N. 19 - Luglio 2009
(L)
roma 1849
Storia delLA "REPUBBLICA ROMANA"
di Giorgio Giannini
Il 9
febbraio
1849
è
proclamata
dall’Assemblea
Costituente,
riunita
nella
Sala
del
Campidoglio,
la
Repubblica
Romana,
che
segna
la
fine
del
Potere
Temporale
della
Chiesa
ed
il
Papa
Pio
IX
fugge
a
Gaeta,
di
notte,
travestito
da
prete.
La
Repubblica
dura
appena
5
mesi,
in
quanto
i
Regni
cattolici
di
Austria,Francia,Spagna
e di
Napoli
intervengono
per
restaurare
il
potere
del
Papa.
Dopo
una
strenua
e
lunga
resistenza
al
Gianicolo,
i
patrioti
romani
sono
costretti
a
cedere
ed
il 4
luglio
i
Francesi
entrano
in
Roma.
Il
giorno
prima,
3
luglio,
è
approvata
la
Costituzione
della
Repubblica.
Il
16
giugno
1846
è
eletto
Papa
il
Cardinale
Giovanni
Mastai
Ferretti,
Vescovo
di
Imola,
che
assume
il
nome
di
Pio
IX
ed
attua
una
serie
di
riforme
che
gli
attirano
la
simpatia
dei
liberali:
come
primo
atto,
il
17
luglio
1846
concede
l’amnistia
ai
condannati
politici
e
consente
il
ritorno
degli
esiliati;
1l 5
marzo
1847
introduce
una
limitata
libertà
di
stampa;
il
14
aprile
1847
annuncia
l’istituzione
della
Consulta
di
Stato
(un
organo
consultivo
del
Governo);
il
18
giugno
1847
dispone
che
gli
ebrei
possano
vivere
fuori
dal
Ghetto,
istituito
nel
1555;il
5
luglio
1847
istituisce
la
Guardia
Civica
(un
corpo
di
polizia
popolare).
Il
primo
ottobre
1847
è
istituito
il
Comune
di
Roma
ed
il
23
dicembre
1847
è
riformata
l’Amministrazione
Centrale,
con
un
Governo
di
nove
Ministeri,
in
parte
affidati
a
laici
dal
febbraio
1848.
Il 14 marzo 1848 Pio IX, su pressione dei liberali, concede
lo
Statuto,
che
prevede
un
Parlamento
composto
da
due
Camere:
l’Alto
Consiglio,
di
nomina
pontificia
(costituito
il
13
maggio
1848)
ed
il
Consiglio
dei
Deputati,
elettivo
(le
elezioni
si
tengono
il
18-20
maggio
1848).
Nel
marzo
1848
il
Governo
pontificio,
sempre
su
pressione
dei
liberali,
decide
di
partecipare,accanto
ai
Piemontesi,
alla
guerra
contro
l’Austria,
che
il
17
luglio
1847
aveva
occupato
Ferrara,
nonostante
le
proteste
del
Legato
Pontificio.
Il
comando
delle
truppe
pontificie
è
affidato
al
Generale
piemontese
Giovanni
Durando
che
il
22
aprile
inizia
le
operazioni
belliche
e
combatte
valorosamente
a
Vicenza.
Però, il 29 aprile 1848, il Papa pronuncia una allocuzione
contro
la
guerra
che
porta
al
ritiro
delle
truppe
pontificie
dalla
guerra
contro
l’Austria.
Questa
decisione
di
Pio
IX
suscita
lo
sdegno
dei
liberali
che
avevano
riposto
molte
speranze
nella
sua
politica
riformatrice.
Dopo
la
sconfitta
delle
truppe
piemontesi,
nel
luglio
1848
a
Custoza,
da
parte
dell’esercito
austriaco,
a
Roma
i
liberali
manifestano
contro
il
Papa,
che
è
considerato
uno
dei
responsabili
della
sconfitta
nella
guerra
contro
l’Austria.
Pio IX, per cercare di tenere sotto controllo il malcontento
popolare,
nel
settembre
1848
incarica
di
formare
un
nuovo
Governo
Pellegrino
Rossi,
che
aveva
fama
di
progressista.
Però
il
suo
Governo
diventa
ben
presto
impopolare
ed
il
15
novembre,
mentre
si
reca
in
Parlamento
(che
aveva
sede
nel
Palazzo
della
Cancelleria,
vicino
a
Campo
de’
Fiori)
per
la
riapertura
dei
lavori
parlamentari,
Rossi
è
ucciso
a
pugnalate
da
un’estremista.
Il Papa, la sera stessa, convoca Marco Minghetti per invitarlo
ad
assumere
la
guida
del
Governo,
ma
questi
rinuncia.
La
mattina
seguente,
Pio
IX
convoca
Giuseppe
Galletti,
liberale,
il
quale
si
riserva
di
decidere
entro
poche
ore.
Poco
dopo
ritorna
al
Quirinale
(residenza
del
Papa)
con
una
delegazione
del
Circolo
Popolare
(una
associazione
politica
di
tendenze
liberali),
che
avanza
alcune
richieste
al
Papa
(la
convocazione
di
una
Assemblea
Costituente,
il
riconoscimento
del
principio
della
nazionalità
italiana,
la
ripresa
della
guerra
contro
l’Austria),
il
quale
le
rimette
alla
decisione
delle
Camere.
Dopo il rifiuto di Galletti di formare il Governo, il Papa
dà
l’incarico
ad
Antonio
Rosmini,
ma
anche
questi
rifiuta.
Il
17
novembre
1848,
il
Papa
nomina
Mons.
Muzzarelli
Capo
del
Governo,
costituito
da 6
Ministri.
La
sera
stessa,
il
Papa
annuncia
al
Corpo
Diplomatico
accreditato
presso
lo
Stato
Pontificio,
che
era
stato
costretto
a
nominare
il
nuovo
Governo,
che
pertanto
era
da
considerarsi
“provvisorio”
e di
cui
Egli
non
avrebbe
approvato
gli
atti.
Pio IX, temendo per la sua incolumità, la notte tra il 24
ed
il
25
novembre,
abbandona
la
città,
vestito
da
prete,
e si
rifugia
nella
fortezza
di
Gaeta,
ospite
del
Re
di
Napoli,
Ferdinando
II.
Il
27
novembre
1848,
il
Papa
nomina
una
Commissione
per
dirigere
temporaneamente
gli
affari
civili
dello
Stato,esautorando
il
Governo,
ma i
membri
non
accettano
l’incarico.
Questo
provvedimento
acuisce
i
contrasti
con
il
Consiglio
dei
Deputati
che,il
12
dicembre,
affida
i
poteri
del
Governo,
dato
che
anche
i
Ministri
si
sono
dimessi,
“fino
al
ritorno
del
Pontefice”,
ad
una
Giunta
Suprema
di
Stato,
composta
da
tre
non
parlamentari,eletti
a
maggioranza
assoluta:
il
conte
Filippo
Camerata
(Gonfaloniere
di
Ancona),il
principe
Tommaso
Corsini
(Senatore
-Sindaco-
di
Roma)
ed
il
conte
Gaetano
Zucchini
(Senatore
di
Bologna).
Pio IX condanna come “sacrilegio attentato” la costituzione
della
Giunta,
acuendo
cosi’
i
contrasti
con
il
Consiglio
dei
Deputati,
all’interno
del
quale
si
diffondono
le
idee
repubblicane,
su
pressione
dei
Circoli
politici
liberali
Il 20 dicembre 1848, la Giunta di Stato annuncia
l’elezione
di
un’Assemblea
Costituente
ed
il
28
dicembre
scioglie
le
due
Camere.
Il 29 dicembre 1848, in seguito alle dimissioni del principe
Corsini,
si
costituisce
in
Commissione
Provvisoria
di
Governo
per
guidare
lo
Stato
“fino
alla
convocazione
dell’Assemblea
Costituente”,
di
cui
è
indetta
l’elezione
per
il
21
gennaio
1849,
a
suffragio
universale
maschile.
Il
primo
gennaio
1849,
il
Papa
emana
un
Motu
proprio
con
il
quale
condanna
la
convocazione
dell’Assemblea
Costituente
e
commina
la
scomunica
sia
a
coloro
che
hanno
emanato
il
provvedimento
sia
a
coloro
che
avessero
partecipato
alla
consultazione
elettorale.
Il 12 gennaio 1949, al Teatro Metastasio di Roma si svolge
un’affollata
Assemblea
per
discutere
delle
elezioni
e si
decide
che
l’
l’Assemblea
Costituente
si
sarebbe
dovuta
chiamare
Italiana.
Alle
elezioni
del
21
gennaio
1849
partecipano
circa
250.000
cittadini.
È
la
prima
consultazione
popolare
di
massa
effettuata
in
Italia,
ed è
un
grande
successo
considerata
la
scomunica
papale
per
gli
elettori.
Sono eletti 179 Rappresentanti del popolo: uno di
questi
è
Giuseppe
Garibaldi,
eletto
a
Macerata.
L’Assemblea Costituente apre i lavori il 5 febbraio 1849
nel
Palazzo
della
Cancelleria.
Il 7
febbraio,
è
eletto
Presidente
Giuseppe
Galletti.
Vicepresidenti
sono
Aurelio
Saffi
e
Luigi
Masi.
L’Assemblea
inizia
a
discutere
la
forma
di
Stato
e si
scontrano
subito
le
posizioni
dei
radicali
e
dei
costituzionalisti:
i
primi
sono
favorevoli
alla
Repubblica;
i
secondi
sostengono
la
conservazione
del
Papato.
L’Assemblea Costituente, nella seduta notturna del 8
- 9
febbraio
1849
approva
a
stragrande
maggioranza
(120
favorevoli,10
contrari
e 12
astenuti)il
Decreto
Fondamentale
che
dichiara
la
decadenza
del
potere
temporale
del
Papa
(al
quale
sono
comunque
conservate
le
guarentigie
necessarie
per
l’esercizio
del
potere
spirituale)
ed
istituisce
la
Repubblica
Romana.
A
capo
della
Repubblica
è
posto
un
Comitato
Esecutivo,
composto
da
Carlo
Armellini,
Aurelio
Saliceti
e
Mattia
Montecchi.
La mattina del 9 febbraio, il Presidente dell’Assemblea,
Giuseppe
Galletti,
legge
dal
balcone
del
Palazzo
Senatorio,
sul
Campidoglio,
il
Decreto
Fondamentale
davanti
ad
una
folla
entusiasta
e
festosa.
Il 12 febbraio, l’Assemblea decide di adottare come bandiera
della
Repubblica
il
Tricolore
verde
bianco
rosso,
con
l’aquila
romana
sull’asta.
Il 18 e il 19 febbraio, si tengono le elezioni suppletive
nei
Collegi
lasciati
vacanti
dai
Deputati
che,
risultati
eletti
in
più
Collegi,
hanno
dovuto
optare
per
una
sola
sede.
A
Roma
viene
eletto
Giuseppe
Mazzini.
Il
Comitato
Esecutivo
emana
subito
una
serie
di
riforme.
Vengono
aboliti:
i
Tribunali
Ecclesiastici
(il
S.
Uffizio,
la
Sacra
Rota
e la
Segnatura):
la
giurisdizione
dei
Vescovi
sulle
scuole
e le
Università;
la
censura
sulla
stampa;
il
dazio
sul
macinato
e
sul
sale.
Si
sciolgono
gli
Enti
religiosi
con
il
conseguente
incameramento
dei
loro
beni
immobili
da
parte
della
Repubblica.
Si
emanano
provvedimenti
contro
l’usura
ed a
tutela
dei
debitori.
È
deciso
un
prestito
forzoso,
mediante
una
convenzione
con
la
Banca
Romana,
a
favore
della
Repubblica
di
900.000
scudi,
a
carico
delle
famiglie
più
ricche
(latifondisti
e
commercianti)
e
delle
società
industriali
e
commerciali.
Si
inviano
in
dono
100.000
scudi
alla
Repubblica
Veneta
che
sta
resistenza
coraggiosamente
contro
l’Austria.
In campo religioso è attuato il principio della libera
chiesa
in
libero
Stato,
lasciando
al
Clero
assoluta
libertà
in
campo
spirituale
in
cambio
della
rinuncia
ad
ogni
ingerenza
nella
vita
politica
dello
Stato.
Sul piano politico, si avviano trattative con la Repubblica
Toscana
per
una
unione
tra
i
due
Stati.
Gli impiegati che non hanno giurato fedeltà alla Repubblica
vengono
licenziati.
Il 5 marzo 1849, arriva a Roma Giuseppe Mazzini, che è accolto
con
entusiasmo
dall’Assemblea,
la
quale,
su
sua
proposta,
il
15
marzo,
istituisce
una
Commissione
di
guerra,
per
esaminare
la
situazione
militare
e
per
riorganizzare
l’esercito,
coordinata
da
Carlo
Pisacane.
Nel
marzo
1849,
scoppiata
la
nuova
guerra
contro
l’Austria,il
Comitato
Esecutivo
decide
di
inviare
alcuni
reparti
militari
a
sostegno
dei
Piemontesi.
Il 29 marzo, dopo la sconfitta di Novara e la firma dell’armistizio
di
Vignale,
l’Assemblea
Costituente,
temendo
l’intervento
dell’Austria
per
la
restaurazione
dello
Stato
Pontificio,
sostituisce
il
Comitato
Esecutivo
con
un
Triumvirato
composto
da
Giuseppe
Mazzini,
dal
giurista
Carlo
Armellini
e
dal
giovane
letterato
Aurelio
Saffi,
ai
quali
sono
conferiti
“poteri
illimitati
per
la
guerra
di
indipendenza
e
per
la
salvezza
della
Repubblica”.
L’Azione del Triumvirato si caratterizza subito per
l’emanazione
di
una
serie
di
provvedimenti
a
carattere
sociale,
per
“il
miglioramento
delle
condizioni
morali
e
materiali
di
tutti
i
cittadini”:l’abolizione
della
carcerazione
per
debiti;
la
riforma
agraria,con
l’affidamento
in
enfiteusi
dei
terreni
dei
disciolti
Enti
Ecclesiastici
alle
famiglie
più
povere;
l’abolizione
dell’appalto
del
sale
e la
riduzione
del
suo
prezzo
ad
un
bajocco
la
libbra;
la
destinazione
del
Palazzo
della
Santo
Uffizio
ad
abitazione
dei
poveri;
l’abolizione
dell’appalto
sui
tabacchi;
l’affidamento
di
lavori
agli
artisti;
l’obbligo
per
i
commercianti
di
vendere
le
giacenze
di
merci
ad
un
prezzo
stabilito.
I Triumviri lanciano un appello ai liberali italiani
per
costituire
un
esercito
per
la
difesa
della
Repubblica,
dato
che
il
Papa
ha
chiesto
l’aiuto
dei
Sovrani
europei.
In
pochi
giorni
giungono
a
Roma
migliaia
di
volontari.
Garibaldi
è
tra
i
primi
ad
accorrere
in
aiuto
della
Repubblica,
con
i
suoi
legionari
con
la
camicia
rossa,
che
hanno
combattuto
in
Sud
America.
Ci sono anche 600 bersaglieri lombardi, guidati da
Luciano
Manara,
reduci
dalla
guerra
contro
l’Austria,
molti
patrioti
fuggiti
dallo
Stato
borbonico
e
1500
studenti
universitari
provenienti
da
varie
città
italiane.
Ci
sono
perfino
molti
giovani
artisti
stranieri,
studenti
delle
Accademie
estere
che
hanno
sede
a
Roma.
Le forze repubblicane a Roma ammontano a circa 9.000 uomini.
Capo
di
Stato
Maggiore
è
nominato
Carlo
Pisacane
e
Ministro
della
Guerra
il
Generale
Avezzana.
Intanto, il Regno di Napoli, l’Austria, la Francia e la
Spagna
inviano
i
loro
eserciti
contro
la
Repubblica
Romana.
La sera del 24 aprile 1849, nel porto di Civitavecchia sbarcano
circa
12.000
soldati
Francesi,
al
comando
del
Generale
Oudinot.
Il 26 aprile, l’Assemblea Costituente affida al Triumvirato
il
compito
di
“salvare
la
Repubblica
e di
respingere
la
forza
con
la
forza”.
La mattina del 30 aprile, 6.000 soldati francesi attaccano
le
mura
Aureliane
a
Porta
S.
Pancrazio,
sul
Gianicolo,
ed a
Porta
Cavalleggeri,
vicino
al
Vaticano.
Il
Generale
Oudinot
pensa
che
i
romani
si
arrenderanno
subito
senza
opporre
alcuna
resistenza
(infatti
ha
dichiarato
che
“gli
italiani
non
si
battono”).
Invece
i
patrioti
romani
resistono
agli
attacchi
dei
Francesi,
i
quali
nel
pomeriggio
sono
costretti
a
ritirarsi
dopo
aver
lasciato
sul
campo
di
battaglia
250
morti,
400
feriti
e
300
prigionieri.
Garibaldi,
benché
ferito,
li
insegue
con
i
suoi
uomini
fino
al
20°
Km
della
Via
Aurelia
(in
località
Castel
di
Guido)
dove
è
fermato
dall’ordine
dei
Triumviri
di
ritornare
in
città.
Il 19 maggio, i Francesi chiedono l’armistizio. Il Governo
di
Parigi
invia
a
Roma
il
Plenipotenziario
Ferdinando
de
Lesseps
per
trattare
con
i
Triumviri.
In
realtà
si
vuole
solo
guadagnare
tempo
per
inviare
i
rinforzi
militari
al
gen.
Oudinot.
Il Triumvirato invita la popolazione alla lotta ed alla
mobilitazione
militare.
Si istituiscono farmacie in ogni Comune e negli ospedali,
che
sono
nazionalizzati.
Il 15 maggio, si chiudono le porte della città: nessuno può
lasciare
Roma,
ade
eccezione
dei
militari.
Intanto gli Austriaci hanno invaso dal Lombardo Veneto la
Romagna.
Il
16
maggio
assediano
Ancona,
che
il
27
maggio
è
attaccata
anche
dal
mare.
Il
presidio,
comandato
dal
Colonnello
Livio
Zambeccari,
resiste
25
giorni.
Inoltre, un contingente di truppe napoletane,guidato dal re
Ferdinando
II,
è
arrivato
nella
zona
dei
Castelli
Romani
e
sta
per
marciare
verso
la
città.
Il
Triumvirato
decide
quindi
di
mandare
contro
di
loro
le
truppe
guidate
dal
Comandante
in
Capo,
Generale
Roselli,
che
sconfigge
i
Napoletani
a
Palestrina
il 9
maggio
ed
il
16
maggio
a
Velletri.
Costretti
a
ritirarsi,
i
Napoletani
sono
inseguiti
da
Garibaldi
oltre
i
confini
del
Regno
di
Napoli
e
sono
di
nuovo
sconfitti
ad
Arce
(Frosinone).
Il
26
maggio,
Garibaldi
è di
nuovo
richiamato
a
Roma
dal
Triumviri,
dato
che
sta
per
scadere
l’armistizio
con
i
Francesi.
Il 28 maggio, sbarcano a Gaeta 5.000 soldati Spagnoli, al
comando
del
Generale
Fernandez
De
Cordova,
che
offre
il
suo
aiuto
al
Generale
Oudinot,
il
quale
lo
rifiuta
avendo
ricevuto
i
rinforzi.
Infatti,
a
Civitavecchia
sono
sbarcati
20.000
soldati,
in
gran
parte
truppe
coloniali
(gli
zuavi),
con
circa
50
cannoni
ed i
nuovi
fucili
a
retrocarica
(gli
chassepots).
Il
Governo
Francese
richiama
Lesseps
e
dichiara
per
il 4
Giugno
la
fine
dell’armistizio
e la
ripresa
delle
ostilità.
Il
Generale
Oudinot,
per
prendere
di
sorpresa
le
truppe
repubblicane,
le
attacca
all’alba
del
3
giugno
1849:
il
giorno
precedente
la
fine
dell’armistizio.
I
combattenti
sono
molto
duri
e
cruenti.
I
repubblicani,
asserragliati
nelle
ville
e
negli
edifici
ubicati
alla
periferia
Nord
della
città,
vicino
al
Gianicolo
(Villa
Pamphili,
Villa
Il
Vascello,
Convento
di
S.
Pancrazio,
Casino
dei
Quattro
Venti,
che
costituiscono
la
linea
di
difesa
più
avanzata
oltre
le
mura
aureliane)
ed
in
alcune
ville
ubicate
subito
dopo
le
mura
cittadine
(Villa
Corsini,
Villa
Spada…),
tutte
trasformate
in
fortilizi,
oppongono
una
strenua
resistenza.
Per
ben
30
giorni
resistono
ai
numerosi
e
violenti
attacchi
delle
truppe
Francesi;
alcune
ville
(Villa
Pamphili
e
Villa
Corsini)
sono
prese
dai
Francesi
e
riconquistate
dai
repubblicani
dopo
cruenti
combattimenti
corpo
a
corpo.
Nella
notte
tra
il
21 e
il
22
giugno
i
Francesi
conquistano
la
prima
linea
di
difesa
esterna
alle
mura
e
con
i
cannoni
iniziano
a
bombardare
la
città
colpendo
molte
abitazioni
ed
anche
alcuni
monumenti.
All’alba
del
22
giugno
le
campane
suonano
a
stormo
per
chiamare
la
popolazione
alla
difesa
della
città.
Migliaia
di
cittadini
accorrono
in
soccorso
delle
truppe
repubblicane,
incitati
alla
lotta
dall’Assemblea
Costituente
che
siede
in
permanenza
dall’inizio
dei
combattimenti
e
che,
dal
16
giugno,
ha
iniziato
a
discutere
il
testo
della
Costituzione.
La
situazione
militare
è
ormai
disperata.
Garibaldi
propone
di
attaccare
di
sorpresa
le
retroguardie
Francesi,
distruggendo
le
linee
di
rifornimento.
Mazzini
è
d’accordo,
ma
Roselli
si
oppone.
Garibaldi,
profondamente
rattristato
per
questo
nuovo
contrasto
con
il
Comandante
in
Capo,
lascia
con
i
suoi
legionari
la
zona
del
Gianicolo
che
gli
è
stata
assegnata.
Luciano
Manara
pero’
lo
convince
a
riprendere
il
posto
di
combattimento
con
i
suoi
uomini.
All’alba
del
30
giugno,
i
Francesi
sferrano
l’assalto
finale
e
riescono
a
sfondare
le
esigue
difese,
tenute
ormai
solo
da
poche
centinaia
di
patrioti.
La
stessa
mattina,
Mazzini
convoca
il
Consiglio
di
Guerra
per
riferire
all’Assemblea
Costituente
cosa
è
meglio
fare
per
la
difesa
della
città.
Prevale
la
proposta
del
Generale
Avezzana
di
resistere
ad
oltranza
su
quella
di
Mazzini,
Garibaldi
e
Pisacane
di
uscire
da
Roma
con
le
truppe
rimaste
per
continuare
la
guerra
nelle
Province.
Poco
dopo,
pero’,
l’Assemblea
Costituente,
ritenendo
ormai
impossibile
la
difesa
della
città,
approva
una
Risoluzione
con
la
quale
chiede
ai
Triumviri
di
trattare
la
resa
con
i
Francesi.
I Triumviri, sdegnati per la decisione, scrivono una dura
lettera
all’Assemblea,
preparata
da
Mazzini,
con
la
quale
si
dimettono,
non
essendo
disponibili
a
trattare
la
resa
con
i
Francesi.
Pertanto, il 30 giugno, l’Assemblea Costituente incarica il
Municipio
di
Roma
di
condurre
le
trattative
con
i
Francesi
per
la
resa.
Dopo
alcuni
incontri
con
il
gen.
Oudinot,
che
detta
sempre
nuove
condizioni,
il
Consiglio
Comunale
decide
all’umanità,
il
primo
luglio,
di
“cedere
alla
forza
delle
armi”
e di
ricevere
passivamente
i
Francesi.
La mattina del 1 luglio l’Assemblea elegge un nuovo Triumvirato,
composto
da
Alessandro
Calandrelli,
Livio
Mariani
e
Aurelio
Saliceti
ed
il
giorno
seguente
conferisce
loro
i
pieni
poteri
e
dichiara
Mazzini,
Saffi
ed
Armellini
“benemeriti
della
patria”.
Inoltre
nomina
Garibaldi
Comandante
in
Capo,
con
poteri
pari
a
quelli
di
Roselli.
L’Assemblea ed il Triumvirato ordinano alle truppe repubblicane
di
non
opporre
alcuna
resistenza
ai
Francesi.
Nella difesa di Roma perdono la vita centinaia di patrioti,
tra
i
quali
il
poeta
Genovese
Goffredo
Mameli
(autore
dell’inno
Fratelli
d’Italia),
Enrico
Dandolo
e
Emilio
Morosini
(ufficiali
dei
Bersaglieri
lombardi
di
Manara),
Francesco
Daverio
(Capo
di
Stato
Maggiore
dei
Legionari
garibaldini),
Angelo
Masini
(comandante
dei
Lancieri
bolognesi),
Enrico
Cernuschi
(responsabile
della
Commissione
Barricate).
Negli
scontri
sono
feriti
anche
Nino
Bixio
(stretto
collaboratore
di
Garibaldi)
e
Luciano
Manara
(che
muore
alcuni
giorni
dopo
per
le
gravi
ferite
riportate).
Il 2
luglio
1849,
Garibaldi
rivolge
ai
patrioti
romani
un
accorato
appello
per
invitarli
a
seguirlo
ed a
continuare
la
lotta.
Nonostante
i
Francesi
abbiano
garantito
salva
la
vita
a
tutti
i
combattenti
repubblicani,
circa
4.500
patrioti,
tra
i
quali
il
frate
barnabita
Ugo
Bassi
ed
il
popolano
Angelo
Brunetti,
detto
Ciceuracchio,
animatore
dei
volontari
trasteverini,
decidono
di
seguirlo
per
andare
in
aiuto
della
Repubblica
Veneta
che
resiste
ancora
agli
Austriaci.
La
notte
del
2
luglio,
i
Deputati
dell’Assemblea
Costituente,
riuniti
in
permanenza
nell’aula
del
Campidoglio,
approvano
solennemente,
dopo
due
settimane
di
dibattito,
la
Costituzione
repubblicana,
che
è
proclamata
solennemente
la
mattina
del
3
luglio,
sulla
piazza
del
Campidoglio.
Nel
pomeriggio
del
3
luglio,
i
Triumviri
inviano
ai
Presidi
(Capi)
delle
Province
un
proclama
con
il
quale
annunciano
la
fine
della
Repubblica.
Quindi
nominano
Carlo
Bonaparte,
uno
dei
membri
più
autorevoli
dell’Assemblea
Costituente,
ambasciatore
presso
i
Governi
di
Francia,
di
Inghilterra
e
degli
Stati
Uniti
nell’estremo
tentativo
di
perorare
la
sopravvivenza
della
Repubblica.
Alle
ore
18
del
3
luglio,
le
truppe
francesi,
guidate
dal
gen.
Oudinot,
entrano
in
città
dalla
Porta
del
Popolo.
Il
giorno
seguente,
reparti
francesi
occupano
la
sede
dell’Assemblea
Costituente
sul
Campidoglio
e
quella
del
Triumvirato
nel
Palazzo
del
Quirinale
e
sciolgono
i
due
Organi.
Intanto
il
gen.
Oudinot
vieta
la
stampa
di
ogni
pubblicazione
e fa
celebrare
un
solenne
Te
Deum
nella
Basilica
di
S.
Pietro.
Sempre
il 4
luglio,
l’Ambasciatore
Francese,
Conte
de
Rayneval
ed
il
Commissario
De
Corcelles,
che
ha
condotto
le
trattative
di
resa
insieme
ad
Oudinot,
formano
un
nuovo
Governo.
Il 5
luglio,
Mazzini
rende
pubblico
un
proclama
ai
Romani
nel
quale
esprime
la
speranza
di
poter
ricostituire
la
Repubblica.
Il
14
luglio
1849,
il
Comando
militare
francese
proclama
la
restaurazione
del
potere
temporale
del
Papa
ed
ordina
agli
ex
dirigenti
della
Repubblica
Romana
di
lasciare
la
città
entro
24
ore.
Mazzini
parte
la
sera
stessa.
Lo
stesso
giorno,
il
Prefetto
di
Polizia
ordina
la
chiusura
di
tutti
i
giornali
ad
eccezione
del
Giornale
di
Roma.
È la
fine
della
libertà
di
stampa.
Il 2 agosto, una Commissione pontificia, composta da
tre
Cardinali,
annulla
tutti
i
provvedimenti
emanati
dalla
Repubblica
Romana.
Il 12 settembre 1849, il Papa ripristina le norme antiebraiche.
La
segregazione
degli
ebrei
terminerà
solo
con
la
“liberazione
di
Roma”,
dopo
la
“Breccia
di
Porta
Pia”,
il
20
settembre
1870.
Il 12 aprile 1850, quando la situazione è ormai “normalizzata”,
non
solo
a
Roma,
ma
anche
in
tutto
lo
Stato
Pontificio,
Pio
IX
ritorna
a
Roma.
CRONOLOGIA
ESSENZIALE:
1846
16
giugno
-
Giovanni
Mastai
Ferretti,
Vescovo
di
Imola,
è
eletto
Papa
(Pio
IX)
17
luglio
- Il
Papa
concede
l’amnistia
ai
prigionieri
ed
esiliati
politici
1847
15
marzo
- Si
riconosce
una
limitata
libertà
di
stampa
14
aprile
- Si
annuncia
la
costituzione
di
una
Consulta
di
Stato,
che
è
insediata
il
15
novembre,
presieduta
dal
Cardinale
Antonelli
12
giugno
-
È
istituito
il
Consiglio
dei
Ministri
18
giugno
-
Gli
ebrei
sono
autorizzati
a
abitare
fuori
del
ghetto,
istituito
nel
1555
5
luglio
- È
istituita
a
Roma
la
Guardia
Civica,
che
entra
in
servizio
il
15
luglio
Agosto/settembre
-
Grandi
manifestazioni
inneggianti
al
Papa
in
tutta
l’Italia
1
ottobre
- È
istituito
il
Comune
di
Roma
23
dicembre
- È
riordinato
il
Governo
pontificio,
con
9
Ministri,
in
parte
laici
1848
10
marzo
- È
costituito
un
nuovo
Governo,
composto
prevalentemente
da
laici
14
marzo
- È
pubblicato
lo
Statuto
fondamentale
degli
Stati
della
Chiesa
29
aprile
-
Allocuzione
del
Papa
contro
al
guerra.
I
laici
escono
dal
Governo
13
maggio
- È
costituito
l’Alto
Consiglio
(organo
legislativo
di
nomina
pontificia)
18-20
maggio
-
Elezioni
per
il
Consiglio
dei
Deputati
(organo
legislativo
elettivo)
16
settembre
-
Nuovo
Governo,
presieduto
da
Pellegrino
Rossi
12
novembre
- È
istituita
dal
Consiglio
dei
Deputati
la
Giunta
Suprema
di
Stato
15
novembre
-
Pellegrino
Rossi
è
ucciso
24
novembre
- Il
Papa
fugge
a
Gaeta
28
dicembre
-
Sono
sciolti
l’Alto
Consiglio
ed
il
Consiglio
dei
Deputati
1849
21
gennaio
- È
eletta
l’Assemblea
Costituente,
che
si
riunisce
il 5
febbraio
9
febbraio
- È
proclamata
solennemente
in
Campidoglio
la
Repubblica
Romana
29
marzo
-
Costituzione
del
Triumvirato
con
Mazzini,
Armellini
e
Saffi
20
aprile
- Il
Papa
chiede
alle
potenze
cattoliche
aiuto
per
ritornare
a
Roma
30
aprile
-
Primo
attacco
a
Roma
delle
truppe
francesi,
sbarcate
il
24 a
Civitavecchia
9
maggio
- I
napoletani
sono
sconfitti
a
Palestrina
ed
il
17 a
Velletri
19
maggio
- La
Repubblica
sottoscrive
una
tregua
con
i
francesi
fino
al 4
giugno.
3
giugno
- I
francesi
attaccano,
violando
la
tregua
1
luglio
- Il
Comune
di
Roma,
incaricato
delle
trattative,
firma
la
resa
2
luglio
-
Garibaldi
lascia
Roma
con
4.500
uomini
per
continuare
la
lotta
3
luglio
- La
mattina
è
proclamata
solennemente
in
Campidoglio
la
Costituzione
La
sera,
il
gen.
Oudinot
entra
in
città
da
Porta
del
Popolo,
con
le
truppe
4
luglio
- I
francesi
occupano
le
sedei
dell’Assemblea
Costituente
e
del
Triumvirato
e
costituiscono
un
nuovo
Governo
5
luglio
-
Proclama
di
Mazzini
ai
romani
con
la
speranza
di
ricostituire
la
Repubblica
14
luglio
- I
Francesi
restaurano
il
potere
temporale
del
Papa
ed
invitano
i
dirigenti
della
Repubblica
di
lasciare
la
città.
Mazzini
parte
la
sera
stessa
2
agosto
-
Una
Commissione
pontificia
di 3
Cardinali,
annulla
tutti
i
provvedimenti
emanati
dalla
Repubblica
12
settembre
- Il
Papa
ripristina
le
norme
antiebraiche
1850
12
aprile
- il
Papa
Pio
IX
ritorna
a
Roma