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N. 97 - Gennaio 2016 (CXXVIII)

GRIGORIJ RASPUTIN
Un monaco visionario alla corte dello Zar

di Federica Campanelli

 

Quella che porta il volto e il famoso nome di Grigorij Efimovic Novykh, o più semplicemente Rasputin, è sicuramente una delle figure più discusse e a suo modo scandalose di tutta la storia russa.

 

Proveniente dalla grande regione siberiana, precisamente dal villaggio di Pokrovskoe, nella provincia di Tjumen, Rasputin giunse, dopo un brevissimo matrimonio con una donna locale, a San Pietroburgo nel 1904, dove seppe diventare in poco tempo uno degli uomini più influenti all’interno della corte zarista.

 

E ci divenne nonostante il suo continuo vivere sopra le righe, l’abbondante uso di alcol e la sua esplicita passione per il sesso, il furto e l’eccesso. Piuttosto, la sua posizione dovette provocare non poco astio o invidia tra i suoi coevi.

 

Non era un uomo molto istruito, Rasputin, ma nonostante ciò riuscì abilmente ad allestire una fitta rete di relazioni di alto livello, che in poco tempo lo condussero ai salotti di corte, dove presto si sparse la sua misteriosa fama di uomo dotato di poteri sovrannaturali.

 

Elemento determinante della sua influenza a corte fu l’amicizia con la moglie dello Zar Nicola II, Alessandra Fedorovna.

 

L’erede al trono, il piccolo Alessio, era afflitto da emofilia e solamente Rasputin, su invito di Alessandra, era riuscito laddove altri medici non erano riusciti: fermare le emorragie di Alessio.

 

Torniamo alle origini del personaggio Rasputin: la sua data di nascita è da sempre incerta, e molte sono le date indicate come attendibili. In ogni caso questa è da individuarsi tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta dell’800 (fu lo stesso Rasputin a creare di proposito molta confusione sulla sua data di nascita).

 

Figlio di un mercante, si fece notare fin da giovane per il suo temperamento rissoso, provocatorio e sessualmente eccentrico. Apparentemente invasato ed in continua ricerca di estasi mistica, si unì alla setta Chlysty, i lottatori dello spirito, che praticava tra le altre cose la flagellazione come via espiatoria.

 

La setta, sorta nel XVII secolo nella Russia meridionale per poi diffondersi in tutto l'impero, attingeva ad alcune tradizioni di origine greca come i culti dionisiaci; l’unico modo per tornare al divino era il totale abbandono ai piaceri... Ma pescava anche nella cultura dei movimenti ereticali medievali, come, appunto, quello dei Flagellanti, che individuavano nella mortificazione del corpo un ulteriore mezzo per avvicinarsi a Dio.

 

La lotta per lo spirito si riassumeva in lui, fondamentalmente, nella pratica sessuale.

 

Dopo un pellegrinaggio a Gerusalemme, viaggiò attraverso le regioni Mesopotamiche e lungo i Balcani, prima di tornare in Siberia col nome Starets (l’uomo di Dio). Qui trascorrerà lunghi periodi di penitenza monastica, ma anche di predicazione nei villaggi, alternati da momenti di ricerca sessuale, di rapporti orgiastici vissuti sempre in un’ottica mistica.

 

L’idea di Rasputin era che, essendo lui un purificato, chi si fosse concesso al suo corpo non avrebbe commesso peccato, ma avrebbe anzi intrapreso un passo verso la purificazione stessa.

D'altronde non bisognava mai dimenticare l’umiliazione del corpo stesso, con buona pace delle sue vittime-adepte…

 

Come si diceva, gli echi delle sue imprese non tardarono ad arrivare alla Corte: fu proprio grazie alla sua reputazione di guaritore che fu chiamato direttamente presso lo Zar, nella speranza che potesse essere l’ultimo rimedio per contenere l'inguaribile emofilia di Alessio, il piccolo zarevic. I motivi sono grossomodo ignoti, ma quel che successe fu che già al primo incontro Rasputin riuscì ad ottenere qualche effetto sul piccolo malato, venendone immediatamente nominato suo tutore unico.

 

Il monaco siberiano si era cimentato con vari tipi di esorcismi, pratiche ipnotiche e rituali sconosciuti… e ciò bastò: il piccolo Alessio iniziò effettivamente a stare meglio.

 

Alessandra era ormai convinta di trovarsi di fronte ad una sorta di santo. E le porte della corte si erano ormai aperte definitivamente per quel monaco dalla barba incolta e vestito di stracci. Il ruolo di tutore di Alessio gli diede la possibilità di poter intercedere anche in altre questioni. Secondo alcuni, la Russia fu per qualche anno alle sue dirette dipendenze, a suo piacimento riusciva a destituisce o nominare nuovi ministri, o a far espellere vescovi che non fossero concordi con lui.

 

La convinzione di molti iniziò a essere quella che Rasputin fosse l’amante segreto della Zarina, ed il piccolo Alessio addirittura il loro figlio…

 

Ma un’accusa ancora più grave pendeva sulla sua testa: non contento di fare e disfare governi, si diceva, ora aveva addirittura paralizzando la volontà del sovrano con l’aiuto del mago tibetano Badmajev.

 

Ma, come dicevamo, le invidie ed i nemici non mancavano.

 

Sul finire del 1916 un gruppo di aristocratici tra i quali figuravano il Granduca Dmitrij Pavlovich, un cugino di Nicola II, ed il deputato conservatore Vladimir Puriškevič, decise che l'influenza di quello strano personaggio era cresciuta troppo.

Bisognava, senza mezzi termini, eliminarlo.

 

Con la scusa di un incontro con la bella moglie del principe Felix Yusupov, Rasputin venne condotto in un luogo segreto e costretto a cibarsi di torte e vino avvelenati col cianuro, prima di essere colpito e percosso, crollando sul pavimento senza forze.

 

Creduto morto fu lasciato a terra, ma qualche ora dopo, quando Yusupov e gli altri tornarono per prelevare il corpo, Rasputin era sparito. Lo ritrovarono esanime che strisciava verso l’ingresso del nascondiglio, ed a quel punto gli spararono più volte, percuotendolo poi con una mazza.

 

Rasputin cadde nuovamente. Per l’ultima volta, sulla neve.

Fu poi gettato nel gelido fiume Fontana, dal quale ne riemerse cadavere due giorni dopo.

 

Era il 19 dicembre del 1916.

 

Non ci volle molto perché venissero individuati i partecipanti del complotto, che andarono incontro a provvedimenti più o meno punitivi, ma un vero processo, utile a svelare tutti i retroscena che avevano accompagnato quell’uomo venuto dal freddo, non venne mai svolto.



 

 

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