N. 138 - Giugno 2019
(CLXIX)
I REGNI CRISTIANI DELLA PENISOLA IBERICA
La
loro
nascita
e
formazione
di
Francesco
Giannetti
In
Spagna,
i
secoli
XI e
XII
videro
il
lento
delinearsi
e
poi
l’espandersi
e
il consolidarsi
di
alcune
entità
politiche
cristiane,
eredi
da
un
lato
del
Regno
delle
Asturie,
nucleo
originario
della
resistenza
cristiana
all’invasione
musulmana,
dall’altro
dei
piccoli
domini
sorti
lungo
i
Pirenei
con
l’aiuto
e la
tutela
dei
Franchi.
Infatti
dopo
la
morte
di
al-Mansur
si
esaurisce
la
spinta
conquistatrice
musulmana
e
con
essa
l’elemento
che
aveva
da
ultimo
tenuto
unito,
a
spese
dei
paesi
razziati,
il
califfato
omayyade
di
Cordova.
Ne
segue
una
gravissima
crisi
politica
nella
Spagna
musulmana
con
il
frazionamento
conosciuto
come
periodo
dei
Reinos
de
Taifas,
fino
alla
ricostituzione
dell’unità
politica
sotto
la
dinastia
degli
Almoravidi
a
partire
dal
1090
circa.
L’indebolimento
arabo
del
periodo
dei
Taifas
consente
come
contraccolpo,
un’importante
ripresa
cristiana,
che
si
manifesta
anzitutto
in
un
rinnovato
processo
di
unificazione
politica,
dopo
quello
che
nel
IX
secolo
aveva
avuto
come
protagonista
il
Regno
delle
Asturie.
Un
primo
importante
accorpamento
si
verifica
con
Sancho
III
di
Navarra
el
Mayor
il
quale,
eredita
titoli
di
re
di
Navarra
e
conte
di
Aragona,
riesce
con
una
politica,
militare
e
matrimoniale,
ad
annettersi
successivamente
le
contee
di
Sobrarbe
e di
Ribagorza,
nonché
la
contea
di
Castiglia
e la
parte
orientale
del
regno
di
Léon,
strappata
al
piccolo
Bermudo
III
di
Léon,
il
cui
padre,
Alfonso
V,
era
caduto
in
battaglia
sotto
Viseu,
mentre
tentava
di
estendere
il
suo
dominio
a
spese
dei
Mori.
La
grande
unificazione
raggiunta
intorno
al
1030
da
Sancho
III
el
Mayor
dura
pochi
anni,
dividendo
egli
il
proprio
dominio
prima
di
morire
tra
i
suoi
quattro
figli:
a
Garcia
la
Navarra,
a
Ferdinando
la
Castiglia
e la
citata
parte
di
Léon,
a
Gonzalo
Sobrarbe
e
Ribagorza,
a
Ramiro
“il
Bastardo”
l’Aragona.
Tuttavia
il
processo
di
unificazione
non
è
compromesso,
bensì
si
prosegue,
pur
attraverso
un
intricato
complesso
di
vicende
e
contese.
Nella
parte
occidentale
della
Spagna
cristiana,
Ferdinando
I di
Castiglia
el
Magno
riunisce
per
la
prima
volta
nella
sua
persona
le
corone
di
Castiglia
e di
Léon,
per
aver
sposato
Sancha,
sorella
di
Bermudo
III
di
Léon
e
per
aver
sconfitto
in
battaglia
lo
stesso
Bermudo.
Ferdinando
è
poi
il
primo
tra
i
sovrani
cristiani
di
Spagna
a
intraprendere
con
forza
l’opera
di
Reconquista,
costringendo
i
musulmani
a un
sensibile
ripiegamento
e a
riconoscere
con
il
tributo
la
supremazia
castigliana.
Anche
il
regno
di
Ferdinando
va
incontro
alla
suddivisione
ereditaria
ma
uno
dei
figli,
Alfonso
VI
di
Castiglia
el
Bravo,
riesce,
dopo
anni
di
alterne
vicissitudini
e
lotte
fratricide
a
unificare
di
nuovo
le
corone
di
Léon
e
Castiglia,
riprendendo
poi
l’offensiva
contro
i
Taifas
fino
alla
gloriosa
conquista
di
Toledo
nel
1085,
momento
importante
della
Reconquista,
ma
preludio
non
di
ulteriori
immediate
vittorie,
bensì
della
tremenda
controffensiva
almoravide,
già
in
atto
con
la
disfatta
cristiana
a
Zalhaca
nel
1086.
Al
fianco
di
Alfonso
VI,
ma
più
spesso
in
azione
personale,
troviamo
Rodrigo
Diaz
de
Bivar,
vale
a
dire
el
Cid
Campeador,
l’eroe
per
eccellenza
dell’epica
spagnola
e
della
Reconquista,
la
quale
nel
XI
secolo
vive
una
decisiva
svolta
uscendo
dalla
sua
dimensione
locale
per
divenire
parte
della
generale
riscossa
della
croce
sulla
mezzaluna.
Nello
stesso
arco
di
tempo
fa
notevoli
progressi
l’unificazione
della
parte
orientale
cristiana
dove
l’Aragona
di
Ramiro
I
“il
Bastardo”
si
ingrandisce
a
spese
di
Sobrarbe
e di
Ribagorza,
e il
figlio
di
Ramiro,
Sancho
I di
Aragona
diviene
anche
re
di
Navarra.
Le
corone
di
Aragona
e
Navarra
restano
poi
unite
sotto
i
regni
dei
due
figli
di
Sancho,
Pietro
I e
Alfonso
I el
Batallador,
perseverante
e
glorioso
artefice,
della
prima
riconquista
aragonese.
Ancora
nello
stesso
periodo
si
configura
un’unificazione
catalano
attorno
alla
contea
di
Barcellona,
che
fin
dai
tempi
di
Guifre
el
Pilos,
si
era
resa
ereditaria
e di
fatto
indipendente
dalla
dominazione
franca
e
che
ora,
con
Ramon
Berenguer
I
detto
il
Vecchio,
si
pone
alla
testa
delle
varie
contee
della
regione,
raggiungendo
la
massima
estensione
con
l’acquisto
della
Provenza
sotto
Ramon
Berenguer
III
el
Grande,
per
poi
essere
di
nuovo
ridimensionata,
perdendo
la
parte
provenzale
nella
solita
divisione
ereditaria.
Le
contee
catalane
pervengono
allora
al
primogenito
di
el
Grande,
Ramon
Berenguer
IV,
la
cui
importanza
è
dovuta
soprattutto
al
matrimonio
che
gli
consente
di
dare
origine
alla
monarchia
catalano-aragonese.
Infatti
morto
senza
eredi
Alfonso
I el
Batallador,
la
corona
d’Aragona,
passa
al
fratello,
Ramiro
II
el
Monje,
il
quale
abdica
subito
dopo
aver
formalizzato
la
promessa
di
matrimonio
della
sua
neonata
Petronilla
con
il
conte
di
Barcellona,
delegando
il
futuro
marito
a
governare
il
regno.
Da
queste
importantissime
nozze
nasce
Alfonso
II
el
Castro,
re
di
Aragona
e
conte
di
Barcellona
dal
1162
al
1196,
con
il
quale
compie
un
passo
decisivo
l’unificazione
di
una
delle
parti
più
attive
e
prospere
della
penisola
iberica,
a
cui
l’acquisto
di
Barcellona,
apre
la
possibilità
di
un’espansione
politica
e
commerciale
nel
Mediterraneo.
In
Castiglia
la
ripresa
almoravide
e la
morte
di
Alfonso
VI
mettono
in
grave
difficoltà
la
monarchia,
finché
Alfonso
VII
di
Castiglia
el
Emperador
restituisce
unità
e
capacità
militari
al
Regno,
dapprima
riprendendo
con
ardore
l’offensiva
antimusulmana,
poi
fronteggiando
il
ritorno
arabo
guidato
dalla
nuova
dinastia
degli
Almohadi.
Al
termine
del
suo
regno,
Alfonso
VII
rinuncia
di
nuovo
all’unità
politica
ricreando
per
il
figlio
minore
un
regno
separato
di
Léon.
Nella
Castiglia
regna
invece
il
nipote
ex
filio
di
Alfonso
VII,
Alfonso
VIII
el
Noble,
uno
dei
grandi
protagonisti
della
Reconquista,
in
prima
fila
nella
epocale
vittoria
cristiana
di
Las
Navas
de
Tolosa
del
16
luglio
del
1212.
Al
termine
di
questi
due
secoli
di
gestazione
troviamo
dunque
una
Spagna
strutturata
in
cinque
regioni:
Léon-Castiglia,
Aragona-Catalogna,
Navarra,
Portogallo
e
Sultanato
di
Granada.
Pur
suddivisa
in
diversi
Stati
la
Spagna
cristiana
presenta,
almeno
dall’XI
secolo
in
poi,
alcuni
tratti
strutturali
comuni.
Al
vertice
della
gerarchia
sociopolitica,
assistito
da
un
Consiglio
di
grandi
ufficiali,
si
trova
il
re,
a
cui
l’unzione
sacra
e
l’ereditarietà
conferiscono
maggiore
stabilità
rispetto
al
passato
visigoto,
quando
la
monarchia
era
elettiva.
Accanto
al
re e
alla
sua
corte
occupa
un
posto
di
grande
rilievo
l’aristocrazia,
laica
ed
ecclesiastica:
le
necessità
della
Reconquista,
vale
a
dire
l’esigenza
della
difesa
militare,
e
quella
di
un
apparato
di
sostegno
ideale
alla
lotta,
conferiscono
forza,
prestigio
e
senso
di
appartenenza
a
questa
doppia
aristocrazia,
i
cui
interessi
si
erano
del
resto
reciprocamente
saldati
già
in
epoca
visigota.
Clero
e
nobiltà
militare
si
giovano
poi
dell’apporto
di
elementi
stranieri,
franchi
in
particolare,
che
attraversano
i
Pirenei
a
sostegno
della
Reconquista,
rafforzando
l’aristocrazia
clerico-militare
spagnola.
Ma
in
Spagna
assume
notevole
importanza
anche
el
brazo
popular,
l’ordine
che
in
Francia
viene
chiamato
“terzo
stato”.
Presente
nelle
Cortes,
le
assemblee
rappresentative
cui
il
re
tradizionalmente
si
rivolge
soprattutto
in
caso
necessiti
dell’“aiuto”
finanziario
dei
sudditi,
il
popolo
si
fa
forte
altresì
dei
privilegi
che
il
re
non
può
lesinare:
infatti,
la
riconquista
va
accompagnata
e
consolidata
con
il
ripopolamento
delle
città
e
delle
aree
rurali
sottratte
al
nemico,
attirando
in
esse
lavoratori
mediante
le
franchigie
e le
immunità
sancite
nelle
leggi
municipali
e
nelle
“carte
di
popolamento”.
Elemento
vitale
dei
regni
in
espansione,
le
città
e le
poblaciones,
le
località
provinciali,
hanno
dunque
una
parte
notevole
nella
storia
della
Spagna
medievale
specialmente
nelle
sedute
delle
Cortes,
almeno
dal
XII
secolo
in
poi.
Gli
stessi
sovrani
spagnoli
troveranno
conveniente
avvalersi
dell’aiuto
delle
città
per
controbilanciare
il
grande
potere
delle
aristocrazie.
Nel
periodo
in
oggetto,
la
fondamentale
opera
di
repopulatio
e il
secolare
confronto
con
l’Islam
favoriscono,
al
di
là
dell’ufficialità
politico-religiosa,
una
particolare
permeabilità
culturale
della
Spagna
cristiana,
che
non
respinge
le
influenze
delle
varie
culture
contemporanee,
così
quella
“europea”
trasmessa
da
monaci
e
cavalieri,
come
quella
araba,
ebraica
e
mozarabica,
comunicate
soprattutto
per
il
tramite
di
ebrei,
mozarabi
e
musulmani
rimasti
nei
territori
riconquistati
e
per
lo
più
ben
accolti.
Inevitabile
sottolineare
allora
il
ruolo
privilegiato
di
mediazione
culturale
svolto
dalla
Spagna
cristiana,
attraverso
cui
fluiscono
in
Europa,
del
patrimonio
di
civiltà
arabo,
le
scienze
matematiche,
astronomiche,
mediche
e la
conoscenza
della
dimentica
filosofia
aristotelica.
Riferimenti
bibliografici:
Montanari
M.,
Storia
Medievale,
Laterza,
Bari
2002;
Piccinni
G.,
Il
Medioevo,
Mondadori,
Milano
2004;
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A.,
“La
Reconquista”,
Il
Mulino,
Milano
2009;
Vaquero
Pineiro
M.,
Fra
cristiani
e
musulmani.
Economie
e
territori
nella
Spagna
medievale,
Mondadori,
Milano
2008.