N. 144 - Dicembre 2019
(CLXXV)
IL REGNO DI BRETAGNA
LA
SPINA
NEL
FIANCO
DELLA
FRANCIA
CAROLINGIA
-
PARTE
III
di
Roberto
Conte
Per
quanto
riguarda
i
rapporti
con
i re
carolingi,
Salamun
mantenne
inizialmente
un
atteggiamento
ostile,
prendendo
parte
alle
rivolte
dei
nobili
franchi
o
sostenendo
gli
onnipresenti
razziatori
normanni.
Così,
nell’859,
secondo
gli
Annales
Bertiniani,
appoggiò
Pipino
II,
che
cercava
di
riprendere
l’avito
trono
di
Aquitania
dalle
pretese
di
Carlo
il
Bambino,
figlio
di
Carlo
il
Calvo,
e
ancora
nell’862
fornì
supporto
agli
incursori
normanni,
portando
una
grande
devastazione
nella
regione
di
Angers.
Qui
però
se
la
dovette
vedere
con
il
marchese
di
Neustria
Roberto
il
Forte,
che
catturò
dodici
navi
bretoni
sulla
Loira,
sterminandone
quasi
per
intero
gli
equipaggi,
e
sorprese
poi
i
razziatori
intenti
a
rientrare
in
Bretagna
carichi
di
bottino,
uccidendone
circa
200.
Questi
rovesci
non
sembrarono
tuttavia
indebolire
la
posizione
di
Salamun
che
anzi
l’anno
successivo,
in
cambio
delle
solite
vaghe
promesse
di
fedeltà
e di
vassallaggio
a
Carlo
il
Calvo,
nel
corso
di
un
incontro
pacificatore
nel
monastero
di
Entrammes,
ottenne
anche
il
possesso
delle
terre
Inter
duas
aquas,
cioè
della
regione
tra
la
Sarthe
e la
Mayenne.
Come
sempre,
il
re
bretone
tenne
fede
per
poco
tempo
alla
parola
data,
e
nell’866
entrò
in
alleanza
con
i
Normanni
capitanati
da
Hasteinn,
insieme
ai
quali
i
suoi
uomini
devastarono
l’Angiò,
il
Maine
e la
Touraine,
mettendo
a
sacco
anche
Le
Mans.
Sulla
via
del
ritorno
i
razziatori
furono
affrontati
da
Roberto
il
Forte
a
Brissarthe,
il
15
settembre,
e
costretti
a
rifugiarsi
in
una
chiesa,
ma
nel
corso
di
una
sortita
riuscirono
a
ucciderlo
e a
mettere
in
fuga
i
Franchi.
Ancora
una
volta
Carlo
il
Calvo
dovette
venire
a
patti
con
Salamun
per
allontanarlo
dall’alleanza
con
i
Vichinghi
e
ottenerne
il
sostegno,
e
nell’agosto
dell’867,
nel
corso
di
un
incontro
a
Compiegne,
gli
concesse
il
possesso
del
Cotentin,
delle
Isole
Anglo-normanne
e
probabilmente
anche
dell’Avranchin:
la
Bretagna
raggiunse
così
la
sua
massima
estensione
territoriale,
che
in
futuro
non
sarebbe
mai
più
riuscita
a
recuperare.
Evidentemente
Salamun
dovette
considerarsi
pago
di
quelle
concessioni,
poiché
da
allora
compare
sempre
lealmente
al
fianco
del
sovrano
carolingio
nella
lotta
contro
i
Normanni.
Già
nel
corso
dell’anno
successivo
si
impegnò
a
espellere
gli
scorridori
vichinghi
da
Angers,
e
durante
un’assemblea
a
Pitres,
il
29
agosto,
ne
ebbe
come
ricompensa
le
insegne
regali
e
una
corona
aurea
ingioiellata.
Nell’869
concluse
una
pace
con
i
Normanni
stanziati
lungo
la
Loira,
il
che
permise
ai
suoi
sudditi
di
poter
coltivare
le
vigne
della
zona
di
Angers,
ma
nell’873
accorse
ancora
una
volta
al
fianco
di
Carlo
il
Calvo
per
espellere
i
razziatori
scandinavi
da
questa
disgraziata
città,
nuovamente
messa
a
sacco.
Secondo
gli
Annales
Bertiniani,
in
questa
occasione
il
figlio
del
sovrano
bretone,
Wigon,
prestò
giuramento
di
fedeltà
al
Carolingio,
raccomandandosi
alla
sua
protezione;
il
significato
di
quest’atto
può
essere
compreso
considerando
i
tragici
avvenimenti
dell’anno
successivo.
Salamun
era
ormai
avanti
negli
anni,
e
Wigon
non
era
l’unico
pretendente
al
trono,
anche
perché
presso
i
popoli
celtici
esistevano
sistemi
di
successione
meno
lineari
di
quelli
solitamente
applicati
nel
resto
d’Europa.
In
particolare,
c’erano
due
personaggi
piuttosto
potenti
che
potevano
avanzare
valide
pretese
alla
corona:
uno
era
Pascweten,
conte
di
Vannes
e
marito
della
figlia
primogenita
di
Salamun,
Prostlona,
l’altro
Wrhwant,
genero
di
Erispoè
e da
alcuni
designato
come
conte
di
Rennes,
ma
probabilmente
molto
seguito
nel
nord-ovest
del
paese.
I
due
si
accordarono
per
spartirsi
il
regno
e
ottennero
anche
l’aiuto
del
figlio
del
conte
di
Cornovaglia,
Wigon,
e di
diversi
Franchi
che
avevano
motivi
di
risentimento
verso
Salamun,
capitanati
da
un
certo
Foulcoald.
Di
fronte
alla
loro
rivolta
e
alla
cattura
del
figlio,
l’anziano
sovrano
tentò
di
trovare
rifugio
in
un
monastero,
forse
quello
di
La
Martyre,
forse
quello
di
Langoëlan,
ma
il
25
giugno
fu
indotto
alla
resa,
con
la
promessa
di
non
essere
toccato
da
nessun
bretone.
Una
volta
in
potere
dei
suoi
avversari,
però,
venne
consegnato
agli
uomini
di
Foulcoald,
che
in
quanto
franchi
erano
esclusi
dall’accordo,
e
costoro
lo
accecarono
così
ferocemente
da
portarlo
alla
morte
nel
corso
della
notte.
Nulla
si
sa
della
sorte
toccata
a
suo
figlio
Wigon,
ma
con
ogni
probabilità
anch’egli
venne
eliminato
senza
indugio.
Salamun
subì
così
un
perfetto
contrappasso
per
il
sacrilego
omicidio
di
Erispoë,
ma i
suoi
due
assassini
non
tardarono
a
scontrarsi
al
momento
di
dividersi
il
regno,
così
come
pattuito.
Pascweten,
ottenuto
l’appoggio
dei
Normanni
della
Loira,
prese
per
sé
la
maggior
parte
del
territorio,
ma
Wrhwant
non
accettò
una
tale
disparità
e
tra
i
due
complici
si
giunse
a
una
guerra
aperta.
Un
attacco
del
primo
contro
Rennes
nell’875
venne
respinto,
nonostante
una
notevole
disparità
numerica
a
sfavore
dei
difensori,
ma
la
lotta
proseguì
senza
che
ci
fosse
un
chiaro
vincitore
anche
dopo
la
morte
di
Pascweten,
nell’876,
e
quella
di
Wrhwant,
nello
stesso
anno
o in
quello
successivo.
Al
primo
successe
il
fratello
Alan,
al
secondo
Judicael,
forse
suo
figlio,
forse
suo
nipote
(viene
detto
solo
che
era
figlio
della
figlia
di
Erispoë),
e i
due
proseguirono
nella
lotta
per
la
corona
ancora
per
diversi
anni,
sempre
con
risultati
altalenanti
e
incerti.
Di
questo
stato
di
anarchia
seppero
trarre
profitto
i
Normanni,
che
devastarono
senza
pietà
vaste
zone
della
Bretagna;
costituirono
anche
un
campo
fortificato
permanente
a
Saint-Lo,
da
dove
potevano
orchestrare
più
agevolmente
le
loro
incursioni.
La
situazione
si
fece
tanto
drammatica
che
alla
fine
i
due
rivali
al
trono
giunsero
a
stabilire
una
sorta
di
accordo
tra
loro,
allo
scopo
di
unire
le
forze
per
affrontare
più
validamente
la
minaccia
esterna.
Tuttavia
Judicael,
più
giovane
e
meno
prudente
di
Alan,
desideroso
di
acquisire
gloria
unicamente
per
sé,
prese
la
sconsiderata
decisione
di
muovere
da
solo
contro
i
Normanni
e la
sua
eccessiva
temerarietà
gli
costò
la
vita
nel
corso
della
battaglia
che
diede
loro
verso
l’888.
Alan
si
trovò
così
senza
più
contendenti
per
la
corona,
ma
anche
con
il
terribile
fardello
di
portare
avanti
da
solo
la
guerra
contro
i
Normanni,
e
tuttavia
fu
proprio
in
questa
occasione
che
diede
mostra
della
sua
grande
abilità
di
comando:
nell’889
o
890
intercettò
e
distrusse
una
delle
bande
scandinave
a
Guerande,
poi
affrontò
il
grosso
dell’esercito
nemico
presso
Questembert,
secondo
la
tradizione,
sul
Vilaine,
secondo
studi
più
recenti,
e ne
fece
strage.
Si
disse
che
di
15.000
invasori
solo
400
riuscissero
a
fuggire
sulle
loro
navi,
ma
si
tratta
senza
dubbio
di
cifre
molto
gonfiate.
Fu
comunque
un
successo
eccezionale,
che
entusiasmò
a
tal
punto
i
suoi
uomini
che
essi
lo
soprannominarono
Meur,
il
Grande,
e
che
valse
a
garantire
al
regno
quasi
venti
anni
di
pace.
Tale
insolita
serenità,
tuttavia,
sembra
essere
stata
dovuta
esclusivamente
alla
personalità
e al
grande
carisma
di
Alan,
poiché,
quando
egli
giunse
alla
morte,
nel
907,
tornarono
a
presentarsi
tutti
i
problemi
tipici
della
Bretagna.
Il
sovrano
defunto
lasciò
almeno
due
figli
maschi
ancora
in
vita,
Rudalt
e
Derrien,
che
iniziarono
subito
a
disputarsi
il
trono,
avendo
come
ulteriori
competitori
anche
i
mariti
delle
loro
sorelle,
il
conte
di
Poher
Mathuedoï
e il
conte
Tanguy.
Da
queste
lotte
senza
chiaro
risultato
emerse
il
conte
di
Cornovaglia
Wrmaëlon
(Gourmaëlon),
che
in
qualche
maniera,
pur
non
assumendo
mai
il
titolo
di
re,
riuscì
a
prendere
il
controllo
dell’intero
regno,
stando
almeno
al
testo
di
una
donazione
effettuata
a
beneficio
del
monastero
di
Plélan
nel
910,
dove
è
definito
“Gurmahilon
regnante
Britanniam”;
poiché
gli
autori
della
donazione
erano
il
conte
Tanguy
e
Derrien,
sembrerebbe
che
almeno
questi
due
riconoscessero
il
suo
predominio.
Tre
anni
dopo,
tuttavia,
in
un’altra
concessione
da
lui
sottoscritta
come
testimone
è
identificato
come
“Gurmahilon
comitem
qui
tunc
monarchiam
Britanniae
regebat”,
lasciando
intendere
quindi
che
all’epoca
della
stesura
di
quel
documento
avesse
perso
il
suo
predominio.
Il
913
fu
comunque
un
anno
ferale
per
tutta
la
Bretagna,
che
tornò
a
essere
invasa
in
forze
dai
Normanni,
e
stavolta
essi
non
si
presentavano
come
semplici
razziatori,
in
grado
di
essere
allontanati
con
il
pagamento
di
un
riscatto.
Nel
911,
infatti,
con
il
trattato
di
Saint-Clair-sur-Epte,
il
re
di
Francia
Carlo
III
il
Semplice
aveva
concesso
come
feudo
al
capo
scandinavo
Hrolfr
(Rollone)
un’ampia
zona
costiera
della
Neustria,
che
in
seguito
fu
nota
come
ducato
di
Normandia,
in
cambio
del
suo
vassallaggio.
Ora
i
suoi
uomini
erano
impegnati
nel
tentativo
di
allargarne
i
confini,
e la
Bretagna,
loro
vicina
occidentale,
rappresentava
uno
dei
primi
obiettivi.
Questa
volta
i
Bretoni
non
trovarono
un
nuovo
capo
in
grado
di
guidarli
a
una
resistenza
vittoriosa:
Wrmaëlon
morì
alla
fine
del
913
o
all’inizio
del
914,
molto
probabilmente
proprio
mentre
cercava
di
fermare
gli
invasori,
e
nel
919
questi
ultimi
riuscirono
a
travolgere
le
ultime
resistenze
e a
dilagare
per
tutto
il
regno.
Mathuedoï
fuggì
in
Inghilterra
con
tutta
la
sua
famiglia
e
con
una
moltitudine
di
altri
profughi,
quasi
in
una
versione
speculare
dell’esodo
che
aveva
condotto
i
loro
antenati
in
Gallia
dalle
isole
britanniche
mezzo
millennio
prima.
La
Bretagna
finì
preda
della
più
completa
anarchia,
con
i
capi
normanni
che
tentavano
di
sostituirsi
alla
locale
nobiltà
e
con
alcuni
irriducibili
che
si
sforzavano
di
portare
avanti
la
resistenza
contro
gli
invasori.
Fu
così
che
il
regno,
ufficiale
o
ufficioso
che
fosse,
venne
a
morte
in
questi
anni:
anche
quando,
nel
936,
Alan,
figlio
di
Mathuedoï,
riuscì
a
espellere
definitivamente
da
gran
parte
del
suo
territorio
gli
invasori
e a
ristabilirvi
la
sua
autorità,
lo
fece
con
il
titolo
di
duca,
non
di
re,
e
per
tutto
il
resto
del
periodo
medievale
questa
terra
restò
un
ducato,
pur
sempre
indocile
ai
tentativi
di
predominio
della
Francia
e in
continua
oscillazione
tra
l’alleanza
con
questa
o
con
l’Inghilterra,
fino
alla
sua
definitiva
annessione
alla
prima
nel
1491.