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N. 78 - Giugno 2014 (CIX)

QUEENS OF THE STONE AGE LIVE
LA PRIMA VOLTA A ROMA DEI QOTSA

di Andrea Bajocco

 

Reduci dalla performance notevole del Rock in Idro 2014, i Queens Of The Stone Age si presentano per la prima volta nella loro storia a Roma. La location è l’Ippodromo delle Capannelle, dove i padri dello stoner rock aprono ufficialmente le danze del Rock in Roma, la più completa kermesse musicale presente nel panorama romano.

La serata, che prevede i We Are Scientists come opening act, inizia – come già accaduto il giorno prima all’Arena Joe Strummer di Bologna – con un countdown segnato da orologi digitali posti sul palco. Il pubblico, come se stesse per avvicinarsi il nuovo anno, scandisce urlando gli ultimi dieci secondi, ma al posto dei fuochi d’artificio, il palco propone Josh Homme e la sua band che partono subito con You Think I Ain't Worth a Dollar, but I Feel Like a Millionaire.

Si continua con No One Knows, traccia tra le più famose (e più attese) dei QOTSA. I circa 8.000 presenti non aspettavano altro e si scatenano nel parterre.

La terza traccia suonata, My God is the Sun, è la prima tratta dal nuovo album ...Like Clockwork. Questo, uscito nel giugno del 2013 ma anticipato da “spoiler” volontari (volti a promuoverlo dando un’idea agli ascoltatori ancor prima di averlo fisicamente in mano) da parte della band, è considerato un piccolo capolavoro. Ciò è dovuto anche a collaborazioni presenti nel disco quali quelle con Alex Turner (Arctic Monkeys), Mark Lanegan, Brody Dalle (moglie di Johs Homme), Trent Reznor (Nine Inch Nails), Jake Shears (Scissors Sisters), Elton John e, ovviamente, Dave Grohl, storico bassista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters che già in passato aveva collaborato con i QOTSA durante le registrazioni di Songs for the Deaf, pietra miliare del gruppo statunitense. A fine concerto saranno sei le canzoni tratte da ...Like Clockwork.

Il concerto continua con Burn the Witch, pezzo contenuto nell’album Lullabies to Paralyze e divenuta famosa in quanto sigla della terza stagione di American Horror Story, serie tv divenuta in breve tempo un vero cult per gli appassionati del genere.

Si torna al nuovo disco con Smooth Sailing prima di un terzetto composto da In My Head, Feel Good Hit of the Summer e The Lost Art of Keeping a Secret.

È il momento della melodica title track (...Like Clockwork), accompagnata dal pianoforte e dalla voce quasi angelica di Josh Homme il quale recita la parte del deus ex machina. Il frontman, in effetti, fa da collante al resto del gruppo; è il vero valore aggiunto.

Si torna al rock più duro con If I Had a Tail poi si continua con Little Sister e Make It Wit Chu. E ancora I Sat by the Ocean e Sick Sick Sick (Era Vulgaris, 2007) che in studio prevedeva la collaborazione di Julian Casablancas, cantante dei The Strokes.

Stando al numero di canzoni (15) suonate a Bologna, il concerto dovrebbe volgere al termine. Non è così, per fortuna. Manca ancora all’appello qualche pezzo troppo importante per non esser visto dal vivo. La quindicesima canzone (Better Living Through Chemistry) non chiuderà quindi il concerto, ma sarà soltanto la penultima prima degli encore.

Prima di lasciare il palco, i QOTSA si esibiscono su un’altra grande hit del passato: Go With the Flow. I bassi e la batteria la fanno da padroni. La voce di Josh Homme e il ritornello urlato dal pubbliche sono le classiche ciliegine sulla torta. Le luci si spengono, la band esce. Pochi minuti e rientra.

 

Si procede con i bis.

Ritorna il pianoforte e, in un palco tinto di rosso dalle luci, parte The Vampyre of Time and Memory, ballata struggente, malinconica, onirica. La canzone sembra rappresentare la rinascita di Josh Homme che, dopo un banale intervento a una gamba ha rischiato la vita e, in seguito, la carriera. Il pensiero di non poter esibirsi più, di non poter proseguire nel lavoro che ama lo ha fatto cadere in una forte depressione. Si è rialzato, ha creato un album clamoroso e lo ha proposto sui palchi di tutto il mondo. Ha combattuto. E ha vinto. “[...] The Vampyre of time and memories, has died I've survived, I speak. I breathe, I'm incomplete, I'm alive, hurray...”. Nel parterre, migliaia di smartphone e videocamere riprendono il momento più emozionante del concerto.

Si corre verso la chiusura.

Una pioggia di riff cade sull’Ippodromo delle Capannelle e accompagna l’ultima canzone. Come anche a Bologna, a chiudere c’è A Song for the Dead. Il pubblico si scatena, salta e balle con le ultime forze.

La band si congeda dal pubblico che, ancora scosso dalla doppietta finale, appare in visibilio. Uscendo dall’Ippodromo non si parla di altro: Josh Homme, in un’ora e mezza, ha conquistato la Città Eterna.



 

 

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