N. 15 - Marzo 2009
(XLVI)
Le déjeuner des canotiers
storia di un capolavoro
di Michele
Broccoletti
È il 1881, quando Renoir
conclude quello che da molti è considerato uno dei più
grandi capolavori dell’artista francese. Le déjeuner des
canotiers, acquistato il 14 febbraio di quello stesso
anno, dal mercante d’arte Paul Durand-Ruel, viene in
seguito venduto, nel 1923, a Duncan Phillips, allora
proprietario della Phillips Memorial Gallery di
Washington, oggi meglio conosciuta come The Phillips
Collection.
Poco dopo l’acquisto,
Duncan Phillips definisce l’opera come uno dei più
grandi dipinti al mondo […] un capolavoro di Renoir
superiore a qualunque Rubens […]. È una splendida
composizione, la gente verrà da lontano per vederlo […].
Un quadro del genere desta sensazione ovunque vada.
Dalle parole di Phillips traspare un grande entusiasmo
per la sua nuova acquisizione, e senza dubbio, a
distanza di oltre ottanta anni, possiamo affermare che
tale entusiasmo è ben giustificato, quantomeno
considerando che attualmente, delle circa 2500 opere di
proprietà della Phillips Collection, Le déjeuner des
canotiers resta, probabilmente, ancora il dipinto
più ammirato.
Ma qual’è la storia di
quest’opera? Chi sono tutti i personaggi ritratti nel
quadro? Qual’è il percorso che Renoir compie per portare
a termine questo capolavoro?
Le déjeuner des canotiers raffigura
sostanzialmente un gruppo di persone, probabilmente
amici, che si ritrovano per pranzare insieme sulla
terrazza di un ristorante.
Siamo sulle rive della
Senna, nel comune di Chatou, in una zona chiamata La
Grenouillère, celebre luogo dove la borghesia
parigina si ritrovava per nuotare, andare in barca e
passare giornate spensierate.
La Senna, con le sue
naturali caratteristiche, ha spesso influenzato e
determinato la scelta dello sport nella Parigi del XIX
secolo: a Chatou, il passatempo più popolare era il
canottaggio, mentre ad Argenteuil, dove il fiume è più
ampio, era praticata la vela. Il gruppo di amici sembra
che abbia appena finito di pranzare e stia godendosi il
dopopranzo sulla terrazza della Maison Fournaise.
Alphonse Fournaise, proprietario del locale, nel 1857
aveva acquistato un appezzamento sulle rive della Senna,
proprio con l’intenzione di aprirvi un piccolo
ristorante-hotel, unendovi l’attività di noleggio
barche: qualche anno più tardi, il suo locale diviene
uno dei ritrovi dei pittori impressionisti. Dalla metà
del 1870, anche lo stesso Renoir fa spesso visita alla
Maison Fournaise, per godere dell’atmosfera
conviviale che vi si respirava e per ritrarre la rurale
bellezza dell’ambiente circostante. Renoir dipinge molte
scene del ristorante e dei paesaggi dei dintorni, oltre
a numerosi ritratti dei membri della famiglia Fournaise:
occasionalmente i dipinti erano anche ceduti ai
Fournaise, in cambio di cibo ed alloggio.
La particolarità della Maison Fournaise era
inoltre anche quella di accogliere ed unire clienti
appartenenti a varie classi sociali. Il ristorante era
infatti frequentato da uomini d’affari, donne di
spettacolo, artisti, attori, scrittori e critici.
La Maison Fournaise
rifletteva sostanzialmente il carattere della struttura
sociale francese della seconda metà del 1800: riuniva
persone eterogenee che erano lo specchio della società
parigina, la quale non solo aveva accettato, ma aveva
continuato a sviluppare i valori conquistati con la
Rivoluzione Francese.
Lo stesso Renoir, con la
sua opera, tra l’altro, ha anche l’intento di
mascherare, o quantomeno minimizzare le distinzioni
sociali. Ma chi sono, con precisione, i personaggi che
Renoir ritrae?
In primo piano, in basso a
sinistra, troviamo Aline Charigot (n. 1) che sta
coccolando teneramente il suo piccolo cagnolino. Aline e
Renoir si erano da poco conosciuti: Aline allora
lavorava come sarta, ma ben presto diviene la modella
preferita del pittore francese, il quale se ne innamora,
e i due, dieci anni più tardi, il 14 aprile 1890,
decidono di sposarsi presso il municipio di Parigi.
Possiamo di sicuro
affermare che – lo testimoniano i molti dipinti- grazie
ad Aline, il nudo femminile diventa uno tra i soggetti
preferiti da Renoir il quale si trovava a ritrarre una
giovane modella di straordinaria bellezza, sensuale e
voluttuosa, ma allo stesso tempo dotata di una
raffinatezza e di una semplicità disarmante.
È proprio grazie ad Aline,
originaria del dipartimento dell’Aube, che Renoir scopre
il piccolo villaggio d’Essoyes: per 25 anni, Auguste ed
Aline trascorrono il periodo estivo ad Essoyes, dove il
pittore si fa costruire un atelier, dal quale usciranno
alcune delle sue opere più famose.
Accanto ad Aline, appoggiato alla ringhiera, è ritratto
Alphonse Fournaise Jr. (n. 2), figlio del proprietario
del locale, nonché responsabile ed addetto del
noleggio-barche.
Alphonse è raffigurato con
vigorose braccia tornite, spalle e torace virili, ed
indossa il classico cappello di paglia dei canottieri.
Sempre appoggiata alla ringhiera, è ritratta pure la
sorella di Alphonse, Alphonsine Fournaise (n. 3): Renoir
aveva già ritratto Alphonsine in altre occasioni ed in
quest’opera la raffigura come una donna spensierata e
sorridente, che sta incrociando lo sguardo con un uomo
ritratto di spalle, che presumibilmente è il barone
Raoul Barbier (n. 4).
Alle spalle di Alphonsine invece, sono presenti due
figure maschili che stanno dialogando: si tratta
probabilmente di Charles Ephrussi (n. 8) e Jules
Laforgue (n. 5). Ephrussi, ritratto di spalle con un
elegante cilindro nero, è di origini russe e proviene da
una ricca famiglia di banchieri ebrei. Approdato a
Parigi intorno al 1871, fin da giovane aveva la passione
per il collezionismo di stampe giapponesi, alla quale si
aggiunge presto l’interesse per la moderna pittura
impressionista: è proprio per questo motivo che inizia a
frequentare gli atelier dei pittori del tempo, come
Sisley, Pissarro, Degas, Manet e Monet, dai quali spesso
acquistava tele ed opere, realizzate anche su
commissione, che finivano per adornare le pareti del
palazzo di via d’Iéna.
Ephrussi, da sempre
interessato anche alla storia dell’arte, è anche uno
scrittore ed un critico d’arte, autore di saggi e
proprietario-redattore de La Gazette des Beaux-Arts.
Alla testata giornalistica collaborava anche Jules
Laforgue che nell’opera di Renoir è ritratto in
abbigliamento sportivo, mentre sta parlando proprio con
Ephrussi.
Si pensa che Laforgue sia
stato il segretario personale di Ephrussi, ma oltre a
ciò, possiamo definirlo come un innovativo poeta
francese, vissuto nella seconda metà del XIX secolo.
Critici e storici dell’arte hanno anche sostenuto e
sottolineato che le sue opere poetiche sono strettamente
collegate con la pittura impressionista. Nato in
Uruguay, da genitori francesi, Laforgue si trasferisce
di nuovo in Francia nel 1866, ma è nel 1881 che conosce
Ephrussi, con il quale inizia appunto a collaborare a
La Gazette des Beaux-Arts. Grazie ad Ephrussi
inoltre, il poeta ottiene la nomina a lettore francese
dell'imperatrice Augusta di Prussia: dal novembre del
1881, fino al 1886, Laforgue vive a Berlino, ricoprendo
il ruolo di “consigliere culturale” dell’imperatrice
Augusta, ruolo per giunta ben remunerato che gli
permette di seguire e coltivare molto liberamente i suoi
interessi. Nel 1885 scrive L'Imitation de Notre-Dame
la Lune, considerato da tutti come la sua opera più
importante. Muore molto giovane, di tubercolosi, nel
1887, dopo aver sposato, un anno prima, l’inglese Leah
Lee.
Spostandoci ora verso il centro dell’opera di Renoir,
troviamo, seduta ad un tavolino e ritratta mentre sta
bevendo, l’attrice Ellen Andrée (n. 6). Ellen Andrée,
nata nel 1845 e morta nel 1919, era una famosa cantante
ed attrice del tempo, che presto inizia ad essere molto
conosciuta anche tra i pittori impressionisti, in quanto
spesso posava per loro come modella. Ellen è stata anche
ritratta da Degas, nel famoso dipinto L’Assenzio,
dove, sempre raffigurata seduta ad un tavolino mentre
sta bevendo, è ritratta accanto all’inciso e pittore
Marcellin Desboutin. Anche Renoir, accanto ad Ellen,
seduto sullo stesso tavolino, ritrae un uomo, del quale
però scorgiamo solamente una piccola porzione del suo
profilo e possiamo supporre che si tratti di un amico o
conoscente della stessa attrice francese.
Se invece focalizziamo la nostra attenzione sull’angolo
in basso a destra, possiamo vedere che questa parte del
dipinto è occupata da un gruppo di tre persone: si
tratta quasi sicuramente dell’attrice Angèle Legault (n.
7), del giornalista italiano Antonio Maggiolo (n. 10) e
del pittore Gustave Caillebotte (n. 9). Non possediamo
molte informazioni relative a queste tre persone, fatta
eccezione per la figura di Gustave Caillebotte.
Caillebotte, come Alphonse Fournaise, è raffigurato
nell’opera di Renoir con la classica divisa dei
canottieri, anche se in realtà egli è molto più
appassionato per la vela e per la navigazione da
diporto, sport che poteva facilmente praticare,
soprattutto grazie alla sua cospicua disponibilità
economica.
Gustave Caillebotte,
proveniente da una famiglia di ricchi industriali
tessili, nasce a Parigi nel 1848. Dopo essersi diplomato
in legge nel 1870, si iscrive all'Ecole des Beaux-Arts
ed inizia a realizzare dipinti e tele, sempre però
seguendo il filone del realismo: i suoi soggetti
preferiti sono in particolare i paesaggi urbani e rurali
e le scene di vita operaia, caratterizzati dal senso
vivo del colore e della luce, tipico
dell'impressionismo. Nel 1876, proprio su invito di
Renoir, partecipa alla seconda mostra degli
impressionisti, ma dobbiamo tener presente che
Caillebotte rappresenta, per gli stessi impressionisti,
anche una sorta di mecenate: proprio grazie alla sua
ricchezza personale, non solo si può permettere di
acquistare le loro opere, ma nel 1877 finanzia anche la
terza esposizione del gruppo ed in seguito partecipa,
sia come finanziatore che come organizzatore, alle
edizioni del 1879, 1880, 1882 ed alla trasferta di New
York del 1885. Muore giovanissimo, dopo una breve
malattia, nel 1894.
Infine, ci resta da capire l’identità delle tre figure
che occupano la parte superiore destra dell’opera. Pure
in questo caso, questa porzione della tela, è occupata
da tre persone che stanno dialogando tra loro. Si tratta
probabilmente del burocrate Lestringez Pierre Eugène (n.
11), dell’amico di Renoir, Paul Lhote (n. 12) e
dell’attrice Jeanne Samary (n. 13). Anche di questo
trio, come nel caso del precedente, non si hanno
moltissime informazioni.
Sicuramente, la figura più
nota è quella di Léontine Pauline Jeanne Samary, famosa
attrice della seconda metà del XIX secolo, nata nel 1857
e morta nel 1890. Meglio conosciuta con il nome di
Jeanne Samary, entra in conservatorio a 14 anni, mentre
a 18 anni ottiene la sua prima parte da attrice. Jeanne
è in generale conosciuta dalla maggior parte dei pittori
impressionisti, perché spesso posava come modella per
loro: alcune opere che la raffigurano ottennero premi e
riconoscimenti durante mostre ed esposizioni.
Ecco quindi che abbiamo cercato di dare un’identità alle
figure ritratte nell’opera di Renoir: sembra ora quasi
di trovarci di fronte ad un collage-sociale della
Francia del XIX secolo. Ma dietro a questo gruppo di
persone, dietro a questa comitiva di amici, c’è qualcosa
di più: c’è la voglia di vivere una vita nuova, una vita
moderna, piena di ottimismo e di convivialità,
caratteristiche proprie di un mondo che sta rinascendo e
sta dirigendosi verso una direzione piena di luce e di
speranza.
Per capire questo però, dobbiamo immergerci nel clima
della Francia del periodo. Come abbiamo detto, ci
troviamo nella Parigi del 1880: la Francia è appena
uscita dal lungo conflitto con la Prussia e dalla
sanguinosa parentesi della rivolta della Comune.
Siamo in un periodo di
grande fermento, periodo in cui anche l’arte inizia ad
incontrare il mercato.
A Parigi nascono le prime
gallerie private, e l’opera d’arte inizia a divenire una
merce commissionata ed appositamente realizzata per la
borghesia in ascesa. Tutti gli artisti, impressionisti
compresi, si trovano di fronte ad un bivio: adeguarsi
alle esigenze del nuovo mercato e continuare a dipingere
secondo gli schemi della pittura classica, oppure
cercare di portare avanti il progetto avanguardistico
della destrutturazione della realtà e del linguaggio
espressivo?
È in questo contesto che Renoir concepisce Le
déjeuner des canotiers, con il quale riesce a
descrivere e raffigurare la vita moderna così come si
svolge nella Parigi di fine ‘800, ma allo stesso tempo
riesce anche a conciliare, all’interno della stessa
opera, le tradizioni pittoriche con le esigenze
avanguardistiche.
Sulla terrazza di una
locanda in riva alla Senna, Renoir riproduce il suo
microcosmo, fatto di amici, amiche ed amanti che si
ritrovano in un’abbagliante giornata d’estate per
pranzare insieme e godersi un momento spensierato con
calici di vino e di champagne e vassoi carichi di
frutta.
Tredici individui, tredici
storie, tredici soggetti diversi, ma allo stesso tempo
uniti tra loro da un unico fermento culturale: tredici
persone che, sospinte dal forte fermento culturale,
guardano con occhi nuovi verso il futuro…
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