N. 35 - Novembre 2010
(LXVI)
RELIGIOSITà OCCULTA, POTERI MIRACOLOSI
RASPUTIN, “L’UOMO DI DIO”
di Fabio Patacca
28
Ottobre
1906,
Nicola
II e
sua
moglie
Alessandra
si
trasferiscono
a
Tsarskoie-Selo
in
quella
che
fu
la
residenza
reale
di
campagna
della
zarina
Caterina
I,
moglie
di
Pietro
il
Grande.
In
quel
giorno
piuttosto
freddo,
con
i
viali
alberati
già
ricoperti
dalla
neve,
la
granduchessa
Anastasia
cammina
con
passo
svelto
tra
i
corridoi
della
residenza
seguita
da
uno
strano
individuo.
L’uomo
sulla
quarantina,
dalla
folta
barba,
indossa
una
tunica
nera,
il
suo
volto
è
sereno,
anzi
sembra
perfettamente
a
suo
agio
e
per
nulla
intimorito
dallo
sfarzo
che
lo
circonda.
La
granduchessa
apre
con
delicatezza
la
porta
della
stanza
reale
e
con
un
lieve
inchino
saluta
sua
madre
e
suo
padre,
lo
zar
di
tutte
le
Russie:
Nicola
II.
L’uomo
dallo
sguardo
magnetico,
originario
di
un
piccolo
villaggio
della
Siberia,
si
chiama
Gregori
Effmovitch:
“L’uomo
di
Dio”.
Già
noto
in
tutti
i
saloni
aristocratici
dell’intera
città
di
Pietroburgo
con
il
soprannome
di
Rasputin,
l’uomo
si
avvicina
cauto,
mostrando
un
affabile
sorriso
e
una
grande
sicurezza
di
sé.
Con
affetto
abbraccia
sia
lo
zar
che
la
zarina
e
siede
comodamente
dinanzi
a
loro.
Per
quale
motivo
questo
strano
individuo
è
giunto
a
Tsarskoie-Selo?
Chi
è
realmente
l’uomo
di
Dio
che
susciterà
grandi
dispute
e
odi
profondi
in
tutto
l’impero?
Perché
quella
fredda
notte
d’inverno
il
suo
corpo
perforato
dalle
pallottole
sarà
gettato
dal
ponte
di
Petrovski?
Gregori
Effmovitch
nacque
il
22
Luglio
1872,
suo
padre
lavorava
a
Pokrovskoie
piccola
località
situata
nella
gelida
Siberia,
un
posto
non
molto
ospitale
ma,
per
il
piccolo
Rasputin,
questo
non
fu
un
grosso
problema.
Un
giorno
mentre
lavora
nei
campi
di
suo
padre,
il
ragazzino
dallo
sguardo
penetrante
è
colto
da
una
straordinaria
visione:
la
Vergine
Maria.
Confuso,
ma
per
nulla
spaventato
da
ciò
che
ha
visto,
il
giovane
violento
e
ribelle
si
tramuta
nei
mesi
in
un
mansueto
credente
e
decide,
poco
dopo,
di
sposarsi
con
una
donna
più
grande
di
lui,
una
certa
Olga
Chanigoff.
Dall’unione
con
questa
donna,
Rasputin
avrà
tre
figli:
Mariska,
Xenia
e
Michele.
Una
gelida
notte
del
1903,
Gregori
è
costretto,
malgrado
le
temperature
proibitive,
ad
accompagnare
un
monaco
presso
il
convento
di
Verkhoturiè,
ma
durante
il
viaggio
il
racconto
del
religioso
lo
incuriosisce
a
tal
punto
da
indurlo
a
dormire
al
convento.
Da
quella
notte
Gregori
non
sarà
più
lo
stesso,
uscirà
dal
convento
con
una
tunica
nera,
il
volto
teso,
una
lunga
barba
e i
suoi
occhi
saranno
più
cupi
della
notte.
Abbandonata
la
sua
famiglia,
inizierà
a
viaggiare
per
tutta
la
Russia,
di
villaggio
in
villaggio
e in
poco
tempo
la
sua
fama
di
santo,
lo “Staretz”,
ovvero
colui
che
attraverso
la
meditazione
e le
preghiere
ha
il
potere
di
comprendere
e
intervenire
sulla
vita
e le
disgrazie
altrui,
giungerà
sino
alla
capitale.
Il
nuovo
culto
ispirato
da
Rasputin
è un
misto
tra
religiosità
e
vita
terrena,
tra
piaceri
della
carne
e il
perdono.
Nella
penombra
della
notte,
uomini
e
donne
si
prendono
per
mano
e,
dinanzi
ad
un
braciere,
danzano
formando
un
cerchio:
“Signore,
pecchiamo
per
assicurarci
la
nostra
salvezza”
griderà
lo “Staretz”,
“Provate
la
vostra
carne”
e
mentre
l’ultimo
tizzone
si
spegne,
ognuno
si
accoppierà
all’altro
come
animali
inferociti,
abbandonandosi
ad
ogni
tipo
di
piacere.
La
notorietà
di
Rasputin
crescerà
enormemente
in
tutta
la
Russia
e
non
solo,
in
ogni
monastero
e
villaggio
che
visiterà,
incontrerà
sempre
più
adepti
e
soprattutto
donne
disposte
ad
abbandonarsi
ai
suoi
riti.
Nel
1904
giungerà
a
Pietroburgo,
la
sua
fama
e il
suo
carisma,
ma
soprattutto
la
sua
astuzia,
gli
permetteranno
di
frequentare
i
ceti
più
rinomati
della
città.
Pur
non
essendo
un
uomo
colto,
Rasputin
conosce
bene
le
debolezze
degli
uomini
e di
cosa
realmente
hanno
bisogno;
il
giovane
rozzo
e
ribelle
ha
viaggiato
in
tutta
la
Russia
e
l’incontro
con
lo
zar
è
sempre
più
vicino.
Da
quando
la
zarina
Alessandra
arriva
alla
corte
russa,
il
popolo
già
scontento
di
questa
fanciulla
dalle
origine
tedesche,
sembra
accusarla
anche
di
essere
circondata
dalla
sfortuna.
L’episodio
che
più
di
tutti
da
eco
a
questi
infausti
presagi,
si
manifesta
durante
le
celebrazioni
dell’incoronazione
a
Mosca,
quando
il
sottile
strato
nevoso
e
fangoso
del
campo
di
Hodinskoie
cede
provocando
migliaia
di
morti.
La
folla
ansiosa
di
ricevere
i
doni
si
ammassa
al
centro
del
campo
che
all’improvviso
sprofonda
in
più
punti,
lasciando
a
terra
migliaia
di
persone
che,
assalite
dal
panico,
tentavano
disperatamente
di
mettersi
in
salvo.
Sulla
zarina
si
abbattono
oscuri
presagi,
è
come
se
non
bastasse,
l’imperatrice
madre
Maria
Feodorovna
non
è
certamente
contenta
di
averla
a
corte.
Alessandra
è
scontenta,
nonostante
la
nascita
di
Olga,
la
prima
figlia,
e
successivamente
di
Tatiana,
Maria
e
Anastasia,
la
giovane
imperatrice
non
riesce
ad
avere
un
maschio:
per
il
popolo
lei
è la
donna
dal
cuore
di
ghiaccio.
Affranta,
la
coppia
reale
decide
di
affidarsi
alla
religiosità
più
oscura,
alla
magia
e
qualsiasi
cosa
possa
permettere
ad
Alessandra
di
avere
finalmente
un
figlio
maschio.
Diversi
stregoni,
specialisti
di
medicina
occulta
e
maghi
fanno
visita
alla
coppia
in
quei
lunghi
e
tormentati
anni,
finché
nell’agosto
del
1904
nasce
Alexis.
Tutto
sembrerebbe
essersi
risolto,
ma
una
triste
verità
coglie
di
sorpresa
Alessandra:
suo
figlio
è
gravemente
malato,
soffre
di
emofilia,
sicuramente
trasmessa
dai
familiari
della
zarina
morti
anni
prima
della
stessa
malattia.
Gli
oscuri
presagi
sembrano
di
nuovo
rovesciare
le
sorti
di
Alessandra,
ma
c’è
qualcuno
che
metterà
fine
alle
sue
sofferenze,
un
misterioso
monaco
sta
per
fare
il
suo
trionfale
ingesso
a
corte.
In
occasione
di
un
lungo
pellegrinaggio
che
termina
nella
città
di
Kiev,
infatti,
la
granduchessa
Anastasia
incontra
nel
cortile
di
un
antico
convento
un
misterioso
ma
modesto
monaco,
il
suo
nome
è
conosciuto
da
tutti
i
russi
come
Rasputin.
Chi
è
realmente
quest’uomo
di
Dio?
E
forse
colui
che
tutti
affermano
aver
parlato
con
la
Vergine
Maria?
Può
davvero
guarire
le
persone
da
ogni
male?
Anastasia
rimase
così
affascinata
dalla
forza
e
dalle
parole
di
questo
monaco,
che
decide
di
portarlo
con
sé a
Tsarskoie-Selo.
Il
giorno
dopo,
nonostante
le
strade
invase
dalla
neve,
la
carrozza
raggiunse
senza
troppe
difficoltà
la
residenza
di
campagna
dei
Romanov.
Cauti
e
silenziosi,
la
granduchessa
e il
monaco
guaritore
salirono
le
scale
dell’antico
palazzo
aprendo
una
piccola
porta
nascosta
nella
parete,
lontani
dagli
sguardi
indiscreti
della
servitù,
sino
a
raggiungere
la
stanza
del
piccolo
Alexis.
Dopo
una
breve
conversazione
amichevole
con
lo
zar
Nicola
II e
sua
moglie
Alessandra,
che
terminerà
con
un
abbraccio
affettuoso,
il
misterioso
monaco
dagli
occhi
di
ghiaccio
si
prese
subito
cura
del
piccolo
erede
al
trono,
massaggiandogli
ripetutamente
la
ferita
alla
gamba
e
pregando
per
lui.
Alexis,
infatti,
qualche
giorno
prima,
si
era
ferito
giocando
in
cortile
ed
era
rimasto
immobile
nel
letto
non
riuscendo
più
a
muovere
la
gamba.
Rasputin
proseguì
il
suo
monologo
più
volte
tracciando
il
triplice
segno
della
croce
sul
corpicino
del
bimbo:
“Abbiate
fiducia,
vostro
figlio
vivrà”
disse
poi
alla
zarina
con
un
sorriso.
Pochi
giorni
dopo
il
loro
primo
incontro,
le
condizioni
del
piccolo
Alexis
migliorarono
molto
e
l’emorragia
sembrò
arrestarsi
di
colpo.
Rasputin
diventò
ben
presto
non
solo
l’amico,
il
confessore,
la
persona
più
intima
di
tutta
la
famiglia
reale,
ma
soprattutto
un
uomo
dai
misteriosi
poteri,
che
come
vedremo
in
seguito
riuscirà
ad
influenzare
le
scelte
dello
zar.
Ma
quale
vero
potere
aveva
questo
monaco
di
umili
origini,
spesso
sgarbato,
ma
che
in
così
poco
tempo
aveva
influenzato
l’intera
società
aristocratica
di
Pietroburgo?
Intanto,
nel
suo
lussuoso
appartamento,
dono
di
alcune
donne
aristocratiche
dell’epoca,
Rasputin
inizierà
a
ricevere
moltissime
visite
e ad
aumentare
la
sua
sfera
di
influenza
anche
su
tutti
i
nobili
della
città
e
non
solo.
Militari,
funzionari,
ma
anche
semplici
contadini,
monache
che
avevano
lasciato
il
proprio
convento
per
seguirlo
e
persone
appartenenti
ai
ceti
meno
importanti,
si
precipitano
a
fargli
visita.
Gli
incontri
più
rilevanti,
però,
erano
con
la
zarina
Alessandra,
che
ormai
quasi
tutti
i
giorni
riceveva
il
potente
monaco
negli
appartamenti
reali,
destando
più
volte,
ma
inutilmente
la
collera
dello
stesso
zar.
Ormai
tutto
ciò
che
Rasputin
vuole
riesce
ad
ottenerlo
con
molta
facilità,
tutti
sono
onorati
di
poter
conoscere
un “Santo”,
tutti
desiderano
essere
toccati
dal
lui:
“Dio
si è
incarnato
in
Gregori
Rasputin”
si
mormora
nella
capitale.
Ma
come
credere
che
un
uomo
quasi
sempre
irato,
ubriaco
e
poco
colto
possa
riuscire
in
tale
impresa?
Perché
lo
zar
tollera
l’arroganza
e i
tradimenti
di
questo
modesto
monaco?
Cosa
avviene
realmente
nelle
notti
che
trascorre
con
alcune
donne
dell’aristocrazia
e
non
solo?
Qual
è il
suo
segreto?
Forse
Nicola
II
voleva
avvicinarsi
al
popolo
russo
ed
aveva
trovato
in
Rasputin
un
ottimo
intermediario?
La
zarina
Alessandra
nonostante
tutto,
resta
fedele
al
suo
profeta,
il
guaritore
di
suo
figlio,
ma
alcuni
aristocratici
iniziano
a
preoccuparsi
sul
serio
e a
criticare
l’arroganza
e i
comportamenti
poco
religiosi
di
questo
monaco,
tanto
da
indurre,
lo
stesso
Rasputin
ad
allontanarsi
per
un
po’dalla
Russia
recandosi
in
visita
a
Gerusalemme.
Intanto
dopo
la
disastrosa
guerra
russo-giapponese,
lo
zar
dovette
far
fronte
anche
alla
sommossa
interna
che
stava
mettendo
a
dura
prova
il
suo
regno.
La
situazione
precipitava
giorno
dopo
giorno,
Nicola
II
era
sempre
più
solo,
il
suo
popolo
stremato
e
affamato
dall’inverno,
i
ministri
accusavano
sua
moglie
di
non
preoccuparsi
abbastanza
del
paese,
la
zarina
cercava
di
correre
ai
ripari
allontanando
dalla
capitale
tutti
coloro
che
mostravano
troppa
debolezza
e
inesperienza.
Intanto
Rasputin,
venuto
a
conoscenza
della
situazione,
rientrò
frettolosamente
a
Pietroburgo,
deciso
ad
intervenire
personalmente
nell’apparato
governativo
russo.
Lo
“Staretz”,
infatti,
con
le
sue
visioni,
riuscì
in
breve
tempo
a
convincere
lo
zar
e a
far
allontanare
numerosi
ministri,
intervenendo
personalmente
sulla
polizia
segreta
russa.
Tutto
ciò
diventò
inaccettabile
per
l’aristocrazia
che
protestò
duramente,
minacciando
di
morte
lo
stesso
monaco
guaritore.
La
zarina
preoccupata,
intensificò
la
protezione
intorno
alla
sua
casa,
ma
Rasputin
decise
di
recarsi
qualche
giorno
nel
suo
villaggio
natale,
se
non
altro
aspettando
che
la
situazione
in
città
si
tranquillizzasse.
Per
i
nemici
del
monaco
guaritore,
questa
fu
una
grossa
occasione.
La
mattina
del
13
Giugno
del
1913,
mentre
lo “Staretz”
usciva
di
casa
per
la
sua
solita
passeggiata,
fu
avvicinato
da
una
giovane
donna
armata
di
un
grosso
pugnale.
Nonostante
fosse
stato
colpito
al
ventre
due
volte,
il
monaco
con
sangue
freddo
riuscì
a
difendersi
e
rientrare
subito
in
casa
chiedendo
aiuto
ad
un
suo
vicino.
Dopo
un
difficile
intervento,
Rasputin
riuscirà
a
salvarsi,
ma
resterà
nell’ospedale
di
Tiumen
diverse
settimane.
In
quei
giorni,
però,
giunge
la
terribile
notizia
che
la
Russia
è in
guerra.
Rasputin
amareggiato,
telegrafa
subito
allo
zar,
ma
inutilmente.
Nel
1915,
la
situazione
precipita.
Nicola
II
prende
il
comando
delle
truppe
di
Mohilev
e
decide
di
partire
allontanandosi
dalla
capitale,
lasciando
il
regno
nelle
mani
della
zarina
e
l’indomabile
Rasputin.
Disastrosi
e
repentini
cambi
al
vertice
di
governo,
dettati
soprattutto
dal
volere
dello
“Staretz”,
proprio
nel
momento
in
cui,
in
assenza
del
sovrano
dalla
politica
interna,
si
necessitava
di
un
governo
forte,
portano
inevitabilmente
la
Russia
al
collasso.
Intanto,
in
quei
giorni,
in
un
piccolo
villaggio,
una
quarantina
di
uomini
partecipano
ad
una
riunione
segreta,
tra
coloro
che
ne
fanno
parte
c’è
un
giovane
molto
conosciuto
dalla
polizia
segreta,
il
suo
nome
è
Lenin.
Il
popolo
stanco
ed
affamato
dalla
guerra,
reclama
vendetta,
i
disordini
ai
vertici
politici,
i
continui
cambiamenti
dei
ministri,
gli
scandali
e le
accuse,
alimentano
la
rivoluzione.
Alcuni
membri
dell’aristocrazia
e
convinti
patrioti,
pensano
di
eliminare
Rasputin.
Ancora
oggi
non
è
chiaro
chi
effettivamente
progettò
e
prese
parte
al
complotto,
ma
si
conoscono
con
certezza
gli
esecutori
materiali.
La
sua
morte
è
preparata
nei
minimi
dettagli,
alla
congiura
partecipano
il
dottor
Lazovert
che
si
occuperà
della
somministrazione
del
veleno,
il
principe
Yussupoff,
il
capitano
Sukhotin,
il
deputato
Purichkevitch,
il
granduca
Dimitri
e
l’unico
domestico
che
quella
sera
sarà
presente
al
castello.
In
una
fredda
notte
di
Dicembre
del
1916,
Rasputin
lascia
la
sua
casa
in
via
Gorokhovania,
è
felice
perché
il
suo
incontro
sarà
con
la
nipote
dello
zar,
una
delle
più
belle
fanciulle
di
Pietroburgo,
ma
ciò
si
rivelerà
soltanto
una
menzogna.
La
principessa
Irina,
infatti,
non
è a
Pietroburgo,
ma
Rasputin
è
all’oscuro
della
sua
partenza
e
scalpita
per
l’attesa.
Attirato
nei
sotterranei
con
la
scusa
che
la
principessa
sarebbe
arrivata
molto
presto,
il
principe
Yussupoff
servirà
all’ospite
alcuni
pasticcini
e
diversi
bicchieri
di
Madera,
che
pochi
minuti
prima
il
dottor
Lazovert
aveva
accuratamente
preparato
mescolandoli
col
cianuro.
Durante
la
conversazione,
il
principe
iniziò
a
preoccuparsi,
il
veleno
sembrò
non
far
alcun
effetto
sullo
“Staretz”,
Rasputin
quasi
ubriaco,
gli
chiese
addirittura
di
prendere
la
chitarra
e
suonare
per
lui.
Il
principe
Yussupoff
preso
dal
panico
e
convinto
forse
dei
poteri
oscuri
del
monaco,
decise
di
passare
alle
maniere
forti,
salì
al
piano
superiore
e
afferrò
la
pistola.
Ancora
sconvolto
e
incredulo,
che
il
veleno
non
avesse
avuto
alcun
effetto
su
di
lui,
decise
di
sparargli,
colpendolo
con
diversi
colpi,
finché
lo “Staretz”
si
accasciò
a
terra.
Dopo
circa
un’ora,
il
principe
e i
suoi
complici
decisero
di
disfarsi
del
corpo
di
Rasputin,
ma
con
stupore
e un
pizzico
di
terrore,
lo
videro
che
barcollava
accanto
alla
porta
diretto
in
giardino.
Sconvolto
il
principe
Yussupoff
rimase
impietrito
senza
riuscire
a
dire
una
parola,
Rasputin
era
ancora
vivo,
nonostante
gli
avesse
sparato
diversi
colpi
alla
schiena.
Allora
Purichkevitch
deciso
a
metter
fine
a
questa
storia
afferrò
il
suo
revolver
e
sparò
diritto
al
cuore
e
alla
testa.
Lo “Staretz”
è
finalmente
morto,
ma
non
è
finita,
Rasputin,
infatti,
con
una
forza
straordinaria,
riesce
a
trascinarsi
per
qualche
metro
tra
la
neve,
lasciando
una
scia
di
sangue
sul
candido
manto
bianco,
il
principe
Yussupoff
in
preda
al
panico
si
impadronisce
di
un
randello,
mentre
Purichkevitch
con
il
revolver
in
pugno
prende
la
mira
e
spara
quattro
colpi.
Ormai
tutto
tace,
attorno
al
castello
c’è
un
silenzio
surreale,
Rasputin
è
morto,
il
suo
corpo
deforme
per
le
continue
percosse
e
randellate
del
principe
Yussupoff,
viene
condotto
sul
ponte
Chtutkov
e
gettato
nel
fiume
Neva.
Forse
gli
assassini
credevano
che
così
avrebbero
liberato
la
famiglia
imperiale
dall’influenza
di
un
uomo
malvagio,
essi
si
mossero
per
spirito
di
patriottismo,
ma
dopo
la
morte
di
Rasputin
in
Russia
non
cambiò
nulla.
Per
la
zarina
la
notizia
della
sua
morte
e il
ritrovamento
del
corpo
massacrato
del
monaco
fu
un
colpo
al
cuore,
ma
quello
fu
solo
l’inizio
della
tragica
sorte
dei
Romanov.
Dopo
il
funerale
del
“Santo”
tenutosi
in
gran
segreto
per
il
pericolo
di
sommosse,
sul
petto
di
Rasputin
venne
depositata
l’immagine
santa
di
tutta
la
famiglia
reale
e
tra
le
lacrime,
la
zarina
pretese
che
i
colpevoli
fossero
catturati
e
puniti
severamente.
Il
15
Marzo
del
1917
Nicola
II
abdicò,
la
rivoluzione
era
in
atto
e
per
i
Romanov
ormai
non
c’era
nulla
da
fare.
Il
21
Marzo
fu
dato
l’ordine
di
uccidere
tutti
i
membri
della
famiglia
reale
e di
far
sparire
per
sempre
il
corpo
di
Rasputin.
I
militari
eseguirono
l’ordine,
il
corpo
dello
“Staretz”
fu
riesumato
e
bruciato,
le
sue
ceneri
sparse
dai
venti
gelidi
della
Russia,
il
monaco
guaritore,
il
santo
fu
ucciso
una
seconda
volta.
