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N. 86 - Febbraio 2015 (CXVII)

BARBARIE O CIVILTà?
Un inevitabile, epocale bivio

di Giovanna D'Arbitrio

 

Ogni giorno i Tg ci mostrano orrende immagini di violenza e morte: tra attentati terroristici, decapitazioni, roghi, torture e quant’altro ci sembra di essere ritornati ai secoli bui del Medio Evo, in un progressivo oscuro sprofondamento nell’ abisso dell’inciviltà.

 

Siamo sgomenti e ci chiediamo attoniti quali siano le cause che producono tali effetti. C’è una spiegazione a tutto ciò?

 

Noi comuni mortali, lontani dai complicati interessi internazionali ci poniamo inquietanti interrogativi ai quali non sappiamo rispondere.

 

Come mai micidiali armi finiscono nelle mani dei terroristi? Perché le guerre scoppiano in prevalenza in paesi pieni di risorse di ogni genere?

 

Come mai di tali paesi si parla sempre, mentre se ne ignorano altri in condizioni altrettanto drammatiche? Perché pena di morte e orrende torture sono ancora presenti nei paesi civili?

 

Chi fabbrica e fornisce strumenti che infliggono sofferenze ad altri esseri umani?

 

Perché non si punta mai su istruzione, cultura, lavoro e solidarietà per creare vivibilità invece di violenza, morte e distruzione?

 

Come mai perfino l’Europa rinuncia a essere un faro di civiltà e cultura, crollando sotto i colpi dello Spread ed i debiti dei paesi poveri?

 

E così via. Le domande potrebbero essere ancora tante, ma le risposte non sono sempre facili e talvolta esse innescano altre domande .

 

Pericolosa ottusità generalizzata, incapacità a elaborare una responsabile visione d’insieme, crescente follia collettiva, imperante ateismo o devastanti fondamentalismi religiosi sembrano impedire una positiva evoluzione dell’Umanità.

 

Cosa accade? Forse non c’è un numero sufficiente di persone “illuminate” che potrebbe determinare una svolta significativa? Ricchi e poveri, animali e piante periranno allora “tutti insieme” e così forse anche i più ottusi impareranno la difficile” lezione dell’Uno”?

 

I popoli antichi sulla loro pelle avevano già appreso tale lezione, consapevoli delle interazioni tra microcosmo e macrocosmo, uomo, natura, universo e Dio, ma ora abbiamo dimenticato tutto ciò.

 

E purtroppo non basteranno certo privilegi e avanzate tecnologie a salvarci, se non saremo in grado di cambiare. Ecco che il libero arbitrio nello schierarsi da una parte o dall’altra diventa più che mai importante, se pensiamo che la vita abbia un significato.

 

Eventi straordinari di ogni genere ci inducono a riflettere su un periodo storico che si concluderà prima o poi, in un modo o nell’altro.

 

Essendo arrivati dunque a un inevitabile bivio, ci rendiamo conto che è giunta l’ora di schierarsi da una parte o dall’altra, scegliendo tra barbarie o civiltà, egoismo o solidarietà, schiavitù o libertà, materialismo o valori etici e spirituali.

 

G. Orwell nel suo lungimirante romanzo 1984 (Nineteen Eighty-four) ci aveva messi in guardia contro i tre slogan del Grande Fratello, terribile dittatore che si serve di avanzate tecnologie per controllare e omologare l’umanità: “l’ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà è schiavitù”.

 

Il pericolo maggiore che oggi corriamo in effetti è proprio quello dell’ottundimento delle coscienze sotto i colpi di una distruttiva omologante cultura che martellandoci continuamente con immagini e slogan negativi, potrebbe condurci a una crescente spirale di odio e violenza oppure farci sprofondare lentamente nella rassegnazione, nell’abitudine e infine nell’ indifferenza a tutto ciò che accade intorno a noi, convinti di essere impotenti ed inermi dinanzi a decisioni che ci sovrastano.

 

Le frasi che spesso sentiamo in giro sono sempre le stesse: “Cosa possiamo fare noi? Non contiamo niente in fondo, sono altri che decidono.

 

Eppure nei nostri democratici paesi occidentali possiamo ancora scegliere (sia pure tra molti condizionamenti) chi ci dovrà governare, chi dovrà poi accettare o rifiutare strategie politico-economiche, ora non sono solo nazionali, ma globalizzate. Siamo dunque tutti responsabili di ciò che accade in questo momento, tutti stiamo scegliendo tra egoismo basato su danaro, privilegi, corruzione e violenza da un lato e, dall’altro, solidarietà radicata in giustizia sociale, rispetto di diritti umani e civili, difesa dei beni comuni, onestà, pace.

 

Se ci fermiamo a considerare i meccanismi di causa-effetto, probabilmente la lettura del rapporto di Amnesty International 2013 ci può far riflettere su quanto avviene negli scenari internazionali.

 

Salil Shetty nell’Introduzione al suddetto rapporto intitolato “I diritti umani non conoscono confini”, cita le seguenti parole di M. L. King: “L’ingiustizia che si verifica in un luogo minaccia la giustizia ovunque. Siamo tutti presi in una rete di reciprocità alla quale non si può sfuggire, legati a un unico destino. Qualsiasi cosa colpisca direttamente uno, colpisce indirettamente tutti.” (Martin Luther King Jr, lettera dal carcere di Birmingham, Usa, 16 aprile 1963).

 

Ricordando Malala e la sua coraggiosa lotta per il diritto all’ istruzione, egli ha messo in evidenza l’importanza dei social network come strumento di informazione libera, immediata ed estesa al mondo.

 

Il coraggio e la sofferenza delle persone, insieme alla potenza senza confini dei social network, hanno cambiato la nostra visione della lotta per l’affermazione dei diritti umani, poiché il principio di solidarietà e la difesa dei diritti umani non hanno confini. Pertanto Salil ha affermato.

 

“Un elemento chiave della protezione dei diritti umani è il diritto di tutte le persone di essere libere dalla violenza. Un altro elemento fondamentale è dato dai forti limiti imposti alla possibilità dello stato d’interferire nella nostra vita e in quella dei nostri familiari. Ciò comprende la protezione della nostra libertà d’espressione, associazione e coscienza”.

 

E così ci sembra giusto concludere con le parole del personaggio di Orwell, Winston Smith, l’ultimo uomo libero rimasto sulla Terra, il quale prima di essere “omologato” con lavaggio del cervello, sotto tortura dice: “Io so che alla fine sarete sconfitti. C’è qualcosa nell’universo…non so, un qualche principio che non riuscirete mai a sopraffare... Lo spirito dell’Uomo”.



 

 

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