N. 61 - Gennaio 2013
(XCII)
LA REGOLA DEL SILENZIO
i '70 tra ideali, errori, segreti e verità
di Giovanna D’Arbitrio
Il film di Robert Redford
“La
regola
del
silenzio”,
tratto
dal
romanzo
di
Neil
Gordon
“The
company
you
keep”
e
presentato
con
successo
al
Festival
di
Venezia
fuori
concorso,
evidenzia
ancora
una
volta
l’interesse
del
noto
regista/attore
per
temi
cari
al
cinema
democratico
americano.
La trama è centrata sulle
vicende
di
Jim
Grant
(R.
Redford),
stimato
avvocato
vedovo
che
abita
ad
Albany
(New
York)
con
la
figlia
Isabel.
La
sua
vita
viene
sconvolta
da
un
giovane
reporter,
Ben
Shepard
(S.
LaBeouf),
che
scopre
la
sua
vera
identità
di
ex
pacifista
radicale
in
lotta
contro
la
guerra
nel
Vietnam
negli
anni
‘70,
vissuto
in
clandestinità
per
30
anni
e
tuttora
ricercato
dalla
polizia
per
omicidio.
Inseguito da FBI e da
Shepard,
egli
si
dà
alla
fuga
alla
ricerca
di
Mimi
Lurie
(Julie
Christie),
l’unica
persona
che
è in
grado
di
scagionarlo.
Aiutato da alcuni membri
del
suo
ex
gruppo,
i
Weather
Undergroud,
alla
fine
egli
raggiungerà
il
suo
obiettivo
tra
imprevedibili
colpi
di
scena,
verità
svelate
ed
interessanti
riflessioni
sugli
eventi
storici
del
passato
che
forniscono
lezioni
anche
al
giovane
giornalista.
Cercando la verità con
accanimento
e
determinazione,
infatti,
Ben
scoprirà
sconvolgenti
segreti
ma
sarà
in
qualche
modo
profondamente
coinvolto,
come
si
evince
dalle
parole
a
lui
rivolte
da
Grant
secondo
il
quale
“i
segreti
sono
una
cosa
pericolosa,
poiché
quando
scopri
qualcosa
su
un’altra
persona
alla
fine
scopri
anche
qualcosa
su
te
stesso”.
Osservando il volto dell’anziano
attore
(75
anni)
sullo
schermo,
un
volto
ora
molto
segnato
dalle
rughe,
vengono
in
mente
immagini
del
passato
quando
Robert
Redford,
giovane
e
affascinante,
recitò
nel
film
di
S.
Pollack
“The
way
we
were”
accanto
ad
una
superlativa
Barbra
Streisand
(nel
ruolo
di
un’
attivista
politica
che
si
batte
con
coraggio
per
i
suoi
ideali).
Sembra quasi che un
invisibile
filo
leghi
i
due
film
annodando
il
passato
col
presente
in
un’attenta
ed
obiettiva
(seppur
un
po’
nostalgica)
riflessione
sul
passato
rivisitato
in
modo
critico:
se
gli
ideali
di
quegli
anni
erano
giusti,
bisogna
riconoscere
che
essi
poi
degenerarono
in
lotta
armata
e
così
tanti
giovani
pacifisti,
nolenti
o
volenti,
si
ritrovarono
con
le
mani
sporche
di
sangue
o
comunque
coinvolti
dalla
spirale
della
violenza,
come
Jim
Grant.
In un significativo dialogo
con
Mimi
Lurie
che
addebita
la
spirale
della
violenza
passata
e
presente
interamente
al
sistema
politico
stesso
che
genera
guerre,
egli
invece
riflette
sugli
errori
commessi
in
passato
e
sceglie
la
via
della
“pace”
e
degli
“affetti
familiari”
in
maniera
definitiva.
Un buon film che anche
nel
cast
riesce
ad
unire
passato
e
presente,
poiché
accanto
a
giovani
attori,
come
Shia
LaBeouf,
Jackie
Evancho,
Anna
Kendrick,
Britt
Marling,
troviamo
la
vecchia
guardia
rappresentata
da
Susan
Sarandon,
Julie
Christie,
Nick
Nolte,
Chris
Cooper,
Sam
Elliott,
Brendan
Gleeson,
Terrence
Howard,
Richard
Jenkins,
Stanley
Tucci,
Stephen
Root.
La sceggiatura è di Lem
Dobbs,
la
scenografia
di
Laurence
Bennet,
la
colonna
sonora
di
Cliff
Martinez.