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N. 131 - Novembre 2018 (CLXII)

DONNE contro la violenza, artiste nella Grande Guerra

Le strenue lotte di donne coraggiose spesso cadute nell’oblio

di Giovanna D’Arbitrio

 

Donne contro la violenza, artiste nella Grande Guerra, di Lina Lo Giudice Sergi (GB EditoriA 2018), è un’opera interessante che si sofferma in particolare sulle storie di tante donne coraggiose, oggi spesso dimenticate, che combatterono non solo per la pace contro la Grande Guerra, ma anche per i diritti delle donne in tanti campi ad esse preclusi per secoli.

 

Nella quarta di copertina si legge: “Con gli uomini al fronte, nel corso del primo conflitto mondiale le donne si ritrovarono a tenere le redini di una società in cui, fino a quel momento, avevano avuto un ruolo marginale, trovando la forza anche di gridare il loro "No" alla "Grande Guerra" che stava piagando l'Europa e non solo. Molte di queste pacifiste-femministe avviarono campagne per la diffusione di uno spirito pacifista e per la promozione dei diritti civili, e a dare voce a tali istanze furono soprattutto donne impegnate nel campo delle Arti, pronte a solidarizzare con le compagne dei paesi nemici nella ricerca di quanto, nella mostruosità della guerra, rimaneva di umano nell'uomo. Il presente volume indaga le loro biografie e ne ricostruisce visioni artistiche e pensiero, anche attraverso le loro stesse parole".

 

Nell’introduzione colpisce una significativa citazione tratta dal libro “L'umanità in tempi bui” di Hannah Arendt che avvalendosi dell’ idea di humanitas di Lessing ,si domanda se sia possibile rimanere umani nell' età di totalitarismi, violenza ferina e Shoah e pertanto scrive: “L’Umanità degli umiliati e offesi non è mai sopravvissuta all’ora della liberazione… ciò non vuol dire che non abbia alcun significato, bensì che in termini politici è assolutamente irrilevante”.

 

Ella esalta quindi Lessing secondo quale non esiste una verità unica nel mondo umano e pertanto il dialogo tra gli uomini può continuare in modo incessante e infinito.

 

Eppure più che mai nel ripercorrere il cammino di tante donne cancellate dalla storia, secondo l’autrice è di estrema importanza contrastare la pericolosa attitudine dell’uomo moderno ad andare avanti, correre verso il futuro, rompere con il passato e con la Storia, mentre per non dimenticare bisogna conoscere gli eventi storici in modo da non ripetere gli stessi errori.

 

E in effetti l’autrice ci conduce per mano attraverso un intenso excursus storico in cui donne coraggiose lottano in ogni campo, un’affollatissima galleria di ritratti che scorre sotto i nostri occhi di lettori, affascinati e sbigottiti attraverso i capitoli su “pacifismo, diritti delle donne tra guerra e pace, femminismo e pacifismo in Inghilterra, Usa, Austria e Germania, Francia, Russia e Italia, arti minori tra femminismo e pacifismo”, fino ad arrivare alle Note biografiche su donne artiste e femministe negli anni della Grande Guerra, donne Premio Nobel per la pace, per la letteratura, per la scienza, un "mini" dizionario in ordine alfabetico, facilmente consultabile.

 

Quante donne dimenticate nel corso dei secoli!

 

E secondo ciò che riferisce l’autrice, nel 1976 la Women Artists 1550-1950, una grande mostra allestita al “Los Angeles Museum of Arts”, registrava 500 donne pittrici tra ‘400 e ’800. Dieci anni dopo il Dizionario dell’americana Chris Petteys annoverava ben 21.000 artiste in ogni campo artistico, nate prima del 1900!

 

Mentre leggevo il libro, come donna ho provato tanta amarezza nel veder cancellati dall’oblio tanti talenti femminili, una profonda amarezza che si espandeva e si dilatava progressivamente, spingendomi a considerazioni di carattere generale sulla condizione femminile.

 

I pensieri vagavano liberamente in una sorta di “tream of consciousness, tra stupri, violenze di ogni genere, aborti clandestini, repressioni di essenziali libertà e quant’altro, fenomeni antichi e costanti nel tempo, ancor oggi difficili da sradicare perfino nel paesi cosiddetti “civili”.

 

E da donna con dolore ho ripercorso l’iter di tante donne attraverso i secoli, pensando a tempi crudeli e barbari, alle assurde dispute medievali sull’esistenza o meno di un’anima femminile, alle cinture di castità, alle streghe arse vive sui roghi, alle suffragette morte per conquistare il diritto al voto, ai condizionamenti, ai divieti di esprimere liberamente le proprie capacità e attitudini nei vari campi dello scibile umano, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui ancora non si riesce a dare piena dignità alla condizione femminile.

 

Malgrado tutte le battaglie delle femministe, infatti, le pari opportunità sono ancora lontane, mentre l’immagine della donna oggetto esce ancora dominante in tutti gli spot pubblicitari e in tv imperversano film di una violenza inaudita contro le donne. E ci meravigliamo poi che le violenze siano in costante aumento e che le donne muoiano massacrate ogni giorno da compagni e mariti!

 

Un libro senz’altro da leggere quello di Lina Lo Giudice Sergi e da consultare ogni tanto per ricordare i nomi di tante donne e ritrovare il coraggio per continuare la lotta da loro intrapresa in epoche lontane.

 

Dai cenni biografici apprendiamo che l’autrice, sociologa e psicologa sociale, ha sempre privilegiato, nelle sue ricerche, svolte spesso in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con quelle di Messina e Palermo, il settore educativo storico socio-politico e artistico. In tale ambito ha pubblicato numerosi saggi, indagando sulla funzione dell’arte nell’apprendimento.

 

è stata inoltre curatrice di vari progetti culturali ed educativi, tra i quali il Festival Internazionale dell’Arte a Scuola, il Certamen Taciteum, il Certamen Propertianum, il Certamen di Poesia Latina.

 

Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Donne d’Italia tra Risorgimento e Resistenza (2012), Carlo Gesualdo e le dame di Ferrara (2013), Arte e pacifismo nella guerra 1914-1918 (2015) e le Agende dedicate alle Donne artiste e scienziate contro la guerra e la violenza (2011-2017). 



 

 

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