N. 83 - Novembre 2014
(CXIV)
RAFAEL NADAL
LO SPAGNOLO SELVAGGIO
di Francesco Agostini
Che
gli
spagnoli
siano
particolarmente
abili
nel
tennis
è
una
cosa
risaputa,
visto
l’elevatissimo
numero
di
talenti
che
questa
nazione
ha
tirato
fuori
nel
corso
degli
anni.
Solo
per
fare
qualche
nome
potremmo
ricordare
Carlos
Moyá,
Ferrer
o
Arantxa
Sánchez,
giocatori
che
hanno
lasciato
un
segno
indelebile
in
questo
sport.
Tutto
però,
o
quasi,
è
cambiato
con
l’arrivo
sulle
scene
di
Rafael
Nadal,
il
giovane
maiorchino
nato
a
Manacor
il
tre
giugno
1986:
lui,
infatti,
considerato
unanimemente
uno
dei
più
grandi
tennisti
di
tutti
i
tempi,
ha
ridimensionato
ogni
suo
precedente
conterraneo,
relegandolo
al
ruolo
di
comprimario.
Il
palmarès
di
Nadal
parla
chiaro:
sessantaquattro
titoli
vinti
in
carriera
e
successo
in
tutti
gli
Slam,
vinti
più
e
più
volte
ciascuno.
Impressionante
il
suo
ruolino
di
marcia
nel
Roland
Garros,
dove
lo
spagnolo
trionfa
consecutivamente
addirittura
dal
2005,
fatta
eccezione
per
il
2009
quando
a
vincere
fu
Roger
Federer,
il
suo
eterno
rivale.
Con
questa
storia
alle
spalle
e un
futuro
così
luminoso
di
fronte
(Nadal
infatti
è
ancora
giovane
e
può
competere
ad
alti
livelli
per
parecchio
tempo)
ci
aspetteremmo
un
tennista
calmo,
rilassato
e
padrone
assoluto
del
suo
sport.
Un
po’
come
Federer,
insomma.
Niente
di
più
sbagliato:
Nadal
in
campo
è
conosciuto
soprattutto
per
le
tante
manie,
i
tic
nervosi
e
qualche
superstizione
a
dir
poco
surreale
e
per
notarle
tutte
è
necessario
vederlo
in
azione
anche
solo
una
volta.
Per
esempio,
quando
lo
spagnolo
effettua
il
servizio
osserva
tutto
un
suo
rituale
che
consiste
nel
toccarsi
il
naso,
passarsi
i
capelli
prima
dietro
un
orecchio,
poi
dietro
un
altro
e
infine
sistemarsi
i
pantaloncini.
Non
pensate
che
sia
un
caso
isolato:
a
ogni
servizio
Nadal
ripete
sempre
le
stesse
mosse
in
maniera
ossessiva,
sia
che
batta
la
prima
che
la
seconda,
immancabilmente.
E
non
è
finita
qui.
Quando
il
maiorchino
si
siede
sulla
panchina
per
riposare
e
cambiare
campo,
beve
sempre
da
due
bottigliette,
un
sorso
da
una
e un
sorso
dall’altra.
Dopodiché
le
sistema
alla
sinistra
della
panchina,
una
dietro
all’altra,
rivolte
con
l’etichetta
in
posizione
diagonale
rispetto
al
campo
da
gioco.
Strano,
sicuramente,
ma,
stando
alle
parole
di
Nadal,
tutto
questo
serve
ad
aiutarlo
a
entrare
in
partita
e a
trovare
la
concentrazione
giusta.
Visti
i
risultati,
pare
proprio
che
il
metodo
funzioni.
Anche
per
quanto
riguarda
l’aspetto
e
l’abbigliamento
Nadal
ha
fatto
spesso
discutere.
Durante
i
primi
anni
di
carriera
era
solito
indossare
delle
magliette
senza
maniche
aderenti,
che
risaltavano
la
sua
muscolatura
(e
anche
l’evidente
differenza
di
volume
tra
braccio
destro
e
braccio
sinistro),
e
pantaloncini
che
terminavano
a
metà
fra
la
caviglia
e il
ginocchio.
Il
tutto
con
la
solita
bandana,
che
utilizza
tutt’oggi.
Per
di
più,
anche
i
colori
spesso
non
erano
proprio
il
massimo.
La
maggior
parte
delle
volte,
infatti,
era
possibilissimo
vederlo
indossare
una
maglietta
a
righe
e
pantaloncini
a
scacchi,
oppure
mischiare
tra
loro
tonalità
estremamente
diverse
e
variegate.
Sicuramente
di
cattivo
gusto.
Al
di
là
di
queste
sottigliezze,
però,
Rafael
Nadal
dal
punto
di
vista
tennistico
è un
campione
assoluto.
Mancino
naturale,
i
suoi
colpi
sono
potenti
e
profondi,
sia
di
dritto
che
di
rovescio,
che
colpisce
a
due
mani.
Il
suo
gioco
si
sviluppa
naturalmente
a
fondocampo,
come
qualsiasi
spagnolo
che
sia
degno
di
questo
nome,
e
può
vantare
un’energia
di
gambe
esplosiva,
il
che
gli
permette
di
arrivare
su
ogni
palla
e di
respingerla
dall’altra
parte
della
rete,
anche
la
smorzata
più
velenosa
che
ci
possa
essere.
Il
servizio
è
preciso,
anche
se
non
particolarmente
forte,
ma
d’altronde
per
un
tennista
come
lui
questo
era
più
che
prevedibile.
Nadal,
infatti,
predilige
gli
scambi
lunghi
ed
estenuanti
con
i
quali
sfibra
l’avversario
di
turno,
piuttosto
che
concludere
il
punto
in
pochi
colpi.
Dunque,
in
conclusione,
chi
è
Rafael
Nadal?
Un
tennista
forse
poco
bello
da
vedere
e
magari
neanche
tanto
simpatico,
ma
assolutamente
di
talento
e
vincente.
D’altronde
se
non
si è
molto
forti
non
si
batte
sua
maestà
Roger
Federer
sul
centrale
di
Wimbledon,
non
trovate?