[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 204 / DICEMBRE 2024 (CCXXXV)


medioevo

Prime Relazioni Sino-Russe

I contatti MEDIeVALI fra due grandi civiltà

di Domenico Samela

 

Molti storici hanno dedicato i loro studi ai rapporti fra Cina e Russia. Attualmente, tuttavia, non è possibile definire quale sia stato l’effettivo primo contatto fra queste due grandi civiltà. Recenti scoperte archeologiche hanno dimostrato che dei legami culturali indiretti fra cinesi e russi avvennero già dal XII secolo. Infatti, si è attestato che entrambi i popoli commerciavano con le genti dell’Asia centrale e che fu proprio il commercio a favorire l’avvicinamento tra queste due culture. Probabilmente fu così che un primo immaginario sulla Cina giunse in quel periodo nella Rus’ di Kiev, all’epoca l’entità monarchica governante i territori oggi appartenenti a Ucraina, Russia, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Sono quindi state avanzate diverse ipotesi su quando e come sia avvenuto il primo vero contatto fra queste due culture.

Una fonte preziosa per la comprensione delle prime relazioni sino-russe, secondo alcuni studiosi, sarebbe il Canto della schiera di Igor (Слово о полку Игореве), un poema epico di autore anonimo, scritto in antico slavo orientale e risalente alla fine del XII secolo. Nell’opera viene citato un misterioso popolo proveniente dall’Oriente, i Chin (Хин), i quali sono conosciuti alle genti della Rus’ di Kiev, ma risultano sconosciuti ad altre fonti.

 

Secondo il linguista Dmitrij Sergeevič Liсhačëv (Дмитрий Сергеевич Лихачёв 1906-1999), non è possibile stabilire con certezza quale sia la loro reale identità, ma pare che all’epoca questo nome divenne tanto conosciuto da raggiungere la Rus’ di Kiev e persino la città di Bisanzio. Probabilmente, alcune informazioni sui Chin giunsero in Occidente tramite un passaparola che coinvolse diverse etnie dell’Asia centrale. Nell’opera citata in precedenza, il Canto della schiera di Igor’, l’ignoto popolo dei Chin viene menzionato per ben tre volte. Il fatto che il termine sia presente in un’opera letteraria, e che venga citato in diversi contesti, rende credibile l’ipotesi che, fra le genti della Rus’, i Chin fossero già ben conosciuti.

 

Tuttavia, è presente un’estrema discordanza nell’interpretazione di questo nome, dovuta al fatto che le ricerche non hanno ancora portato a risultati convincenti. Alcuni studiosi hanno identificato il popolo in questione con gli Unni, altri con i Finni, altri ancora con i Xiongnu o i Cazari e c’è addirittura chi ritiene che questo sia solo un etnonimo, significante “nemico”, con cui gli abitanti della Rus’ di Kiev indicavano una pluralità di popoli dell’est.

 

Molti storici ritengono molto plausibile la possibilità che i Chin siano proprio i Cazari, Chin potrebbe infatti essere una forma russificata e adattata di questo etnonimo. I Cazari abitavano un ampio territorio limitrofo ai russi, nelle steppe pontico-caspiche. La Rus' di Kiev aveva avuto interazioni importanti con questo popolo, specialmente nel commercio e nelle questioni diplomatiche. Tutto ciò ha portato alla necessità di registrare il nome dei Cazari in diverse cronache e documenti dell'epoca.

 

Invece, secondo Lev Nikolaevič Gumilёv (Лев Николаевич Гумилёв 1912-1992), storico ed etnologo russo, fino al XX secolo non è esistito in Asia centrale il concetto di nazionalità, e ciò rende ancora più difficile definire con esattezza chi fossero i Chin. Tuttavia, Gumilёv, in uno dei suoi scritti, dal titolo Alla Ricerca di un Regno Inventato (В поисках вымышленного царства), ritiene interessante notare che la parola “Chin” sia molto simile a “Jin”, nome che i Jurchen diedero alla loro dinastia nel 1115, ma che in russo, anticamente, era conosciuta come “Kin”. In base a queste informazioni si può effettivamente constatare che la narrazione storica del Canto della schiera di Igor’ e l’epoca di regno della dinastia Jin sono approssimativamente coerenti, infatti i due regni sono contemporanei per un determinato periodo di tempo.

 

Sulla base di tale presupposto, Gumilёv provò a spiegare per quale motivo nell’opera fosse presente la radice “chin” (хин) e non “kin” (кин). Probabilmente questa parola arrivò nella Rus’ tramite le lingue mongole, lingue che non possedevano il suono della gutturale “k”; questo spiegherebbe la sostituzione della consonante к (/k/) con la fricativa velare sorda х (/ch/). È possibile, infatti, che l’autore dell’opera sia venuto a conoscenza del termine “chin” proprio attraverso l’ascolto diretto della parlata mongola.

 

Tuttavia, questo implicherebbe che l’opera epica non sia stata attribuita al periodo corretto. Il Canto della Schiera di Igor’ è stato datato al XII secolo, ma un ipotetico contatto diretto fra l’autore dell’opera e il popolo mongolo si sarebbe potuto verificare solo a partire dal 1223, anno in cui si svolse la battaglia del fiume Kalka. In alternativa, un passaparola tra diverse etnie dell’Asia centrale avrebbe potuto giustificare l’utilizzo tra i russi della parola “chin”, termine che, sempre attraverso la lingua mongola, sarebbe entrato nella Rus’ di Kiev, giunto indirettamente tramite altri popoli della steppa.

 

Secondo Gumilёv, un importante dettaglio che emerge dalla lettura del testo riguarda le strategie militari dei Chin. Pare, infatti, che utilizzassero frecce avvelenate, tecnica che in Asia rimase non molto utilizzata fino al XIII secolo inoltrato, ma che i Jurchen, al contrario, avevano affinato tempo prima. Dopo aver sconfitto i Jin, i mongoli entrarono in possesso dei loro arsenali e non è escluso che soldati jurchen furono impiegati nella conquista della Rus’ con le loro strategie militari. Tuttavia, a causa della difficoltà nel reperire fonti certe, non è possibile stabilire la veridicità della teoria di Gumilёv, soprattutto in quanto il Canto della schiera di Igor’ è un poema epico e le sue descrizioni potevano non tanto essere un resoconto storico dettagliato, ma piuttosto sarebbero potute servire a enfatizzare la ferocia e la pericolosità dei nemici incontrati dalle schiere russe. Dopo la caduta della dinastia Jin, il termine “chin” fu talvolta utilizzato in contesti politici dai russi per indicare i mongoli, ma cadde successivamente in completo disuso in favore delle nuove denominazioni “Mongol” (Монгол) e “Yuan” (Юань).

 

Al contrario, la prima menzione del popolo russo in un testo cinese è accertata e molto posteriore. Essa è contenuta nella Storia degli Yuan (元史), composta nel 1370, in epoca Ming. All’interno dell’opera si narra di un reggimento russo nella Cina degli Yuan. Era abitudine dei mongoli, infatti, utilizzare proprio i prigionieri di guerra nelle conquiste di altri territori, in modo tale da trarre vantaggi in termini di forza lavoro. In questo modo, nel XIII secolo, i primi russi raggiunsero Dadu con l’obiettivo di rafforzare le zone interne dell’impero.

 

Nella Storia degli Yuan è riportato che i prigionieri di guerra russi si stabilirono a Dadu nel 1330. Al reggimento fu concesso uno spazio nel distretto settentrionale della città, anche se non è ancora noto quale fosse il luogo preciso. Comunque la loro presenza a Dadu non era legata solo all’aspetto militare, infatti questo legame instaurato fra mongoli e russi era anche di natura diplomatica, commerciale e culturale. Nell’accampamento militare, essi dovevano provvedere all’agricoltura e alla propria sussistenza. Nel 1331 la guardia ammontava a circa 600 unità, ma è dato certo che non fossero tutti russi. Nonostante la loro grande maggioranza, si trattò di una brigata internazionale che comprendeva gente di altre etnie, come mongoli e Kipčaki. Nella Storia degli Yuan viene menzionato anche il nome del comandante della formazione, Bayan, appartenente alla famiglia mongola dei Merkit.

 

In realtà, già dal 1203 era stato istituito un simile reggimento. Fra le tribù altaiche erano pratiche molto comuni gli assassinii; uccidere il leader della famiglia rivale significava, infatti, estendere il proprio potere. Per contrastare questo aspetto della politica tribale mongola, Gengis Khan decise di creare una guardia reale deputata alla difesa dell’incolumità del khan e dell’impero. Essa portava il nome di Kheshig ed era composta, in origine, esclusivamente da soldati mongoli. Con la grande espansione del territorio, i successori di Temujin decisero di includere e reclutare anche uomini di altre popolazioni, ingrandendo notevolmente il numero dei protettori del khan all’interno della guardia reale. Le fonti citano la presenza all’interno della Kheshig di turchi, tibetani, uiguri, cinesi han, russi, Alani, Jurchen e tanti altri popoli.

 

Lo schieramento russo era noto soprattutto per la sua lealtà e veniva impiegato per sedare le rivolte anti-mongole. Pare che prima del 1332 subì gravi perdite e, proprio per questo motivo, dall’Europa furono inviate nuove carovane con altri prigionieri. Il gruppo più grande che venne inviato in Cina era composto da 2500 uomini. Nella Storia degli Yuan, l’ultima citazione del reggimento russo risale al 1334 e, attualmente, non si conosce ancora il motivo per cui non venga più menzionato; così, la maggior parte degli storici ipotizzò che molti soldati della formazione persero la vita, in quanto impiegati nella repressione delle numerose rivolte cinesi che agitarono l’impero Yuan nella sua fase di declino. Altri storici, invece, credono che, nella metà del XV secolo, i russi furono completamente o parzialmente assimilati dai cinesi e non ebbero più rapporti con la loro terra d’origine. Nonostante questo non sia stato un vero e proprio incontro consapevole fra le due popolazioni, rappresenta comunque il primo contatto storicamente accertato fra cinesi e russi.
 

Riferimenti bibliografici:
 

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Roberts J.A.G., Storia della Cina: la politica, la realtà sociale, la cultura, l’economia dall’antichità ai giorni nostri, Newton Compton editori, Roma, 2006.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]