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N. 5 - Maggio 2008 (XXXVI)

REALtà NELLA FINZIONE SCENICA

LA REGINA CRISTINA INTERPRETA DA UNA REGINA DEL CINEMA: GRETA GARBO

di Laura Novak

 

Nel 1933 solo Greta Garbo avrebbe potuto fare di un film, forse sopravvalutato dalla critica, come “La Regina Cristina” un grande film.

 

Cristina di Svezia diviene nel 1632, a soli 6 anni, regina.

Il padre, il sovrano di Svezia, Gustavo Adolfo, muore sul campo da battaglia della guerra dei Trent’anni.

Dopo 12 anni di reggenza del Gran Cancelliere, a 18 anni il Paese è nelle sue mani. La Svezia che Cristina ama non essite però più.

 

La guerra ha proseguito il suo percorso di morte, mentre l’esercito è in frantumi e le casse reali alla bancarotta.

Cristina si ritrova all’improvviso emarginata dalla diplomazia europea.

La sua personalità è stata fonte di ispirazione da sempre per poeti, letterati e storici.

Cristina nasce in un periodo storico e in una condizione sociale non adatti alla sua tempra di donna moderna. I suoi sogni e le sue ambizioni cavalcano l’onda dell’innovazione assoluta nella società e nella politica.

 

E’ una donna raffinata e di pensiero, che da sempre condanna e combatte il ruolo superficiale e marginale che viene attribuito alla donna in qualunque stratificazione sociale.

Combattiva sul trono e nella vita, dopo una conversione segreta al Cristianesimo, si impegnerà personalmente nel raggiungimento della pace in Europa.

I suoi abiti maschili e gli atteggiamenti androgini, diventano velocemente bersaglio di critiche e ammonimenti da tutto la reggia.

 

Sotto la forte pressione di sovversioni cittadine, il Senato la solleciterà a più riprese al matrimonio forzato con suo cugino, Gustavo Adolfo.

E’ il Popolo, che lei sente di amare e sostenere, a chiederlo a gran voce .

Allo sbando e nella povertà assoluta i cittadini sentono la necessità di una guida salda.

Ora Cristina lo sa, il suo popolo non è pronto per una regina. Desidera un re che sia di stirpe svedese.

Cristina deciderà energicamente di non cedere alle pressioni di uomini incolti e maschilisti. Nessun uomo le governerà la vita e l’anima nel legame matrimoniale.

 

Abdica a sorpresa nel 1654. E lo fa a favore di colui scelto dal popolo per essere re, Gustavo Adolfo. La decisione del popolo rimane sovrana.

Troverà rifugio e luogo di delizia culturale nell’Italia dei papi e dell’arte, che le renderà onore nell’anno della sua morte, il 1689, con la tumulazione sacrale del suo corpo nelle grotte di San Pietro a Roma.

 

 

Greta Garbo, regina del cinema muto degli anni ’20, nel 1932 si trova nella sua natia Svezia, abbandonata da anni per Hollywood e il successo.

Colpita dalla grande forza di carattere della Regina che emerge da una delle tante biografie scritte sulla sua figura scritta dalla giovane scrittrice Salka Viertel, riesce a convincere la sua casa di produzione, la MGM, a finanziare un film su Cristina.

 

La vicenda della regina diviene, attraverso la grandissima interpretazione della Garbo, una miscela di politica, amore e morte.

Per molti aspetti le esistenze delle due donne corrono su binari incredibilmente paralleli.

Entrambe, tacciate da sempre di mascolinità, di prestanza androgina, saranno, nei loro atteggiamenti e temperamenti, fonte di pettegolezzi.

 

La poca inclinazione di entrambe a non sposarsi, rimanendo“scapolo” e non zitella (come usava dire la Garbo,e come poi dirà nel film anche il suo personaggio), creava, intorno alle loro figure, maldicenze e sospetti.

Il tema della bisessualità era, in entrambe le epoche, un tema scottante, poco gestibile, sicuramente un tabù.

 

Nel film tutto questo è solo accennato, celato da un viso prefetto e un trucco impeccabile, lasciato intendere al pubblico senza platealità o grottesco.

Sono le movenze del corpo, la camminata decisa e forte, l’accavallamento delle gambe nei pantaloni maschili a fare la differenza visiva.

 

La magnifica Garbo è maschera, foglio bianco su cui scrivere o vedere quello che si desidera.

Le grandi similitudini caratteriali e di vita che esistono tra le due donne rendono la fusione assoluta tra ruolo ed interprete.

Il cinema con le sue regole, come la Svezia con le sue necessità di stato, sono galere per donne all’avanguardia, sovrane nelle loro arti, carismatiche come poche, senza clichè.

La loro femminilità, mai strumentalizzata, è accantonata per dare spazio a capacità comunicative più alte e sublimi.

 

La sua arte era semplice e naturale: andare sul set, recitare se stessa e senza rumore sparire nella vita privata fino alla prossima scena.

Come Cristina, anche la divina Greta Garbo abbandona quello che è stato il suo mondo, il cinema, giovane, a soli 36 anni.

Una donna mai cosciente del suo innato fascino; centro di attenzione morbosa da parte della gente, ma sempre al margine

 

Nel 1941 è la sua ultima apparizione. Il ritiro dalle scene anticipato è solo la conseguenza di una vita mai all’interno dei meccanismi di Hollywood.

La sua morte nel 1990 a New York sarà silenziosa come la sua vita.

 

Entrambe moriranno isolate dal loro passato, regine nella vita e nel pensiero di come vivere una vita, consapevoli della scelta del loro presente.

 

 

 

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