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N. 19 - Luglio 2009 (L)

roma 1849

Storia delLA "REPUBBLICA ROMANA"
di Giorgio Giannini

 

Il 9 febbraio 1849 è proclamata dall’Assemblea Costituente, riunita nella Sala del Campidoglio, la Repubblica Romana, che segna la fine del Potere Temporale della Chiesa ed il Papa Pio IX fugge a Gaeta, di notte, travestito da prete. La Repubblica dura appena 5 mesi, in quanto i Regni cattolici di Austria,Francia,Spagna e di Napoli intervengono per restaurare il potere del Papa. Dopo una strenua e lunga resistenza al Gianicolo, i patrioti romani sono costretti a cedere ed il 4 luglio i Francesi entrano in Roma. Il giorno prima, 3 luglio, è approvata la Costituzione della Repubblica.

 

Il 16 giugno 1846 è eletto Papa il Cardinale Giovanni Mastai Ferretti, Vescovo di Imola, che assume il nome di Pio IX ed attua una serie di riforme che gli attirano la simpatia dei liberali: come primo atto, il 17 luglio 1846 concede l’amnistia ai condannati politici e consente il ritorno degli esiliati; 1l 5 marzo 1847 introduce una limitata libertà di stampa; il 14 aprile 1847 annuncia l’istituzione della Consulta di Stato (un organo consultivo del Governo); il 18 giugno 1847 dispone che gli ebrei possano vivere fuori dal Ghetto, istituito nel 1555;il 5 luglio 1847 istituisce la Guardia Civica (un corpo di polizia popolare).

 

Il primo ottobre 1847 è istituito il Comune di Roma ed il 23 dicembre 1847 è riformata l’Amministrazione Centrale, con un Governo di nove Ministeri, in parte affidati a laici dal febbraio 1848.

 

Il 14 marzo 1848 Pio IX, su pressione dei liberali, concede lo Statuto, che prevede un Parlamento composto da due Camere: l’Alto Consiglio, di nomina pontificia (costituito il 13 maggio 1848) ed il Consiglio dei Deputati, elettivo (le elezioni si tengono il 18-20 maggio 1848).

 

Nel marzo 1848 il Governo pontificio, sempre su pressione dei liberali, decide di partecipare,accanto ai Piemontesi, alla guerra contro l’Austria, che il 17 luglio 1847 aveva occupato Ferrara, nonostante le proteste del Legato Pontificio. Il comando delle truppe pontificie è affidato al Generale piemontese Giovanni Durando che il 22 aprile inizia le operazioni belliche e combatte valorosamente a Vicenza.

 

Però, il 29 aprile 1848, il Papa pronuncia una allocuzione contro la guerra che porta al ritiro delle truppe pontificie dalla guerra contro l’Austria. Questa decisione di Pio IX suscita lo sdegno dei liberali che avevano riposto molte speranze nella sua politica riformatrice.

 

Dopo la sconfitta delle truppe piemontesi, nel luglio 1848 a Custoza, da parte dell’esercito austriaco, a Roma i liberali manifestano contro il Papa, che è considerato uno dei responsabili della sconfitta nella guerra contro l’Austria.

  

Pio IX, per cercare di tenere sotto controllo il malcontento popolare, nel settembre 1848 incarica di formare un nuovo Governo Pellegrino Rossi, che aveva fama di progressista. Però il suo Governo diventa ben presto impopolare ed il 15 novembre, mentre si reca in Parlamento (che aveva sede nel Palazzo della Cancelleria, vicino a Campo de’ Fiori) per la riapertura dei lavori parlamentari, Rossi è ucciso a pugnalate da un’estremista.

 

Il Papa, la sera stessa, convoca Marco Minghetti per invitarlo ad assumere la guida del Governo, ma questi rinuncia. La mattina seguente, Pio IX convoca Giuseppe Galletti, liberale, il quale si riserva di decidere entro poche ore. Poco dopo ritorna al Quirinale (residenza del Papa) con una delegazione del Circolo Popolare (una associazione politica di tendenze liberali), che avanza alcune richieste al Papa (la convocazione di una Assemblea Costituente, il riconoscimento del principio della nazionalità italiana, la ripresa della guerra contro l’Austria), il quale le rimette alla decisione delle Camere.

 

Dopo il rifiuto di Galletti di formare il Governo, il Papa dà l’incarico ad Antonio Rosmini, ma anche questi rifiuta. Il 17 novembre 1848, il Papa nomina Mons. Muzzarelli Capo del Governo, costituito da 6 Ministri. La sera stessa, il Papa annuncia al Corpo Diplomatico accreditato presso lo Stato Pontificio, che era stato costretto a nominare il nuovo Governo, che pertanto era da considerarsi “provvisorio” e di cui Egli non avrebbe approvato gli atti.

 

Pio IX, temendo per la sua incolumità, la notte tra il 24 ed il 25 novembre, abbandona la città, vestito da prete, e si rifugia nella fortezza di Gaeta, ospite del Re di Napoli, Ferdinando II.

 

Il 27 novembre 1848, il Papa nomina una Commissione per dirigere temporaneamente gli affari civili dello Stato,esautorando il Governo, ma i membri non accettano l’incarico. Questo provvedimento acuisce i contrasti con il Consiglio dei Deputati che,il 12 dicembre, affida i poteri del Governo, dato che anche i Ministri si sono dimessi, “fino al ritorno del Pontefice”, ad una Giunta Suprema di Stato, composta da tre non parlamentari,eletti a maggioranza assoluta: il conte Filippo Camerata (Gonfaloniere di Ancona),il principe Tommaso Corsini (Senatore -Sindaco- di Roma) ed il conte Gaetano Zucchini (Senatore di Bologna).

 

Pio IX condanna come “sacrilegio attentato” la costituzione della Giunta, acuendo cosi’ i contrasti con il Consiglio dei Deputati, all’interno del quale si diffondono le idee repubblicane, su pressione dei Circoli politici liberali

 

Il 20 dicembre 1848, la Giunta di Stato annuncia l’elezione di un’Assemblea Costituente ed il 28 dicembre scioglie le due Camere.

 

Il 29 dicembre 1848, in seguito alle dimissioni del principe Corsini, si costituisce in Commissione Provvisoria di Governo per guidare lo Stato “fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente”, di cui è indetta l’elezione per il 21 gennaio 1849, a suffragio universale maschile.

 

Il primo gennaio 1849, il Papa emana un Motu proprio con il quale condanna la convocazione dell’Assemblea Costituente e commina la scomunica sia a coloro che hanno emanato il provvedimento sia a coloro che avessero partecipato alla consultazione elettorale.

 

Il 12 gennaio 1949, al Teatro Metastasio di Roma si svolge un’affollata Assemblea per discutere delle elezioni e si decide che l’ l’Assemblea Costituente si sarebbe dovuta chiamare Italiana.

 

Alle elezioni del 21 gennaio 1849 partecipano circa 250.000 cittadini. È la prima consultazione popolare di massa effettuata in Italia, ed è un grande successo considerata la scomunica papale per gli elettori.

 

Sono eletti 179 Rappresentanti del popolo: uno di questi è Giuseppe Garibaldi, eletto a Macerata.

 

L’Assemblea Costituente apre i lavori il 5 febbraio 1849 nel Palazzo della Cancelleria. Il 7 febbraio, è eletto Presidente Giuseppe Galletti. Vicepresidenti sono Aurelio Saffi e Luigi Masi.

 

L’Assemblea inizia a discutere la forma di Stato e si scontrano subito le posizioni dei radicali e dei costituzionalisti: i primi sono favorevoli alla Repubblica; i secondi sostengono la conservazione del Papato.

 

L’Assemblea Costituente, nella seduta notturna del 8 - 9 febbraio 1849 approva a stragrande maggioranza (120 favorevoli,10 contrari e 12 astenuti)il Decreto Fondamentale che dichiara la decadenza del potere temporale del Papa (al quale sono comunque conservate le guarentigie necessarie per l’esercizio del potere spirituale) ed istituisce la Repubblica Romana. A capo della Repubblica è posto un Comitato Esecutivo, composto da Carlo Armellini, Aurelio Saliceti e Mattia Montecchi.

 

La mattina del 9 febbraio, il Presidente dell’Assemblea, Giuseppe Galletti, legge dal balcone del Palazzo Senatorio, sul Campidoglio, il Decreto Fondamentale davanti ad una folla entusiasta e festosa.

 

Il 12 febbraio, l’Assemblea decide di adottare come bandiera della Repubblica il Tricolore verde bianco rosso, con l’aquila romana sull’asta.

 

Il 18 e il 19 febbraio, si tengono le elezioni suppletive nei Collegi lasciati vacanti dai Deputati che, risultati eletti in più Collegi, hanno dovuto optare per una sola sede. A Roma viene eletto Giuseppe Mazzini.

 

Il Comitato Esecutivo emana subito una serie di riforme. Vengono aboliti: i Tribunali Ecclesiastici (il S. Uffizio, la Sacra Rota e la Segnatura): la giurisdizione dei Vescovi sulle scuole e le Università; la censura sulla stampa; il dazio sul macinato e sul sale. Si sciolgono gli Enti religiosi con il conseguente incameramento dei loro beni immobili da parte della Repubblica. Si emanano provvedimenti contro l’usura ed a tutela dei debitori.

 

È deciso un prestito forzoso, mediante una convenzione con la Banca Romana, a favore della Repubblica di 900.000 scudi, a carico delle famiglie più ricche (latifondisti e commercianti) e delle società industriali e commerciali. Si inviano in dono 100.000 scudi alla Repubblica Veneta che sta resistenza coraggiosamente contro l’Austria.

 

In campo religioso è attuato il principio della libera chiesa in libero Stato, lasciando al Clero assoluta libertà in campo spirituale in cambio della rinuncia ad ogni ingerenza nella vita politica dello Stato.

 

Sul piano politico, si avviano trattative con la Repubblica Toscana per una unione tra i due Stati.

 

Gli impiegati che non hanno giurato fedeltà alla Repubblica vengono licenziati.

 

Il 5 marzo 1849, arriva a Roma Giuseppe Mazzini, che è accolto con entusiasmo dall’Assemblea, la quale, su sua proposta, il 15 marzo, istituisce una Commissione di guerra, per esaminare la situazione militare e per riorganizzare l’esercito, coordinata da Carlo Pisacane.

 

Nel marzo 1849, scoppiata la nuova guerra contro l’Austria,il Comitato Esecutivo decide di inviare alcuni reparti militari a sostegno dei Piemontesi.

 

Il 29 marzo, dopo la sconfitta di Novara e la firma dell’armistizio di Vignale, l’Assemblea Costituente, temendo l’intervento dell’Austria per la restaurazione dello Stato Pontificio, sostituisce il Comitato Esecutivo con un Triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, dal giurista Carlo Armellini e dal giovane letterato Aurelio Saffi, ai quali sono conferiti “poteri illimitati per la guerra di indipendenza e per la salvezza della Repubblica”.

 

L’Azione del Triumvirato si caratterizza subito per l’emanazione di una serie di provvedimenti a carattere sociale, per “il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini”:l’abolizione della carcerazione per debiti; la riforma agraria,con l’affidamento in enfiteusi dei terreni dei disciolti Enti Ecclesiastici alle famiglie più povere; l’abolizione dell’appalto del sale e la riduzione del suo prezzo ad un bajocco la libbra; la destinazione del Palazzo della Santo Uffizio ad abitazione dei poveri; l’abolizione dell’appalto sui tabacchi; l’affidamento di lavori agli artisti; l’obbligo per i commercianti di vendere le giacenze di merci ad un prezzo stabilito.

 

I Triumviri lanciano un appello ai liberali italiani per costituire un esercito per la difesa della Repubblica, dato che il Papa ha chiesto l’aiuto dei Sovrani europei. In pochi giorni giungono a Roma migliaia di volontari. Garibaldi è tra i primi ad accorrere in aiuto della Repubblica, con i suoi legionari con la camicia rossa, che hanno combattuto in Sud America.

 

Ci sono anche 600 bersaglieri lombardi, guidati da Luciano Manara, reduci dalla guerra contro l’Austria, molti patrioti fuggiti dallo Stato borbonico e 1500 studenti universitari provenienti da varie città italiane. Ci sono perfino molti giovani artisti stranieri, studenti delle Accademie estere che hanno sede a Roma.

 

Le forze repubblicane a Roma ammontano a circa 9.000 uomini. Capo di Stato Maggiore è nominato Carlo Pisacane e Ministro della Guerra il Generale Avezzana.

  

Intanto, il Regno di Napoli, l’Austria, la Francia e la Spagna inviano i loro eserciti contro la Repubblica Romana.

 

La sera del 24 aprile 1849, nel porto di Civitavecchia sbarcano circa 12.000 soldati Francesi, al comando del Generale Oudinot.

 

Il 26 aprile, l’Assemblea Costituente affida al Triumvirato il compito di “salvare la Repubblica e di respingere la forza con la forza”.

 

La mattina del 30 aprile, 6.000 soldati francesi attaccano le mura Aureliane a Porta S. Pancrazio, sul Gianicolo, ed a Porta Cavalleggeri, vicino al Vaticano. Il Generale Oudinot pensa che i romani si arrenderanno subito senza opporre alcuna resistenza (infatti ha dichiarato che “gli italiani non si battono”). Invece i patrioti romani resistono agli attacchi dei Francesi, i quali nel pomeriggio sono costretti a ritirarsi dopo aver lasciato sul campo di battaglia 250 morti, 400 feriti e 300 prigionieri. Garibaldi, benché ferito, li insegue con i suoi uomini fino al 20° Km della Via Aurelia (in località Castel di Guido) dove è fermato dall’ordine dei Triumviri di ritornare in città.

 

Il 19 maggio, i Francesi chiedono l’armistizio. Il Governo di Parigi invia a Roma il Plenipotenziario Ferdinando de Lesseps per trattare con i Triumviri. In realtà si vuole solo guadagnare tempo per inviare i rinforzi militari al gen. Oudinot.

 

Il Triumvirato invita la popolazione alla lotta ed alla mobilitazione militare.

 

Si istituiscono farmacie in ogni Comune e negli ospedali, che sono nazionalizzati.

 

Il 15 maggio, si chiudono le porte della città: nessuno può lasciare Roma, ade eccezione dei militari.

 

Intanto gli Austriaci hanno invaso dal Lombardo Veneto la Romagna. Il 16 maggio assediano Ancona, che il 27 maggio è attaccata anche dal mare. Il presidio, comandato dal Colonnello Livio Zambeccari, resiste 25 giorni.

 

Inoltre, un contingente di truppe napoletane,guidato dal re Ferdinando II, è arrivato nella zona dei Castelli Romani e sta per marciare verso la città. Il Triumvirato decide quindi di mandare contro di loro le truppe guidate dal Comandante in Capo, Generale Roselli, che sconfigge i Napoletani a Palestrina il 9 maggio ed il 16 maggio a Velletri. Costretti a ritirarsi, i Napoletani sono inseguiti da Garibaldi oltre i confini del Regno di Napoli e sono di nuovo sconfitti ad Arce (Frosinone). Il 26 maggio, Garibaldi è di nuovo richiamato a Roma dal Triumviri, dato che sta per scadere l’armistizio con i Francesi.

 

Il 28 maggio, sbarcano a Gaeta 5.000 soldati Spagnoli, al comando del Generale Fernandez De Cordova, che offre il suo aiuto al Generale Oudinot, il quale lo rifiuta avendo ricevuto i rinforzi. Infatti, a Civitavecchia sono sbarcati 20.000 soldati, in gran parte truppe coloniali (gli zuavi), con circa 50 cannoni ed i nuovi fucili a retrocarica (gli chassepots). Il Governo Francese richiama Lesseps e dichiara per il 4 Giugno la fine dell’armistizio e la ripresa delle ostilità.

 

Il Generale Oudinot, per prendere di sorpresa le truppe repubblicane, le attacca all’alba del 3 giugno 1849: il giorno precedente la fine dell’armistizio.

 

I combattenti sono molto duri e cruenti. I repubblicani, asserragliati nelle ville e negli edifici ubicati alla periferia Nord della città, vicino al Gianicolo (Villa Pamphili, Villa Il Vascello, Convento di S. Pancrazio, Casino dei Quattro Venti, che costituiscono la linea di difesa più avanzata oltre le mura aureliane) ed in alcune ville ubicate subito dopo le mura cittadine (Villa Corsini, Villa Spada…), tutte trasformate in fortilizi, oppongono una strenua resistenza. Per ben 30 giorni resistono ai numerosi e violenti attacchi delle truppe Francesi; alcune ville (Villa Pamphili e Villa Corsini) sono prese dai Francesi e riconquistate dai repubblicani dopo cruenti combattimenti corpo a corpo.

 

Nella notte tra il 21 e il 22 giugno i Francesi conquistano la prima linea di difesa esterna alle mura e con i cannoni iniziano a bombardare la città colpendo molte abitazioni ed anche alcuni monumenti.

 

All’alba del 22 giugno le campane suonano a stormo per chiamare la popolazione alla difesa della città. Migliaia di cittadini accorrono in soccorso delle truppe repubblicane, incitati alla lotta dall’Assemblea Costituente che siede in permanenza dall’inizio dei combattimenti e che, dal 16 giugno, ha iniziato a discutere il testo della Costituzione.

 

 La situazione militare è ormai disperata. Garibaldi propone di attaccare di sorpresa le retroguardie Francesi, distruggendo le linee di rifornimento. Mazzini è d’accordo, ma Roselli si oppone. Garibaldi, profondamente rattristato per questo nuovo contrasto con il Comandante in Capo, lascia con i suoi legionari la zona del Gianicolo che gli è stata assegnata. Luciano Manara pero’ lo convince a riprendere il posto di combattimento con i suoi uomini.

 

All’alba del 30 giugno, i Francesi sferrano l’assalto finale e riescono a sfondare le esigue difese, tenute ormai solo da poche centinaia di patrioti.

 

La stessa mattina, Mazzini convoca il Consiglio di Guerra per riferire all’Assemblea Costituente cosa è meglio fare per la difesa della città. Prevale la proposta del Generale Avezzana di resistere ad oltranza su quella di Mazzini, Garibaldi e Pisacane di uscire da Roma con le truppe rimaste per continuare la guerra nelle Province. Poco dopo, pero’, l’Assemblea Costituente, ritenendo ormai impossibile la difesa della città, approva una Risoluzione con la quale chiede ai Triumviri di trattare la resa con i Francesi.

 

I Triumviri, sdegnati per la decisione, scrivono una dura lettera all’Assemblea, preparata da Mazzini, con la quale si dimettono, non essendo disponibili a trattare la resa con i Francesi.

 

Pertanto, il 30 giugno, l’Assemblea Costituente incarica il Municipio di Roma di condurre le trattative con i Francesi per la resa.

 

Dopo alcuni incontri con il gen. Oudinot, che detta sempre nuove condizioni, il Consiglio Comunale decide all’umanità, il primo luglio, di “cedere alla forza delle armi” e di ricevere passivamente i Francesi.

 

La mattina del 1 luglio l’Assemblea elegge un nuovo Triumvirato, composto da Alessandro Calandrelli, Livio Mariani e Aurelio Saliceti ed il giorno seguente conferisce loro i pieni poteri e dichiara Mazzini, Saffi ed Armellini “benemeriti della patria”. Inoltre nomina Garibaldi Comandante in Capo, con poteri pari a quelli di Roselli.

 

L’Assemblea ed il Triumvirato ordinano alle truppe repubblicane di non opporre alcuna resistenza ai Francesi.

 

Nella difesa di Roma perdono la vita centinaia di patrioti, tra i quali il poeta Genovese Goffredo Mameli (autore dell’inno Fratelli d’Italia), Enrico Dandolo e Emilio Morosini (ufficiali dei Bersaglieri lombardi di Manara), Francesco Daverio (Capo di Stato Maggiore dei Legionari garibaldini), Angelo Masini (comandante dei Lancieri bolognesi), Enrico Cernuschi (responsabile della Commissione Barricate). Negli scontri sono feriti anche Nino Bixio (stretto collaboratore di Garibaldi) e Luciano Manara (che muore alcuni giorni dopo per le gravi ferite riportate).

 

Il 2 luglio 1849, Garibaldi rivolge ai patrioti romani un accorato appello per invitarli a seguirlo ed a continuare la lotta.

 

Nonostante i Francesi abbiano garantito salva la vita a tutti i combattenti repubblicani, circa 4.500 patrioti, tra i quali il frate barnabita Ugo Bassi ed il popolano Angelo Brunetti, detto Ciceuracchio, animatore dei volontari trasteverini, decidono di seguirlo per andare in aiuto della Repubblica Veneta che resiste ancora agli Austriaci.

 

La notte del 2 luglio, i Deputati dell’Assemblea Costituente, riuniti in permanenza nell’aula del Campidoglio, approvano solennemente, dopo due settimane di dibattito, la Costituzione repubblicana, che è proclamata solennemente la mattina del 3 luglio, sulla piazza del Campidoglio.

 

Nel pomeriggio del 3 luglio, i Triumviri inviano ai Presidi (Capi) delle Province un proclama con il quale annunciano la fine della Repubblica. Quindi nominano Carlo Bonaparte, uno dei membri più autorevoli dell’Assemblea Costituente, ambasciatore presso i Governi di Francia, di Inghilterra e degli Stati Uniti nell’estremo tentativo di perorare la sopravvivenza della Repubblica.

 

Alle ore 18 del 3 luglio, le truppe francesi, guidate dal gen. Oudinot, entrano in città dalla Porta del Popolo.

 

Il giorno seguente, reparti francesi occupano la sede dell’Assemblea Costituente sul Campidoglio e quella del Triumvirato nel Palazzo del Quirinale e sciolgono i due Organi. Intanto il gen. Oudinot vieta la stampa di ogni pubblicazione e fa celebrare un solenne Te Deum nella Basilica di S. Pietro.

 

Sempre il 4 luglio, l’Ambasciatore Francese, Conte de Rayneval ed il Commissario De Corcelles, che ha condotto le trattative di resa insieme ad Oudinot, formano un nuovo Governo.

 

Il 5 luglio, Mazzini rende pubblico un proclama ai Romani nel quale esprime la speranza di poter ricostituire la Repubblica.

 

Il 14 luglio 1849, il Comando militare francese proclama la restaurazione del potere temporale del Papa ed ordina agli ex dirigenti della Repubblica Romana di lasciare la città entro 24 ore. Mazzini parte la sera stessa.

 

Lo stesso giorno, il Prefetto di Polizia ordina la chiusura di tutti i giornali ad eccezione del Giornale di Roma. È la fine della libertà di stampa.

 

Il 2 agosto, una Commissione pontificia, composta da tre Cardinali, annulla tutti i provvedimenti emanati dalla Repubblica Romana.

 

Il 12 settembre 1849, il Papa ripristina le norme antiebraiche. La segregazione degli ebrei terminerà solo con la “liberazione di Roma”, dopo la “Breccia di Porta Pia”, il 20 settembre 1870.

 

Il 12 aprile 1850, quando la situazione è ormai “normalizzata”, non solo a Roma, ma anche in tutto lo Stato Pontificio, Pio IX ritorna a Roma.

 

CRONOLOGIA ESSENZIALE:

 

1846

16 giugno - Giovanni Mastai Ferretti, Vescovo di Imola, è eletto Papa (Pio IX)

17 luglio - Il Papa concede l’amnistia ai prigionieri ed esiliati politici

 

1847

15 marzo - Si riconosce una limitata libertà di stampa

14 aprile - Si annuncia la costituzione di una Consulta di Stato, che è insediata il 15 novembre, presieduta dal Cardinale Antonelli

12 giugno - È istituito il Consiglio dei Ministri

18 giugno - Gli ebrei sono autorizzati a abitare fuori del ghetto, istituito nel 1555

5 luglio - È istituita a Roma la Guardia Civica, che entra in servizio il 15 luglio

Agosto/settembre - Grandi manifestazioni inneggianti al Papa in tutta l’Italia

1 ottobre - È istituito il Comune di Roma

23 dicembre - È riordinato il Governo pontificio, con 9 Ministri, in parte laici

 

1848

10 marzo - È costituito un nuovo Governo, composto prevalentemente da laici

14 marzo - È pubblicato lo Statuto fondamentale degli Stati della Chiesa

29 aprile - Allocuzione del Papa contro al guerra. I laici escono dal Governo

13 maggio - È costituito l’Alto Consiglio (organo legislativo di nomina pontificia)

18-20 maggio - Elezioni per il Consiglio dei Deputati (organo legislativo elettivo)

16 settembre - Nuovo Governo, presieduto da Pellegrino Rossi

12 novembre - È istituita dal Consiglio dei Deputati la Giunta Suprema di Stato

15 novembre - Pellegrino Rossi è ucciso

24 novembre - Il Papa fugge a Gaeta

28 dicembre - Sono sciolti l’Alto Consiglio ed il Consiglio dei Deputati

 

1849

21 gennaio - È eletta l’Assemblea Costituente, che si riunisce il 5 febbraio

9 febbraio - È proclamata solennemente in Campidoglio la Repubblica Romana

29 marzo - Costituzione del Triumvirato con Mazzini, Armellini e Saffi

20 aprile - Il Papa chiede alle potenze cattoliche aiuto per ritornare a Roma

30 aprile - Primo attacco a Roma delle truppe francesi, sbarcate il 24 a Civitavecchia

9 maggio - I napoletani sono sconfitti a Palestrina ed il 17 a Velletri

19 maggio - La Repubblica sottoscrive una tregua con i francesi fino al 4 giugno.

3 giugno - I francesi attaccano, violando la tregua

1 luglio - Il Comune di Roma, incaricato delle trattative, firma la resa

2 luglio - Garibaldi lascia Roma con 4.500 uomini per continuare la lotta

3 luglio - La mattina è proclamata solennemente in Campidoglio la Costituzione

La sera, il gen. Oudinot entra in città da Porta del Popolo, con le truppe

4 luglio - I francesi occupano le sedei dell’Assemblea Costituente e del Triumvirato e

 costituiscono un nuovo Governo

5 luglio - Proclama di Mazzini ai romani con la speranza di ricostituire la Repubblica

14 luglio - I Francesi restaurano il potere temporale del Papa ed invitano i dirigenti

 della Repubblica di lasciare la città. Mazzini parte la sera stessa

2 agosto - Una Commissione pontificia di 3 Cardinali, annulla tutti i provvedimenti

 emanati dalla Repubblica

12 settembre - Il Papa ripristina le norme antiebraiche

 

1850

12 aprile - il Papa Pio IX ritorna a Roma


 

 

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