Prime Relazioni Sino-Russe
I contatti MEDIeVALI
fra due grandi civiltà
di Domenico
Samela
Molti storici hanno dedicato i loro
studi ai rapporti fra Cina e Russia.
Attualmente, tuttavia, non è
possibile definire quale sia stato
l’effettivo primo contatto fra
queste due grandi civiltà. Recenti
scoperte archeologiche hanno
dimostrato che dei legami culturali
indiretti fra cinesi e russi
avvennero già dal XII secolo.
Infatti, si è attestato che entrambi
i popoli commerciavano con le genti
dell’Asia centrale e che fu proprio
il commercio a favorire
l’avvicinamento tra queste due
culture. Probabilmente fu così che
un primo immaginario sulla Cina
giunse in quel periodo nella Rus’ di
Kiev, all’epoca l’entità monarchica
governante i territori oggi
appartenenti a Ucraina, Russia,
Bielorussia, Polonia, Lituania,
Lettonia ed Estonia. Sono quindi
state avanzate diverse ipotesi su
quando e come sia avvenuto il primo
vero contatto fra queste due
culture.
Una fonte preziosa per la
comprensione delle prime relazioni
sino-russe, secondo alcuni studiosi,
sarebbe il Canto della schiera di
Igor (Слово о полку Игореве), un
poema epico di autore anonimo,
scritto in antico slavo orientale e
risalente alla fine del XII secolo.
Nell’opera viene citato un
misterioso popolo proveniente
dall’Oriente, i Chin (Хин), i quali
sono conosciuti alle genti della Rus’
di Kiev, ma risultano sconosciuti ad
altre fonti.
Secondo il linguista Dmitrij
Sergeevič Liсhačëv (Дмитрий
Сергеевич Лихачёв 1906-1999), non è
possibile stabilire con certezza
quale sia la loro reale identità, ma
pare che all’epoca questo nome
divenne tanto conosciuto da
raggiungere la Rus’ di Kiev e
persino la città di Bisanzio.
Probabilmente, alcune informazioni
sui Chin giunsero in Occidente
tramite un passaparola che coinvolse
diverse etnie dell’Asia centrale.
Nell’opera citata in precedenza, il
Canto della schiera di Igor’,
l’ignoto popolo dei Chin viene
menzionato per ben tre volte. Il
fatto che il termine sia presente in
un’opera letteraria, e che venga
citato in diversi contesti, rende
credibile l’ipotesi che, fra le
genti della Rus’, i Chin fossero già
ben conosciuti.
Tuttavia, è presente un’estrema
discordanza nell’interpretazione di
questo nome, dovuta al fatto che le
ricerche non hanno ancora portato a
risultati convincenti. Alcuni
studiosi hanno identificato il
popolo in questione con gli Unni,
altri con i Finni, altri ancora con
i Xiongnu o i Cazari e c’è
addirittura chi ritiene che questo
sia solo un etnonimo, significante
“nemico”, con cui gli abitanti della
Rus’ di Kiev indicavano una
pluralità di popoli dell’est.
Molti storici ritengono molto
plausibile la possibilità che i Chin
siano proprio i Cazari, Chin
potrebbe infatti essere una forma
russificata e adattata di questo
etnonimo. I Cazari abitavano un
ampio territorio limitrofo ai russi,
nelle steppe pontico-caspiche. La
Rus' di Kiev aveva avuto interazioni
importanti con questo popolo,
specialmente nel commercio e nelle
questioni diplomatiche. Tutto ciò ha
portato alla necessità di registrare
il nome dei Cazari in diverse
cronache e documenti dell'epoca.
Invece, secondo Lev Nikolaevič
Gumilёv (Лев Николаевич Гумилёв
1912-1992), storico ed etnologo
russo, fino al XX secolo non è
esistito in Asia centrale il
concetto di nazionalità, e ciò rende
ancora più difficile definire con
esattezza chi fossero i Chin.
Tuttavia, Gumilёv, in uno dei suoi
scritti, dal titolo Alla Ricerca
di un Regno Inventato (В поисках
вымышленного царства), ritiene
interessante notare che la parola
“Chin” sia molto simile a “Jin”,
nome che i Jurchen diedero alla loro
dinastia nel 1115, ma che in russo,
anticamente, era conosciuta come “Kin”.
In base a queste informazioni si può
effettivamente constatare che la
narrazione storica del Canto della
schiera di Igor’ e l’epoca di regno
della dinastia Jin sono
approssimativamente coerenti,
infatti i due regni sono
contemporanei per un determinato
periodo di tempo.
Sulla base di tale presupposto,
Gumilёv provò a spiegare per quale
motivo nell’opera fosse presente la
radice “chin” (хин) e non “kin” (кин).
Probabilmente questa parola arrivò
nella Rus’ tramite le lingue
mongole, lingue che non possedevano
il suono della gutturale “k”; questo
spiegherebbe la sostituzione della
consonante к (/k/) con la fricativa
velare sorda х (/ch/). È possibile,
infatti, che l’autore dell’opera sia
venuto a conoscenza del termine
“chin” proprio attraverso l’ascolto
diretto della parlata mongola.
Tuttavia, questo implicherebbe che
l’opera epica non sia stata
attribuita al periodo corretto.
Il Canto della Schiera di Igor’
è stato datato al XII secolo, ma un
ipotetico contatto diretto fra
l’autore dell’opera e il popolo
mongolo si sarebbe potuto verificare
solo a partire dal 1223, anno in cui
si svolse la battaglia del fiume
Kalka. In alternativa, un
passaparola tra diverse etnie
dell’Asia centrale avrebbe potuto
giustificare l’utilizzo tra i russi
della parola “chin”, termine che,
sempre attraverso la lingua mongola,
sarebbe entrato nella Rus’ di Kiev,
giunto indirettamente tramite altri
popoli della steppa.
Secondo Gumilёv, un importante
dettaglio che emerge dalla lettura
del testo riguarda le strategie
militari dei Chin. Pare, infatti,
che utilizzassero frecce avvelenate,
tecnica che in Asia rimase non molto
utilizzata fino al XIII secolo
inoltrato, ma che i Jurchen, al
contrario, avevano affinato tempo
prima. Dopo aver sconfitto i Jin, i
mongoli entrarono in possesso dei
loro arsenali e non è escluso che
soldati jurchen furono impiegati
nella conquista della Rus’ con le
loro strategie militari. Tuttavia, a
causa della difficoltà nel reperire
fonti certe, non è possibile
stabilire la veridicità della teoria
di Gumilёv, soprattutto in quanto il
Canto della schiera di Igor’ è un
poema epico e le sue descrizioni
potevano non tanto essere un
resoconto storico dettagliato, ma
piuttosto sarebbero potute servire a
enfatizzare la ferocia e la
pericolosità dei nemici incontrati
dalle schiere russe. Dopo la caduta
della dinastia Jin, il termine
“chin” fu talvolta utilizzato in
contesti politici dai russi per
indicare i mongoli, ma cadde
successivamente in completo disuso
in favore delle nuove denominazioni
“Mongol” (Монгол) e “Yuan” (Юань).
Al contrario, la prima menzione del
popolo russo in un testo cinese è
accertata e molto posteriore. Essa è
contenuta nella Storia degli Yuan
(元史),
composta nel 1370, in epoca Ming.
All’interno dell’opera si narra di
un reggimento russo nella Cina degli
Yuan. Era abitudine dei mongoli,
infatti, utilizzare proprio i
prigionieri di guerra nelle
conquiste di altri territori, in
modo tale da trarre vantaggi in
termini di forza lavoro. In questo
modo, nel XIII secolo, i primi russi
raggiunsero Dadu con l’obiettivo di
rafforzare le zone interne
dell’impero.
Nella Storia degli Yuan è
riportato che i prigionieri di
guerra russi si stabilirono a Dadu
nel 1330. Al reggimento fu concesso
uno spazio nel distretto
settentrionale della città, anche se
non è ancora noto quale fosse il
luogo preciso. Comunque la loro
presenza a Dadu non era legata solo
all’aspetto militare, infatti questo
legame instaurato fra mongoli e
russi era anche di natura
diplomatica, commerciale e
culturale. Nell’accampamento
militare, essi dovevano provvedere
all’agricoltura e alla propria
sussistenza. Nel 1331 la guardia
ammontava a circa 600 unità, ma è
dato certo che non fossero tutti
russi. Nonostante la loro grande
maggioranza, si trattò di una
brigata internazionale che
comprendeva gente di altre etnie,
come mongoli e Kipčaki. Nella Storia
degli Yuan viene menzionato anche il
nome del comandante della
formazione, Bayan, appartenente alla
famiglia mongola dei Merkit.
In realtà, già dal 1203 era stato
istituito un simile reggimento. Fra
le tribù altaiche erano pratiche
molto comuni gli assassinii;
uccidere il leader della famiglia
rivale significava, infatti,
estendere il proprio potere. Per
contrastare questo aspetto della
politica tribale mongola, Gengis
Khan decise di creare una guardia
reale deputata alla difesa
dell’incolumità del khan e
dell’impero. Essa portava il nome di
Kheshig ed era composta, in origine,
esclusivamente da soldati mongoli.
Con la grande espansione del
territorio, i successori di Temujin
decisero di includere e reclutare
anche uomini di altre popolazioni,
ingrandendo notevolmente il numero
dei protettori del khan all’interno
della guardia reale. Le fonti citano
la presenza all’interno della
Kheshig di turchi, tibetani, uiguri,
cinesi han, russi, Alani, Jurchen e
tanti altri popoli.
Lo schieramento russo era noto
soprattutto per la sua lealtà e
veniva impiegato per sedare le
rivolte anti-mongole. Pare che prima
del 1332 subì gravi perdite e,
proprio per questo motivo,
dall’Europa furono inviate nuove
carovane con altri prigionieri. Il
gruppo più grande che venne inviato
in Cina era composto da 2500 uomini.
Nella Storia degli Yuan,
l’ultima citazione del reggimento
russo risale al 1334 e, attualmente,
non si conosce ancora il motivo per
cui non venga più menzionato; così,
la maggior parte degli storici
ipotizzò che molti soldati della
formazione persero la vita, in
quanto impiegati nella repressione
delle numerose rivolte cinesi che
agitarono l’impero Yuan nella sua
fase di declino. Altri storici,
invece, credono che, nella metà del
XV secolo, i russi furono
completamente o parzialmente
assimilati dai cinesi e non ebbero
più rapporti con la loro terra
d’origine. Nonostante questo non sia
stato un vero e proprio incontro
consapevole fra le due popolazioni,
rappresenta comunque il primo
contatto storicamente accertato fra
cinesi e russi.
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