N. 35 - Novembre 2010
(LXVI)
Il Re nel Medioevo
Analisi del mito regale
di Biagio Nuciforo e Roberto Rota
Prima
di
parlare
della
figura
del
Re
bisogna
considerare
un’essenziale
distinzione:
quella
tra
Monarchia
e
Regalità.
La
Monarchia
è un
sistema
di
governo
nel
quale
comanda
un
solo
uomo.
La
si
attacca
e la
si
difende
in
base
ad
alcuni
principi
stabiliti.
È
un’idea
politica
e
nulla
più,
che
si
attua
alle
situazioni
più
disparate.
La
Regalità,
invece,
è
qualcosa
di
più
profondo.
Non
è
un’idea
astratta
ma
una
realtà
concreta,
inseparabile
dalle
sue
coordinate
storico-geografiche.
La
Regalità
è un
organismo
che
racchiude
in
se
situazioni,
corpi
e
leggi.
Trova
già
in
se
la
sua
legittimazione
e la
sua
autorità.
A
differenza
della
Monarchia
la
Regalità
non
ha
bisogno
di
una
costituzione,
poiché
questa
è
presente
al
suo
interno.
Il
concetto
di
Regalità
fu
odiato
e
quindi
abolito
dall’Imperialità
Romana
e fu
proprio
questo
uno
degli
ostacoli
che
dovette
affrontare
il
Re
medioevale,
nel
momento
in
cui
dovrà
affermare
il
suo
potere,
nel
momento
in
cui
dovrà
ricreare,
dopo
secoli
di
barbarie,
le
fondamenta
della
sua
legittimità.
Secondo
lo
storico
Jacques
Le
Goffe,
il
Re
si
presenta
come:
re
Monarca,
re
Cristiano,
re
Nobile.
Il
re è
monarca
in
quanto
è
l’unico
detentore
del
potere
decisionale,
salve
qualche
eccezione
come
quella
della
reggenza
provvisoria
assunta
dalla
madre
(o
da
altri)
del
re
legittimo
quando
questi
essendo
troppo
giovane,
non
è in
grado
di
ricoprire
il
proprio
ruolo.
Il
re
Cristiano
è
l’elemento
di
spicco
della
regalità
medioevale.
Il
re
eredita
il
suo
titolo
da
Gesù
Cristo,
il
Re
dei
Re,
discendente
di
Davide
,
l’unto
del
Signore,
e
quindi
il
suo
potere
non
può
essere
messo
in
discussione.
A
partire
dall’unzione/incoronazione
di
Carlo
Magno
da
parte
del
papa
Leone
III
(Natale
dell’anno
800),
l’unzione
diventa
un
rito
necessario
ed
indispensabile
per
la
legittimazione
del
re,
che
diventa
Rex
Imago
Dei,
uno
strumento
nelle
mani
di
Dio.
La
legittimazione
sacrale
del
re
avveniva
tramite
il
compimento
del
miracolo
descritto
dallo
storico
Marc
Bloch
nel
suo
capolavoro
I
Re
Taumaturghi.
Il
miracolo
in
questione
è
quello
che
viene
definito
Tocco
delle
Scrofole.
La
scrofola
conosciuta
all’epoca
come
il
male
del
re
è
un’adenite
tubercolare
che
si
manifesta
con
la
presenza
di
pustole
all’altezza
del
collo.
L’unica
medicina
era
appunto
il
tocco
regale
che
avveniva
con
un
rito
particolare.
I
riti
furono
due:
quello
francese
(il
primo)
che
iniziò
con
Luigi
VI,
e
quello
inglese
che
fu
introdotto
da
Edoardo
il
Confessore.
A
prima
vista
questi
riti
possono
sembrare
banali
ma
in
realtà
sono
alla
base
del
vero
potere
regale
e
della
sua
sacralità.
Il
re
ha
bisogno
del
popolo
per
poter
governare
poiché
senza
il
suo
riconoscimento
il
sovrano
non
deterrà
altro
che
un
potere
astratto.
A
sua
volta
il
popolo
ha
bisogno
del
re,
in
quanto
il
sovrano
rappresenta
il
punto
di
riferimento
i
tutta
la
nazione
e
rappresenta
anche
la
manifestazione
della
potenza
divina
sulla
Terra.
Per
questa
ragione
questa
legittimazione
non
era
ben
vista
dalla
Chiesa.
Il
re
inoltre
era
nobile.
Discendeva
da
una
stirpe
eletta
e
consacrata
e di
sangue
puro.
Nel
Medioevo
il
re è
tutto
il
popolo,
ma
rimane
sempre
legato
alla
nobiltà,
di
cui
deve
rispettare
i
privilegi.
Se
il
re
si
opponeva
alla
nobiltà
correva
grossi
rischi,
perché
è
dal
riconoscimento
di
quest’ultima
che
deriva
la
sua
legittimazione
e il
suo
potere.
Nell’aristocrazia
medioevale
è
presente
una
tendenza
che
vorrebbe
sminuire
il
re,
ridurlo
a
nient’altro
che
ad
un
primus
inter
pares.
Ma è
soltanto
il
re
ad
aver
avuto
un
carattere
sacro,
come
abbiamo
visto.
La
regalità
medioevale
è
una
forma
di
regalità
ben
diversa
da
quella
delle
epoche
successive.
Nel
Medioevo
vigeva
la
regola
dello
scambio
equivalente
tra
Re e
Popolo,
cosa
che
con
l’avvento
dell’assolutismo
moderno
va
scomparendo
del
tutto,
e
che
ritroveremo,
paradossalmente,
con
la
nascita
dei
governi
rappresentativi
moderni.