confermava che Lutero era un fuorilegge e veniva vietata la lettura e il possesso dei suoi scritti), da cui la locuzione Riforma Protestante; nel 1531 si unirono in un’alleanza militare in Germania, la Lega di Smalcalda.

 

In tutta Europa si crearono focolai di protesta e di riforma:

- Ulrich Zwingli in Svizzera riformò Zurigo, opponendosi all’idea di messa come sacrificio, sopprimendo i conventi e trasformandoli in scuole e ospedali;

- Konrad Grebel e Felix Manz fondarono il gruppo dei Fratelli Svizzeri Anabattisti, che credevano nell’uguaglianza sociale, nella necessità di ribattezzarsi per conferma di un atto compiuto da incoscienti e nella separazione in comunità isolate dallo Stato;

- Giovanni Calvino a Ginevra pubblicò l’Istituzione della religione cristiana, completò la teoria della predestinazione, affermando che la salvezza dipendesse dalla grazia divina e che la vita ben compiuta fosse un onore per Dio.

 

Si creò una frattura nel Cristianesimo dovuta al sorgere di questi nuovi movimenti religiosi che reagirono alla degenerazione spirituale della Chiesa.

 

La diffusione fu ampia: il luteranesimo in Germania, Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda; il calvinismo in Francia (pastori ugonotti), Ungheria, Paesi Bassi, Scozia (John Knox); in Inghilterra Enrico VIII della dinastia Tudor si fece proclamare capo supremo della chiesa inglese, attraverso l’Atto di supremazia del 1534, vietando il pagamento delle decime a Roma, assumendosi il diritto di scomunicare, di abolire i monasteri e di incamerare i beni ecclesiastici.

 

Il papato tentò inizialmente di contenere questo fenomeno con la creazione di alcune bolle: nel 1487 papa Innocenzo VIII emanò la bolla Inter Multiplices con lo scopo di controllare le pubblicazioni mediante le autorità ecclesiastiche, un intervento repressivo e preventivo.

 

Non bastando, nel 1515 papa Leone X, mediante la bolla Inter Sollicitudines, istituì la figura del Maestro del Sacro Palazzo per accettare o rifiutare i testi da mandare in stampa (nasceva l’imprimatur, ovvero il visto ecclesiastico) e parlò della sua preoccupazione in questi termini: «[...] Ne segue che l’arte della stampa, come è ritenuta utilissima perché facilita la moltiplicazione di libri pregevoli e utili, così diverrebbe dannosissima se chi l’ha nelle mani la usasse malamente, via via stampando ciò che è nocivo. Perciò è necessario che, con giusti rimedi, venga messo un freno agli stampatori, sicché desistano dallo stampare libri che si prevedono contrari o avversi alla fede cattolica, o che rischino di arrecare scandalo nelle menti dei fedeli. Perciò [...], avendo saputo da sicuri rapporti, che mediante questa arte sono stati stampati in diverse parti del mondo molti libri e trattati contenenti vari errori e pericolose affermazioni, anche contrarie alla santa religione cristiana, e che ogni giorno altri se ne stampano, volendo arginare tanto detestabile peste, come richiede l’ufficio pastorale commessoci, con autorità apostolica, sotto pena di scomunica latae sententiae, da incorrersi ipso facto, e multa pecuniaria da comminarsi ad arbitrio degli ordinari del luogo, con questa lettera comandiamo e ordiniamo a tutti e singoli i tipografi, e a tutti quanti in qualche modo ne dipendano o che in qualsiasi modo collaborino nella loro attività, – risiedano essi nella Curia Romana, oppure in città, terre, castelli, paesi e villaggi d’Italia, Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Scozia o di qualsiasi altra regione –: che d’ora innanzi non osino stampare, o far stampare, libri trattati o altro genere di scrittura, prima che abbiano fatto esaminare il testo, e ottenutane espressa licenza (da concedersi gratis), al Maestro del S. Palazzo (o, in sua assenza, dal suo vicegerente) se si tratta della Curia Romana, o altrimenti agli ordinari del luogo [...]».

 

Il papa capì di aver bisogno di collaboratori per arrestare il movimento: nel 1540 riconobbe la Compagnia di Gesù, fondata pochi anni prima da Ignazio di Loyola, utilizzandola per contrastare l’avanzata protestante; vennero creati anche altri ordini religiosi: oratorio del divino amore, l’ordine dei teatini, dei cappuccini, delle orsoline; nel 1542 papa Paolo III emanò la Licet ab initio, istituendo la Sacra Romana Inquisizione (chiamata anche Sant’Uffizio).

 

Infine, durante il Concilio ecumenico di Trento (1545-1563), papa Paolo IV prese l’estrema decisione di usare la censura e creare l’indice dei libri proibiti: 1.000 titoli condannati al rogo di opere di autori non cristiani, cristiani e anonimi.

 

Queste iniziative fecero parte di un movimento noto con il nome di Controriforma (parola che ne sottolinea l’aspetto repressivo e che fu usata per la prima volta da Johann Stephan Putter, un docente giurista, nel 1776) o Riforma Cattolica.

 

La risposta della Chiesa Cristiana si manifestò durante il Concilio di Trento, in cui il pontefice si occupò delle questioni teologiche: venne ribadito che la Chiesa potesse essere l’unica in grado di spiegare le Sacre Scritture, che la salvezza potesse avvenire mediante opere e fede, che il celibato fosse un obbligo per i sacerdoti, che l’istruzione dovesse avvenire mediante il catechismo e che si prendessero dei provvedimenti contro il nepotismo, la simonia e il concubinaggio. Tutti i cristiani cattolici si sarebbero dovuti uniformare a queste regole.

 

L’imperatore Carlo V però, non pienamente soddisfatto, richiese un compromesso tra sovrani cattolici e sovrani protestanti onde evitare la distruzione delle fondamenta dell’impero dilaniato dai recenti scontri: nel 1555 l’imperatore firmò la Pace di Augusta, secondo cui in virtù del cuius regio, eius religio, ogni uomo avrebbe accettato come propria la religione del proprio principe, cattolico o luterano che fosse.


 

Riferimenti bibliografici:

 

Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Manuale di storia. Vol. 2, L’età moderna, 1998.

Pinto De Oliveira C.J., Le premier document pontifical sur la presse. La constitution «Inter multiplices» d’Innocent VIII, in “Revue des sciences philosophiques et théologiques”, 50 (1966), pp. 628-643.

Prodi P., Riforma Cattolica e Controriforma, in Nuove questioni di storia moderna, Milano 1964.

Zoli S., La Controriforma, Firenze 1979.



 

 

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