.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

filosofia & religione


N. 130 - Ottobre 2018 (CLXI)

pétain e la chiesa

il regime di Vichy e i rapporti con il mondo cattolico

di Marco Sigaudo

 

Lo studio e l’approfondimento della storia francese nel periodo dell’occupazione tedesca portano inevitabilmente ad analizzare il rapporto che si instaurò tra il mondo cattolico francese e il Regime di Vichy.

 

La storia della Chiesa francese del ‘900 racconta di un rapporto molto contrastato tra lo Stato francese e il mondo cattolico. In realtà, già a partire dalla Rivoluzione Francese, la rottura tra la Francia e la Chiesa era stata netta, ma fu con la Loi de séparation nel 1905 che venne statuito il principio di laicità che ancora oggi determina i rapporti tra lo stato francese e il mondo cattolico soprattutto. Essa sanciva di fatto la separazione tra lo Stato e ogni tipo di culto: la libertà di culto era garantita ma la IIIème République non ne avrebbe sovvenzionato alcuno.

 

Si trattava di un provvedimento promosso dalla gauche socialista di Jean Jaurès e Aristide Briand e rappresentava una grave penalizzazione per il mondo cattolico (presenza molto radicata e forte sul suolo francese,) è infatti vero che la legge garantiva la libertà religiosa ma è altrettanto vero che introduceva provvedimenti molto penalizzanti quali la confisca dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, il divieto di esporre nei luoghi pubblici simboli religiosi, la cessazione del pagamento degli stipendi ai ministri di culto e l’abolizione dell’insegnamento confessionale nell’orario scolastico.

 

Inevitabilmente la legge fu percepita dal mondo cattolico intero in maniera molto negativa: lo stato ha espulso Dio dalla società.

 

Quando nel giugno 1940 la Francia crollò sotto i colpi delle truppe tedesche il caos s’impadronì del governo e del popolo francese. In questo clima di grandissima confusione, diverse correnti di pensiero, spesso in contrasto tra loro, provarono a far sentire la loro voce per ottenere una posizione di prestigio nel nuovo ordine francese.

 

Anche il mondo cattolico alzò la testa e vide nella caduta della IIIème République la possibilità di riscattare i torti subiti dai governi della gauche. La sconfitta contro la Germania aveva inoltre riacceso una fede che sembrava quasi soffocata tra la gente ed è significativo un episodio verificatosi in quelle ore tanto cupe della guerra del ‘40.

 

Poco prima dell’occupazione di Parigi: la cattedrale di Nôtre-Dame era stata teatro di una funzione religiosa quasi surreale. Il 19 maggio venne celebrata una messa nella chiesa parigina dove la tragicità del momento era palpabile. Una folla immensa era presente accanto a diplomatici, politici e senatori e tutti insieme intonavano canti religiosi e invocazioni ai Santi concludendo la celebrazione con la Marseillese.

 

Nelle ore tragiche della patria molti videro in Dio un possibile salvatore. Il secolarismo presente nella Francia del ‘900 era stato messo da parte nel momento più difficile della storia francese.

 

L’avvento sulla scena politica di un personaggio come il Maresciallo Pétain costituì un incentivo notevole per il mondo cattolico che si riavvicinò con passione alla politica francese. L’anziano ufficiale era visto dalla Chiesa come un simbolo del sacrifico che i Francesi stavano sostenendo. Richiamato dalla pensione, Pétain si era messo a disposizione della Francia. Era un uomo anziano, ritirato a vita privata, che aveva dato molto per il suo paese e nel 1940 aveva deciso di “fare dono” della sua persona alla Francia nel momento di massimo disorientamento e di sconforto.

 

Pétain era l’immagine di una Francia vittoriosa nella guerra del ‘14-’18 e soprattutto era immagine di conforto per la Francia sconfitta del 1940 : eroe, figura paterna, generoso e pronto a un grande sacrificio per il suo popolo, ecco l’immagine di cui godeva il Maresciallo. L’accostamento più immediato che si faceva in Francia era quello di paragonare Pétain a Giovanna D’Arco.

 

La figura dell’Eroe di Verdun veniva vista con favore dagli ambienti della Chiesa per diversi motivi. Non va trascurato il passato recente della storia francese e questo passato ci racconta di una nazione che aveva emarginato la Chiesa e l’aveva messa più volte in difficoltà. Nel 1940 molti dei vescovi francesi avevano vissuto in prima persona i momenti difficili del dopo la Loi de séparation.

 

Sebbene molti di loro non fossero ancora ecclesiastici, nel 1905 vennero indubbiamente colpiti dagli effetti della riforma. L’idea di molti di loro era quella di dover affrontare uno Stato che perseguitava la Chiesa e che questa era la vittima sacrificale dei complotti di socialisti, radicali, massoni e atei. La Troisième République non aveva stabilito buoni rapporti con la Chiesa di Roma: basando i suoi pilastri sui valori della Rivoluzione Francese e sul positivismo si era scontrata spesso con le prese di posizione del mondo ecclesiastico.

 

La politica laica, l’educazione neutrale, la soppressione di ogni aiuto al clero e dell’educazione religiosa avevano allontanato i cattolici dalla vita repubblicana.

 

A questo allontanamento del mondo cattolico voluto dello Stato francese aveva risposto il papa Pio XI che aveva imposto ai cattolici francesi di non impegnarsi politicamente ma sul piano sociale. I cattolici francesi seguirono questo cammino con l’obiettivo di ricristianizzare la Francia in profondità portandoli perciò a formare nuovi movimenti giovanili e gruppi che miravano a mantenere accesa la fiamma della cristianità.

 

Tra i gruppi giovanili più organizzati ricordiamo: la Jeunesse étudiante chrétienne (J.E.C.), la Jeunesse ouvrière chrétienne (J.O.C.), la Jeunesse agricole chrétienne (J.A.C.). Questi gruppi si proponevano di riportare il cristianesimo in Francia. I cattolici cristiani cercavano di crescere anche nel mondo sindacale con la CFTC (Confédération Française des Travailleurs Chrétiens) che, tuttavia, nel 1936 era stata esclusa dagli storici accordi dell’ Hotel Matignon dove il governo francese aveva trattato solo con la CGT (Confédération Générale du Travail).

 

Dopo il 1940 per i cattolici si era aperto un nuovo mondo, una nuova prospettiva. Ritorno nelle scuole, politici cattolici coinvolti nel governo (Vallat, Ybarnegaray, Carcopino, Chevalier) e soprattutto Lui, il Maresciallo, l’uomo-eroe, l’uomo del sacrificio, il Padre dei Francesi. La gioventù era al centro della rinascita francese e le organizzazioni cattoliche vennero direttamente coinvolte nel regime. La Chiesa diventò uno dei pilastri del Regime anche nella comunicazione. Le Sante Messe venivano trasmesse in radiodiffusione ogni giovedì, così come le cerimonie dal Santuario di Lourdes.

 

Oltre a questi aspetti più generali non va dimenticato che la maggior parte dei vescovi e dei sacerdoti nel periodo dell’occupazione erano stati combattenti nella guerra del ‘14-’18. Era abbastanza naturale riporre quindi la propria fiducia nell’Eroe di Verdun.

 

Uomini come Mgr Gerlier o l’Abbé Lienart, per esempio, si erano distinti sui campi di battaglia. Il primo era stato prigioniero di guerra dal 1917, mentre il secondo aveva ricevuto la croix de chevalier de la Légion d’Honneur proprio dalle mani del Maresciallo Pétain.

 

L’augurio del vescovo di Tulle indirizzato al Maresciallo il 30 dicembre 1940 racchiude in sé tutti questi sentimenti di fiducia e di ringraziamento nei confronti del nuovo capo della Francia: «Comme ancien combattant de la Grande Guerre, je forme le voeu quel les Français demeurent unis autour de votre auguste personne comme vos soldats l’étaient en 1916 pour défendre Verdun».

 

I ringraziamenti del poeta Paul Claudel al governo per le politiche scolastiche e per la fine dell’anticlericalismo francese erano condivisi dalla maggior parte del mondo cattolico francese. L’età avanzata del Maresciallo suscitava forti preoccupazioni per la sua salute ed ecco che nelle preghiere collettive i francesi chiedevano a Dio di preservare Pétain il più a lungo possibile.

 

E il Maresciallo? Come vedeva il ruolo della Chiesa francese?

 

Uomo di famiglia cattolica, Philippe Pétain era diventato un personaggio importantissimo per la storia francese dopo aver fermato nel 1916 i tedeschi a Verdun e aver partecipato alla vittoria finale nella Prima Guerra Mondiale.

 

Non era un fervente cattolico, ma neppure ostile alla Chiesa, anzi. Era di solida formazione cattolica con tre zii che erano diventati sacerdoti e con l’abate Jean-Baptiste Legrand che era stato suo tutore quando Pétain era rimasto orfano di madre.

 

Nel corso degli anni ‘20 e all’inizio degli anni ‘30 egli si era defilato dalla vita pubblica, si era sposato e veniva talvolta richiamato dai governi francesi con incarichi di rappresentanza. Gli anni ‘30 vivono grandi sconvolgimenti politici con l’avvento del nazismo in Germania e il rafforzamento del fascismo in Italia.

 

Si assiste al rafforzamento del regime stalinista in Unione Sovietica, mentre la Francia è attraversata da scandali, corruzione e crisi politiche ed economiche e tutto ciò accresce il desiderio dei Francesi di ristabilire ordine e legalità favorendo così lo sviluppo di movimenti legati all’estrema destra come le Croix de Feu del colonnello De La Roque.

 

Riemersero gruppi filo-monarchici o di tendenza fascista che, come obiettivo, si proponevano di rovesciare la Repubblica. Dopo la crisi del 6 febbraio 1934, con violenze e manifestazioni in strada, il 9 febbraio si era formato un nuovo governo con all’interno Philippe Pétain in qualità di Ministro della Guerra. A 78 anni Pétain era visto da tutti come il Maréchal Républicain.

 

Nel 1936 la parentesi politica di Pétain sembrava essersi già conclusa con la vittoria nel mese di giugno del Front Populaire di Léon Blum. Al potere egli vedeva andare tutti quei valori nei quali non credeva, e che anzi detestava. Comunisti, scioperi, lotte e rivendicazioni di operai e disordine morale erano tutti elementi che irritavano il Maresciallo che cominciava a vedere nel modello tedesco ed italiano un sistema interessante da importare in Francia.

 

Secondo alcuni storici, una vera svolta nel pensiero politico di Pétain avvenne dopo il 2 marzo 1939. Egli in questa data venne incaricato di svolgere il ruolo di ambasciatore francese in Spagna. L’incarico principale che egli doveva assolvere era quello di riuscire a impedire alla Spagna di Franco di intervenire al fianco della Germania in una eventuale guerra. Il Maresciallo rimase colpito dalla situazione spagnola del dopo guerra civile. Un militare come lui, Francisco Franco, aveva instaurato una dittatura incentrata sulla sua figura. Un regime nazionalista che si fondava sulla Chiesa, sul ritorno all’agricoltura e sulla fedeltà al Caudillo, tutto ciò che secondo Pétain avrebbe potuto dare ordine, elemento mancante in Francia.

 

La Chiesa per Pétain rappresentava un elemento di grande importanza nella ricostruzione del suo modello francese basato su regole morali ed educative chiare e severe. La Francia repubblicana per il Maresciallo non era stata capace di soffrire, si era adagiata sulla vittoria della Prima Guerra Mondiale e la sconfitta del 1940 non era che la logica conseguenza di questa mollezza sociale. Solo con il ripristino di un ordine morale il popolo francese si sarebbe potuto risollevare ritrovando la gloria del passato.

 

La borghesia cristiana era molto interessata a questi discorsi del Capo dello Stato, soprattutto in tema di disciplina sociale. Il clero sottolineava gli aspetti più vicini alla dottrina sociale della Chiesa e interpretava la concordia sociale come amore cristiano.

 

Tra i maggiori momenti di convergenza tra il Maresciallo e la Chiesa francese possiamo sicuramente ricordare la visita che il Capo dello Stato fece a Lyon il 18-19 novembre 1940 dove Pétain venne accolto da una folla in delirio, visitò diverse parti della città, incontrò gli ex combattenti e i membri della Légion, ma dedicò anche un momento particolare a père Antoine Chevrier, dichiarato venerabile da Pio X nel giugno 1913 e Beato nel 1986. Fondatore dell’Association des prêtres du Prado per preparare i sacerdoti a svolgere il ministero tra i poveri, père Chevrier si dedicò all’accoglienza di questi ultimi e in particolare dei bambini. Dal Prado erano usciti operai cristiani e alcuni di questi formarono una sezione della JOC.

 

Da queste esperienze nel 1933 era nata un’opera pedagogica nella quale per un anno i bambini provvisti di un certificato di studi potevano frequentare una scuola d’avviamento professionale dove dovevano essere evidenziate le loro potenzialità al fine di indirizzarli a un’attività lavorativa. Era anche prevista la possibilità di svolgere lavori agricoli presso un’azienda del Limousin.

 

Durante la visita a Lyon del Maresciallo Pétain père Laffay gli illustrò questo progetto. Entusiasta del lavoro, Pétain s’impegnò in prima persona affinché l’opera potesse crescere e fece anche un’offerta importante alle Petites Soeurs des pauvres de la Villette. Anche in visite successive in queste zone il Maresciallo non rinuncerà mai a offerte alle opere religiose locali.

 

La politica di Vichy verso la Chiesa si modellò per reazione a quella che era stata la posizione della Terza repubblica. Il principale terreno di scontro era già stato fissato a suo tempo da Robespierre, Jules Ferry ed Emile Combes. L’intervento del regime mirava non a introdurre novità nella politica verso la Chiesa ma restaurarne il ruolo. Fin da quando la Rivoluzione e l’impero avevano sottratto alla Chiesa il monopolio dell’insegnamento attribuendolo allo stato, l’educazione era stata sempre al centro della lotta Stato-Chiesa in quanto era l’ambito nel quale si cercava di influenzare i giovani.

 

A partire dall’800 la Francia aveva strutturato l’educazione su due sistemi scolastici paralleli e separati: le scuole libere o parrocchiali autorizzate dalla loi Guizot del 1833 e dalla loi Falloux del 1850 e le scuole statali rese gratuite e aperte a tutti da Jules Ferry nel 1881. La scuola statale era di fatto secolarizzata non tanto per i programmi proposti, ma per l’educazione impartita dai docenti.

 

Nella scuola si era aperto il terreno di scontro principale tra Stato e Chiesa e Vichy intervenne per dare un’impronta nuova all’educazione nazionale. I 6 dicembre 1940 il ministro dell’Istruzione Jacques Chevalier, professore di filosofia all’Università di Grenoble, restaurò le lezioni di religione nelle scuole statali.

 

Temendo però un passo troppo azzardato, nel 1941 il governo Darlan, per decisione del ministro dell’Istruzione Carcopino, tolse l’ora di religione e dispose semplicemente che ne programmi scolastici ci fossero ore supplementari tali da consentire a chi avesse voluto di ricevere un’istruzione religiosa al di fuori dei locali scolastici. Le scuole cattoliche ricevettero sovvenzioni dallo Stato. Il 3 settembre 1940 il ministro della Giustizia Alibert diede ai membri degli ordini religiosi il diritto di insegnare. Lo Stato francese s’impegnò anche a restituire i beni ecclesiastici confiscati nel passato ma, nonostante le intenzioni, risultati furono molto deludenti.

 

Il rapporto Stato-Chiesa rimase abbastanza positivo soprattutto nella prima parte della storia di Vichy fino al 1942. Alcune riforme del lavoro, l’occupazione della zona di Vichy da parte delle truppe tedesche nel novembre 1942 e soprattutto le politiche di deportazione degli ebrei segnarono l’inizio di una nuova fase di raffreddamento e di tensione dei rapporti tra le due istituzioni che proseguì con il progressivo allontanamento della Chiesa dalle politiche di Vichy, anche se il rispetto e l’affetto per il Maresciallo Pétain si mantennero intatti anche alla fine della guerra. 



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.